Il debito

di
genere
dominazione

Arrivai come al solito tardi.

Le festa era evidentemente già in pieno svolgimento perché dalla lussuosa villa, completamente illuminata, provenivano voci e musica mescolate in un rumore disarmonico, che si faceva vieppiù forte come mi avvicinavo percorrendo il lungo viale ghiaioso.

All’esterno, personaggi che erano deputati alla sicurezza, corpulenti e dall’aria paramilitare, scrutavano tutti con aria indagatrice.

Sentii i loro occhi puntati su di me.

Esibii l’invito indossando la maschera che la mia amica mi aveva dato: io non posso, vai tu, ti divertirai un mondo..., mi aveva assicurato con aria innocente e candida, come se mi stesse facendo un regalo prezioso.

Venni fatta passare.

Avvolta nel mio lungo abito di un rosso cupo e inquietante, i lunghi capelli neri raccolti a un lato che mi scendevano sulla spalla fino al seno come una cascata lavica, entrai nell’ampio salone, dopo che personaggi ridicoli agghindati come valletti del Re Sole mi aprirono il pesante portale di legno intarsiato.

Rimasi sorpresa e inquieta.

La volta altissima, una doppia scalinata sinuosa che portava al piano superiore correndo lungo un arredamento gotico in legno scuro e contraddistinto da pinnacoli aguzzi.

Tutti parlavano animatamente, ridendo e danzando al ritmo di una musica soffusa e dalle sonorità luciferine.

C'erano una ventina di persone, e tutti sembravano pendere dalle labbra di una donna completamente coperta da una specie di saio nero con annesso inquietante cappuccio, sempre nero.

"Ippolita!", scandì con forza la voce della donna e, dopo un ooohhh!!! di meraviglia degli astanti, uno scrosciante applauso salutò una donna mascherata di rosso, che si presentò al centro della sala e restò immobile.

Qualche istante e venne raggiunta da un uomo, in maschera anche lui, che prese a spogliarla.

Le abbassò le spalline, le fece scendere fino a terra il lungo abito cremisi, mentre lei restava immobile al centro della scena in un silenzio inquietante.

La musica aveva cessato di suonare e il mormorio si era spento del tutto.

L'uomo tolse il reggiseno alla donna, lanciandolo lontano come un trofeo.

Le accarezzò i seni delicati, leccando i capezzoli minuti.

Scese giù e le sfilò gli slip, che caddero a terra senza fare rumore.

L'uomo le fece allargare le gambe e tuffò il suo viso tra le sue cosce.

Con le mani le stringeva le natiche e con la lingua assaporava la sua fica, andando in profondità.

La donna iniziò a contorcersi ansimando sommessamente.

L'uomo indicò una sedia.

Uno dei presenti con immediatezza la portò e l'uomo spinse la donna a chinarsi su di essa.

La fece porre a 90 grandi, le andò dietro, le allargò il culo con le mani e cominciò a leccarle avidamente il buco, fin quando vi appoggiò il suo cazzo e cominciò a spingere con forza.

La donna ansimava, lamentandosi in silenzio.

Ancheggiava per consentire al cazzo di entrare più in profondità, mentre l'uomo spingeva ululando di piacere.

L'azione durò qualche minuto, e mentre la donna emetteva gridolini soffocati di dolore e piacere insieme, l'uomo si irrigidì contraendosi.

Fiotti caldi di sperma invasero il culo della donna che continuava a gemere sommessamente.

L'uomo fece un gesto e subito qualcuno gli porse una tazzina che egli posizionò sotto il culo della donna, che già sapeva cosa fare.

Lo sperma fuoriuscì dal culo della donna e si deposito' nella tazzina, che l'uomo porse alla donna, la quale rizzandosi al centro della sala, portò alla bocca e ingoiò.

L'uomo intinse il dito nella tazzina, raccolse le tracce di sperma ancora presenti e li fece leccare alla donna.

A quel punto l'uomo fece un inchino alla donna e si eclissò.

Un applauso convinto scrosciò nella sala.

La ragazza si pulì la bocca con un fazzoletto e prese a rivestirsi, si ricompose e uscì dalla sala scomparendo.

"Ippolita ha pagato il suo debito!" annunciò trionfante la donna incappucciata.

"Finalmente sei arrivata", mi sentii dire da un uomo che si era avvicinato alle mie spalle. "Cominciavo a temere che ci avessi ripensato".

"Dice a me?", chiesi voltandomi verso l'uomo, anch'egli mascherato.

"Certamente, Elettra, certamente..."

Come faceva a sapere quell'uomo il nome che c'era scritto sul mio invito?

"Scusi, ma lei chi è?", chiesi titubante.

"Dai, preparati mia cara, tocca a noi...", mi disse un po' spazientito.

Neanche il tempo di articolare una risposta e la donna incappucciata scandì un altro nome: "Elettra!"

Io? Chiesi incredula e spaventata tra me e me.

Cazzo, cazzo, cazzo..., pensai in preda al panico.

E ora che cazzo faccio?

Tutti si girarono verso di me, come se tutti in quella sala mi conoscessero.

Che cazzo stava succedendo?

Dove cazzo ero capitata?

Cazzo, cazzo, cazzo...!!!

Mi sentii spingere alle spalle con decisione.

Capii di essere in trappola.

Mi avviai in silenzio verso il centro della sala.

Mi accompagnò l'applauso della folla che aveva gli occhi puntati su di me.

E si, cazzo, ora vi faccio vedere io..., pensai battagliera.

Cazzo vi credete, pensai, che io sia una pavida verginella?

Venni raggiunta dall'uomo che mi aveva parlato.

Prese a spogliarmi.

Quando fui nuda cominciò a toccarmi le tette e la fica.

Con le dita mi frugò insinuandosi in profondità, mentre sentivo la mia fica inumidirsi.

Mi afferrò per le spalle e mi fece scendere.

Capii.

Estrassi il suo cazzo dai pantaloni, lo afferrai, lo misi in bocca e cominciai a leccarlo.

Iniziai ad accanirmi sul suo membro, succhiandolo voracemente.

Appena divenne duro mi fece rialzare.

Lui si sedette col cazzo in mano e mi fece segno di sedermici sopra.

Allargai la fica con le dita e feci per scendere quando lui mi fermo' e mi fece il segno di girarmi.

Capii che voleva incularmi.

Allargai con le mani il culo e cominciai a scendere sul suo cazzo.

Urlai in silenzio per il dolore mordendomi le labbra, mentre il cazzo entrava, sempre più in profondità.

Sentii tutto il suo cazzo nel mio culo, mentre lui ansimava di piacere.

A un certo punto avvertii il suo fremito.

Mi spinse via con violenza, si alzò in piedi e mi fece inginocchiare.

Mi guardò aprendo la bocca.

Capii cosa voleva.

Alzai la testa, spalancai la bocca e cacciai la lingua.

Pochi secondi e la mia bocca venne riempita da fiotti di sperma liquido e caldo.

Presi a ingoiare, mentre rivoli di sborra mi scendevano per il mento.

Quando i fiotti cessarono mi mise il suo cazzo in bocca.

Lo leccai a lungo fin quando si sgonfiò.

A quel punto l'uomo si ricompose e fece un rispettoso inchino verso di me.

Mi rialzai trionfante.

Mi passai una mano sulle labbra, raccolsi quel che restava dello sperma e lo misi in bocca sfidando con lo sguardo gli astanti.

Mi rivestii lentamente, senza guardare nessuno, e, sempre lentamente uscii dalla sala, busto eretto e col viso in alto di chi sfida il mondo.

Venni accompagnata da un applauso convinto, mentre la donna incappucciata annunciava decisa: "Elettra ha pagato il suo debito!"

Era il turno della mia amica, pensai...e già, mi aveva regalato il suo debito da pagare…

Amica mia, sto venendo proprio da te adesso...sto venendo a prenderti, pensai mentre uscivo da quella villa para demoniaca accompagnata dallo sguardo freddo degli addetti alla sicurezza.

Percorsi il viale ghiaioso in preda ad una furia fredda e controllata mentre, uscendo dal cancello, rivolsi un ultimo sguardo a quella villa maledetta in cui avevo respirato un'aria luciferina e satanica dai contorni inquietanti.

scritto il
2025-07-12
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