La nascita di un cuck
di
max the cuck
genere
tradimenti
Sono Max, ho 45 anni e sono un cuckold. Ma cosa spinge una persona a maturare desiderio di vedere la propria donna fare sesso con altri maschi? Sul punto si sono scritti fiumi di parole, svariate tesi,a volte contrastanti, ma io ritengo che sia una propulsione insita in taluni che vien fuori al verificarsi di un determinato episodio.
Per quanto riguarda me, penso di poter dire che l'elemento scatenante risale ai tempi della mia adolescenza. Unico figlio di una coppia di professionisti giovanili, eleganti e sempre curati nell'aspetto. Mia madre in particolare la classica donna mediterranea, mora, altezza medio alta, carnagione scura, seno, una quarta, glutei e gambe tonici e sodi. Ricordava le classiche soubrette alla Pamela Prati, sogno erotico degli adolescenti, e non solo, dell'epoca e molto somigliante a quelle modelle che invadevano le pagine dei giornaletti porno di cui facevo incetta. Mentre nella vita di tutti i giorni nella nostra cittadina appariva morigerata, la classica moglie e mamma ineccepibile, quando ci si trasferiva alla casa al mare in estate cambiava totalmente aspetto dando spazio a vestitini corti e bikini succinti che ne mettevano in risalto il fisico statuario. L'estate del 1996, come sempre, saremmo stati in vacanza da soli io e lei dal 1 al 31 luglio mentre papà ci avrebbe raggiunto nei fine settimana per poi ripartire il lunedi mattina per far rientro in città. Anche se non dovrei dirlo, vederla girare mezza nuda per casa era per me fonte di ispirazione per delle seghe clamorose. Quell'estate, però, avrebbe rappresentato molto di più.
Una mattina mentre si era in spiaggia squillò il suo cellulare e la sentii rispondere.
"Pronto? Fulvio ciao come stai? No io non sono a lavoro sono in vacanza a mare con mio figlio che è qui accanto a me. No no mio marito è in città. Ah volevi rivedere quella pratica e mi dispiace ma dovremmo aggiornarci. Ma davvero? Anche tu ti trovi qui e fin quando? Ah perfetto ed allora potremmo vederci domani pomeriggio, solo che dovrai passare a prendermi perchè sono senza macchina. Perfetto dai ci aggiorniamo". Rivolta a me aggiunse: "era Fulvio un mio collega stiamo seguendo una pratica insieme e visto che casualmente lui domani si trova qui mi passerà a prendere per lavorare sta questione. Quindi domani pomeriggio starai solo".
Conoscendo il suo look formale da lavoro, mi meravigliai il giorno seguente vederla indossare un vestitino corto mezza coscia e dei sandali tacco alquanto alto ma del resto mi dissi eravamo a mare e quell'impegno di lavoro era piovuto inaspettato. La seguì con lo sguardo salutare sto Fulvio un bell'uomo brizzolato, alto dal fisico atletico e tonico. Un brivido mi scosse e, senza saperne il motivo decisi di inforcare il Piaggio Sfera che usavo per andare a fare spese e seguirli senza farmi notare.
Si fermarono in un baretto del centro per una bibita. Niente di strano se non fosse per quegli sguardi e sorrisini troppo confidenziali che si scambiavano. Finiti i drink si diressero alla macchina e lì dovetti assistere ad una scena che mi gelò. Mentre le apriva la portiera, Fulvio la cinse a sé e baciò. Immaginai una reazione brusca di mia madre che invece ricambiò il bacio, concedendogli anche di insinuare la mani sotto al vestitino facendosi palpare gambe e culo.
Ripartiti continuai a seguirli fino a vederli sparire dentro il cancello di una villetta. Conoscevo bene il posto, da bambini insieme ai miei amici del mare giocavamo a calcio nello spiazzale antistante la villetta, allora in costruzione. Ne abbiamo persi di palloni dentro quel recinto fino a quando i nostri genitori non ci minacciarono di non comprarcene di nuovi ed allora ci ingegnammo per recuperarli scoprendo una falla nella rete di cinta. Bastava sollevarla per entrare, chissà se....
Provai e la falla era ancora lì. Spinto dall'incoscienza dei miei 16 anni e dalla voglia di capire, mi spinsi nella recinzione e, nascondendomi dietro delle alte siepi, guardai agghiacciato la scena che si stava consumando a bordo piscina.
Su di un grande materassino gonfiabile, mia madre con addosso solo perizoma, tette al vento e scalza segava e succhiava il cazzo del brizzolato, che gradiva il trattamento con sonori gemiti. Lo vidi abbassarle il perizoma e cominciare a frugare con le dita nella figa. Nonostante avesse la bocca piena di cazzo, sentivo bene i mugugni di piacere della mia mamma che divennero urletti e parole di incitamento quando il maschio la mise in posizione dando vita ad un lungo 69.
La vidi fremere quando raggiunse l'orgasmo e poco dopo fu raggiunta da un paio di schizzi che le inondarono le tette.
Breve scambio di effusioni, e poi lei si diresse alla doccetta lavandosi di dosso la sborra che le aveva scaricato addosso il maschio. Fulvio la raggiunse subito dopo e, posizionatosi dietro di lei, le baciava il collo insaponandole le tette col cazzo di nuovo duro che, senza tante esitazioni, le piantò in figa.
M : “oh si così come sei duro lo sento”. Tornarono al materassino dove lei si mise a cavalcioni del cazzone, muovendosi molto lentamente.
M: “oh oh oh ahh si”. Istanti poi scese dal cazzo e lo segò. Si vede che tra i due c'era feeling e come in un copione ben studiato, senza dirsi nulla, lui la prese di lato tenendole la gamba alzata alternando colpi veloci a movimenti più lenti che portarono mia madre vicina all'orgasmo come confermava a gran voce:
M: “oh cazzo si mi fai venire me lo sento tutto mi stai sfondando, mi piace continua”.
Arrapato ancora di più a queste parole, il brizzolato decise di sfondarla davvero mettendola con le gambe alte piegate alla testa. Il rumore delle palle che battevano al culo e le urla di godimento di mia madre rimarranno per sempre ad echeggiare nella mia mente. Così trattata, non le ci volle molto a venire ed ora se ne stava stesa nuda col respiro affannato a riprendersi da quella super monta.
Notai lui dirle qualcosa all'orecchio e lei sorridere ed annuire poi il brizzolato si diresse alla doccetta e si lavò per bene il cazzo pieno degli umori di mia madre. L'aveva fatta sbrodolare per bene. Nonostante la doccia il cazzo rimase duro e svettava quando si sdraiò sul materassino. Intanto mia madre aveva calzato i suoi sandali a zoccola ed il perizoma. Lo raggiunse gattonando e cominciò a leccargli il cazzo lentamente per tutta la lunghezza dell'asta, giocando intorno alla cappella, poi ventre e collo per poi scendere di nuovo verso quella mazza durissima. In un colpo solo lo portò alla bocca cominciando una magistrale pompa. Incitata dal maschio aumentò il ritmo della pompata fin quando, con un urlo notevole, Fulvio non le scaricò in bocca un fiume di sborra.
Con grande naturalezza lei lo sputò e tornò contenta a sorridere al suo amante.
Approfittai della loro entrata in casa per sgattaiolare via dalla villetta. Mi misi le mani in tasca a cercare le chiavi dello scooter e notai qualcosa di viscoso. Senza neanche rendermene conto mi ero sborrato nelle mutande. Tornai a casa di corsa mi lavai ed uscii nuovamente trovandomi in riva al mare combattuto tra rabbia che mi spingeva ad affrontarla dirle che era una troia e che avrei detto tutto a papà e l'eccitazione di vederla montata a dovere, ed anche felice per lei per la soddisfazione che aveva provato manifestato da quello splendido sorriso post monta. Prevalse il secondo sentimento. Feci ritorno a casa dove la trovai in accappatoio appena docciata stesa con i piedi poggiati su di una sedia, volto sereno, gambe come sempre generosamente a vista. Non potei fare a meno di dirle quanto sei bella.
M: “ ma grazie fatti dare un bacio”. Ricordai di quelle labbra piene di sborra.“Ehmm no forse meglio se te lo do io”.
Per quanto riguarda me, penso di poter dire che l'elemento scatenante risale ai tempi della mia adolescenza. Unico figlio di una coppia di professionisti giovanili, eleganti e sempre curati nell'aspetto. Mia madre in particolare la classica donna mediterranea, mora, altezza medio alta, carnagione scura, seno, una quarta, glutei e gambe tonici e sodi. Ricordava le classiche soubrette alla Pamela Prati, sogno erotico degli adolescenti, e non solo, dell'epoca e molto somigliante a quelle modelle che invadevano le pagine dei giornaletti porno di cui facevo incetta. Mentre nella vita di tutti i giorni nella nostra cittadina appariva morigerata, la classica moglie e mamma ineccepibile, quando ci si trasferiva alla casa al mare in estate cambiava totalmente aspetto dando spazio a vestitini corti e bikini succinti che ne mettevano in risalto il fisico statuario. L'estate del 1996, come sempre, saremmo stati in vacanza da soli io e lei dal 1 al 31 luglio mentre papà ci avrebbe raggiunto nei fine settimana per poi ripartire il lunedi mattina per far rientro in città. Anche se non dovrei dirlo, vederla girare mezza nuda per casa era per me fonte di ispirazione per delle seghe clamorose. Quell'estate, però, avrebbe rappresentato molto di più.
Una mattina mentre si era in spiaggia squillò il suo cellulare e la sentii rispondere.
"Pronto? Fulvio ciao come stai? No io non sono a lavoro sono in vacanza a mare con mio figlio che è qui accanto a me. No no mio marito è in città. Ah volevi rivedere quella pratica e mi dispiace ma dovremmo aggiornarci. Ma davvero? Anche tu ti trovi qui e fin quando? Ah perfetto ed allora potremmo vederci domani pomeriggio, solo che dovrai passare a prendermi perchè sono senza macchina. Perfetto dai ci aggiorniamo". Rivolta a me aggiunse: "era Fulvio un mio collega stiamo seguendo una pratica insieme e visto che casualmente lui domani si trova qui mi passerà a prendere per lavorare sta questione. Quindi domani pomeriggio starai solo".
Conoscendo il suo look formale da lavoro, mi meravigliai il giorno seguente vederla indossare un vestitino corto mezza coscia e dei sandali tacco alquanto alto ma del resto mi dissi eravamo a mare e quell'impegno di lavoro era piovuto inaspettato. La seguì con lo sguardo salutare sto Fulvio un bell'uomo brizzolato, alto dal fisico atletico e tonico. Un brivido mi scosse e, senza saperne il motivo decisi di inforcare il Piaggio Sfera che usavo per andare a fare spese e seguirli senza farmi notare.
Si fermarono in un baretto del centro per una bibita. Niente di strano se non fosse per quegli sguardi e sorrisini troppo confidenziali che si scambiavano. Finiti i drink si diressero alla macchina e lì dovetti assistere ad una scena che mi gelò. Mentre le apriva la portiera, Fulvio la cinse a sé e baciò. Immaginai una reazione brusca di mia madre che invece ricambiò il bacio, concedendogli anche di insinuare la mani sotto al vestitino facendosi palpare gambe e culo.
Ripartiti continuai a seguirli fino a vederli sparire dentro il cancello di una villetta. Conoscevo bene il posto, da bambini insieme ai miei amici del mare giocavamo a calcio nello spiazzale antistante la villetta, allora in costruzione. Ne abbiamo persi di palloni dentro quel recinto fino a quando i nostri genitori non ci minacciarono di non comprarcene di nuovi ed allora ci ingegnammo per recuperarli scoprendo una falla nella rete di cinta. Bastava sollevarla per entrare, chissà se....
Provai e la falla era ancora lì. Spinto dall'incoscienza dei miei 16 anni e dalla voglia di capire, mi spinsi nella recinzione e, nascondendomi dietro delle alte siepi, guardai agghiacciato la scena che si stava consumando a bordo piscina.
Su di un grande materassino gonfiabile, mia madre con addosso solo perizoma, tette al vento e scalza segava e succhiava il cazzo del brizzolato, che gradiva il trattamento con sonori gemiti. Lo vidi abbassarle il perizoma e cominciare a frugare con le dita nella figa. Nonostante avesse la bocca piena di cazzo, sentivo bene i mugugni di piacere della mia mamma che divennero urletti e parole di incitamento quando il maschio la mise in posizione dando vita ad un lungo 69.
La vidi fremere quando raggiunse l'orgasmo e poco dopo fu raggiunta da un paio di schizzi che le inondarono le tette.
Breve scambio di effusioni, e poi lei si diresse alla doccetta lavandosi di dosso la sborra che le aveva scaricato addosso il maschio. Fulvio la raggiunse subito dopo e, posizionatosi dietro di lei, le baciava il collo insaponandole le tette col cazzo di nuovo duro che, senza tante esitazioni, le piantò in figa.
M : “oh si così come sei duro lo sento”. Tornarono al materassino dove lei si mise a cavalcioni del cazzone, muovendosi molto lentamente.
M: “oh oh oh ahh si”. Istanti poi scese dal cazzo e lo segò. Si vede che tra i due c'era feeling e come in un copione ben studiato, senza dirsi nulla, lui la prese di lato tenendole la gamba alzata alternando colpi veloci a movimenti più lenti che portarono mia madre vicina all'orgasmo come confermava a gran voce:
M: “oh cazzo si mi fai venire me lo sento tutto mi stai sfondando, mi piace continua”.
Arrapato ancora di più a queste parole, il brizzolato decise di sfondarla davvero mettendola con le gambe alte piegate alla testa. Il rumore delle palle che battevano al culo e le urla di godimento di mia madre rimarranno per sempre ad echeggiare nella mia mente. Così trattata, non le ci volle molto a venire ed ora se ne stava stesa nuda col respiro affannato a riprendersi da quella super monta.
Notai lui dirle qualcosa all'orecchio e lei sorridere ed annuire poi il brizzolato si diresse alla doccetta e si lavò per bene il cazzo pieno degli umori di mia madre. L'aveva fatta sbrodolare per bene. Nonostante la doccia il cazzo rimase duro e svettava quando si sdraiò sul materassino. Intanto mia madre aveva calzato i suoi sandali a zoccola ed il perizoma. Lo raggiunse gattonando e cominciò a leccargli il cazzo lentamente per tutta la lunghezza dell'asta, giocando intorno alla cappella, poi ventre e collo per poi scendere di nuovo verso quella mazza durissima. In un colpo solo lo portò alla bocca cominciando una magistrale pompa. Incitata dal maschio aumentò il ritmo della pompata fin quando, con un urlo notevole, Fulvio non le scaricò in bocca un fiume di sborra.
Con grande naturalezza lei lo sputò e tornò contenta a sorridere al suo amante.
Approfittai della loro entrata in casa per sgattaiolare via dalla villetta. Mi misi le mani in tasca a cercare le chiavi dello scooter e notai qualcosa di viscoso. Senza neanche rendermene conto mi ero sborrato nelle mutande. Tornai a casa di corsa mi lavai ed uscii nuovamente trovandomi in riva al mare combattuto tra rabbia che mi spingeva ad affrontarla dirle che era una troia e che avrei detto tutto a papà e l'eccitazione di vederla montata a dovere, ed anche felice per lei per la soddisfazione che aveva provato manifestato da quello splendido sorriso post monta. Prevalse il secondo sentimento. Feci ritorno a casa dove la trovai in accappatoio appena docciata stesa con i piedi poggiati su di una sedia, volto sereno, gambe come sempre generosamente a vista. Non potei fare a meno di dirle quanto sei bella.
M: “ ma grazie fatti dare un bacio”. Ricordai di quelle labbra piene di sborra.“Ehmm no forse meglio se te lo do io”.
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valutazione
6.7
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Commenti dei lettori al racconto erotico