Schiava da latte - Cap.2

di
genere
feticismo

Lui: “Ho bisogno che indossi una maglietta speciale nei giorni di non raccolta”.
La raccolta era la mungitura, che avveniva un giorno si e uno no.
La maglietta era decorata da tante piccole roselline. La indossai. Mi ci volle un attimo per rendermi conto che due delle roselline centrali erano letteralmente i miei capezzoi. La maglietta aveva, in corrispondenza della porzione centrale dei miei seni, due piccoli fori, da cui facevano capolino le mie “roselline”.
Lui proseguì “Quando indosserai questa maglietta, chiunque si accorgerà del gioco malizioso in atto, avrà diritto su di te e in particolare tu dovrai offire il tuo seno alle fantasie del fortunato. Ciò è necessario al mio piacere. Ciò è necessario inoltre a tenere alta la stimolazione mammaria e dotti ghiandolari pervi. Più tu sarai cagna e accondiscendente in questo gioco, più sarai una brava schiava da latte, a lungo. La montata di una schiava devota dura 5-6 mesi. Ma per te ho un progetto ambizioso : ti voglio rendere una vacca permanente, con possibilità di nutrirmi per anni, a comando.
Ebbi un brivido lungo tutto il ventre, stava accadendo davvero a me? Provavo vergogna e al contempo un’eccitazione sorda e viscerale mai provata prima. Ci dirigemmo al centro commerciale.
Lui: “Ti avverto, sarebbe meglio mi accontentassi e ti dessi da fare per farti notare da qualcuno. Altrimenti sarò costretto a portarti al ristorante dei miei amici, e quelli non vanno tanto per il sottile.”
Io non capivo a cosa alludesse, né tantomeno mi sognava di chiedere oltre.
Lui:”Prima di partire ti faccio un ultimo regalo.” E mi inserì un piccolo plug anale metallico con annessa una codina da volpe bianca, la cui punta sporgeva di qualche millimetri al di sotto della gonna di pelle che indossavo.
Io, le mie roselline e la mia codina eravamo pronte ed arrapate per la passeggiata al centro commerciale.
Il primo spettatore consapevole delle mie rose, fu il portinaio della tenuta.
“Per fugare ogni tuo dubbio sul nascere”,specificò severo, “sappi che non ti condividerò con i miei dipendenti.” Passammo oltre, ma lo sguardo vorace del guardiano mi si poso addosso e non mi abbandonò finché non fummo noi a sparire dalla sua vista. Soddisfatto mi guardò dicendo “Hai visto come ti ha divorato con gli occhi, è un bravo dipendente, forse un giorno gli farò qualche piccola concessione nei tuoi riguardi"
Il secondo spettatore consapevole fu il ragazzo addetto delle pulizie del centro commerciale: un ragazzo africano sui 30 anni, molto alto con dei dread raccolti in uno chignon. Odorava di sudore dopo un'intera giornata lavorativa, i suoi occhi mi stavano letteralmente mangiando il sedere prima ancora di soffermarsi sulle mie roselline. La mia quarta abbondante senza reggiseno, sballonzolava arrogante sotto la maglietta, segno chiaro di una vacca in cerca di mungitura. Il mio padrone tuonò: “Puoi farti torturare le tette e la bocca come più è di suo gusto, ma ricordati bene i tuoi orifizi, vaginale ed anale sono solo, per ora, del tuo padrone.”
Sconcertata prima di elaborare la situazione, proseguì dettgliando così: “La penetrazione con uno stallone africano del genere, ti lacererebbe in parte e io avrei modo di appurare la trasgressione delle regole, con conseguenze, ti assicuro ben peggiori. Se mi piacerà lo spettacolo che vedrò o che udirò, avrà il mio permesso nel penetrarti con le dita che preferisce.”

Joe, così riportava la targhetta della divisa, era uno splendido ragazzo dalle labbra carnose e dallo sguardo molto vivace. “Ciao”, mi si avvicinò lui, era molto più alto di me. Era così vicino, potevo sentire il suo odore di maschio eccitato. Con la coda dell’occhio potei notare il mio padrone che mi guardava compiaciuto. Decisi di vivere. Decisi di entrare nel flusso e abbandonare pudicizia e ragionevolezza.
Fu così che lo guardandolo annuì come per dare il via allo spettacolo. Sì avventò sulle mie roselline, mordicchiandole dapprima lievemente, ma poi non appena i capezzoli si imperlarono di latte e lui notò la cosa, la situazione tracimò: violentemente avvinghiò con le sue mani enormi, entrambi i seni, come mosso da una sete ancestrale. Pompava vigorosamente: fiotti di latte sgorgarono macchiandoci i vestiti , traboccando dalla sua bocca avida e impegnata in quel rituale magico. Fitte di piacere mi contraevano i muscoli anali e vaginali. Il plug si faceva sentire, stretto nelle contrazioni irregolari che il mio corpo produceva in risposta a Joe.
Lui mi afferrò le spalle e mi spinse in ginocchio, liberando contemporaneamente la sua verga africana. Il mio primo lucido istinto fu quello di scappare, ma poi, il pensiero che il mio padrone mi sta guardando e il forte desiderio di compiacerlo prevalsero.
“Devo solo lasciarmi andare a questa danza primitiva” pensai. Dunque inspirai forte, assaporando l’odore del suo pene che eretto non aspettava altro di entrare nella mia bocca.
Lo sentii entrare , gradualmente, completamente e poi spingere. Mi concentrai, volevo ingoiarlo in tutta la lunghezza, volevo soffocare il conato che di li a poco avrei percepito. E così fu. Sapientemente, come avevo visto fare in qualche video porno tempo prima, trattenni i riflessi di vomito e lo lasciai entrare a fondo in me, violando per la prima volta la mia gola stretta. Lui appoggiando le mani sulla parte anteriore del mio collo, si compiacque del risultato. Inizio a scoparmi la gola, profondamente, in modo africano, ruvido, senza parlare, emettendo una sorta di cantilena erotica con una voce quasi ruggente. Ho iniziato a desiderare la penetrazione vaginale, mi sentivo colare vergognosamente e sapevo che questo non sarebbe mai sfuggito all’attenzione scrupolosa del padrone. Lo cercai con lo sguardo e sorprendentemtene me lo trovai vicino, dietro la mia spalla sinistra. Stava osservando meticolosamente mentre la mia bocca veniva profanata da quello sconosciuto.
“Puoi penetrarla con le mani, se desideri, oppure puoi svuotarti così tra le sue labbra. Lei è di mia proprietà, queste sono le mie concessioni.”

A queste parole un orgasmo lancinante mi squarciò il ventre e produssi un’ondata di caldo latte che iniziò a colare fino a terra.


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2025-08-06
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