Al cinema con Ginetto

di
genere
dominazione

CAPITOLO 1 (Prima parte)

La calura pomeridiana si sta attenuando, le ombre diventano più lunghe ed indefinite sui viottoli e sui marciapiedi del quartiere e le aiuole ed i giardini trovano quasi un balsamo ristoratore nel loro tocco vellutato che si estende e li accarezza sempre più col calar del sole, quasi a protendersi in una refrigerante coltre scura che così ben contrasta e satura la luce arancio-dorata del preludio tramontino. C'è un angolo di mondo lì ritagliato lungo la strada, nell'angolo di mondo c'è un bar ed innanzi al bar, fino a ridosso del marciapiede, una scacchiera di tavolini con più che altrettanti avventori che si godono l'ozio del fine-giornata come tante pedine ammutinate alla routine, sedicenti lancette scioperanti che si perdono nell'infinitesimale momento d'arresto tra il tic ed il tac dell'ingranaggio industriale sfibrante di quel disgraziato ritaglio di Veneto occidentale.
Innanzi a tale postribolo di trascurabili eroi senza alcun graffio sulla cotta, per la banchina pedonale antistante se ne sta invece passeggiando Selina, una bella ragazza di ventotto anni che, a contrario degli ilari alcolizzanti seduti in fiacco consesso, si sta recando a lavoro.
Nella sua testa ballonzola l'ossessione di capire chi sia il tizio misterioso che continua a scriverle maialate su Telegram da almeno due settimane e che quella sera sarebbe andato al cinema dove lei lavora. Nickname vago, niente foto, puro enigma da risolvere anche se un sospetto ce l'averebbe pure e quel sospetto la fa eccitare come una cagnetta in calore: Luigi. Questa sera stanerà il messaggiatore senza volto e lo costringerà a prendersi le sue responsabilità scusandosi per averla importunata o scopandola per bene, a seconda dei casi.
Ancora intenta nelle sue piacevoli fantasticherie Selina giunge proprio davanti casa della sua amica coetanea Chiara che giustappunto si trova fuori nel piccolo giardinetto antistante quasi ad attenderla.
«Ciao Seli.»
«Ciao Chiara.»
«Si lavora stasera eh? Ma c'è gente di mercoledì?»
«Poca roba Chiarè. Però potrebbe essere una serata interessante...»
«L'ammiratore segreto di cui mi hai detto?»
«Indovinato.»
«Beh mi sa che allora poi ci vediamo lì. Anche Luigi aveva intenzione di andare al cinema stasera, ci sta il film nuovo dei supereroi, è tutto il pomeriggio che mi assilla.»
«Un flop totale, avrete tutta la sala libera per fare ben altro se va come le ultime due sere.»
«Sì dev'essere proprio bruttino, c'è qualcosa di meglio?»
«Humm, fammici pensare, non molto. Un paio di commediette romantiche nostrane, un horror splatter sudcoreano e poi un film vecchio nella sala più piccola, credo roba anni ‘30 o ‘40 con Cary Grant. Ogni tanto prendono ste iniziative e proiettano dei classici semisconosciuti, che puntualmente nessuno va a guardare, solo per riempire il palinsesto.»
«Adoro Cary Grant, sembra interessante. Ma tanto quella zucca vuota di mio moroso che gliene frega, vuole vedere i tamarri in costume che salvano il mondo. Uff, guarda là! Eccolo di nuovo.»
«Di chi parli Chiarè?»
«Di quell'essere inquietante del mio vicino di casa. Quello mi stalkera, controlla sempre quello che faccio, come non lo sopporto guarda!»
Da un terrazzo adiacente si intravvede appena una figura dalla prossemica incerta che, come un paguro all'approssimarsi della mano di un bimbo curioso, si ricontrae lestamente dietro la porta-finestra, risucchiato nella penombra della sua abitazione quasi avesse udito le due ragazze parlare di lui.
«Mi mette i brividi Seli, giuro.»
«Secondo me esageri, me ne avevi già accennato ma...»
«Quando esco di casa e sono da sola me lo ritrovo sempre che di riffa e di raffa è come se facesse di tutto per passarmi vicino senza farsi notare. Quando invece sono con Luigi è non pervenuto, non può essere un caso Seli.»
«Mah, Chiarè, non so che dirti… scusa ma devo scappare, tra poco inizio il turno.»
«Ok figurati, a dopo tesoro!»

Un'oretta più tardi Chiara entra al cinema e si dirige in biglietteria.
«Uno per lo spettacolo dei supereroi.»
«Ecco a lei, prego, sono otto euro e cinquanta.» L'impiegata di mezza età è gentile.
«Mi scusi, sa dirmi qualcosa del film che avete in proiezione nella saletta piccola? Quello con Cary Grant?»
«Ma certo, si intitola “The Heron in the Twiligh”, una pellicola del 1942 a bassissimo budget che incassò ancora di meno di quanto stanziato e finì subito nel dimenticatoio nonostante Cary Grant e Katharine Hepburn. Se ne sa pochissimo a riguardo, alla sceneggiatura si parla di Buchman ma pare abbia solo fatto da prestanome, opera molto teatrale con una regia minimalista di un maestro di camera di cui non si sa nulla. Leggenda vuole che a sponsorizzare la pellicola fu un circolo indipendente di finanziatori poi rimasti anonimi, sicuramente slegati dal mainstream hollywoodiano del tempo, una produzione dissidente con due attori famosissimi dell'epoca. C'era anche chi parlava di fondi provenienti dalle società studentesche segrete di Yale, altri tiravano in mezzo il Ku Klux Klan ma francamente qui si va sul paradossale. Resta il fatto che di aneddoti ne circolarono parecchi all'epoca, e ne circolano ancora, per un film che continua ad avere più varietà di tesi complottistiche che spettatori.»
«Interessante, la ringrazio per le informazioni e buon lavoro.»
Poco dopo Chiara entra nel buio della sala e prende posto in ultima fila, ci sono solo altre due persone sedute un po' più avanti. Luigi è in ritardo, l'ha avvisata poco prima di aver avuto un problema in ufficio e sullo schermo scorrono già le prime sequenze action piene di effetti speciali e poco altro. Chiara ha una gran voglia di masturbarsi.


CAPITOLO 1 (Seconda parte)

Selina si sente particolarmente figa questa sera, è ben eccitata dopo aver letto l'ultimo messaggio arrivatole mezz'ora prima su Telegram “Sto arrivando là puttanella, vediamo se riuscirai a riconoscermi”. Quella caccia al buio le piace come gioco, qualcuno la sta guardando e desiderando di nascosto, ha avuto in qualche modo il suo contatto (chissà come, forse da un collega o forse è un collega stesso visto che hanno un gruppo per i turni) o forse (e questa è l'ipotesi che preferisce) da un'amica, da quell'amica in particolare alla quale ha sempre invidiato il fidanzato. Magari è Luigi, diamogli un 40% di probabilità.
Selina è troppo eccitata per porsi dilemmi morali, anche se si trattasse del ragazzo della sua amica sa già che agirebbe egoisticamente e senza scrupoli: amicizie e relazioni personali sono gerarchie mentali alle quali attribuiamo livelli di importanza variabili nel tempo e nell'occasione specifica. Ci sono le persone razionali, con il loro pragmatismo e le loro regole, che adattano come possono le loro azioni a questi costrutti da loro ritenuti fondamentali, ognuno secondo i suoi principi o in base al proprio senso di moralità. Poi esistono quelli come Selina: gran carré d'istinto puro con un buon contorno di estrogeni, testosterone ed ossitocina, si vive nel presente godurioso e variopinto, non nel grigio futuro del burocratico determinismo sociale.
Lupus in fabula proprio Luigi entra in quel momento dalla porta principale, la scorge e si dirige con passo deciso verso di lei, è il momento della verità.
«Selina, ma sei di turno anche stasera?» esordisce lui con un sorrisetto sornione.
«Ciao Luigi, come non sapessi che al mercoledì lavoro...» lo rimprovera maliziosa lei.
«Sono venuto a vedere il film degli…»
«Sì, quella ciofeca coi supereroi» lo interrompe Selina «hai dei gusti molto infantili...»
«Non sono un cinefilo provetto, ho gusti migliori in altri ambiti.»
«Ah sì? Mi fai un esempio?» Selina percepisce che la temperatura si sta alzando, il suo istinto non sbaglia.
«Antropologici e sociali» ribatte Luigi sempre con il solito sorriso da mascalzone.
«Uh ma sei un professorone, sarà per quello che non hai sbagliato col dittico cinefilo-cinofilo, non hai idea di quanta gente in giro chieda indicazioni per il canile e poi ce la ritroviamo qua.»
«Beh io sono venuto a vedere un film fatto da cani, quindi...»
Selina ride al goffo tentativo di battuta più per lanciare un segnale che per la discutibile qualità della stessa, le probabilità che Luigi sia Mister X sono salite ad un buon 60-65% ed è il momento di alzare il tiro.
«Carina questa, l'hai trovata su Telegram?» getta l'amo lei.
«Su Telegram si trova praticamente di tutto» ribatte lui.
«Già già, anche cose molto pericolose.»
«Pericolosissime, ma gli hacker russi vegliano su di noi…»
Selina è raggiante, Luigi sta tentando di svicolare dall'argomento. Certo può sempre essere che non ne sappia nulla ma nel caso fosse lui il messaggiatore senza volto e non volesse ancora uscire allo scoperto il suo comportamento sarebbe addirittura logico: è Mister X quasi al 90%.
«Ok Selina, ora purtroppo ti devo abbandonare che ho un appuntamento importantissimo.»
«Con una bella ragazza?»
«Forse, spero almeno bella come te» e via con un altro sorrisone malizioso prima di involarsi verso la biglietteria.
Selina guarda il cellulare, un messaggio arrivatole poco prima che Luigi s'intrattenesse con lei nella conversazione appena conclusa recita: “Vorrei sborrare sulle tue belle calze nere”. A questo punto è lui al 100%, potrebbe metterci una mano sul fuoco. Il porco ha fatto il santerellino per tutto il tempo e nel mentre si arrapava facendo il feticista e spiandola probabilmente fin da dietro la vetrata d'ingresso prima di entrare, la cosa la fa discretamente eccitare, l'avrebbe sistemato per bene una volta riuscita a mettergli le mani addosso. Ancora assorta nei suoi pensieri scorge con la coda dell'occhio un personaggio che le risulta familiare… dove l'ha già visto?
Una decina di metri in disparte, appunto, una figura misteriosa scivola via verso il corridoio che porta alle sale di proiezione dopo aver assistito alle ultime battute di quel dialogo tra due persone che chiaramente stavano flirtando clandestinamente.

Parecchio tempo dopo, nella penombra della sala semivuota Chiara sta godendo.
Il film era fin da principio parecchio noioso e lei ne aveva seguito forse un paio di minuti, poi si era messa a trafficare col cellulare, aveva inviato qualche messaggio a Luigi ma lui non rispondeva. Ad un certo punto un ragazzo aveva aperto la porta della sala ed era entrato ma a quanto pare aveva sbagliato spettacolo perché poi s'era girato ed era uscito. Laura aveva pensato di aver buttato via i soldi per una schifezza commerciale tanto priva di senso, avrebbe fatto meglio a prendere il biglietto per “The Heron in the Twilight”, Luigi era tanto carino quanto privo di gusto, mannaggia a lui… poco dopo una tizia con i capelli forse rossi, seduta due file più giù, si era alzata e se ne era andata, probabilmente quello spettacolo penoso era troppo pure per lei. Non molto più distante un ragazzetto fissava immobile lo schermo, completamente assorto. Così Chiara si era chiesta cosa valesse la pena fare per passare il tempo e le era pure venuta un'idea ottima.
Infatti ora le sue dita corrono veloci su e giù per il clitoride provocandole piacevoli vibrazioni inguinali, il respiro corto e gli occhi chiusi per evocare immagini frammentarie del corpo di Luigi, il suo stallone che di lì a poco l'avrebbe raggiunta. Voleva averlo addosso, voleva sentire il peso muscoloso di quel corpo giovane ed energico, voleva che la prendesse con forza lì, sui sedili dell'ultima fila, la facesse gemere ed ansimare come una giumenta che scalcia trai i prati all'alpeggio, le dita entrano più a fondo nella vagina, la allargano e la titillano, fuori della sua testa un turbinio di suoni e luci, musica ed esplosioni, l'impianto dolby surrond del cinema coi suoi subwoofer la bombarda di vibrazioni sonore, onde d'urto che cozzano, amoreggiano e si sincronizzando con quelle interne alle pareti uterine che spingono energicamente verso l'esterno.
Sta quasi per avere un orgasmo quando d'un tratto un'altra vibrazione interrompe tutto quell'idìllio, un avviso dal cellulare di Selina con un messaggio enunciante un vagamente allarmistico “Vieni un attimo in bagno”.


CAPITOLO 2 (Seconda Parte)

Nel parcheggio sotterraneo del cinema le vetture parcheggiate sono poche. In un angolo buio, appartata, c'è una comunissima Lancia Ypsilon placcata avorio all'avida ricerca d'intimità nel ventre cementato e tenebroso dello stabile ricreativo.
Il sedile lato passeggeri è tirato indietro e leggermente reclinato, la trentenne Serena vi siede con le gambe leggermente divaricate, la schiena poco poco inarcata, la nuca strusciante sul poggiatesta del sedile, gli occhi chiusi ed un mugolio di piacere che le sfugge dalle belle labbra ad arco di Cupido accentuato, carnose ed esaltate nella loro abbondanza da un lip gloss color pesca.
Inginocchiato a fronte di cotanto esemplare di beltà femminea se ne sta, raggomitolato come un cencio dove normalmente stanno le gambe ed i piedi del passeggero, il vero eroe del nostro racconto, un ventiseienne di nome Ginetto, tutto indaffarato, con la testa fra le cosce della grandama, a recarle diletto nel cavalleresco antico modo in cui meglio compiacer si dovea colei la cui virtù non s'aveva licenza d'oltraggiare.
«Più svelto con quella lingua Ginetto, su su, tieni bene il ritmo coglioncello» l'incita Serena.
«Ma miss sarà mezz'ora che...»
«Tu parli e soprattutto smetti di leccare quando te lo dico io, che poi non sono nemmeno venti minuti. Continua.»
«Sì miss» osa proferire Ginetto al quale ormai cominciano a far male i muscoli della bocca e del collo, ma fa finta di non sentirli e continua a lappare con più energia di prima.
«Bravo schiavetto, vedi che la mia fichetta dev'essere linda e pronta all'uso che tra non molto ho un appuntamento galante e tu me la devi tirare a lucido.»
Ginetto fa del suo meglio, per uno sfigato della sua risma essere lì a lustrare la vagina di un essere divino come Serena è un privilegio che non vuole assolutamente perdere anche se questo comporta dover soddisfare anche altre esigenze alquanto perverse della tremenda e depravata ragazza.
Lo schermo di un cellulare s'illumina di colpo. Serena legge il messaggio con un sorriso e si prende una ciocca di capelli rossi tra le dita.
«Basta così cane, lingua in bocca e bocca chiusa. Adesso io ho da fare, tu fili dritto nel bagno delle donne, ti chiudi dentro un cesso e te ne stai li buono finché non te lo dico io» gli ordini fluiscono diritti e taglienti da quella bocca così morbida e sinuosa, Ginetto non osa dir nulla, cerca di mascherare come può l'erezione, si alza ed esce dall'abitacolo più velocemente possibile, quindi si dirige verso le scale che portano su al cinema.

A metà rampa si ferma e si siede un attimo sugli scalini, deve riprendere fiato, fare da leccapassera a quel demonio di ragazza non è facile, bisogna essere meticolosi, ricorda ancora come l'aveva conciato la prima volta quando, senza volerlo, aveva osato maldestramente avvicinare una mano all'inguine di lei, sfiorandolo.
Poi i suoi pensieri passano alla sua vicina di casa Chiara ma soprattutto alla di lei amica Selina. Le aveva scorte un'oretta prima dal suo terrazzo che chiacchieravano in strada e per poco non si accorgevano di lui.
Di Chiara non gli importava granchè, non era proprio il suo genere, per carità ragazza carina e tutto ma doveva essere una maniaca di qualche tipo perché ogni volta che lo vedeva lo squadrava dalla testa ai piedi e si sentiva gli occhi addosso anche quando era di spalle o stava facendo altro, abitandoci attaccato gli capitava di incrociarla spesso, non ci faceva nemmeno più caso. Sicuramente non sopportava il cretino del fidanzato, ecco quel bulletto di quartiere da b-movie americano cercava il più possibile di evitarlo.
Ma Selina era un altro paio di maniche, l'aveva vista più e più volte fuori di casa della vicina, come prima nella sua divisa da lavoro, di una bellezza sconvolgente, forse anche più di Serena e provava nei sui confronti un'attrazione e nello stesso tempo una riverenza timorosa che lo eccitava a livelli inimmaginabili… cosa non avrebbe dato per farle anche solo da poggiapiedi.
Infine tira fuori il cellulare e da una delle chat aperte di Telegram digita “Vorrei sborrare sulle tue belle calze nere”. A volte anche gli eroi dismettono, pur per brevi istanti, l'eloquio cortese.


CAPITOLO 2 (Prima Parte)

Serena è stesa nuda sul suo letto, la luce intensa del primo pomeriggio le illumina l'epidermide con miriadi di puntini bianchi variopinti, come in un quadro impressionista. Un aroma di caffè pervade teneramente l'etere circostante, l'aria condizionata le procura piacevolissimi brividi lungo la schiena e si ode ovattato, quasi frusciante, un mugolio sincopato ma persistente, quasi come quello d'un gatto, venire attraverso il corridoio.
Dalla chat d'un sito d'incontri il valoroso Taureau22 le ha appena confermato l'appuntamento per quella sera al cinema, in una delle sale semideserte: niente di meglio di un luogo pubblico per una scopata senza impegni con un vitellone ben dotato, uno dei tanti modi divertenti per dare del brio ad un uggioso mercoledì sera.

Serena ancora non finisce di compiacersi per il discreto acchiappo che lo smartphone squilla, si tratta della sua amica Lucrezia, una trans molto bella anch'ella sulla trentina.
«Lucrezia amore mio, quali buone nuove?» risponde celere alla chiamata mettendo in vivavoce.
«Ciao Sere, tesoro! Che fai stasera di bello?»
«Vado al cinema con uno scavezzacollo.»
«Non andrete a vedere anche voi quella schifezza sui supereroi spero…»
«No Lucre, vado a vedere un bel cazzo.»
«Dopo aver visto il mio difficilmente ne vedrai di migliori.»
«Beh devo dire che dalle foto il signorino è anche più dotato di te.»
«Ma non ha la mia bella quarta coppa C.»
«Ah di sicuro, quella te la invidio anch'io, amore.»
«Comunque ti chiamavo per altro, hai mica uno schiavetto da prestarmi per stasera?»
«Certo, ti concedo Ginetto così finalmente me lo deflori nel retto.»
«Oddio che poetessa, ma ha il culo vergine?»
«Verginellissimo, ce l'ho da poco e te l'ho tenuto da parte perché so che sei una troia sverginaculi.»
«Ti amo!»
«Anzi facciamo così, vieni anche tu al cinema stasera, io me lo porto dietro e te lo faccio trovare da qualche parte. Ti basterà essere autoritaria, ordini secchi e precisi e portati via qualcosa per immobilizzarlo.»
«Hummm non vedo l'ora… ti avviso quando arrivo. Volevo per l'appunto proprio andare al cinema una di queste sere, ho visto che hanno in programmazione “The Heron in the Twilight”, adoro quel film!» dice Lucrezia.
«Mi sa che lo conosci solo tu tesoro» le risponde sarcastica Serena.
«Venne girato durante la guerra senza molte pretese, si dice cofinanziato dal Dipartimento della Difesa e destinato all'intrattenimento dei soldati al fronte, ma fu fatto un pasticcio con la sceneggiatura e da commedia sentimentale e divertente ne venne fuori un ibrido troppo malinconico per l'umore dei giovani yankee che doveva essere tenuto alto mentre combattevano lo zio Adolfo.
Tutti lo ricordano per Cary Grant ma Katharine Hepburn fece un'interpretazione pazzesca. Che donna meravigliosa ma… cos'è questo rumore in sottofondo?»
«È Penny, la mia geisha ventenne… è stata un po' svagata ultimamente e adesso sta espiando di là in soggiorno» risponde con sufficienza Serena.
«Uh poverina, il solito trattamento immagino.»
«Sì e ne avrà minimo per un altro paio d'ore, ma questo lei non lo sa e non andrà da nessuna parte almeno finché non finiranno le batterie.»
«Sei una pervertita stronza, tesoro.»
«Lo so pisellona mia. Ci vediamo stasera, baci baci.»


CAPITOLO 2 (Terza Parte)

Luigi è in biglietteria con una bella erezione nei pantaloni, quella strafiga di Selina ci aveva appena provato spudoratamente ma quella sera lui purtroppo non è disponibile, la tizia del sito d'incontri, alla quale ha scritto poco prima avvisandola del suo arrivo, lo aspetta probabilmente già nel buio di una delle sale e lui ha una gran voglia di fottersela dopo essersi arrapato tutto il pomeriggio in ufficio vedendo le foto di quel corpicino mozzafiato e quel culo d'una perfezione giottesca. Non sapere come sia di viso gli lascia quel retrogusto misterioso che solletica la sua curiosità aumentando esponenzialmente il desiderio (andava comunque sul sicuro, nei commenti sotto il profilo tutti asserivano fosse bellissima). Cosa ci può essere di meglio di una trombata clandestina con una sconosciuta nell'alcova tenebrosa d'una stanza di proiezione, magari con qualche spettatore a pochi metri? Poi, secondo il suo piano, raggiungerà Chiara che già lo aspetta allo spettacolo dei supereroi, un aborto di film al quale lui si era finto interessato per essere sicuro di saper sempre dove si sarebbe trovata l'ingenua morosetta quella sera, tanto una volta acquistato un biglietto si poteva andare un po' ovunque spostandosi tra le varie sale. Il fedifrago non solo è infoiato come un caribù all'idea di tradire la fidanzata, a mandarlo in estasi è proprio il fatto che lei sarà lì quasi nello stesso luogo, ignara di tutto, mentre lui la cornificherà con l'adrenalina a mille. Ed oltre a ciò aveva appena flirtato con una sua amica, c'erano tutte le premesse per portare a termine qualcosa di veramente epico quella sera, altro che supereroi.
«Un biglietto per questo film qui con Cary Grant per favore.»
«Ecco a lei, sono otto euro e cinquanta, buona visione». L'impiegata allo sportello sorride compiaciuta, chissà chi era quel bel giovanotto che sarebbe andato a vedere “The Heron in the Twilight” piuttosto che le altre commercialate in proiezione, probabilmente un tipo romantico e d'altri tempi dato che non ci sono ormai quasi più i bravi ragazzi di una volta.

Nello stesso momento giù nel parcheggio è appena arrivata anche Lucrezia fermando la macchina poco distante dalla Lancia Ypsilon di Serena, che però a quanto pare è già salita di sopra e le ha mandato un messaggio “Tesò, Ginetto ti aspetta nel bagno delle signore.”.
Lucrezia sa che l'amica è un'incallita esibizionista, l'idea del bagno è nel suo stile ma lei questa sera preferisce un'atmosfera un po' più intima, per questo le invia un vocale “Amore non ti offendere, ma preferirei me lo mandassi giù in macchina” ed inizia ad accarezzarsi il pene già duro pregustando quanto avrebbe combinato di lì a poco all'ignaro schiavetto.

Tornando a Ginetto, lui è appena sbucato salendo dalle scale nella hall del cinema. Una rapida occhiata per vedere se ci fosse in giro Selina e sì, eccola lì che passeggia avanti e indietro presso l'accesso alle sale, nella sua uniforme di servizio con gonna d'ordinanza e le calze nere, molto probabilmente dei collant anche se a lui preferisce immaginare siano un paio di autoreggenti. Ma ecco che qualcuno le si avvicina e comincia a dialogare, Ginetto riconosce immediatamente quell'idiota del fidanzato della sua vicina di casa, chissà cosa diavolo ci fa lì ma soprattutto perché Selina lo sta guardando a quel modo. Nel frattempo osserva pure Serena che entra dall'ingresso principale, si dirige alla biglietteria e, fatto l'acquisto, si volatilizza lesta nel corridoio recante alle sale. Ginetto ha visto abbastanza e s'avvia poco dietro alla sua tremenda padrona diretto al bagno delle donne come da precisi ordini ricevuti.
Più tardi Luigi ha ormai girato tutte le sale senza trovare la benché minima traccia della tizia del sito per poi accorgersi di non aver guardato il cellulare per un bel pezzo. Oltre a tutti i messaggi whatsapp di Chiara c'era una notifica nella chat del sito d'incontri: “Ti aspetto in sala 1 caro Taureau22, non farti attendere troppo”. Sala 1 è quella dei supereroi, bestemmiando come un turco Luigi vi si dirige ed entra prudentemente, tanto al buio difficile che Chiara possa riconoscerlo e stessa cosa vale anche per quella del sito che ha visto una sola foto del suo viso, tra l'altro con i capelli più corti e gli occhiali da sole.
Chiara è infondo, in ultima fila, poco più giù c'è un'altra ragazza (dovrebbe essere lei, forse ha i capelli rossi, ma nella semioscurità non si capisce bene) e poco più vicino all'entrata un mocciosetto di 15-16 anni, forse l'unico che si trova veramente in quella stanza per quell'immondizia di film. Luigi non è stato molto furbo, pensava che quello spettacolo avrebbe avuto molti astanti in più e fosse perfetto per relegarci Chiara, accidenti. Decide quindi di uscire ed inviare un messaggio alla misteriosa ragazza senza volto che aveva scelto quella sala proprio perché quasi vuota, in barba ai suoi pronostici: “Odio i supereroi, ti aspetto in sala 4”. Mica può starle a spiegare che è seduta ad un paio di metri dalla sua ragazza.

Serena è al suo posto alquanto spazientita, il presunto torello è in ritardo e lei ha un pessimo carattere e poca pazienza, figurarsi la stizza che prova leggendo il messaggio appena ricevuto. Monsieur Taureau sta tirando troppo la corda, adesso le intima di andare in sala 4, a lei! Ma chi si crede di essere sto galletto per dirle cosa deve fare. Gli risponde con un gelido “Ci vediamo giù in parcheggio tra 5 minuti” si alza e lascia la sala con un satanasso per capello. Nel frattempo si è pure dimenticata di rispondere a Lucrezia che le aveva fatto capire che preferiva incularsi Ginetto giù in auto piuttosto che in bagno come aveva architettato lei, che delusione, la sua idea non era piaciuta granché all'amica.
Invia quindi un messaggio a Ginetto ordinandogli di scendere immediatamente giù ed uno a Lucrezia avvisandola che da li a poco il suo verginello sacrificale sarebbe giunto all'altare. Inoltre deve dirigersi in parcheggio pure lei perché all'irreprensibile Taureau non piacciono i supereroi e, sempre se deciderà di trombare con quel cafone, ora come ora dovrà farlo in macchina anziché lì al cinema come aveva programmato. In sala 4 non ci andrà nemmeno morta, questione di principio, figurarsi se lei si fa comandare da qualcuno. Serena, accecata dall'ira e che non ragiona più, sta rientrando nella hall per dirigersi alle scale del parcheggio quando le suona il telefono, così risponde d'istinto senza nemmeno guardare chi la sta chiamando.
«Chi diavolo è?» sbotta inviperita.
«Come ti permetti di rispondermi così, cretina!» le ribatte una voce metallica dall'altoparlante del dispositivo.
«Ciao nonna, scusa non avevo idea…»
«Zitta! Dov'è quella pelandrona di tua madre?»
«Nonna non ne ho idea, io sono al cinema ade...»
«È da un'ora che la chiamo e non mi risponde, per quanto devo rimanere ancora qua al centro ricreativo a far la muffa secondo voi? Ho finito di giocare a burraco da un bel pezzo, mi dovete portare a casa.»
«Certo nonna, la chiamo immediatamente...»
«Tu non chiami nessuno, alzi quel culo rinsecchito e mi vieni a prendere, subito! Quanto a quell'asina di tua madre domani mi sente.»
«Ma nonna sono al cine...»
«Ho detto subito, signorina! E vedi di sbrigarti o ti giuro che faccio un macello, chiamo il notaio seduta stante e mollo giù tutto al primo convento di Carmelitane Scalze che trovo sull'elenco telefonico, neanche un centesimo vi lascio a voi due disgraziate.»
La conversazione viene interrotta bruscamente dall'altro lato e Serena, sconsolata e furente, sa bene di dover rivedere le sue priorità per la serata.


CAPITOLO 1 (Terza Parte)

Ginetto da un bel pezzo è seduto sulla tazza del cesso di uno degli scomparti del bagno delle signore, al momento nessuna indicazione da parte della sua padrona quindi si limita ad aspettare pazientemente. Selina gli ha risposto all'ultimo messaggio poco prima con un “Se mi sborri sulle calze puoi stare tranquillo che te le faccio pulire per bene con la lingua, maiale”, neanche a dirlo a Ginetto è venuto duro istantaneamente, la ragazza sa il fatto suo ed al nostro ardito eroe viene la brillante idea di tirarsi una sega per scaricare l'adrenalina dell'ultima oretta. Non finirà mai di ringraziare sua zia, che lavora in biglietteria, per avergli involontariamente procurato, qualche giorno prima, il numero di quella viziosa di Selina non impostando nessun tipo di bloccaschermo sul cellulare.
Ad un certo punto, ancora lì col cazzo in mano, s'interrompe sentendo un fruscio di gente che s'avvicina, due persone entrano nel bagno e cominciano a dialogare. Meglio non fare rumori strani e non farsi scoprire, non ha nessuna voglia di star lì a spiegare a due estranee che cosa ci facesse nel bagno sbagliato.
«Allora Sele, cosa caspita sta succedendo che mi hai convocata con tanta urgenza?»
«Sai che prima a casa tua mi hai parlato del tuo vicino? Quello che ti stalkerizza? Chiara, prima ho visto un tizio losco che pareva lui, certo, l'ho intravisto velocemente da davanti casa tua, sulla sua terrazza, quando poi è sparito nel suo appartamento ma credo sia lui. Me lo descrivi un attimo?»
“Sele”, “Chiara”, “sulla sua terrazza”… diamine, sono proprio loro e stanno parlando di lui. Ginetto smette quasi di respirare, paralizzato dal terrore.
«Ho di meglio, ti faccio vedere una foto che ho scattato a quel pervertito senza che se ne accorgesse mentre tagliava l'erba davanti casa» e detto fatto Chiara mostra l'immagine all'amica dal cellulare.
«Sì sì è lui.»
«Vedi che c'ha proprio una faccia da depravato? E quel maniaco ci ha sentite parlare prima davanti casa e poi mi ha seguita e adesso è qui che gira a piede libero tra le sale e magari mi sta cercando. Oddio, io chiamo la polizia.»
«Tranquilla Chiarè, nessuno chiama la polizia. Adesso tu torni in sala e ti finisci di guardare il film, a quel menagramo ci penso io… sarà qui in giro, lo trovo, gli faccio un bel discorsetto e vedrai che non ti importunerà più.»
«Ma… ma… potrebbe essere pericoloso…»
«Faccio kick boxing da sette anni, sono io quella pericolosa tesoro, su vai.»
Chiara, persuasa dall'amica, si tranquillizza ed esce per tornare in sala. Ginetto non può credere alle sue orecchie, quella demente della vicina che l'ha appena descritto come un serial killer gli ha aizzato contro Selina che per fortuna ora sta lasciando il bagno. Ma proprio in quel momento un piccolo trillo rompe il silenzio, il messaggio di Serena con l'ordine di scendere in parcheggio ha appena tradito la presenza di Ginetto. Selina, che era uscita, si blocca poco fuori dalla porta del bagno: lì dentro c'è qualcuno che ha sentito tutta la conversazione tra lei e Chiara, meglio dare un'occhiata.

Luigi entra finalmente nel parcheggio, chissà che tutta questa lunga trafila sia finita. La ragazza senza volto dev'essere una bella peperina, ha completamente ignorato il suo invito a raggiungerlo nell'altra sala ma poco importa, ha il cazzo che gli sta per esplodere nelle mutande e pensa solo a scoparsela il prima possibile, dove e come non gli interessa.
Eccola lì, è lei, un fisico invidiabile che si staglia nella penombra soffusa dei neon del parcheggio, anche di faccia è molto bella, meglio di così non poteva veramente chiedere.
«Finalmente ci incontriamo...» cerca di proferire Luigi.
«Chiudi la bocca, coglione, tu parli quando te lo dico io!» lo zittisce lei.
«Ma…»
«A quanto pare non ti hanno insegnato le buone maniere. O fai come dico o te ne puoi pure andare a fanculo!»
Luigi è spiazzato, altro che peperina, quella è una stronza di dimensioni gargantuesche, tuttavia percepisce che il suo grado di eccitazione è invariato, anzi… prova una sensazione strana, quella situazione lo attizza più del previsto e comunque non ha nessuna intenzione di rinunciare a scoparsi quella bellissima ragazza per la quale aveva penato tanto ad ordire tutto il suo piano.
«Ok, facciamo come proponi tu» dice ormai arrapatissimo.
«Non ne vuoi sapere di stare zitto?» la ragazza si avvicina e prima che Luigi possa dire altro gli infila una pallina di gomma in bocca e gliela lega dietro la nuca, lo prende per il colletto della polo, lo trascina contro la macchina e lo fa voltare prima di ammanettarlo con le mani dietro la schiena senza che lui opponga la minima resistenza.
«Bravo coglione, vedrai che ci divertiremo parecchio, adesso sali e fai il bravo bimbo.»
Prima che la portiera della macchina si chiuda e la sua aguzzina gli si sieda comodamente sopra, Luigi fa in tempo a vedere un'altra ragazza percorrere velocemente il parcheggio dirigendosi verso la Lancia Ypsilon parcheggiata poco distante, forse ha i capelli rossi, ma nella semioscurità non si capisce bene. I venti minuti che seguiranno se li ricorderà per il resto della sua vita.

«Esci immediatamente di lì» la voce di Selina è perentoria e non ammette riserve.
Ginetto, ancora seduto sul vaso del sanitario non riesce a muovere nemmeno un muscolo.
«Io di qui non mi schiodo, vediamo chi si stanca prima» ribatte la ragazza e detto fatto si appoggia contro la parete con le braccia conserte.
Ginetto rassegnato capisce che non c'è poi molto da fare, si alza, apre la porta e si palesa a colei che lo sta guardando tronfia dall'alto in basso.
«Bene bene, guarda chi c'è, il vicino guardone! Come mai non sono sorpresa?»
«Ma io non stavo guardando nessuno signora...»
«Signora? Ma sei deficiente? Guarda che avrò la tua età, e poi la mia amica dice che continui a seguirla e ad osservarla in modo inquietante» lo rimbrotta Selina.
«Io non l'ho mai seguita né osservata in modo inquiet…»
«Sì lo so, sono stata al suo gioco prima perché dovevo identificarti e rintracciarti per far due chiacchiere proprio con te, pensa che fortunato. Tu ti sei concesso il lusso di fare il guardone anche prima nella hall, con la sottoscritta e il ragazzo della mia amica che presumo tu conosca.»
«Sì lo conosco miss…»
«Miss? Ma fai apposta? Comunque ti voglio dire che se per caso la mia amica Chiara dovesse venire a sapere qualcosa di quanto accaduto io so dove abiti e ti vengo a trovare. Devo aggiungere altro?»
«No, credo di no» Ginetto è intelligente e sa che la risposta deve esserlo minimo altrettanto.
«Io mi voglio trombare quel Luigi, non mi chiedere perché, semplicemente mi va ed è solo questione di tempo. Hai visto anche tu prima come mi guardava... e poi è un cazzo di pervertito, mi scrive di quelle cose assurde da un account anonimo su Telegram che mi fanno letteralmente sgrondare nelle mutande, non so spiegarlo bene ma sono ormai ossessionata da quella chat, è come una droga e rimarrei molto delusa se lui smettesse di inviarmi quelle porcherie, mi segui?»
«Sì, credo di sì.»
«Bravo guardone… quindi, visto che ti ho aperto il mio cuore e confidato cose molto importanti, teniamo fuori la tua vicina di casa da tutta questa storia così lei vive felice, io mi scopo il suo ragazzo e tu continui a masticare quello che meglio ti pare con i tuoi denti. Adesso sparisci sfigato, prima che ci ripensi… ah, stai lontano dalla sala 1.»
Ginetto non se lo fa ripetere ed esce dalla toilette delle signore alla velocità della luce, dileguandosi nel corridoio che porta alle sale di proiezione, furtivo come una donnola all'approssimarsi di un branco di segugi latranti, ora deve scendere in parcheggio prima possibile perché far attendere Serena era ancora più pericoloso.


APPENDICE

Lucrezia è al settimo cielo, quel verginello anale è veramente un bel ragazzo con un culetto sodo e muscoloso come piace a lei, adesso è in debito con la sua amica Serena.
Da un bel po' sta scopando quell'incavo ormai non più casto, il ragazzo sotto mugola di piacere, lo sente fremere e dimenarsi dolcemente, assecondando i suoi colpi di verga con un movimento lombare ormai coordinato a quello del suo bacino. Al giovanotto sembra piacere un mondo il suo augello dissacratore che lo sta rettamente stantuffando. Se all'inizio gemeva, s'agitava ed opponeva resistenza, adesso che l'ha domato sente che ad ogni colpo inferto in quello stretto pertugio s'avvicina sempre più all'agognato coito: Lucrezia vuole sborrare il quel culo appena sconsacrato fino all'ultima molecola del suo seme, la puttanella se lo merita.

In sala 1 Chiara si sta chiedendo che fine possa aver fatto Luigi mentre sullo schermo un uomo volante gira a destra e a manca sparando laser verdi dagli occhi senza sosta. Selina è tornata nella hall, in una mano lo smatphone e sullo schermo il messaggio appena letto “Allora segami coi tuoi piedi così poi ti lecco via il mio sperma”. Un brivido di eccitazione le corre dalla base della nuca lungo la colonna vertebrale fino al bacino, quel pervertito di Luigi prima o poi le sarebbe arrivato a tiro.
A qualche chilometro di distanza Serena sta guidando la sua Lancia Ypsilon con la nonna lato passeggero. La vecchiaccia le sta raccontando come una sua amica del centro ricreativo consigli l'argilla espansa piuttosto che la sabbia per rinvasare i gerani in modo impeccabile senza ristagni d'acqua. Serena alla fin fine sa di meritarsi tutto questo.

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Cary Grant - Suvvia Ember, mi sembra ora stiate esagerando… -
Katharine Hepburn - No Oliver, voi non potete capire ciò che dilania la mia anima! -
C.G. - Vostro marito dilania tanto la vostra quanto la mia, Ember. -
K.H. - Il mio caro Arthur non è responsabile di nulla, siete voi il mostro! -
C.G. - Un mostro che vi ama alla follia! -
K.H. - Il mostro che m'ha condotta alla follia, vorrete dire. -
C.G. - Essere folli per amore fa dire bugie sui mostri, mia dolcissima Ember, cose che non pensate.-
K.H. - Ci si innamora del mostro, non dell'amore. Io amo voi e le vostre bugie più del vero amore di Arthur, più di una vita assieme a lui, più del “per sempre” che ci siamo promessi. Questa è la mia venefica follia! -
C.G. - L'amore è follia… -
K.H. - No Oliver, noi mentiamo entrambi in modi diversi. Io voglio sentirvi dire “Vi amo” più di ogni altra cosa, voglio sentirlo dire dalle vostre labbra mendaci mentre mi guardate negli occhi sapendo di ingannarmi, perché codesto veleno è l'unica panacea che merita questo mostro mio ch'è ancor più belluino del vostro. -

Cary Grant s'avvicina lentamente a Katharine Hepburn, con le dita le sfiora appena le gote ed accosta il viso al suo, come a mimare l'atto di baciarla, fermandosi giusto un soffio prima di sfiorarle le labbra. La luna quasi piena splende fredda sul volto di lei donandole una luce eburnea.

C.G. - Io vi amo. -
K.H. - Questo è tutto quel che conta per me, questo è ora il mio mondo. Adesso tacete e lasciate che la tossina penetri le fibre della mia carne, a fondo, fino al cuore! -
C.G. - Siamo due bestie, forse. Ma credo che questa vecchia luna di fine estate abbia udito storie peggiori di questa mentre scaglia i suoi raggi d'argento sulle nostre dure cervici di teneri amanti, mia dolcissima Ember. -
K.H. - Sciocco, siete il più sciocco fra gli sciocchi, mio adorato Oliver. -

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Ginetto guarda il film con distacco, giù in parcheggio prima non ha più trovato nessuno e non avendo ricevuto altri ordini, ha optato per tornarsene su in una sala a caso e vedersi l'ultimo pezzo di pellicola in proiezione. Quel mattonazzo in bianco e nero con attori probabilmente defunti e dialoghi così pomposamente scolastici e pacchiani non è proprio il suo genere, riconosce Cary Grant e cerca qualche informazione in più sul browser del cellulare. Un link rimanda ad un blog di cinefili, legge il primo messaggio a caso di un certo NicoQuartoPotere: - da quello che ricordo io fu lo stesso Cary Grant a finanziare “The Heron in the Twilight” segretamente tramite alcune teste di legno… amava la Hepburn alla follia, scrisse i dialoghi e la sceneggiatura solo per poter vivere l'ombra di una insalubre storia d'amore recitandola sul set, dato che nel mondo reale non avrebbe mai potuto; gli costò parecchi dollari ma lei non sospettò mai nulla e rimasero sempre buoni amici… a modo suo fu un genio ma il film rimane comunque mediocre… - .
Il ragazzo legge con poco entusiasmo, infatti ha ben altro per la testa, chiude il browser, apre Telegram e, nella chat con Selina, scrive un messaggio inerente i suoi piedi, sperando che pure lei continui a non sospettare nulla almeno per un altro po'.
scritto il
2025-08-13
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