La sconosciuta al ristorante pt.1

di
genere
saffico

Era seduta a qualche tavolino di distanza. Pranzava con un ragazzo, dalla polo bianca e i pantaloni beige. Lo vedevo di spalle. Pulito, capelli corti, con gli occhiali neri. Banale. Ma lei, di fronte a me, sembrava la modella di qualche pittore di secoli fa. I ricci biondi alla Botticelli, le labbra carnose, occhi chiari e malinconici incorniciati da qualche rivolo di capelli della frangetta che le scendeva sul viso. Aveva una voce mascolina che strideva con la delicatezza dei suoi tratti. Non potevo fare a meno di fissarla e forse lo aveva capito. Distoglievo lo sguardo non appena si girava verso il mio tavolo. Erano ormai al caffè, desideravo che quel pranzo non terminasse ancora per un po'. Osservavo le sue mani, grandi, le dita lunghe che reggevano la tazzina di caffè. Ora quella si posava ancora bollente sulle sue labbra che si bagnavano del liquido nero. Sorseggiava, interrompendosi, per parlare con il ragazzo. Gli occhi, ora spalancati, ora bassi, sopresi e poi disinteressati.
D’improvviso, si alza per andare in bagno. Ha un corpo magro, rettilineo, maschile, i fianchi stretti. Una maglia bianca corta, le intravedo l’ombelico, jeans scuri, a vita bassa. Mi soffermo sulla scollatura, il petto nudo si intravede appena. Decido di alzarmi anch’io. La seguo fino in bagno. Penserà che sia strano, penserà che io sia una maniaca, ma mi sento stregata. Si sta lavando le mani, si accorge della mia presenza. Mi fissa. Non riesco a capire se è disgusto, scocciatura, indifferenza o cosa altro ancora. I neon del bagno rendono i suoi occhi ancora più gelidi. Mi avvicino. Le accarezzo i capelli, scivolano tra le mie dita come granelli di sabbia. Mi bacia, lei. Sono colta d’improvviso, che quasi i denti si toccano. Il bacio si fa più lento, assaporo le sue labbra con le mie. Sento l’amaro del caffè, ma la sua bocca mi sembra succosa e morbida come il melone. Mi stringe a sé e i nostri seni si toccano sopra i vestiti. Mi sembra di essere impazzita, forse lei è più abituata a questi incontri repentini. Forse è davvero una strega e mi ha lanciato un sortilegio. Non riesco più a fermarmi. Dalle labbra, comincio a scendere. Le bacio il collo, arrivo allo sterno. Le abbasso la maglia, i capezzoli sono piccoli, quasi infantili. Gioco con la lingua finché non diventano duri. Sento che ansima mentre scendo. Ho paura che qualcuno entri in bagno. Forse il ragazzo stesso la starà cercando. Mi stacco dalla sua pelle per interrompere il gioco, ma lei mi prende la testa e mi spinge giù. Le slaccio i jeans, lei li abbassa completamente e io posso baciare il suo sesso. Schiavizzata dal suo desiderio, affondo la lingua nello stesso biondo dei suoi capelli. Creo dei movimenti circolari, prima ampi, poi piccoli, poi di nuovi ampi. Sento il calore crescente della sua pelle. Si bagna e le mie labbra si impregnano del suo liquido. Si appoggia sul lavello del bagno, allarga ancora di più le gambe, cosicché io possa leccarle completamente il sesso. Cerca di contenere il suo ansimare, ma ormai anche se entrasse qualcuno non ci interesserebbe più. Voglio farla godere di più, anch’io sono eccitata. Mi infilo la mano nei pantaloni e mi tocco, cercando lo stesso piacere che le sto dando. Lei mi spinge sempre più forte la stessa contro la sua fica. Sento pulsare sempre più forte, fino all’amplesso. Bacio ancora le sue labbra tremanti di piacere e poi risalgo di nuovo su. Vuole sentire sulla mia bocca l’odore della sua fica, mi bacia. Per l’ultima volta. Poi si riveste e se ne va, lasciandomi da sola, con il mio piacere incompleto.
scritto il
2025-08-26
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