Ai piedi della mia capufficio

di
genere
feticismo

Era un pomeriggio d'estate, ed ogni giorno che ci divideva dalle tante attese ferie sembrava non passare mai.
Carmela, la mia capufficio, era alla sua scrivania, in un momento di pausa stava usando il cellulare per scrivere messaggi o altro.
Lei non si vestiva mai in maniera scomposta, portava quasi sempre i pantaloni e, soprattutto, non metteva mai scarpe aperte.
Infatti era una delle poche donne, tra quelle che conosco, di cui non sapevo come erano le sue dita dei piedi.
Si, perché un feticista cronico come me, memorizza i piedi di tutte le donne che incontra, facendo poi una classifica di quelli più belli.
Quel pomeriggio Carmela si era vestita come sempre, pantaloni attillati, camicetta smanicata ma discreta e scarpe comode, chiuse.
Mi aveva chiamato per una cosa di lavoro ed io andai subito.
- dimmi -
- sono andati via tutti? -
- si - le dissi.
- ascolta, io non riesco a capire alcune cose di questa pratica che hai trattato - mostrandomi una cartellina.
Allora mi sedetti aspettandomi la solita ramanzina.
Invece lei mi guardava in un modo nuovo.
Secondo me, le donne hanno un istinto molto più sviluppato di noi uomini, è come se ci leggessero la mente, se vogliono, e quel pomeriggio secondo me era successo.
Aveva capito, soltanto fissandomi un po' di più delle altre volte, che adoro i piedi delle donne.
- prima però vorrei chiederti una cortesia - mi disse.
- credo di essermi slogata una caviglia poco fa, tu ti intendi di massaggi - e contemporaneamente si tolse una scarpa ed il calzino salvapiede, appoggiando il piede sulla scrivania.
Io rimasi letteralmente fulminato, ebbi subito un'erezione violentissima.
- posso provarci - le dissi.
E cominciai a massaggiarle la caviglia e contemporaneamente anche la pianta e le dita.
Lei notò subito la mia erezione e scoppiò in una risata.
- lo sapevo - disse - riesco ad essere individuare uno schiavo ad un chilometro di distanza - continuando a ridere.
- su baciamelo-
Mi sembrava di vivere un sogno, ma era tutto vero e cominciai a baciarle delicatamente le punte delle dita e la pianta, mentre lei si rilassa a compiaciuta, continuando ad usare il cellulare.
Poi cominciò anche a scattarmi delle foto e, quando iniziò a farmi il video, disse: - adesso leccamelo-
Cominciai a leccarle la pianta dal tallone alla punta dell'alluce, avevano un sapore stupendo, si sentiva il sapore del sudore leggermente salato.
- la lingua tra le dita - comandò mentre continuava a filmarmi.
E poi venne il momento che aspettavo da una vita:
- adesso stenditi a terra e apri la bocca -
Obbedii subito, lei mi infilò il piede in bocca e lentamente, ma con decisione, li spinse fino a farmi sentire le dita dentro la gola.
Fortunatamente avevo il naso libero, respiravo tranquillamente e riuscivo a tenere quel piede nella gola anche per lungo tempo.
Lei spingeva sempre di più, al punto che ebbi l'impressione che la mia lingua stesse quasi per toccare il tallone.
Ero estasiato, in un'erezione che mi sembrava stesse scoppiando il pene.
Poi ad un certo punto, si fermò.
Prese dalla borsa un foulard e mi bendò, in modo che non potessi vedere.
Poi mi disse di stendermi nuovamente a terra con la bocca aperta.
Non sapevo cosa avesse intenzione di fare, immaginai di tutto, ma alla fine fece ciò che desideravo di più ma che non avrei mai osato chiederle.
Si accovacciò e cominciò a pisciarmi in bocca.
La faceva un po' alla volta
- ingoia - mi diceva tra un getto e l'altro.
Non so cosa avesse bevuto, ma sembrava non finire mai, mi sembrava di aver ingoiato almeno un litro di piscio.
Verso la fine, venni nei pantaloni, senza nemmeno toccarmi.
Lei si ricompose, mi tolse il foulard e mi disse:
- puoi andare, da oggi in poi sarai il mio cesso privato. A domani -
È andata così per circa un anno, quasi tutti giorni.
Avrò bevuto circa 200 litri di urina, fino a quando lei trovò un altro lavoro dove guadagna di più ed andò via.
Ogni tanto mi invia qualcuno dei video che mi fece ed io continuo a sognare, masturbandomi.
scritto il
2025-06-27
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