Il valzer delle sorprese

di
genere
confessioni

La mia amica e collega Mary mi prendeva spesso in giro:
-Hai tempo per trovare quello giusto! Però vedo che ne stai provando quanti più possibile, per arrivarci, eh?-
In effetti, da quando mi ero lasciata con il mio ex, non mi ero risparmiata le avventure. In qualche mese avevo fatto sesso con diversi uomini, senza troppi problemi, in un paio di casi anche conosciuti la sera stessa.
Mary era diventata un po' la mia confidente, le raccontavo le mie marachelle, lei ci rideva sopra senza sparare troppi giudizi. Anche perché a lei in realtà piacevano le donne, ed era scevra da qualsiasi tipo di pregiudizio ideologico riguardo ai miei comportamenti. Anche lei si era lasciata da non molto con la sua compagna. Ogni tanto ci trovavamo a casa sua la sera, anche insieme ad altre sue amiche, loro parlavano di donne, io di uomini. Erano comunque serate divertenti.
Un giorno arrivò in azienda un ragazzo di nome Fabio. Era un consulente esterno, per alcuni mesi ci avrebbe affiancate nella progettazione, per un lavoro piuttosto grosso. Aveva qualche anno più di me, sui 35, era un bel ragazzo, riccioli castani, abbastanza alto, fisico sportivo, sempre ben vestito seppur casual. Era molto simpatico, affabile e gentile, aveva modi che denunciavano decisione ma anche dolcezza. Facevo spesso allusioni a lui, scherzando con Mary, che però mi prendeva in giro:
-Attenta, ti ci scotti!-
-Beh mi ci scotterei volentieri. E’ proprio belloccio...-
-Tu ora come ora ti innamoreresti anche di un termosifone solo perché fa caldo!-
-Ma non è vero! Però correrei volentieri il rischio.-
-Non sei il suo tipo.-
-Che fai, sei invidiosa perché chiacchiera più con me che con te?-
-Ma fammi il piacere! Ha troppa roba tra le gambe e troppe poche tette, per piacermi…-
-E allora perché non dovrei essere il suo tipo?-
-Perchè ho una specie di sesto senso, al riguardo.-
La presi quasi come una sfida. Una sfida piacevole, visto che Fabio mi attraeva non poco.
Cominciai a fare la cosiddetta oca con lui ogni volta che potevo, lui continuava ad essere sempre affabile e scherzoso.
Così un giorno decisi di farmi avanti. Non che la cosa mi piacesse, ho sempre preferito essere corteggiata e invitata, ma Fabio sembrava non volerlo fare. O forse era troppo timido per farlo, il che sarebbe stato una mezza delusione per me, io ho sempre preferito gli uomini sicuri di se e decisi.
Gli chiesi se aveva voglia di bere una birra insieme a me sabato sera e lui accettò volentieri.
Scelsi accuratamente come vestirmi, volevo essere sexy ma non spudorata. Indossai una gonna a tubino rossa, corta subito sopra al ginocchio, con una camicetta bianca semitrasparente, elegante e mai volgare, con sotto un reggiseno rosso intonato alla gonna e con le sue mutandine rosse, autoreggenti grigio fumo e un paio di scarpe laccate rosse, tacco 10.
Lui era senza auto, usava solo lo scooter, così fissammo nel parcheggio dell’azienda. Salì sulla mia auto e andammo a un pub non troppo distante. Chiacchierammo tutta la sera amabilmente, scherzando e ridendo, anche se l’argomento dal quale i nostri discorsi non si discostavano era il lavoro e i colleghi di lavoro. Lui non faceva nessun passo e nessun gesto nella direzione che avevo sperato. Dopo un paio di bevute gli chiesi se voleva andare, lui rispose di si. Lo riaccompagnai verso il suo scooter, fermando l’auto poco distante, nell’angolo un po' più buio del grande parcheggio dell’azienda, con la scusa di fumarci una sigaretta. Provai a mostrare un po' meglio le gambe, so che tipo di attrattiva può suscitare il bordo di una calza autoreggente, ma non ottenni nulla, solo di continuare a chiacchierare per un pò. Con la scusa di “non intossicarci troppo con un’altra sigaretta fumata in auto” aprii lo sportello e scesi, lui fece lo stesso, fumammo un’altra sigaretta appoggiati all’auto, una accanto all’altro. Presi il coraggio a quattro mani e mi avvicinai a lui, tentando di baciarlo sul collo e premendo il mio seno sul suo braccio.
-No, aspetta...-
Mi fermai interdetta.
-Guarda, non è che non mi piaci… non devi offenderti… sei una ragazza molto sexy e molto bella, oltre che maledettamente simpatica...-
-Allora? Sei fidanzato?-
-Beh, si...-
Il suo rifiuto mi aveva spiazzata, ma ero ancora più decisa a cercare di ottenere qualcosa, ormai era una sfida con me stessa.
-Ma mica glielo diciamo, sai...- Provai di nuovo a baciarlo, stavolta allungando la mano sulla sua gamba e facendola salire verso il suo pube. Mi fermò.
-Non hai capito… Sono fidanzato si, ma con un uomo...-
La serata finì lì, con un enorme malinteso e una grossa risata.
La sera successiva Mary mi invitò a casa sua, era curiosa di sapere come era andata. Le raccontai per filo e per segno tutta la fallimentare serata con Fabio, mentre bevevamo un paio di birrette sul suo divano.
-Avevi ragione, non sono proprio il suo tipo!- le dissi ridendo.
-Eh no, te lo aveevo detto! Io lo sapevo già che era gay.-
-Che stronza! E perché non me lo hai detto?-
-Eri troppo presa e non mi avresti creduto. E poi era divertente farti fare quella figura di merda!-
Ridemmo entrambe.
-Però è un vero peccato- le dissi.
-Cioè?-
-Beh, Fabio, intendo. Bello e simpatico com’è, è un peccato che sia gay. E’ un bello spreco.-
-Bella cazzata che hai detto. Se è per questo anche tu lo sei, allora.-
-In che senso?-
-Nel senso che con il tuo bel visino, il tuo fisichino e quel bel culetto anche tu sei un spreco. Uno spreco per le donne, visto che ti concedi agli uomini.-
-Non dire fesserie- le risposi
-Fesserie? Lo sai che tu faresti innamorare una lesbica anche solo con un sorriso?-
Rimasi interdetta da quella specie di dichiarazione.
-Non mi fraintendere, non sono innamorata di te. Però una ripassatina io te la darei volentieri! Ah ah-
Tutto sommato il suo complimento mi lusingava.
-Beh grazie Mary, ma prefeisco un bell’uomo con un bel coso grosso ah ah!-
-Ne sei proprio sicura?-
Solo in quel momento mi accorsi della sua mano sulla mia coscia. Lei si era avvicinata a me quasi impercettibilmente, ma il suo viso era a un palmo dal mio. L’aria diventò improvvisamente carica di una strana elettricità mentre ci fissavamo negli occhi. Un attimo dopo mi ritrovai a dischiudere le labbra al suo bacio. Lei insistè a baciarmi, io non sapevo se reagire o no, e la sua lingua iniziò a frullare nella mia bocca.
Ricambiai con la mia.
Sentii le sue mani sul mio corpo, mi tolse la maglietta e poi il reggiseno, accarezzandomi delicata ma voluttuosamente, suscitando in me un turbinio di emozioni contrastanti. Mi prese una mano e se la portò sul suo bel seno prorompente, a differenza del mio, piccolo seppur ben fatto. Mi baciava sul collo, poi iniziò a leccarmi i capezzoli. Le sue mani mi esploravano, aprendomi i jeans, penetrandomi nelle mutandine. Mi ritrovai a fare lo stesso, cercando di imitarla, impacciata ma eccitata. Mi spogliò, facendomi divaricare le gambe per poi leccarmi profondamente. La sua lingua lavorava come e dove nessun uomo aveva mai fatto prima. Ricambiai come potevo, consapevole del fatto che la mia esperienza in quanto a rapporti orali era ben altra cosa. Lei però sembrava gradire. Ci leccammo a lungo l’un l’altra, sdraiate sul divano aperto a letto, penetrandoci a vicenda con le dita, interrompendoci ogni tanto per scambiarci baci voluttuosi.
Passammo la serata regalandoci piacere, senza tabù, in un modo che mai avevo provato prima. Bello ed eccitante, ma completamente diverso. Rimasi da lei fino a tarda notte, senza quasi parlare.
Il giorno dopo arrivammo entrambe molto tardi in ufficio, e quasi senza scambiare parola. Lei mi guardava e rideva, io ero un po' imbarazzata. Alla fine, subito dopo pranzo, lei ruppe il nostro silenzio:
-Tranquilla, non è successo niente e rimaniamo amiche. Però ne sei ancora sicura?-
-Di cosa?-
-Di quello che mi hai detto ieri, che preferisci l’uomo...-
-Si, Mary, sono sicura! E’ stata una serata piacevolissima e mi hai sorpresa. Ma, fidati: preferisco ancora un bel cazzo!-

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scritto il
2025-06-25
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