La mia ragazza Trans e le nostre porcate
di
Amir Diliv Nutip
genere
trans
La mia ragazza trans e le nostre porcate
Marisa una volta si chiamava Marco. Con Marco eravamo amici per la pelle. Facevamo tutto insieme. Lui era dolce e tranquillo, un po' femminile, e gli piacevano i videogame e le corse in bicicletta, proprio come a me.
Facevamo delle belle pedalate fino a un laghetto naturale dove arrivavamo accaldati e sudati, per tuffarci in mutande - o anche senza - lontani da occhi indiscreti.
Marco si accorse presto di essere una femmina in un corpo maschile e, con la sua famiglia, iniziò già prima dell'adolescenza a prendere gli ormoni e iniziare la transizione.
Questo non cambiò nulla nella nostra amicizia.
Ma un'estate - quando ormai stavamo crescendo tutti e due e Marco iniziava già a farsi chiamare Marisa - durante una delle nostre corse al laghetto, mentre mi stavo già spogliando per farci un bagno rinfrescante, Marisa si bloccò. Mi disse: "Io non vengo. Non voglio spogliarmi, scusami".
Ci rimasi male: "Ma perché? Ti fai problemi con me? Dai, è assurdo!"
E lei: "No, non voglio... non sono più un maschio come te ma non ho ancora il corpo che vorrei, mi vergogno".
Io capii e le presi la mano: "Marisa, mi dispiace che ti fai problemi per questo. Per me sarai sempre la mia amicizia più speciale, con qualsiasi corpo ti ritrovi. Ma sai che facciamo? Ora mi spoglio, guardami. Vedi come saresti se non fossi cambiata? Vorresti essere così? Non penso..."
Mi spogliai completamente nudo, come avevo fatto tante volte davanti a Marco. Lei mi guardò e spalancò gli occhi davanti al cazzo che era diventato molto più grosso e peloso dall'ultima volta che ci eravamo visti nudi. "Ah, è così" disse.
Si spogliò anche lei. Aveva un fisico molto acerbo, non aveva ancora il seno, e lì sotto... beh, era molto diversa da me.
"Vedi - le dissi - puoi già essere orgogliosa. Non sei ancora come vorresti, ma non sei più come me. È già qualcosa, no?"
Lei mi sorrise, mi ringraziò, e ci buttammo in acqua.
Quella sera mi scrisse un messaggio, mi disse che mi ringraziava un milione di volte e che ero la persona più bella che conoscesse. Ero molto felice.
Purtroppo, per qualche tempo non la vidi più. Le strade si separarono. Lei andò in città per le sue cure. Io rimasi in paese. Ci sentivamo sempre, quello sì, ma addio corse in biciletta. Poi un'estate tornò.
Era una ragazza ormai, non c'era dubbio. Una bellissima ragazza. Se non fosse stata la mia migliore amica, forse non l'avrei riconosciuta. Le sue forme erano femminili. Aveva un bel culetto, la vita stretta, e delle piccole tettine ormonali, ancora naturali. Quando venne a trovarmi, notavo che i maschi la guardavano e sicuramente non immaginavano...
Ai miei occhi, comunque, rimaneva un'amica, anche un po' maschiaccio, ed ero solo felice di tornare a giocare alla Play e andare in bicicletta con lei.
E infatti avevamo organizzato di andare insieme al laghetto pedalando come ai vecchi tempi. Ma a differenza dei vecchi tempi, ora avevamo qualche storia da raccontarci. Iniziai io.
"Sai che alla fine ho scopato con quella che ti dicevo?"
"Dai, grande! Come è andata?"
"Mah, la prima volta non tanto bene. Già meglio la seconda"
"Due tacche alla cintura, eh? Non male. Quindi con questa quante ragazze fanno che ti sei portato a letto?"
"Una... lo sai benissimo. E tu? Ancora niete"
"Eh - disse Marisa con un sospiro - in realtà no. Ma te lo volevo raccontare dal vivo. Ho scopato anche io, ma non lo deve sapere nessuno. Prometti?"
Ero molto eccitato da quella notizia e - certamente - avrei tenuto il segreto. Eravamo arrivati nel frattempo vicino al laghetto, posammo le bici, ci sedemmo sull'erba.
Marisa iniziò il suo racconto.
"Allora, del mio compagno di banco con cui faccio i compiti ti ho parlato già. Vado ogni tanto a casa sua. Abita coi suoi e con uno zio un po' più giovane dei suoi, sulla trentina. Palestrato, rasato, un gran figo."
"Una sera questo zio mi riaccompagna a casa in macchina, mi fa sedere davanti, e attacca subito con: 'sei la ragazza di mio nipote?' e io: 'nooo... siamo solo amici' e divento tutta rossa perché quei discorsi mi imbarazzano ancora tanto. Lui fa di sì con la testa poi riattacca: 'ma... sei una ragazza-ragazza o...' e lì sprofondo perché ho capito dove vuole andare a parare e mi esce tipo un 'mmm...' dalla bocca. Lui va avanti a parlare: 'guarda che per me non ci sono problemi, non sono uno di quelli, anzi...' e mentre lo dice mi mette una mano sulla coscia, e a momenti svengo, e mi fa: 'la prossima volta metti una gonna, è più comodo'."
"A quel punto sono completamente persa. Ferma la macchina in un parcheggio e mi immagino già cosa sta per succedere. Ho il cuore a mille. Lui mi guarda, si avvicina, ci baciamo. Mi mette le mani ovunque. Io non so cosa fare e continuo a baciarlo con tutta la lingua che posso. E anche a baciare non è che avessi tanta esperienza... Ma lo so che non gli basta. Mi tira via la maglietta e si butta su quel poco di seno che ho. Sento che è arrapato di brutto ma non ho il coraggio di fargli niente e mi sa che se ne accorge perché si stacca un attimo e mi fa: 'prima volta è?' e poi torna a leccarmi e succhiarmi le tette. Intanto con la mano scende giù verso il mio pacchetto. Me lo accarezza un po' da sopra i pantaloni e sente che sta andando in tiro. Allora si stacca di nuovo e..."
Vedevo Marisa che faceva fatica ad andare avanti. Ma io volevo sapere! "E...? Dai Marisa, racconta!"
"Eh, dammi un attimo. Sono un po' imbarazzata a dirtelo... ma a te posso dire tutto, vero? Non lo dici in giro? Beh, me lo tira fuori e comincia a giocarci con la mano. Ma dura poco perché poi si butta di faccia a mi fa un pompino."
"Wow Marisa, grande! Come è stato?"
"Guarda, ero fuori di testa, non capivo davvero più niente. Me l'ha leccato e baciato e succhiato... poi mi guarda e mi fa: 'guarda bene perché poi tocca a te', mi fa l'occhiolino e torna a divertirsi. Io a quel punto ero davvero in tiro e non ce la facevo più, gli ho detto: 'ehi, io sto venendo, scusami' e lui allora mi guarda, tira fuori la lingua, se lo appoggia sopra e mi fa segno di venire così. Gli sono venuta in bocca! Che con tutti gli ormoni che prendo erano poi due schizzetti da niente, eh. Lui invece... Va beh, poi è stato di parola ed è toccato a me."
"E come è stato?"
"Ahaha... un'esperienza... Quando ha tirato fuori il suo devo aver fatto una faccia da scema perché si è messo a ridere. ENORME! Una cosa davvero esagerata, guarda."
Istintivamente, mi chiesi cosa era "enorme" per Marisa. Non puntavo (ancora) a farci niente, ma se tra poco dovevamo fare il bagno... Marisa continuò il racconto.
"Comunque gli ho fatto un pompino anche io e credo di essere stata brava perché continuava a venirmi in bocca. Il porco poi mi ha baciata che non avevo ancora ingoiato. Ero imbarazzatissima ma avevo goduto per davvero."
La guardavo. Era rossa in viso. Indossava una semplice canottierina e dei pantaloncini. Era in infradito. Vestiti normalissimi. Di istinto la guardai in mezzo alle gambe per vedere se si notava qualcosa, ma mi sembrava di no. Comunque intuivo che il racconto non era finito.
"Marisa, ma questa non è la storia di una scopata..."
"Eh, infatti la scopata è stata la settimana dopo, sempre con lui. Avevo comprato la gonna come mi aveva chiesto. Avevo preso online anche delle mutandine sexy. Avevo letto un milione di consigli su come fare anal senza farsi male. E per vederlo avevo dovuto dire un sacco di bugie. Ma alla fine ce l'avevamo fatta. Appena sono salita in macchina ci siamo baciati, mi ha fatto i complimenti per la gonna e ci ha messo subito le mani sotto, con tante carezze alle cosce e al pacchetto. Mi ha portata in un altro parcheggio, la gonna me l'ha fatta sollevare ed è rimasto incantato a vedermi con delle mutandine sexy, mi sa che non se l'aspettava. Dice che era bellissimo vedermi 'il cazzetto' (eh sì l'ha chiamato così) in tiro dentro a delle mutandine da donna. Però non gli interessava 'il cazzetto' come lo chiama lui. Gli interessava il culo."
Marisa fece una pausa, giocava con l'erba, guardava per terra, io guardavo lei, stavo andando in fissa con le sue gambe senza un pelo e con i piedi, molto femminili, anche se un po' più grandi di quelli di una ragazza nata... Poi continuò.
"Mi ha fatta girare, mi ha tolto le mutandine, e ha iniziato a leccarmi il culo. Letteralmente eh! Poi ha tirato fuori un tubetto di gel e me l'ha spalmato tutto. Mi ha allargata con le dita piano piano, sembrava non finire più. Poi è entrato... beh, pensavo peggio. Forse non era così enorme. Ma mi ha fatto godere, guarda... Mi ha preso il cazzo in mano mentre mi dava i colpi da dietro e ho perso il conto delle sborrate che gli ho fatto in mano. Ogni tanto mi dava la mano da leccare per pulirsi, il porco. Ma la porcata più grossa l'ha detta quando stava per venire. Mi ha chiesto se volevo che finisse in bocca o in culo e siccome in bocca mi faceva un po' schifo alla fine l'ho lasciato venirmi in culo. E beh... questa è stata la mia prima volta."
Che dire... ero contento che la mia amica avesse scoperto anche lei il sesso - e non ero per niente geloso - e vedevo sulla sua faccia l'espressione di chi sta sognando ad occhi aperti. Doveva essere stato bello, lo capivo, ma ero comunque un po' in imbarazzo. E un po' ero anche eccitato. Marisa interruppe i miei pensieri.
"Beh, siamo accaldati tutti e due, bagno?"
E io: "Emh, no, aspetta..."
"Dai! Togliti tutto e buttiamoci!"
"Marisa, dai, ancora due minuti"
"Oh, perché? Ho caldo!"
Lei si era già spogliata, le buttai un occhio distrattamente, era bella, ma io non me la sentivo di farmi vedere, anche perché... Marisa si buttò sui miei pantaloncini e tirò via tutto, boxer compresi.
"Ah però!" disse Marisa.
Non ero completamente in tiro, ma si vedeva che ero barzotto. Mezzo in tiro diciamo.
"Ma... sono stati i miei racconti a farti questo effetto? Ti ecciti ad ascoltare la tua amica trans?"
Io non riuscivo a dire una parola.
Parlò Marisa: "La volta scorsa ero io quella in imbarazzo, ora sei tu. Direi che siamo pari! La cura è sempre la stessa, vieni nell'acqua fredda a calmare i bollenti spiriti!"
Fece una risata e si buttò in acqua e io la seguii.
La tensione si era sciolta, ridemmo e scherzammo sia del mio imbarazzo che della mia eccitazione, da buoni amici.
E per un altro anno, non la vidi e non la sentii più.
Continua
Marisa una volta si chiamava Marco. Con Marco eravamo amici per la pelle. Facevamo tutto insieme. Lui era dolce e tranquillo, un po' femminile, e gli piacevano i videogame e le corse in bicicletta, proprio come a me.
Facevamo delle belle pedalate fino a un laghetto naturale dove arrivavamo accaldati e sudati, per tuffarci in mutande - o anche senza - lontani da occhi indiscreti.
Marco si accorse presto di essere una femmina in un corpo maschile e, con la sua famiglia, iniziò già prima dell'adolescenza a prendere gli ormoni e iniziare la transizione.
Questo non cambiò nulla nella nostra amicizia.
Ma un'estate - quando ormai stavamo crescendo tutti e due e Marco iniziava già a farsi chiamare Marisa - durante una delle nostre corse al laghetto, mentre mi stavo già spogliando per farci un bagno rinfrescante, Marisa si bloccò. Mi disse: "Io non vengo. Non voglio spogliarmi, scusami".
Ci rimasi male: "Ma perché? Ti fai problemi con me? Dai, è assurdo!"
E lei: "No, non voglio... non sono più un maschio come te ma non ho ancora il corpo che vorrei, mi vergogno".
Io capii e le presi la mano: "Marisa, mi dispiace che ti fai problemi per questo. Per me sarai sempre la mia amicizia più speciale, con qualsiasi corpo ti ritrovi. Ma sai che facciamo? Ora mi spoglio, guardami. Vedi come saresti se non fossi cambiata? Vorresti essere così? Non penso..."
Mi spogliai completamente nudo, come avevo fatto tante volte davanti a Marco. Lei mi guardò e spalancò gli occhi davanti al cazzo che era diventato molto più grosso e peloso dall'ultima volta che ci eravamo visti nudi. "Ah, è così" disse.
Si spogliò anche lei. Aveva un fisico molto acerbo, non aveva ancora il seno, e lì sotto... beh, era molto diversa da me.
"Vedi - le dissi - puoi già essere orgogliosa. Non sei ancora come vorresti, ma non sei più come me. È già qualcosa, no?"
Lei mi sorrise, mi ringraziò, e ci buttammo in acqua.
Quella sera mi scrisse un messaggio, mi disse che mi ringraziava un milione di volte e che ero la persona più bella che conoscesse. Ero molto felice.
Purtroppo, per qualche tempo non la vidi più. Le strade si separarono. Lei andò in città per le sue cure. Io rimasi in paese. Ci sentivamo sempre, quello sì, ma addio corse in biciletta. Poi un'estate tornò.
Era una ragazza ormai, non c'era dubbio. Una bellissima ragazza. Se non fosse stata la mia migliore amica, forse non l'avrei riconosciuta. Le sue forme erano femminili. Aveva un bel culetto, la vita stretta, e delle piccole tettine ormonali, ancora naturali. Quando venne a trovarmi, notavo che i maschi la guardavano e sicuramente non immaginavano...
Ai miei occhi, comunque, rimaneva un'amica, anche un po' maschiaccio, ed ero solo felice di tornare a giocare alla Play e andare in bicicletta con lei.
E infatti avevamo organizzato di andare insieme al laghetto pedalando come ai vecchi tempi. Ma a differenza dei vecchi tempi, ora avevamo qualche storia da raccontarci. Iniziai io.
"Sai che alla fine ho scopato con quella che ti dicevo?"
"Dai, grande! Come è andata?"
"Mah, la prima volta non tanto bene. Già meglio la seconda"
"Due tacche alla cintura, eh? Non male. Quindi con questa quante ragazze fanno che ti sei portato a letto?"
"Una... lo sai benissimo. E tu? Ancora niete"
"Eh - disse Marisa con un sospiro - in realtà no. Ma te lo volevo raccontare dal vivo. Ho scopato anche io, ma non lo deve sapere nessuno. Prometti?"
Ero molto eccitato da quella notizia e - certamente - avrei tenuto il segreto. Eravamo arrivati nel frattempo vicino al laghetto, posammo le bici, ci sedemmo sull'erba.
Marisa iniziò il suo racconto.
"Allora, del mio compagno di banco con cui faccio i compiti ti ho parlato già. Vado ogni tanto a casa sua. Abita coi suoi e con uno zio un po' più giovane dei suoi, sulla trentina. Palestrato, rasato, un gran figo."
"Una sera questo zio mi riaccompagna a casa in macchina, mi fa sedere davanti, e attacca subito con: 'sei la ragazza di mio nipote?' e io: 'nooo... siamo solo amici' e divento tutta rossa perché quei discorsi mi imbarazzano ancora tanto. Lui fa di sì con la testa poi riattacca: 'ma... sei una ragazza-ragazza o...' e lì sprofondo perché ho capito dove vuole andare a parare e mi esce tipo un 'mmm...' dalla bocca. Lui va avanti a parlare: 'guarda che per me non ci sono problemi, non sono uno di quelli, anzi...' e mentre lo dice mi mette una mano sulla coscia, e a momenti svengo, e mi fa: 'la prossima volta metti una gonna, è più comodo'."
"A quel punto sono completamente persa. Ferma la macchina in un parcheggio e mi immagino già cosa sta per succedere. Ho il cuore a mille. Lui mi guarda, si avvicina, ci baciamo. Mi mette le mani ovunque. Io non so cosa fare e continuo a baciarlo con tutta la lingua che posso. E anche a baciare non è che avessi tanta esperienza... Ma lo so che non gli basta. Mi tira via la maglietta e si butta su quel poco di seno che ho. Sento che è arrapato di brutto ma non ho il coraggio di fargli niente e mi sa che se ne accorge perché si stacca un attimo e mi fa: 'prima volta è?' e poi torna a leccarmi e succhiarmi le tette. Intanto con la mano scende giù verso il mio pacchetto. Me lo accarezza un po' da sopra i pantaloni e sente che sta andando in tiro. Allora si stacca di nuovo e..."
Vedevo Marisa che faceva fatica ad andare avanti. Ma io volevo sapere! "E...? Dai Marisa, racconta!"
"Eh, dammi un attimo. Sono un po' imbarazzata a dirtelo... ma a te posso dire tutto, vero? Non lo dici in giro? Beh, me lo tira fuori e comincia a giocarci con la mano. Ma dura poco perché poi si butta di faccia a mi fa un pompino."
"Wow Marisa, grande! Come è stato?"
"Guarda, ero fuori di testa, non capivo davvero più niente. Me l'ha leccato e baciato e succhiato... poi mi guarda e mi fa: 'guarda bene perché poi tocca a te', mi fa l'occhiolino e torna a divertirsi. Io a quel punto ero davvero in tiro e non ce la facevo più, gli ho detto: 'ehi, io sto venendo, scusami' e lui allora mi guarda, tira fuori la lingua, se lo appoggia sopra e mi fa segno di venire così. Gli sono venuta in bocca! Che con tutti gli ormoni che prendo erano poi due schizzetti da niente, eh. Lui invece... Va beh, poi è stato di parola ed è toccato a me."
"E come è stato?"
"Ahaha... un'esperienza... Quando ha tirato fuori il suo devo aver fatto una faccia da scema perché si è messo a ridere. ENORME! Una cosa davvero esagerata, guarda."
Istintivamente, mi chiesi cosa era "enorme" per Marisa. Non puntavo (ancora) a farci niente, ma se tra poco dovevamo fare il bagno... Marisa continuò il racconto.
"Comunque gli ho fatto un pompino anche io e credo di essere stata brava perché continuava a venirmi in bocca. Il porco poi mi ha baciata che non avevo ancora ingoiato. Ero imbarazzatissima ma avevo goduto per davvero."
La guardavo. Era rossa in viso. Indossava una semplice canottierina e dei pantaloncini. Era in infradito. Vestiti normalissimi. Di istinto la guardai in mezzo alle gambe per vedere se si notava qualcosa, ma mi sembrava di no. Comunque intuivo che il racconto non era finito.
"Marisa, ma questa non è la storia di una scopata..."
"Eh, infatti la scopata è stata la settimana dopo, sempre con lui. Avevo comprato la gonna come mi aveva chiesto. Avevo preso online anche delle mutandine sexy. Avevo letto un milione di consigli su come fare anal senza farsi male. E per vederlo avevo dovuto dire un sacco di bugie. Ma alla fine ce l'avevamo fatta. Appena sono salita in macchina ci siamo baciati, mi ha fatto i complimenti per la gonna e ci ha messo subito le mani sotto, con tante carezze alle cosce e al pacchetto. Mi ha portata in un altro parcheggio, la gonna me l'ha fatta sollevare ed è rimasto incantato a vedermi con delle mutandine sexy, mi sa che non se l'aspettava. Dice che era bellissimo vedermi 'il cazzetto' (eh sì l'ha chiamato così) in tiro dentro a delle mutandine da donna. Però non gli interessava 'il cazzetto' come lo chiama lui. Gli interessava il culo."
Marisa fece una pausa, giocava con l'erba, guardava per terra, io guardavo lei, stavo andando in fissa con le sue gambe senza un pelo e con i piedi, molto femminili, anche se un po' più grandi di quelli di una ragazza nata... Poi continuò.
"Mi ha fatta girare, mi ha tolto le mutandine, e ha iniziato a leccarmi il culo. Letteralmente eh! Poi ha tirato fuori un tubetto di gel e me l'ha spalmato tutto. Mi ha allargata con le dita piano piano, sembrava non finire più. Poi è entrato... beh, pensavo peggio. Forse non era così enorme. Ma mi ha fatto godere, guarda... Mi ha preso il cazzo in mano mentre mi dava i colpi da dietro e ho perso il conto delle sborrate che gli ho fatto in mano. Ogni tanto mi dava la mano da leccare per pulirsi, il porco. Ma la porcata più grossa l'ha detta quando stava per venire. Mi ha chiesto se volevo che finisse in bocca o in culo e siccome in bocca mi faceva un po' schifo alla fine l'ho lasciato venirmi in culo. E beh... questa è stata la mia prima volta."
Che dire... ero contento che la mia amica avesse scoperto anche lei il sesso - e non ero per niente geloso - e vedevo sulla sua faccia l'espressione di chi sta sognando ad occhi aperti. Doveva essere stato bello, lo capivo, ma ero comunque un po' in imbarazzo. E un po' ero anche eccitato. Marisa interruppe i miei pensieri.
"Beh, siamo accaldati tutti e due, bagno?"
E io: "Emh, no, aspetta..."
"Dai! Togliti tutto e buttiamoci!"
"Marisa, dai, ancora due minuti"
"Oh, perché? Ho caldo!"
Lei si era già spogliata, le buttai un occhio distrattamente, era bella, ma io non me la sentivo di farmi vedere, anche perché... Marisa si buttò sui miei pantaloncini e tirò via tutto, boxer compresi.
"Ah però!" disse Marisa.
Non ero completamente in tiro, ma si vedeva che ero barzotto. Mezzo in tiro diciamo.
"Ma... sono stati i miei racconti a farti questo effetto? Ti ecciti ad ascoltare la tua amica trans?"
Io non riuscivo a dire una parola.
Parlò Marisa: "La volta scorsa ero io quella in imbarazzo, ora sei tu. Direi che siamo pari! La cura è sempre la stessa, vieni nell'acqua fredda a calmare i bollenti spiriti!"
Fece una risata e si buttò in acqua e io la seguii.
La tensione si era sciolta, ridemmo e scherzammo sia del mio imbarazzo che della mia eccitazione, da buoni amici.
E per un altro anno, non la vidi e non la sentii più.
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