Contrasti
di
Spice
genere
gay
Ricordo che quando avevo 18 anni (ora ne ho 24) passavo letteralmente delle ore su Grindr a chattare con uomini molto più grandi di me, sulla quarantina e talvolta anche sulla cinquantina. La cosa mi eccitava da morire, mi veniva duro solo vederli online, ma al momento delle richieste di incontro ero uno di quei bastardi che spariva nel nulla lasciando gli altri con un pugno di mosche e una goccia di liquido prespermatico sul glande gonfio. Il punto era che non avevo il coraggio di concretizzare quella che per me allora era una perversa fantasia che doveva restare tale. Eppure aveva perfettamente senso, nel mio personale universo erotico. Ricordo in maniera indelebile il mio risveglio sessuale: ero con mia madre, fresca di divorzio, in vacanza a Santorini, e all’epoca avevo appena 13 anni. Uno dei primi giorni di vacanza, al buffet della colazione mi passò davanti un tale, un maledetto senza nome che rovinò la mia vita per sempre (lo dico ironicamente, anche se essere condannati ad essere attratti dagli uomini talvolta mi sembra davvero una condanna). Alto quasi il doppio di me, grande come un armadio, avrà avuto trent’anni: indossava shorts attillati e canottiera viola dei Lakers, la nota squadra di basket, ed era tutto muscoli, tatuaggi, gambe poderose e pelose, le braccia più grandi della mia innocente testa da tredicenne, il cappellino da baseball portato all’indietro e una barbetta scura al mento, il tutto circondato da un’aurea di testosterone percepibile in tutto l’Egeo. Per qualche ragione, la sua vista stimolò i neuroni giusti, facendomi pulsare il pene e l’ano contemporaneamente: fu il primo uomo verso il quale mi sentii mai attratto. Fu una scarica elettrica totale. Ricordo che per il resto della vacanza sperai ossessivamente di incrociarlo nei pressi dell’hotel, o di vederlo in piscina senza maglietta, magari scorgendo l’impronta del suo membro nel costume quando usciva dall’acqua. E così fu, uno degli ultimi giorni: era come se la sua abbondanza fisica si rispecchiasse anche tra le gambe. Quella visione mi mandò fuori di testa, ricordo che con una scusa corsi in camera e mi masturbai ferocemente più volte su quell’immagine succulenta di muscoli e sporgenze bagnate, quasi terrorizzato da quell’ignoto sentimento di lussuria che mi dominava senza permettermi di ragionare lucidamente.
Da qui, per tutta la mia adolescenza rivolsi ogni mia fantasia sempre a uomini più grandi di me; forse ad eccitarmi era anche il fatto che non ci avevo nulla a che fare in nessuna situazione del mio quotidiano: quando mai un sedicenne si trova “alla pari” con un cinquantenne, a parte che con i suoi genitori, zii, eccetera? (Anche il fatto di essere attratti da uomini dell’età di mio padre aveva un che di maledettamente perverso e sbagliato) Questo scatto era parte dell’eccitazione, era un po’ come essere attratti da una specie proibita e irraggiungibile. Ed effettivamente, per me fu così, fino a quando non ci fu Grindr tra le app del mio telefono e il divario si ridusse. Sempre di più. Fino al giorno in cui mi trovai con la bocca piena del membro caldo e gonfio di uno di quegli uomini con cui mi piaceva chattare e che provocavo con finta innocenza.
Vi dicevo, amavo chattare con uomini più grandi. Io non me la cavavo gran che col sexting, che pur adoravo praticare: il mio ruolo principale durante le conversazioni era quello del provocatore, chiedendo a quegli uomini cosa mi avrebbero fatto se mi avessero avuto lì tra le loro braccia, e masturbarmi leggendo le porcate che mi scrivevano. Rispetto alle chat con i miei coetanei, decisamente asciutte, pragmatiche (quasi chirurgiche, direi) e un po’ inquietanti, gli uomini maturi avevano un modo singolare di mescolare flirt, passionalità e dolcezza con l’essere porci, il che era decisamente più nelle mie corde. Leggere di come mi avrebbero baciato appassionatamente, con la lingua, e di come mi avrebbero succhiato il buchetto mandandomi in estasi per poi entrare lentamente dentro di me e sfinirmi a suon di colpi di bacino mentre il loro corpo possente, sudato e ruvido dall’età e dal pelo spingeva sul mio corpicino magro e quasi glabro da giovane uomo, mi eccitava alla follia. Molti di loro erano sposati, e la cosa — che già all’epoca mi sembrava sbagliatissima — innegabilmente mi eccitava molto: quest’idea di essere il loro segreto, il loro sfogo sessuale per tutte le cose represse nella vita matrimoniale mi faceva sentire speciale. Facendo viaggiare la fantasia, l’idea del contrasto fisico e anagrafico tra loro — grossi, forti, pelosi, maturi, con un pene gonfio e venoso, la barba appuntita che mi strofinava il viso o i baffi che mi solleticavano l’ano — e me (mingherlino ma tonico, quasi senza pelo tranne che nel pube e sotto le ascelle, con la pelle giovane, chiara e liscia) mi faceva impazzire: c’era qualcosa di maledettamente attraente e perverso in questo mix di caratteristiche.
Il giorno del primo incontro dal vivo, stavo appunto chattando con Ludovico: sposato, a detta sua con un uomo, e in una relazione aperta il cui patto era che nessuno dei due partner dovesse sapere degli incontri dell’altro. Per qualche ragione, mi sembrò una gran balla, il mio sesto senso mi diceva che era sposato con una donna che non sapeva nulla delle sue avventure; comunque, dopo avermi inviato alcune foto, la mia coscienza fu momentaneamente non disponibile. Non mi mandò nessuna foto che mostrasse le sue nudità, ma molte in cui era a petto nudo intento a fare sport o in mutande. Era un paparino da manuale, il classico uomo maturo che però si prende cura di sé senza sforare nella vanità: un po’ basso ma tozzo, con le braccia grosse e i pettorali gonfi, giusto un ciuffetto di peli sul petto e una pancia tipica dell’età che però mi eccitava da morire. I capelli, grigi, erano raccolti in un codino in tutte le foto, nelle quali sorrideva sempre con aria simpatica. Aveva 54 anni, 3 in più di mio padre. Era perfetto e dannatamente sexy, ricordo che rimasi interi minuti a guardare le sue foto immaginando la mia mano stringersi attorno ai suoi pettorali mentre lo cavalcavo, lui con le sue mani venose e ruvide a cingere le mie natiche mentre saltavo su e giù sopra il suo pube.
Nella chat era incredibilmente dolce; dopo che scambiai qualche foto mia, mi riempì di complimenti lodando in particolar modo la mia pelle chiara e glabra. Disse che era un amante del limonare, cosa che poteva fare per ore, e mi raccontò appunto della sua “relazione aperta”. Per qualche ragione non pensai di ghostarlo quando mi fossi annoiato ma continuai a conversare con lui qualche giorno. Abitava nel paesino vicino al mio, e mi propose più volte di vederci dalle sue parti in un parcheggio, esplicitamente per limonare e niente più: io certo non potevo invitare uomini nella mia cameretta, e lui per via della sua relazione poteva solo incontrarmi a bordo nel suo pick-up in qualche parcheggio poco illuminato. Questo suo piano un po’ mi attraeva, perché mi sembrava di aver la possibilità di sperimentare questa mia fantasia per piccoli passi senza andare subito a scopare. Eppure, un lato di me era deluso perché in quel periodo avevo molto bisogno di farmi scombussolare le interiora (ma da questo punto di vista, rimediai presto qualche giorno dopo facendomi fottere aggressivamente da un calciatore della mia età del paese, non dichiarato e sulla cui segretezza potevo quindi contare). Ad ogni modo, Ludovico mi piaceva molto: era poco maiale per i miei gusti, ma mi riempiva di complimenti e di promesse di cose che mi avrebbe fatto e ciò mi piaceva, in più personalmente adoro i pettorali e volevo a tutti i costi stringere, succhiare e toccare i suoi, il che lo eccitava molto, mi disse. Così una sera ci accordammo per vederci nel parcheggio di un’azienda in zona industriale dalle sue parti: era un insulso martedì quindi non ci sarebbe stato nessuno nei paraggi. Lui sarebbe venuto col suo pick-up, mentre io l’avrei raggiunto con il mio scooter dicendo una scusa ai miei genitori. Ci accordammo la domenica, e per i giorni successivi ero sia terrorizzato sia arrapato da morire tant’è che mi masturbai ad ogni occasione possibile all’idea. Il giorno dell’appuntamento, mi mandò un sacco di foto durante tutta la giornata, che me lo facevano diventare duro ogni volta che aprivo le notifiche e mi ritrovavo davanti il suo corpo da paparino sudato in palestra e quel suo sorrisetto dolce e malizioso.
La sera, quando partii da casa, avevo il cuore in gola e il cazzo duro e già bagnato. Terrore ed eccitazione assieme, con una punta di imbarazzo, impedivano al mio cervello di ragionare lucidamente. Per fortuna, arrivai sano e salvo al luogo dell’appuntamento, e ancor prima di entrare nel parcheggio scorsi attraverso il casco l’inconfondibile pick-up parcheggiato in fondo dove la luce dei lampioni arrivava a malapena, l’unico veicolo in vista.
Mentre parcheggiavo, Ludovico scese dalla macchina sorridendo e con l’aria un po’ impacciata, aspettando che mettessi via il casco nello scompartimento dello scooter. Mi venne in contro, ognuno si presentò e ci stringemmo la mano un po’ imbarazzati e poi mi abbracciò: il suo corpo mi avvolgeva completamente, era una sensazione meravigliosa… emanava calore, aveva un buon odore di uomo e bagnoschiuma e sentivo tra i vestiti i suoi muscoli duri e gonfi. Probabilmente, ero già eretto in quel momento, non saprei dirlo con certezza perché troppo preso dal momento.
Mi chiese di salire a bordo per fare due chiacchiere. Per un po’, parlammo del più e del meno, più che altro di me, della scuola, e delle mie “avventure”. Era vestito in maniera molto neutra e, devo dire, poco sexy: come se dovesse andare a lavorare. Il suo viso era simpatico, ma i miei occhi erano tutti per le sue labbra carnose e per i pettorali che vedevo spingere sulla t-shirt, i capezzoli ben delineati.
Ad un certo punto, calato un certo silenzio imbarazzante, mi fece un complimento riguardo gli orecchini che portavo: si avvicinò per toccarli, e per qualche istante fu a pochi centimetri dalla mia faccia. Io paralizzato, le mie narici cominciavano a riempirsi del suo odore. Ad un certo punto lo guardai negli occhi e lui, evidentemente colto il segnale, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Fu bellissimo. Baciava lentamente, con molta saliva, e in maniera decisa e passionale. Mai ero stato baciato così dai miei coetanei. Gli misi le mani sulle cosce per appoggiarmi più vicino a lui, e affondai anche io la mia lingua nella sua bocca. Mi abbandonai completamente alla lussuria, abbracciandolo e toccandolo dappertutto, mentre lui mi stringeva il bacino e i glutei, facendomi venire dei brividi di piacere ogni volta che mi palpava.
Timidamente, iniziai a portare la mano verso il suo cavallo dei pantaloni, e sentii che era gonfio, caldo e duro. Lui per un attimo si fermò, mi sorrise, e non sembrò molto d’accordo: mi disse che non se la sentiva, lasciandomi alquanto perplesso visto che, là sotto, qualcos’altro se la sentiva eccome. Per un attimo, arrossendo fui impietrito e un po’ deluso, e poi sorridendo gli dissi: «ma io ho tanta voglia di succhiarlo». Rimasi scioccato dalla mia sfacciataggine che, non chiedetemelo, non ho idea da dove sia uscita. Lui sembrò esitare, mi fissò a lungo, poi riprese a baciarmi. Lo presi per un via libera, quindi, con gli occhi chiusi e mentre continuavo a baciarlo presi ad accarezzargli il pacco insistentemente.
Con l’altra mano, cominciai a sfilargli la maglietta e lui mi aiutò: ci fermammo un attimo, lui a mostrare fiero il suo petto e io in adorazione. «Ti piace vero?» Disse sorridendomi. Io risposi arrossendo, e poi gli palpai entrambi i pettorali. Il mio cazzo pulsava ad ogni palpata. Cominciai a succhiare un capezzolo e poi l’altro, e con mia grande sorpresa lui cominciò ad ansimare il che mi eccitò molto: quale miglior scenario, per me, di un giovinotto che fa godere di gusto il suo paparino.
Scesi con la bocca, baciandogli la pancia e il suo “happy trail”, fino a raggiungere i pantaloncini che, essendo sportivi, non avevano cinture di mezzo a fermare la mia discesa. Glie li calai lentamente, un po’ impacciato dalla scomodità del pick-up, e poi baciai le sue mutando dove vedevo già una macchiolina. Emanavano calore e un forte odore che non avevo mai sentito, buonissimo, piacevole, testosteronico. Vedevo già che il suo pene non era particolarmente lungo ma mio dio, era grosso come una lattina: proprio come piace a me. Presi a toglierli le mutande, mentre lui mi accarezzava la nuca stuzzicandomi i capelli e respirando affannosamente. Senza mutande, il suo membro si librò in altezza mostrandosi a me in tutta la sua stazza: grosso, venoso, non circonciso e con un filo di liquido viscoso sul glande. Le palle erano per me la vista migliore: grosse e pendenti verso il basso, da uomo maturo, tutte da giocarci. Una vista indimenticabile per me abituato agli scroti sodi e compatti dei miei trombamici coetanei.
Per un po’ lo segai, ma vedevo che qualcosa non lo convinceva al cento per cento; così, per ridurre l’attrito, feci calare dello sputo sul suo glande e con le mani lo spalmai su tutta l’asta, le mie mani che ora si muovevano fluidamente. Lui era in estasi: avevo fatto la mossa giusta. Stavo indugiando sulla parte immediatamente al di sotto del glande, e lui aprì la bocca senza emettere alcun suono per poi cominciare a dirmi che ero bravissimo con una voce distante e gutturale, quella voce che un uomo fa quando sta scopando e godendo di brutto.
Mentre lo segavo, ad un certo punto la saliva si era completamente asciugata, così — un po’ esitante — decisi di provare a prenderlo in bocca (la mia specialità): mi sentivo troppo voglioso e goloso, l’acquolina in bocca da quando si era tolto la maglietta.
Il suo membro dentro di me mi faceva sentire pieno, era quasi soffocante nel migliore dei sensi possibile. Ora Ludovico ansimava e godeva come un toro, mentre io riempivo l’abitacolo di rumorini bavosi e di risucchio. Il calore del suo cazzo sulla mia lingua era puro godimento per me: lo sentivo pulsare, ogni tanto sentivo l’acidità del suo liquidio prespermatico che ad intervalli regolari mi condiva la gola.
Continuammo così per qualche minuto. Quando venne non disse nulla, mi allontanò bruscamente il volto dal pene e facendo una specie di coppa con le mani cercò di contenere gli abbondanti fiotti di sperma. Emise un gemito di godimento e il suo corpo ora si alzava e si abbassava spasmodicamente abbandonato alla lussuria più totale, con me imbambolato lì a guardare la scena imbarazzato ma pieno di orgoglio e curioso. L’odore di sperma aveva ora invaso l’abitacolo: forte e pungente, ma soprattutto inconfondibile, quell’odore di sesso che tanto mi piace quando entro nelle camere da letto dei miei amanti segaioli.
Quando si calmò lo baciai, lui mi sorrise e ricambiò il bacio con la lingua. Presi lo scottex dalla portiera e lo aiutai a pulirsi. Non dicemmo nulla per qualche minuto, lui ancora scosso dall’orgasmo, poi riprese a baciarmi e io divenni immediatamente duro, desideroso di svuotarmi. Tuttavia, lui non se ne accorse, e pensai che fosse meglio così: era decisamente tardi e dovevo assolutamente rientrare. Ludovico capì, mi ringraziò, e quando venne a salutarmi vicino allo scooter mentre mi rimettevo il casco mi baciò un’ultima volta stringendomi entrambe le natiche e facendomi sentire che il suo cazzo si stava prepotentemente risvegliando.
A quei tempi, mi sembrò una serata incredibile, oggetto di mie diverse seghe nelle settimane successive. Col senno di poi, non fu nulla a che vedere con le scopate dei mesi successivi: Ludovico aprì per me un vaso di Pandora, che mi permise di farmi aprire in altri sensi da molti uomini dopo di lui. Quella serata fu per me la fine di tutte le inibizioni nei confronti degli uomini maturi, la genesi della mia ossessione che mi fece smettere, nei mesi seguenti, di uscire con i miei coetanei e di cercare sempre ed esclusivamente il Cazzo maturo. Nessuno fotte come un cinquantenne arrapato, questa è la grande lezione che ho imparato in quel periodo: c’è qualcosa nell’odore del loro corpo, nel testosterone prodotto a quell’età, nel vigore dei loro membri, nel profumo del loro sudore e del loro sperma, nella passionalità e intensità che ci mettono in un singola stantuffata che per me resta ineguagliabile. E poi, vedere la pelle chiara del mio corpo a contatto con la loro pelle abbronzata, muscolosa e pelosa mi fa esplodere di desiderio, per non parlare del divario anagrafico, per me l’apoteosi dell’eccitante e del trasgressivo. In ultimo, devo ammettere (non con pochi sensi di colpa), che l’idea che molti di loro fossero sposati con donne e che mi trattassero come il loro giochino segreto provocava in me un orgoglio indescrivibile.
[Se volete rendermi felice, raccontatemi nei commenti cosa avreste fatto se foste stati al posto di Ludovico].
Da qui, per tutta la mia adolescenza rivolsi ogni mia fantasia sempre a uomini più grandi di me; forse ad eccitarmi era anche il fatto che non ci avevo nulla a che fare in nessuna situazione del mio quotidiano: quando mai un sedicenne si trova “alla pari” con un cinquantenne, a parte che con i suoi genitori, zii, eccetera? (Anche il fatto di essere attratti da uomini dell’età di mio padre aveva un che di maledettamente perverso e sbagliato) Questo scatto era parte dell’eccitazione, era un po’ come essere attratti da una specie proibita e irraggiungibile. Ed effettivamente, per me fu così, fino a quando non ci fu Grindr tra le app del mio telefono e il divario si ridusse. Sempre di più. Fino al giorno in cui mi trovai con la bocca piena del membro caldo e gonfio di uno di quegli uomini con cui mi piaceva chattare e che provocavo con finta innocenza.
Vi dicevo, amavo chattare con uomini più grandi. Io non me la cavavo gran che col sexting, che pur adoravo praticare: il mio ruolo principale durante le conversazioni era quello del provocatore, chiedendo a quegli uomini cosa mi avrebbero fatto se mi avessero avuto lì tra le loro braccia, e masturbarmi leggendo le porcate che mi scrivevano. Rispetto alle chat con i miei coetanei, decisamente asciutte, pragmatiche (quasi chirurgiche, direi) e un po’ inquietanti, gli uomini maturi avevano un modo singolare di mescolare flirt, passionalità e dolcezza con l’essere porci, il che era decisamente più nelle mie corde. Leggere di come mi avrebbero baciato appassionatamente, con la lingua, e di come mi avrebbero succhiato il buchetto mandandomi in estasi per poi entrare lentamente dentro di me e sfinirmi a suon di colpi di bacino mentre il loro corpo possente, sudato e ruvido dall’età e dal pelo spingeva sul mio corpicino magro e quasi glabro da giovane uomo, mi eccitava alla follia. Molti di loro erano sposati, e la cosa — che già all’epoca mi sembrava sbagliatissima — innegabilmente mi eccitava molto: quest’idea di essere il loro segreto, il loro sfogo sessuale per tutte le cose represse nella vita matrimoniale mi faceva sentire speciale. Facendo viaggiare la fantasia, l’idea del contrasto fisico e anagrafico tra loro — grossi, forti, pelosi, maturi, con un pene gonfio e venoso, la barba appuntita che mi strofinava il viso o i baffi che mi solleticavano l’ano — e me (mingherlino ma tonico, quasi senza pelo tranne che nel pube e sotto le ascelle, con la pelle giovane, chiara e liscia) mi faceva impazzire: c’era qualcosa di maledettamente attraente e perverso in questo mix di caratteristiche.
Il giorno del primo incontro dal vivo, stavo appunto chattando con Ludovico: sposato, a detta sua con un uomo, e in una relazione aperta il cui patto era che nessuno dei due partner dovesse sapere degli incontri dell’altro. Per qualche ragione, mi sembrò una gran balla, il mio sesto senso mi diceva che era sposato con una donna che non sapeva nulla delle sue avventure; comunque, dopo avermi inviato alcune foto, la mia coscienza fu momentaneamente non disponibile. Non mi mandò nessuna foto che mostrasse le sue nudità, ma molte in cui era a petto nudo intento a fare sport o in mutande. Era un paparino da manuale, il classico uomo maturo che però si prende cura di sé senza sforare nella vanità: un po’ basso ma tozzo, con le braccia grosse e i pettorali gonfi, giusto un ciuffetto di peli sul petto e una pancia tipica dell’età che però mi eccitava da morire. I capelli, grigi, erano raccolti in un codino in tutte le foto, nelle quali sorrideva sempre con aria simpatica. Aveva 54 anni, 3 in più di mio padre. Era perfetto e dannatamente sexy, ricordo che rimasi interi minuti a guardare le sue foto immaginando la mia mano stringersi attorno ai suoi pettorali mentre lo cavalcavo, lui con le sue mani venose e ruvide a cingere le mie natiche mentre saltavo su e giù sopra il suo pube.
Nella chat era incredibilmente dolce; dopo che scambiai qualche foto mia, mi riempì di complimenti lodando in particolar modo la mia pelle chiara e glabra. Disse che era un amante del limonare, cosa che poteva fare per ore, e mi raccontò appunto della sua “relazione aperta”. Per qualche ragione non pensai di ghostarlo quando mi fossi annoiato ma continuai a conversare con lui qualche giorno. Abitava nel paesino vicino al mio, e mi propose più volte di vederci dalle sue parti in un parcheggio, esplicitamente per limonare e niente più: io certo non potevo invitare uomini nella mia cameretta, e lui per via della sua relazione poteva solo incontrarmi a bordo nel suo pick-up in qualche parcheggio poco illuminato. Questo suo piano un po’ mi attraeva, perché mi sembrava di aver la possibilità di sperimentare questa mia fantasia per piccoli passi senza andare subito a scopare. Eppure, un lato di me era deluso perché in quel periodo avevo molto bisogno di farmi scombussolare le interiora (ma da questo punto di vista, rimediai presto qualche giorno dopo facendomi fottere aggressivamente da un calciatore della mia età del paese, non dichiarato e sulla cui segretezza potevo quindi contare). Ad ogni modo, Ludovico mi piaceva molto: era poco maiale per i miei gusti, ma mi riempiva di complimenti e di promesse di cose che mi avrebbe fatto e ciò mi piaceva, in più personalmente adoro i pettorali e volevo a tutti i costi stringere, succhiare e toccare i suoi, il che lo eccitava molto, mi disse. Così una sera ci accordammo per vederci nel parcheggio di un’azienda in zona industriale dalle sue parti: era un insulso martedì quindi non ci sarebbe stato nessuno nei paraggi. Lui sarebbe venuto col suo pick-up, mentre io l’avrei raggiunto con il mio scooter dicendo una scusa ai miei genitori. Ci accordammo la domenica, e per i giorni successivi ero sia terrorizzato sia arrapato da morire tant’è che mi masturbai ad ogni occasione possibile all’idea. Il giorno dell’appuntamento, mi mandò un sacco di foto durante tutta la giornata, che me lo facevano diventare duro ogni volta che aprivo le notifiche e mi ritrovavo davanti il suo corpo da paparino sudato in palestra e quel suo sorrisetto dolce e malizioso.
La sera, quando partii da casa, avevo il cuore in gola e il cazzo duro e già bagnato. Terrore ed eccitazione assieme, con una punta di imbarazzo, impedivano al mio cervello di ragionare lucidamente. Per fortuna, arrivai sano e salvo al luogo dell’appuntamento, e ancor prima di entrare nel parcheggio scorsi attraverso il casco l’inconfondibile pick-up parcheggiato in fondo dove la luce dei lampioni arrivava a malapena, l’unico veicolo in vista.
Mentre parcheggiavo, Ludovico scese dalla macchina sorridendo e con l’aria un po’ impacciata, aspettando che mettessi via il casco nello scompartimento dello scooter. Mi venne in contro, ognuno si presentò e ci stringemmo la mano un po’ imbarazzati e poi mi abbracciò: il suo corpo mi avvolgeva completamente, era una sensazione meravigliosa… emanava calore, aveva un buon odore di uomo e bagnoschiuma e sentivo tra i vestiti i suoi muscoli duri e gonfi. Probabilmente, ero già eretto in quel momento, non saprei dirlo con certezza perché troppo preso dal momento.
Mi chiese di salire a bordo per fare due chiacchiere. Per un po’, parlammo del più e del meno, più che altro di me, della scuola, e delle mie “avventure”. Era vestito in maniera molto neutra e, devo dire, poco sexy: come se dovesse andare a lavorare. Il suo viso era simpatico, ma i miei occhi erano tutti per le sue labbra carnose e per i pettorali che vedevo spingere sulla t-shirt, i capezzoli ben delineati.
Ad un certo punto, calato un certo silenzio imbarazzante, mi fece un complimento riguardo gli orecchini che portavo: si avvicinò per toccarli, e per qualche istante fu a pochi centimetri dalla mia faccia. Io paralizzato, le mie narici cominciavano a riempirsi del suo odore. Ad un certo punto lo guardai negli occhi e lui, evidentemente colto il segnale, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Fu bellissimo. Baciava lentamente, con molta saliva, e in maniera decisa e passionale. Mai ero stato baciato così dai miei coetanei. Gli misi le mani sulle cosce per appoggiarmi più vicino a lui, e affondai anche io la mia lingua nella sua bocca. Mi abbandonai completamente alla lussuria, abbracciandolo e toccandolo dappertutto, mentre lui mi stringeva il bacino e i glutei, facendomi venire dei brividi di piacere ogni volta che mi palpava.
Timidamente, iniziai a portare la mano verso il suo cavallo dei pantaloni, e sentii che era gonfio, caldo e duro. Lui per un attimo si fermò, mi sorrise, e non sembrò molto d’accordo: mi disse che non se la sentiva, lasciandomi alquanto perplesso visto che, là sotto, qualcos’altro se la sentiva eccome. Per un attimo, arrossendo fui impietrito e un po’ deluso, e poi sorridendo gli dissi: «ma io ho tanta voglia di succhiarlo». Rimasi scioccato dalla mia sfacciataggine che, non chiedetemelo, non ho idea da dove sia uscita. Lui sembrò esitare, mi fissò a lungo, poi riprese a baciarmi. Lo presi per un via libera, quindi, con gli occhi chiusi e mentre continuavo a baciarlo presi ad accarezzargli il pacco insistentemente.
Con l’altra mano, cominciai a sfilargli la maglietta e lui mi aiutò: ci fermammo un attimo, lui a mostrare fiero il suo petto e io in adorazione. «Ti piace vero?» Disse sorridendomi. Io risposi arrossendo, e poi gli palpai entrambi i pettorali. Il mio cazzo pulsava ad ogni palpata. Cominciai a succhiare un capezzolo e poi l’altro, e con mia grande sorpresa lui cominciò ad ansimare il che mi eccitò molto: quale miglior scenario, per me, di un giovinotto che fa godere di gusto il suo paparino.
Scesi con la bocca, baciandogli la pancia e il suo “happy trail”, fino a raggiungere i pantaloncini che, essendo sportivi, non avevano cinture di mezzo a fermare la mia discesa. Glie li calai lentamente, un po’ impacciato dalla scomodità del pick-up, e poi baciai le sue mutando dove vedevo già una macchiolina. Emanavano calore e un forte odore che non avevo mai sentito, buonissimo, piacevole, testosteronico. Vedevo già che il suo pene non era particolarmente lungo ma mio dio, era grosso come una lattina: proprio come piace a me. Presi a toglierli le mutande, mentre lui mi accarezzava la nuca stuzzicandomi i capelli e respirando affannosamente. Senza mutande, il suo membro si librò in altezza mostrandosi a me in tutta la sua stazza: grosso, venoso, non circonciso e con un filo di liquido viscoso sul glande. Le palle erano per me la vista migliore: grosse e pendenti verso il basso, da uomo maturo, tutte da giocarci. Una vista indimenticabile per me abituato agli scroti sodi e compatti dei miei trombamici coetanei.
Per un po’ lo segai, ma vedevo che qualcosa non lo convinceva al cento per cento; così, per ridurre l’attrito, feci calare dello sputo sul suo glande e con le mani lo spalmai su tutta l’asta, le mie mani che ora si muovevano fluidamente. Lui era in estasi: avevo fatto la mossa giusta. Stavo indugiando sulla parte immediatamente al di sotto del glande, e lui aprì la bocca senza emettere alcun suono per poi cominciare a dirmi che ero bravissimo con una voce distante e gutturale, quella voce che un uomo fa quando sta scopando e godendo di brutto.
Mentre lo segavo, ad un certo punto la saliva si era completamente asciugata, così — un po’ esitante — decisi di provare a prenderlo in bocca (la mia specialità): mi sentivo troppo voglioso e goloso, l’acquolina in bocca da quando si era tolto la maglietta.
Il suo membro dentro di me mi faceva sentire pieno, era quasi soffocante nel migliore dei sensi possibile. Ora Ludovico ansimava e godeva come un toro, mentre io riempivo l’abitacolo di rumorini bavosi e di risucchio. Il calore del suo cazzo sulla mia lingua era puro godimento per me: lo sentivo pulsare, ogni tanto sentivo l’acidità del suo liquidio prespermatico che ad intervalli regolari mi condiva la gola.
Continuammo così per qualche minuto. Quando venne non disse nulla, mi allontanò bruscamente il volto dal pene e facendo una specie di coppa con le mani cercò di contenere gli abbondanti fiotti di sperma. Emise un gemito di godimento e il suo corpo ora si alzava e si abbassava spasmodicamente abbandonato alla lussuria più totale, con me imbambolato lì a guardare la scena imbarazzato ma pieno di orgoglio e curioso. L’odore di sperma aveva ora invaso l’abitacolo: forte e pungente, ma soprattutto inconfondibile, quell’odore di sesso che tanto mi piace quando entro nelle camere da letto dei miei amanti segaioli.
Quando si calmò lo baciai, lui mi sorrise e ricambiò il bacio con la lingua. Presi lo scottex dalla portiera e lo aiutai a pulirsi. Non dicemmo nulla per qualche minuto, lui ancora scosso dall’orgasmo, poi riprese a baciarmi e io divenni immediatamente duro, desideroso di svuotarmi. Tuttavia, lui non se ne accorse, e pensai che fosse meglio così: era decisamente tardi e dovevo assolutamente rientrare. Ludovico capì, mi ringraziò, e quando venne a salutarmi vicino allo scooter mentre mi rimettevo il casco mi baciò un’ultima volta stringendomi entrambe le natiche e facendomi sentire che il suo cazzo si stava prepotentemente risvegliando.
A quei tempi, mi sembrò una serata incredibile, oggetto di mie diverse seghe nelle settimane successive. Col senno di poi, non fu nulla a che vedere con le scopate dei mesi successivi: Ludovico aprì per me un vaso di Pandora, che mi permise di farmi aprire in altri sensi da molti uomini dopo di lui. Quella serata fu per me la fine di tutte le inibizioni nei confronti degli uomini maturi, la genesi della mia ossessione che mi fece smettere, nei mesi seguenti, di uscire con i miei coetanei e di cercare sempre ed esclusivamente il Cazzo maturo. Nessuno fotte come un cinquantenne arrapato, questa è la grande lezione che ho imparato in quel periodo: c’è qualcosa nell’odore del loro corpo, nel testosterone prodotto a quell’età, nel vigore dei loro membri, nel profumo del loro sudore e del loro sperma, nella passionalità e intensità che ci mettono in un singola stantuffata che per me resta ineguagliabile. E poi, vedere la pelle chiara del mio corpo a contatto con la loro pelle abbronzata, muscolosa e pelosa mi fa esplodere di desiderio, per non parlare del divario anagrafico, per me l’apoteosi dell’eccitante e del trasgressivo. In ultimo, devo ammettere (non con pochi sensi di colpa), che l’idea che molti di loro fossero sposati con donne e che mi trattassero come il loro giochino segreto provocava in me un orgoglio indescrivibile.
[Se volete rendermi felice, raccontatemi nei commenti cosa avreste fatto se foste stati al posto di Ludovico].
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