[Parte 1] Storia vera: un diciannovenne tra due paparini.
di
Spice
genere
gay
Disclaimer: per proteggere la privacy dei soggetti coinvolti, i nomi, i luoghi e alcuni dettagli contestuali sono stati modificati.
[Parte 1] Storia vera: un diciannovenne per due paparini.
Quella sera il mio cervello era fritto, dopo 7 ore di lezione ormai non computava più. Ero steso sul letto ancora vestito con gli abiti della giornata, l’odore di treno che permeava nella stanza. Era una di quelle giornate invernali in cui esci di casa col buio e rientri col buio… i corsi all’università quel giorno erano stati terribilmente noiosi, e odiavo le giornate come questa in cui mi sentivo distrutto senza motivo: una giornata era passata senza nessuna scarica di dopamina, al massimo potevo contare sul rush di caffeina di metà pomeriggio.
Quella mattina la mia migliore amica mi aveva scritto per rimandare il drink che avevamo in programma la sera, e non potevo esserle più riconoscente.
Decido finalmente di alzarmi: mi avvio in cucina per decidere cosa cucinare, sbirciando in frigo e raccogliendo quel poco di creatività che mi rimane per oggi. Con la testa nel cassetto delle verdure, sento il telefono vibrare: qualcuno mi ha inviato un messaggio su whatsapp, è un numero che non ho salvato in rubrica e che non mi dice niente. Quando apro la chat, vedo che è in realtà una vecchia conversazione risalente ad un anno fa: un certo Riccardo, a cui avevo dato il mio numero dopo una chat infuocata su Grindr. Ricordo bene quando ci siamo scritti la prima volta: era un giorno di agosto, prima della luna piena, e come sempre in quei momenti ero arrapato da star male. Avevo scaricato Grindr - quella fu l’ultima volta - ed ero alla ricerca di una cosa ben precisa: volevo trovare una coppia da sedurre e per cui essere il loro giocattolo per una notte. Ho 19 anni, e in passato l’unico ragazzo con cui sono stato è il mio ex. Non ho molta esperienza, ma quella notte ero particolarmente su di giri e mi ero fissato con questa cosa del sesso a tre. Cercavo esplicitamente una coppia, non due sconosciuti da cui farmi scopare: era da un po’ che fantasticavo su questa cosa di una coppia che mi invitasse nel loro letto per rendere un po’ più frizzante la monotonia della loro relazione.
Quella sera non trovai molte coppie della mia età sull’app, così decisi - un po’ spaventato - di aumentare il range anagrafico fino a 30, e poi 40 anni. Per qualche ragione, l’idea di andare a letto con qualcuno col doppio dei miei anni mi terrorizzava ma mi eccitava al tempo stesso: sono uno che nel sesso adora i contrasti (alto-basso, magro-muscoloso, bianco-nero…) e il contrasto di età l’ho sempre trovato dannatamente eccitante. Non era un feticismo per i “daddy”, il mio: era proprio una questione di contrasti. Riccardo, 42 anni, era fidanzato con Kevin, di 50. Era l’età di mia madre. La cosa mi provocava un misto di imbarazzo ed eccitazione: mi sentivo trasgressivo. Iniziai a chattare con lui senza pretese, sentivo già che si prospettava una serata inconcludente. Riccardo mi rispose subito e apprezzò immediatamente l’idea di un diciannovenne come me malizioso e con le idee chiare; in effetti, quella sera quasi non mi riconoscevo rileggendo le sozzerie che mi sorprendevo a scrivere. Anche a lui eccitava l’idea di portare un giovane bocconcino a casa da condividere col compagno. Ben presto ci trovammo a chattare in 3, e quando la coppia mi mandò le foto ebbi quasi un mancamento. Due uomini maturi con un fisico gonfio, non troppo palestrato ma pieno di muscoli e di sporgenze da palpare. Soprattutto i pettorali di entrambi mi mandavano in brodo di giuggiole. Io sono uno spilungone mingherlino, e l’idea di essere schiacciato tra questi due tori mi faceva pulsare insistentemente qualcosa dentro le mutande. Chattammo parecchio finché non fu ovvio che entrambi desideravamo concludere la trattativa; quella sera però non fu possibile, così rimandammo ad un altro giorno. Gli scrissi più volte, ad entrambi, e ci fu sempre una scusa. Così, dopo qualche settimana, lasciai perdere e non ci sentimmo mai più.
Tornando all’altra sera, il messaggio di Riccardo era semplice e diretto “Ehi, sei libero stasera?”
Niente scuse, niente ciao. Rilessi la vecchia chat ed immediatamente ebbi un’erezione. Decisi di fregarmene delle buone maniere quella volta e risposi di sì, curioso di vedere dove sarei andato a parare. Chattammo un po’, mi chiese di nuovo cosa cercassi, e gli risposi come la volta precedente: volevo essere il giocattolo di una coppia per una notte. Riccardo era molto lusingato, gli mandai qualche selfie di me in cucina e rispose che gli sarebbe piaciuto vedere il suo sperma che mi colava lungo la barba. Il mio membro stava per esplodere. Mi chiese che ruolo avessi, e gli risposi che mi adatto alla chimica del momento ma che nel loro caso volevo cavalcarli come se non ci fosse un domani. Apprezzò: passandomi il messaggio del suo compagno, mi disse che se me la sentivo erano pronti a penetrarmi entrambi contemporaneamente. Il cuore mi stava per scoppiare nel petto. Abitavano a 20 minuti da casa mia, così ci accordammo per un orario e filai subito in doccia.
Sotto l’acqua calda lavai via la giornata tediosa, il mio membro perennemente eretto all’idea di cosa mi aspettava. Lentamente infilai un dito tra le mie natiche lisce fino ad arrivare all’ano, pregando di essere “pronto” lì dietro: la mia dieta era stata un po’ irregolare nell’ultimo periodo. Con mia grande gioia, la via era libera. Non volevo crederci: il mio corpo mi stava dicendo che era proprio la serata giusta.
Mi vestii con la biancheria migliore, mi misi un sacco di strati pensando che volevo godermi ogni singolo istante di loro che lentamente mi spogliavano tutto. Ero eccitato da morire ma anche terrorizzato, mi sembrava di compiere un’incoscienza. Non ebbi il coraggio di avvisare la mia migliore amica, come lei fa di solito quando parte per le sue scappatelle. Mi vergognavo un po’, mi sentivo una sgualdrina.
Prima di uscire, presi una confezione di cantucci dalla dispensa: pensai che potesse essere un regalo carino per l’ospitalità. Non avevo mai fatto nulla del genere.
Per strada il mio cazzo era eretto come il freno a mano, mi stavo già pregustando quanto sarebbe successo con un misto di timore e lussuria.
Arrivai in centro e mi accertai di lasciare la macchina in uno spazio ben illuminato. Raggiunsi l’indirizzo che Kevin, stavolta (il più “telegrafico” dei due via sms, tant’è che credevo non fosse poi così interessato in me), mi aveva inviato. Il loro condominio era proprio in centro, un grazioso palazzo moderno. Citofonai, e mi rispose Riccardo dicendomi con gentilezza di salire al terzo piano: sentivo dalla voce, calda, che stava sorridendo.
Quando bussai, col cuore in gola, tutta la tensione mi scivolò via all’apertura della porta. Fu Riccardo ad accogliermi sorridente, i capelli color nocciola corti e leggermente ricci, un viso giovale: mi offrì la mano venosa e piena di tatuaggi, che strinsi, e si presentò. Dietro di lui, in salotto, Kevin: massiccio e con la testa rasata, aveva le mani goffamente in tasca e l’aria timida. Sfoggiava un sorriso cortese, e nonostante dalle foto fosse quello che trovato meno attraente, vederlo così lontano, misterioso e quasi inaccessibile me lo rese incredibilmente sexy. Si avvicinò per presentarsi, mi strinse la mano e mi sorrise chiedendomi come stessi. Cercai di non fissargli troppo i pettorali che spingevano sul tessuto della t-shirt, quasi ad implorarmi di palparli. Mi fecero accomodare sul divano, Riccardo spense la TV e mise una playlist di musica lounge di sottofondo. Entrambi si sedettero accanto a me, a distanza di qualche centimetro, e cominciammo a parlare del più e del meno: per ora niente di sessuale. Mi raccontarono del loro lavoro, e ascoltai con interesse: tuttavia, essendo seduto in mezzo a loro mi era difficile guardarli in faccia, e la cosa mi metteva profondamente a disagio. Gli dissi, scherzando, che preferivo sedermi per terra sul tappeto in modo tale da guardargli in faccia, una vista decisamente molto più interessante che lo schermo nero della tv spenta.
Con un vinello, la conservazione continuò ancora un po’: quando decisi che fosse il momento, di punto in bianco chiesi loro se facessero spesso cose a tre. Mi risposero di sì, e successivamente chiesi se gli piaceva andare a letto con ragazzi più giovani. Mi dissero che non capitava spesso, e che io ero il più giovane. La cosa mi eccitò, ma dalla mia posizione non poterono notare l’erezione che lentamente cresceva nei miei jeans. Cominciai a stuzzicarli, parlandoli del mio sogno erotico di essere posseduto da uomini più grandi di me, sia di età che di fisico. Vedevo che erano molto compiaciuti da questo, pensavo a quanto potesse essere sexy per loro vedere un giovanotto eccitato dalla loro età. Parlammo delle cose che ci piacciono a letto: fui felice di scoprire che erano molto passionali, come me non amavano il sesso selvaggio e apprezzavano le cose lente e profonde. Dissi loro che avevo bisogno di andare in bagno, mi mostrarono la strada ed io ne approfittai per essere solo qualche secondo e decidere la prossima mossa. Mi guardai allo specchio: mi vedevo giovane, la pelle chiara, due occhi luminosi e il piercing al naso che risplendeva sotto la luce. Riccardo e Kevin sono molto più bassi di me, ma decisamente più muscolosi e possenti. Mi immaginai tra di loro. Decisi che era il momento.
Uscito dal bagno, mi seguirono con lo sguardo finché non mi sedetti di nuovo tra di loro sul divano. “Allora… come procediamo?” Dissi con malizia. Kevin prese le redini: “Direi con un bacio”, e mi prese la mascella con la mano per avvicinare la mia bocca alla sua. Non saprei descrivere il sapore, ma era quello di un uomo maturo, un uomo che sa cosa vuole. L’altra sua mano mi stringeva la coscia sinistra, mentre alla mia destra Riccardo cercava il mio membro e mi baciava il collo. Ero in estasi: mi sembrava di aver messo il pilota automatico al piacere. In due mi spogliarono rapidamente: la felpa, la camicia, la canottiera… ero a petto nudo tra di loro, così in un momento di lucidità li comandai di spogliarsi: entrambi rivelarono un fisico possente, non eccessivamente muscoloso se non fosse per la parte per me più importante: 2 paia di grossi pettorali, quelli di Riccardo ricoperti da una leggera peluria piacevole al tocco e quelli di Kevin perfettamente glabri. Entrambi avevano un piercing al capezzolo, ma ognuno in un lato diverso. Inutile dire che fin qui era tutto perfetto: i piercing al capezzolo mi fanno bagnare come una fontana. Scesi dal divano e mi inginocchiai davanti a Riccardo, che torreggiava davanti a me con le gambe aperte e la bocca socchiusa in un sorriso lussurioso. Kevin lo bacia mentre io gli abbasso i pantaloni della tuta, che sprigionano calore e un gradevole odore di sesso. Prendo il suo membro tra le mani, lo sego lentamente guardandolo negli occhi per poi avvicinare le mie labbra e prenderlo in bocca. Riccardo rilascia un gemito di piacere, gutturale e profondo. Sento la mano di Kevin sulla nuca che spinge per aiutarmi ad ingoiare tutta l’asta del compagno. Quando faccio una pausa per baciare Riccardo e fargli sentire il suo sapore nella mia bocca, mi accordo che Kevin nel frattempo si è spogliato ed è in piedi tra di noi: io in ginocchio ai piedi del divano, davanti a me Riccardo col cazzo umido della mia saliva, e tra di noi Kevin che ci offre il suo membro eretto da succhiare. Io e Riccardo ci avviciniamo, iniziamo a baciare l’asta e a stuzzicargli i testicoli. Sentire Kevin che geme di godimento mi sposta tutto il sangue al pene: mi pulsa talmente forte che ho l’impressione che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Ad un certo punto, anche Riccardo si alza: si spoglia completamente, bacia intensamente Kevin e i due mi offrono i loro membri mentre io resto in ginocchio ai loro piedi. Non dimenticherò mai questa visuale.
Con entrambe le mani, inizio a segare entrambi i cazzi umidi delle mia saliva, e ne succhio uno alla volta. Provo ad infilarli entrambi in bocca, faccio attenzione coi denti e alla fine ci riesco: non è facile perché sono entrambi ben dotati in circonferenza. Da lassù, i due torelli apprezzano la visione e iniziano a limonarsi con passione mentre mi accarezzano la nuca.
Dopo un po’, Riccardo avvisa che sta per venire. Mi fermo, e Kevin - con mia sorpresa - mi alza di peso e mi limona. Mi stringe il pacco (ho ancora addosso i jeans) e prendendomi la faccia tra le mani mi dice: “Saliamo in camera, che te ne pare?” E, stringendomi il sedere, mi sussurra all’orecchio: “voglio sentire che sapore ha il tuo buchetto”. In quel momento, mi sento come se stessi sbavando dalla goduria. Emetto un verso ansimando, che significa “Cazzo sì, portatemi a letto e fatemi vedere le stelle”.
Kevin mi prende per mano e mi guida su per le scale; dietro di me, Riccardo mi tiene le mani sul bacino punzecchiandomi le natiche con il suo membro eretto che si pregusta il momento in cui entrerà dentro di me.
[LA SERATA NON FINISCE QUI… a presto con il seguito.]
[Parte 1] Storia vera: un diciannovenne per due paparini.
Quella sera il mio cervello era fritto, dopo 7 ore di lezione ormai non computava più. Ero steso sul letto ancora vestito con gli abiti della giornata, l’odore di treno che permeava nella stanza. Era una di quelle giornate invernali in cui esci di casa col buio e rientri col buio… i corsi all’università quel giorno erano stati terribilmente noiosi, e odiavo le giornate come questa in cui mi sentivo distrutto senza motivo: una giornata era passata senza nessuna scarica di dopamina, al massimo potevo contare sul rush di caffeina di metà pomeriggio.
Quella mattina la mia migliore amica mi aveva scritto per rimandare il drink che avevamo in programma la sera, e non potevo esserle più riconoscente.
Decido finalmente di alzarmi: mi avvio in cucina per decidere cosa cucinare, sbirciando in frigo e raccogliendo quel poco di creatività che mi rimane per oggi. Con la testa nel cassetto delle verdure, sento il telefono vibrare: qualcuno mi ha inviato un messaggio su whatsapp, è un numero che non ho salvato in rubrica e che non mi dice niente. Quando apro la chat, vedo che è in realtà una vecchia conversazione risalente ad un anno fa: un certo Riccardo, a cui avevo dato il mio numero dopo una chat infuocata su Grindr. Ricordo bene quando ci siamo scritti la prima volta: era un giorno di agosto, prima della luna piena, e come sempre in quei momenti ero arrapato da star male. Avevo scaricato Grindr - quella fu l’ultima volta - ed ero alla ricerca di una cosa ben precisa: volevo trovare una coppia da sedurre e per cui essere il loro giocattolo per una notte. Ho 19 anni, e in passato l’unico ragazzo con cui sono stato è il mio ex. Non ho molta esperienza, ma quella notte ero particolarmente su di giri e mi ero fissato con questa cosa del sesso a tre. Cercavo esplicitamente una coppia, non due sconosciuti da cui farmi scopare: era da un po’ che fantasticavo su questa cosa di una coppia che mi invitasse nel loro letto per rendere un po’ più frizzante la monotonia della loro relazione.
Quella sera non trovai molte coppie della mia età sull’app, così decisi - un po’ spaventato - di aumentare il range anagrafico fino a 30, e poi 40 anni. Per qualche ragione, l’idea di andare a letto con qualcuno col doppio dei miei anni mi terrorizzava ma mi eccitava al tempo stesso: sono uno che nel sesso adora i contrasti (alto-basso, magro-muscoloso, bianco-nero…) e il contrasto di età l’ho sempre trovato dannatamente eccitante. Non era un feticismo per i “daddy”, il mio: era proprio una questione di contrasti. Riccardo, 42 anni, era fidanzato con Kevin, di 50. Era l’età di mia madre. La cosa mi provocava un misto di imbarazzo ed eccitazione: mi sentivo trasgressivo. Iniziai a chattare con lui senza pretese, sentivo già che si prospettava una serata inconcludente. Riccardo mi rispose subito e apprezzò immediatamente l’idea di un diciannovenne come me malizioso e con le idee chiare; in effetti, quella sera quasi non mi riconoscevo rileggendo le sozzerie che mi sorprendevo a scrivere. Anche a lui eccitava l’idea di portare un giovane bocconcino a casa da condividere col compagno. Ben presto ci trovammo a chattare in 3, e quando la coppia mi mandò le foto ebbi quasi un mancamento. Due uomini maturi con un fisico gonfio, non troppo palestrato ma pieno di muscoli e di sporgenze da palpare. Soprattutto i pettorali di entrambi mi mandavano in brodo di giuggiole. Io sono uno spilungone mingherlino, e l’idea di essere schiacciato tra questi due tori mi faceva pulsare insistentemente qualcosa dentro le mutande. Chattammo parecchio finché non fu ovvio che entrambi desideravamo concludere la trattativa; quella sera però non fu possibile, così rimandammo ad un altro giorno. Gli scrissi più volte, ad entrambi, e ci fu sempre una scusa. Così, dopo qualche settimana, lasciai perdere e non ci sentimmo mai più.
Tornando all’altra sera, il messaggio di Riccardo era semplice e diretto “Ehi, sei libero stasera?”
Niente scuse, niente ciao. Rilessi la vecchia chat ed immediatamente ebbi un’erezione. Decisi di fregarmene delle buone maniere quella volta e risposi di sì, curioso di vedere dove sarei andato a parare. Chattammo un po’, mi chiese di nuovo cosa cercassi, e gli risposi come la volta precedente: volevo essere il giocattolo di una coppia per una notte. Riccardo era molto lusingato, gli mandai qualche selfie di me in cucina e rispose che gli sarebbe piaciuto vedere il suo sperma che mi colava lungo la barba. Il mio membro stava per esplodere. Mi chiese che ruolo avessi, e gli risposi che mi adatto alla chimica del momento ma che nel loro caso volevo cavalcarli come se non ci fosse un domani. Apprezzò: passandomi il messaggio del suo compagno, mi disse che se me la sentivo erano pronti a penetrarmi entrambi contemporaneamente. Il cuore mi stava per scoppiare nel petto. Abitavano a 20 minuti da casa mia, così ci accordammo per un orario e filai subito in doccia.
Sotto l’acqua calda lavai via la giornata tediosa, il mio membro perennemente eretto all’idea di cosa mi aspettava. Lentamente infilai un dito tra le mie natiche lisce fino ad arrivare all’ano, pregando di essere “pronto” lì dietro: la mia dieta era stata un po’ irregolare nell’ultimo periodo. Con mia grande gioia, la via era libera. Non volevo crederci: il mio corpo mi stava dicendo che era proprio la serata giusta.
Mi vestii con la biancheria migliore, mi misi un sacco di strati pensando che volevo godermi ogni singolo istante di loro che lentamente mi spogliavano tutto. Ero eccitato da morire ma anche terrorizzato, mi sembrava di compiere un’incoscienza. Non ebbi il coraggio di avvisare la mia migliore amica, come lei fa di solito quando parte per le sue scappatelle. Mi vergognavo un po’, mi sentivo una sgualdrina.
Prima di uscire, presi una confezione di cantucci dalla dispensa: pensai che potesse essere un regalo carino per l’ospitalità. Non avevo mai fatto nulla del genere.
Per strada il mio cazzo era eretto come il freno a mano, mi stavo già pregustando quanto sarebbe successo con un misto di timore e lussuria.
Arrivai in centro e mi accertai di lasciare la macchina in uno spazio ben illuminato. Raggiunsi l’indirizzo che Kevin, stavolta (il più “telegrafico” dei due via sms, tant’è che credevo non fosse poi così interessato in me), mi aveva inviato. Il loro condominio era proprio in centro, un grazioso palazzo moderno. Citofonai, e mi rispose Riccardo dicendomi con gentilezza di salire al terzo piano: sentivo dalla voce, calda, che stava sorridendo.
Quando bussai, col cuore in gola, tutta la tensione mi scivolò via all’apertura della porta. Fu Riccardo ad accogliermi sorridente, i capelli color nocciola corti e leggermente ricci, un viso giovale: mi offrì la mano venosa e piena di tatuaggi, che strinsi, e si presentò. Dietro di lui, in salotto, Kevin: massiccio e con la testa rasata, aveva le mani goffamente in tasca e l’aria timida. Sfoggiava un sorriso cortese, e nonostante dalle foto fosse quello che trovato meno attraente, vederlo così lontano, misterioso e quasi inaccessibile me lo rese incredibilmente sexy. Si avvicinò per presentarsi, mi strinse la mano e mi sorrise chiedendomi come stessi. Cercai di non fissargli troppo i pettorali che spingevano sul tessuto della t-shirt, quasi ad implorarmi di palparli. Mi fecero accomodare sul divano, Riccardo spense la TV e mise una playlist di musica lounge di sottofondo. Entrambi si sedettero accanto a me, a distanza di qualche centimetro, e cominciammo a parlare del più e del meno: per ora niente di sessuale. Mi raccontarono del loro lavoro, e ascoltai con interesse: tuttavia, essendo seduto in mezzo a loro mi era difficile guardarli in faccia, e la cosa mi metteva profondamente a disagio. Gli dissi, scherzando, che preferivo sedermi per terra sul tappeto in modo tale da guardargli in faccia, una vista decisamente molto più interessante che lo schermo nero della tv spenta.
Con un vinello, la conservazione continuò ancora un po’: quando decisi che fosse il momento, di punto in bianco chiesi loro se facessero spesso cose a tre. Mi risposero di sì, e successivamente chiesi se gli piaceva andare a letto con ragazzi più giovani. Mi dissero che non capitava spesso, e che io ero il più giovane. La cosa mi eccitò, ma dalla mia posizione non poterono notare l’erezione che lentamente cresceva nei miei jeans. Cominciai a stuzzicarli, parlandoli del mio sogno erotico di essere posseduto da uomini più grandi di me, sia di età che di fisico. Vedevo che erano molto compiaciuti da questo, pensavo a quanto potesse essere sexy per loro vedere un giovanotto eccitato dalla loro età. Parlammo delle cose che ci piacciono a letto: fui felice di scoprire che erano molto passionali, come me non amavano il sesso selvaggio e apprezzavano le cose lente e profonde. Dissi loro che avevo bisogno di andare in bagno, mi mostrarono la strada ed io ne approfittai per essere solo qualche secondo e decidere la prossima mossa. Mi guardai allo specchio: mi vedevo giovane, la pelle chiara, due occhi luminosi e il piercing al naso che risplendeva sotto la luce. Riccardo e Kevin sono molto più bassi di me, ma decisamente più muscolosi e possenti. Mi immaginai tra di loro. Decisi che era il momento.
Uscito dal bagno, mi seguirono con lo sguardo finché non mi sedetti di nuovo tra di loro sul divano. “Allora… come procediamo?” Dissi con malizia. Kevin prese le redini: “Direi con un bacio”, e mi prese la mascella con la mano per avvicinare la mia bocca alla sua. Non saprei descrivere il sapore, ma era quello di un uomo maturo, un uomo che sa cosa vuole. L’altra sua mano mi stringeva la coscia sinistra, mentre alla mia destra Riccardo cercava il mio membro e mi baciava il collo. Ero in estasi: mi sembrava di aver messo il pilota automatico al piacere. In due mi spogliarono rapidamente: la felpa, la camicia, la canottiera… ero a petto nudo tra di loro, così in un momento di lucidità li comandai di spogliarsi: entrambi rivelarono un fisico possente, non eccessivamente muscoloso se non fosse per la parte per me più importante: 2 paia di grossi pettorali, quelli di Riccardo ricoperti da una leggera peluria piacevole al tocco e quelli di Kevin perfettamente glabri. Entrambi avevano un piercing al capezzolo, ma ognuno in un lato diverso. Inutile dire che fin qui era tutto perfetto: i piercing al capezzolo mi fanno bagnare come una fontana. Scesi dal divano e mi inginocchiai davanti a Riccardo, che torreggiava davanti a me con le gambe aperte e la bocca socchiusa in un sorriso lussurioso. Kevin lo bacia mentre io gli abbasso i pantaloni della tuta, che sprigionano calore e un gradevole odore di sesso. Prendo il suo membro tra le mani, lo sego lentamente guardandolo negli occhi per poi avvicinare le mie labbra e prenderlo in bocca. Riccardo rilascia un gemito di piacere, gutturale e profondo. Sento la mano di Kevin sulla nuca che spinge per aiutarmi ad ingoiare tutta l’asta del compagno. Quando faccio una pausa per baciare Riccardo e fargli sentire il suo sapore nella mia bocca, mi accordo che Kevin nel frattempo si è spogliato ed è in piedi tra di noi: io in ginocchio ai piedi del divano, davanti a me Riccardo col cazzo umido della mia saliva, e tra di noi Kevin che ci offre il suo membro eretto da succhiare. Io e Riccardo ci avviciniamo, iniziamo a baciare l’asta e a stuzzicargli i testicoli. Sentire Kevin che geme di godimento mi sposta tutto il sangue al pene: mi pulsa talmente forte che ho l’impressione che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Ad un certo punto, anche Riccardo si alza: si spoglia completamente, bacia intensamente Kevin e i due mi offrono i loro membri mentre io resto in ginocchio ai loro piedi. Non dimenticherò mai questa visuale.
Con entrambe le mani, inizio a segare entrambi i cazzi umidi delle mia saliva, e ne succhio uno alla volta. Provo ad infilarli entrambi in bocca, faccio attenzione coi denti e alla fine ci riesco: non è facile perché sono entrambi ben dotati in circonferenza. Da lassù, i due torelli apprezzano la visione e iniziano a limonarsi con passione mentre mi accarezzano la nuca.
Dopo un po’, Riccardo avvisa che sta per venire. Mi fermo, e Kevin - con mia sorpresa - mi alza di peso e mi limona. Mi stringe il pacco (ho ancora addosso i jeans) e prendendomi la faccia tra le mani mi dice: “Saliamo in camera, che te ne pare?” E, stringendomi il sedere, mi sussurra all’orecchio: “voglio sentire che sapore ha il tuo buchetto”. In quel momento, mi sento come se stessi sbavando dalla goduria. Emetto un verso ansimando, che significa “Cazzo sì, portatemi a letto e fatemi vedere le stelle”.
Kevin mi prende per mano e mi guida su per le scale; dietro di me, Riccardo mi tiene le mani sul bacino punzecchiandomi le natiche con il suo membro eretto che si pregusta il momento in cui entrerà dentro di me.
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