L'amore spesso fa male

di
genere
dominazione

LA PUNIZIONE DI ALESSIA

ARRIVO A CASA

Era sera.
Alessia era appena tornata dal lavoro e mi sembrava scossa.
Le chiesi se tutto andasse bene e lei all'inizio non mi rispose.
Capì che era successo qualcosa.
Mi alterai e, con un po' di paura, mi disse che era stata licenziata.
Aveva risposto molto male al suo capo.
La guardai negli occhi, lei rispose al mio sguardo e subito si incupì.
Le dissi che sapeva bene quali erano le conseguenze che la aspettavano quando si comportava male e stavolta aveva superato ogni limite.
Andai ad aspettarla in camera, seduto sul letto.
Lei entrò con indosso solo le mutandine rosse e una magliettina bianca; aveva gli occhi lucidi.
Anche se un po' titubante, si stese sulle mie ginocchia. Amavo alessia, ma ero pronto a punirla quando sbagliava. Non la sculacciavo molto spesso, ma solo se era necessario.
La sistemai per bene e le appoggiai la mano aperta sul sedere. Lei tremò.
Le dissi che l'avrei sculacciata per 15 minuti con la mano, poi avrei deciso se fossi soddisfatto o se avrei continuato.
Annuì.
Alzai la mano e iniziai a colpirla, prima su una chiappa, poi sull'altra e infine su tutte e due, sempre in quest'ordine. I colpi diventavano sempre più forti e lei iniziò a gemere e a lacrimare ma restava in silenzio.
Dopo qualche minuto le spostai le mutandine in modo da scoprirle parte del sedere, poi ripresi a sculacciarla. Il suo sedere era tondo e sodo, perfetto per essere sculacciato.
Il culo iniziò ad arrossarsi e lei iniziò ad agitare le gambe e a piagnucolare.
Le dissi di stare ferma, era colpa sua quello che stava succedendo e doveva accettare la punizione.
Allora ripresi a colpirla sempre con decisione ma con qualche pausa tra un colpo e l'altro.
Dopo poco le abbassai completamente le mutandine e gliele sfilai dalle caviglie.
Lei mi chiese scusa e mi pregò di non farlo.
Io la ignorai e iniziai a sculacciarla di nuovo.
Ora aveva il culo completamente nudo e privo di protezione.
Iniziai a colpirla sempre più forte e ad aumentare la velocità.
Ormai aveva il culo completamente rosso e piangeva a dirotto.
Alternavo colpi alla chiappa destra e alla chiappa sinistra con una certa frequenza ma mai con regolarità.
Alcuni colpi erano forti e pesanti, altri veloci e taglienti. Le sue lacrime cadevano sul pavimento e mi strinse la caviglia.
Il rumore delle sculacciate riempiva la stanza semivuota, rimbombando sulle pareti.
L'unico altro suono era quello di Alessia che ormai piangeva a dirotto, si dimenava e mi pregava di smettere, singhiozzando. Le mancava il fiato dal tanto che piangeva.
Gli ultimi 10 colpi furono i più forti e arrivarono lenti e pesanti, tanto che lei quasi urlò.
Le dissi di alzarsi e le chiesi perché l'avesse fatto. Mi disse quello che era successo sempre piangendo e tirando su col naso, ma nella sua voce non c'era il minimo rimorso.
Decisi allora che avrei continuato la punizione e le dissi di andare a prendere la spazzola per i capelli e di tornare da me.
Lei non voleva, mi pregava di non farlo, diceva che non era giusto e si arrabbiò.
Io allora mi alzai e la spinsi sul letto a pancia in giù.
Mi tolsi la cintura e tenendola ferma con una mano iniziai a colpirla sul fondoschiena con colpi rapidi e decisi.
Lei urlava e si dimenava ma io ero troppo forte. Le lasciai delle strisce che si gonfiarono subito e le dissi che sarei andato avanti se non mi avesse ascoltato.
Lei accettò di buona voglia e piangendo e singhiozzando si diresse in bagno e tornò con la spazzola.
Mi chiese di concederle una pausa ma cambiò subito idea quando ripresi la cintura.
Mi diede la spazzola in mano e lentamente, tremante e rassegnata si risistemò sulle mie ginocchia.
Le dissi che non avrebbe dovuto ribellarsi o la punizione sarebbe stata molto più dura. Lei iniziò a piangere.
Con la spazzola ferma in mano iniziai a colpirle il sedere con lentezza, ma anche con forza e decisione.
Lei continuava a piangere e a dimenarsi, il fondoschiena le bruciava come non mai.
Era quasi violaceo e iniziava a gonfiarsi, con segni chiari della spazzola impressi su ogni chiappa.
Dopo qualche minuto cercò di alzarsi, io le spinsi la mano sulla schiena dicendole di stare ferma e continuai a colpirla. Lei continuò a dimenarsi sempre di più e con la mano si coprì il sedere, le dissi di non farlo ma non mi ascoltava.
Le presi la mano e la tenetti ferma contro la sua schiena.
Spostai tutto il suo peso sulla mia gamba sinistra.
Accavallai la gamba sulle sue ginocchia e le bloccai.
Era ferma come in una morsa, aveva il culo esposto e alto come mai prima, le sue cosce erano lucide di sudore.
Per la prima volta durante tutta la sculacciata si girò a guardarmi.
Era rassegnata, il trucco le colava dagli occhi, il viso rosso e coperto di lacrime, i capelli incollati al viso.
La bocca le tremava, a stento riuscii a pregarmi di smettere.
La guardai e le dissi che l'avevo avvisata.
Lasciai cadere la spazzola e con la mano aperta e le dita serrate tornai a colpirla sempre più forte e veloce.
Lei urlava e piangeva, piangeva e urlava.
Ormai non mi trattenevo più.
Iniziai a colpirla anche sulle cosce. Ripresi la spazzola e andai avanti così per qualche minuto fino a stancarmi.
Non credo di averla mai punita così duramente.
Stremata e urlante mi pregò di smettere e disse che le dispiaceva e sarebbe andata a scusarsi.
Mi fermai un attimo ma ripresi subito.
Le diedi altri 50 sculaccioni a mano aperta. Uno più forte dell'altro, senza mai fermarmi.
Alla fine la presi di peso e la misi a pancia in su sul letto.
Lei sembrò rancorata ma si ricredette, la fermai con la mano e le diedi 20 colpi di cintura sul culo.
Era stravolta.
Uscì dalla stanza, bagnai un panno con dell'acqua fredda e glielo misi sulle natiche.
Lei provò subito una sensazione di sollievo.
Le dissi che mi dispiaceva ma che dovevo farlo.
Le diedi un bacio sulla fronte, uscii dalla stanza e chiusi la porta.

AMORE E CASTIGO

La mattina seguente entrai in camera a vedere come stesse Alessia.
Lei mi accolse completamente nuda e sdraiata a pancia in giù, mentre dimenava i fianchi.
Mi sono subito steso su di lei e le ho dato 2 schiaffi sul sedere. Il suo culo era tondo e bello sodo, con dei fianchi da sballo. Aveva ancora il culo rosso dalla sera prima. Ho poi allargato le sue chiappe con le mani e le ho leccato la figa. Lei gemeva e iniziava a bagnarsi.
Mi sono messo sulle ginocchia e l'ho girata verso di me. Le ho aperto le gambe e le ho leccato di nuovo la figa mentre la sditalinavo.
Lei allora si è alzata e mi ha gettato sul letto.
Mi ha slacciato i jeans e me li ha tolti, poi ha fatto lo stesso con le mutande.
Mi tolsi la maglia e lei iniziò a leccarmi la cappella finché mi venne il cazzo duro.
Iniziò così a farmi un pompino salivato e profondo. Mi guardava negli occhi mentre me lo succhiava e continuava ad aumentare il ritmo. Andò avanti per diversi minuti senza mai fermarsi. Lei sbavava e di tanto in tanto tossiva quando se lo ficcava tutto in gola. Le afferrai la testa, le infilai il pene in gola fino alle palle e iniziai a sbatterla contro il mio inguine. Si sentiva soffocare da quanto il mio cazzo fosse nella sua gola e continuai fino a sborrarle in bocca.
La lasciai andare, lei mi guardò e deglutì. Poi si mise sopra di me, si piegò e iniziammo a baciarci. Prese in mano il mio cazzo e lo spinse nella sua figa. Io le afferrai il seno e le graffiai il corpo. Iniziò a muoversi lentamente, in modo da stuzzicarmi. Sentivo il suo peso sopra i miei fianchi e iniziai a spingerla da sotto. Mi mise le mani sul petto e iniziò a sbattere il suo culo sul mio cazzo. Sbatteva sonoramente e a ogni colpo lei gemeva. Le misi le mani sui fianchi e iniziai a fotterla molto più forte e veloce, la sua figa era fradicia e sbattendo sul mio cazzo faceva un suono spettacolare. Lei si piegò su di me e continuò a baciarmi. La misi a pecorina, iniziai a sfregarle la cappella sulla figa, era molto bagnata e lei era pronta.
Piegò la schiena in avanti, rendendo la visione per me incredibile. Alessia aveva un culo veramente bello tondo e abbondante, ma tonico e con una pelle perfetta. Inoltre vederlo così rosso mi faceva eccitare ancora di più.
Le spinsi il cazzo dentro e iniziai a scoparla dolcemente.
Mi muovevo lentamente e affondavo le unghie nel suo culo. Era così bagnata che gocce cadevano sulle lenzuola.
Lei gemeva e iniziò a sbattere col culo sul mio cazzo. Voleva di più.
Allora le afferrai i capelli e iniziai a sbatterla con forza e ritmo. Il rumore che si sentiva era incredibile, come la mano che batte sull'acqua. Filamenti bianchi si allungavano dalla sua figa.
Lei godeva, io godevo. Spingevo sempre più forte e cambiavo inclinazione di tanto in tanto. Mentre la scopavo mi misi a sculacciarla, alcuni colpi erano forti, altri dolci. Le faceva ancora male e iniziò a singhiozzare ma comunque godeva.
La spinsi e la feci stendere sul letto mettendole un cuscino sotto i fianchi. La vista era meravigliosa. Il suo culo alto, pronto a essere usato. Le rimisi il cazzo nella figa, scivolava dentro senza nessuna difficoltà. Mi stesi e appoggiai le mani sul letto.
Saltellavo sulle ginocchia e sbattevo contro il suo culo con forza. Il letto cigolava. Ormai urlavamo dal piacere ed eravamo coperti di sudore. I colpi erano lenti, ritmici e pesanti. Ero quasi esaurito ma volevo finire in bellezza.
Tirai il cazzo fuori dalla sua figa, sputai abbondantemente sul suo buco del culo e le infilai il cazzo dentro spingendolo fino in fondo.
Lei gemette e strinse il lenzuolo con le mani. La presi per i fianchi e iniziai a scoparle il culo lentamente ma già da subito fino in fondo. Le faceva male ma resisteva per farmi godere. Mi muovevo sempre più veloce e presto iniziai a sbatterla con forza. Lei urlava e mi diceva di venire.
Allora intensificai il ritmo e continuai fino a sborrarle nel culo.
Con il cazzo ancora duro la presi in braccio, mi alzai e continuai a scoparla nella figa.
Lei strinse le gambe attorno a me e mi graffiò la schiena con le unghie.
Non mi fermai finché mi squirtò addosso e urlò dal piacere. Ci fissammo negli occhi e lei li spalancò.
Con uno scatto mi sedetti sul letto e la misi sulle mie ginocchia. Le strinsi la chiappa destra con la mano e iniziai a sculacciarla. Non era stupita, sembrava quasi che lo stesse aspettando. Non iniziai a sculacciarla molto forte ma il sedere le faceva male dalla sera prima e quindi iniziò subito a piagnucolare. Dopo pochi schiaffi aumentai la velocità e la forza con cui la colpivo e Alessia scoppiò in lacrime.
Le dissi che ero molto deluso dal suo comportamento e non l'avrei perdonata così facilmente. Avevo ancora il cazzo duro che premeva contro di lei ma ormai avevo deciso.
La sculacciata continuò per diversi minuti, Alessia aveva già il culo rosso fuoco e piangeva forte. A ogni sculaccione emetteva un leggero grido e singhiozzava.
Le chiesi se si sentiva in colpa e se avesse imparato la lezione. Lei disse che era cosciente della gravità del suo errore e che era disperata. Dissi ad Alessia che l'avrei colpita ancora 100 volte e che avrebbe dovuto contarle. Iniziai a sculacciarla. 1, 2, 3, 4. Contava singhiozzando ma scoppiò presto in lacrime. Le dissi che avrei ricominciato ogni volta che sbagliava e ricominciai a sculacciarla. Contò fino a 10 ma poi smise, disse che non era possibile farlo e cercò di liberarsi. Allora io la chiusi nella presa della sera prima e le intimai di impegnarsi. Lei cercò di frenare le lacrime e cominciai a colpirla ancora, e ancora, e ancora. La sculacciai per 10 minuti abbondanti prima che finisse di contare. Mi alzai e la feci stendere sul letto. Lei non capiva. Presi la cintura dal letto e la colpii sul fondoschiena. Lei si girò.
Le dissi che come prima doveva contare fino a cento, senza fermarsi, o avrei ricominciato. Lei si girò e nascose il viso tra le braccia. Iniziai a colpirla e non smisi finché non ebbe finito di contare. Ricominciai 4 volte ma senza smettere mai di colpirla. Aveva culo e cosce violacee e piangeva senza tregua. Le dissi che la punizione era finita e che nel pomeriggio doveva andare a parlare col suo capo e chiarire i fatti.
Mi misi di fianco a lei sul letto e la strinsi a me.
Alessia mi guardò negli occhi, disse di amarmi e mi baciò sulle labbra.

NON SI DICONO LE BUGIE

Quella sera alessia era pronta per andare a parlare con il suo capo. Fece per salutarmi ma le dissi di cambiarsi.
Il suo capo doveva vedere che era stata punita, quindi le feci mettere una minigonna. Le dissi di cercare di riprendersi il lavoro e che l'avrei aspettata a casa.
tornò dopo circa un'ora, entusiasta.
Disse che si era scusata, aveva riavuto il lavoro e avrebbe potuto tornare domani.
La abbracciai ma le dissi che mentire era una brutta cosa.
Lei si ghiacciò. Avevo chiamato il suo capo mentre lei tornava, e mi disse che l'aveva riassunta solo perché era stata punita a dovere da me, ma che non si era scusata, anzi, pretendeva delle scuse da lui.
Alla notizia alessia si rattristì e cercò di fare valere le sue opinioni.
Io capii quello che cercava di spiegarmi, ma le dissi che la punizione ricevuta non era stata sufficiente.
Lei abbassò lo sguardo e mi diede la mano. La accompagnai in camera, fu stupita dal fatto che sul letto avessi pronte 2 cinture.
Si fermò, ma uno sguardo bastò per farle cambiare idea.
Mi sedetti su una sedia e lei si mise sulle mie ginocchia.
Le tolsi la gonna e picchiettai con la mano sul suo sedere.
Dissi ad alessia che avrei usato solo la mano, ma non per questo sarebbe stata una punizione leggera. Le dissi anche che con questa sculacciata chiudevamo la storia e poi saremmo usciti a cena.
Lei sembrò contenta ma era ancora presto per gioire.
Cominciai a sculacciarla, le mutandine nere le coprivano il sedere, ma iniziavano già a farsi sentire. Dopo pochi colpi le tirai in su le mutande e le tenetti strette, le sue chiappe erano proprio li. Erano ancora arrossate. Colpii le sue chiappe con velocità e con forza e subito iniziò a piangere. Ero intenzionato a farle capire che non doveva mai mentirmi.
Alessia piagnucolava, lacrime cadevano sul suo viso e iniziava a dimenare i piedi. Andai avanti così per pochi minuti poi la feci alzare. Le dissi di togliersi tutto, scarpe, mutande e camicia. Lei lo fece ma sembrava ingnorare cosa volessi fare.
Ero deciso a portare a termine la punizione e a non darle modo di ribellarsi. Le legai i polsi con una delle cinture e feci lo stesso con le caviglie. Ha ogni mio movimento alessia diventò sempre più preoccupata, dicendo che non era necessario, che non si sarebbe ribellata.
Ma io ero inamovibile. Mi sedetti sulla sedia e la feci stendere sulla mia gamba sinistra. Le alzai il sedere nel punto più alto possibile, e feci passare le sue gambe sotto la mia gamba destra. Il culo di alessia era perfetto per essere sculacciato, ma con quella postura acquisiva qualcosa in più. Riuscivo a vederle il buco del culo e la figa in quella posizione e mi dovetti trattenere per non fermare la punizione e scoparmela. Le misi la mano sul culo e chiesi se era pronta.
Non rispose. Allora la colpii 2 volte. Le rifeci la domanda e mi rispose di si. Iniziai a sculacciarla da subito con un ritmo veloce. Colpivo 10 volte la chiappa sinistra, 10 volte la destra, per poi darle atri 10 colpi alternati tra una chiappa e l'altra.
Questa frequenza di colpi sembrò dare da subito i suoi frutti.
Alessia era già in lacrime e singhiozzava con forza. Continuai così almeno per 10 minuti, poi cambiai metodo.
Iniziai a colpire con la mano in vari punti del suo sedere, coprendo a ogni colpo entrambe le natiche.
Davo colpi forti e caricati, tanto che alessia scoppiò a piangere molto rumorosamente, come se fosse una bambina. Ogni colpo lasciava un segno perfetto della mia mano sul suo culo, e a ogni colpo alessia aumentava il suo piangere. Non risparmiai neache le cosce, che ormai erano piu rosse del sedere. In quella posizione la pelle del suo culo era tesa e ogni sculaccione era come intensificato. Alessia provò a dimenarsi ma per lei era impossibile. Dopo ancora qualche minuto mi alzai e la feci stendere sul letto.
Mi sedetti in fianco a lei con la schiena appoggiata alla testiera del letto. Misi una gamba stesa sulle sue caviglie e una sotto in suo bacino. In quel modo avevo un maggiore controllo su di lei.
Ripresi la sculacciata, e questa volta i colpi erano veramente forti. Ogni sculaccione risuonava con forza e le sue urla si fecero più alte. La finestra era aperta, sulla strada davanti a casa nostra si fermarono un numero indefinito di persone, curiose di cosa stesse succedendo.
I vicini sapevano come educavo alessia, a volte l'ho dovuta sculacciare anche per come si comportava nei loro confronti.
Aumentai la velocità dei colpi e presto il suo culo si fece di nuovo violaceo. Non aveva avuto nemmeno il tempo di tornare rosa prima di essere sculacciato ancora. Alessia capì che non avevo intenzione di andarci piano questa volta, e iniziò a pregarmi di smettere. Io proseguì. Ora davo colpi più leggeri ma molto più rapidi. Ormai i colpi erano così veloci che il culo di alessia non aveva neanche un secondo di tregua. Alessia continuava a piangere, a singhiozzare, a dimenarsi, a chiedere perdono e a urlare, senza fermarsi mai.
Iniziava a farmi male la mano, invece di rallentare iniziai con la mano sinistra. Non era forte come la destra, ma la punizione continuò. Era ormai quasi mezz'ora che sculacciavo alessia senza sosta, quindi mi fermai e la feci alzare in piedi.
Portai uno straccio zuppo d'acqua e alessia si rallegrò. Mi sedetti sulla sedia e le dissi di tornare sulle mie ginocchia. Alessia non capiva, credette che volessi attenuarle il gonfiore sul sedere, ma si sbagliava.
Una volta sulle mie ginocchia strizzai l'acqua sul suo fondoschiena e ricominciai a sculacciarla.
Avevo letto che una sculacciata data sul sedere bagnato era molto piu dolorosa e quindi decisi di provare.
Capii subito che era vero. Alessia urlava molto forte, e si dimenava moltissimo. Anche il suono della mia mano sul suo culo faceva intendere che ora era molto, molto più doloroso. Le bloccai ancora le gambe e continuai a sculacciarla con forza. Non mi soffermavo mai su una sola chiappa ma colpivo prima una, poi l'altra. Gli sculaccioni erano lenti e pesanti, a ogni schiaffo alessia gridava più forte. Pianse così tanto che gli occhi le si gonfiarono e diventarono rossi. Ormai sotto casa nostra c'era una piccola folla che ascoltava.
C'era anche la sorella di alessia tra di loro. Ascoltava con le mani incrociate e aveva gli occhi lucidi. Non avrei mai potuto immaginare che avrei sculacciato anche lei pochi giorni dopo.
Presi una paletta di legno da sotto le lenzuola e ripresi a colpire alessia. Era terrorizzata e ormai aveva finito le lacrime. Sculacciarla sul culo bagnato con quella paletta era peggio che con la cintura. La paletta era abbastanza grande da colpire tutto il culo allo stesso tempo. I colpi del legno sottile sulle sue natiche e sulle sue cosce iniziarono a segnarle la pelle.
Le diedi 10 colpi poi mi fermai.10 colpi e mi fermai. 10 colpi e mi fermai. Ogni volta alessia credette che la punizione era finita, ma ogni volta riprendevo a sculacciarla. Ormai non aveva neanche un lembo di pelle su culo e sulle cosce che non fosse viola.
Continuai a sculacciarla ancora per qualche minuto e poi la feci alzare.
Le liberai mani e caviglie. Lei mi abbracciò subito e promise che non si sarebbe più comportata male. Le dissi di andare a lavarsi e che quella sera volevo portarla a cena per festeggiare. Lei tornò lavata e tutta in tiro. Ci bacciammo intensamente. Mi dette la mano e uscimmo di casa.
scritto il
2025-08-26
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