Fratello e sorella, una trasferta in una calda estate parte 2

di
genere
incesti

Il riverbero della luna piena penetrava dalla finestra a lucernario diffondendo nella stanza un'aura lattiginosa. L’immagine di Sara che ondeggiava sopra di lui con movimento esperto e determinato scandendolo con lunghi sospiri, si stagliava sul soffitto, contornata dalla debole luce selenica in un’atmosfera del tutto surreale. Poteva scorgerne i lineamenti del viso dai capelli sciolti, quelli del suo corpo, intravvedere la forma del seno sodo e tonico dai capezzoli sporgenti, e coglierne ogni manifestazione di godimento.
Ma quello che più lo estasiava erano proprio quei sospiri silenziosi, la massima espressione di una lussuria alla quale non voleva sottrarsi. Si tirò su a sedere facendosi cingere in vita da quelle estremità aggraziate e delicate e di nuovo il suo viso andò a posarsi tra i seni che prese subito a gustare avidamente. [..] Gli pareva di aver atteso quel momento per l'intera esistenza anche se in effetti, prima di quella notte, quello che riteneva null'altro che un nefasto pensiero era sempre rimasto confinato in un angolo remoto della mente e allontanato tutte le volte che ne faceva capolino.
Non sarebbe durato a lungo, di questo Alex ne era più che certo. La tensione gli si accumulava inesorabilmente in ogni cellula, insieme alla speranza effimera e illusoria di essere in grado di fermare il tempo. [..] Inarcò leggermente la schiena e, scendendo con le mani lungo i fianchi della ragazza a cui la luna aveva restituito una parziale identità, pronunciò le uniche parole da quando era cominciato il loro incantesimo.
«Ti prego…»
All'udirlo, Sara gli afferrò lentamente una mano e se la portò alla bocca poi, baciando il suo dito indice, sussurrò con fiato tremante: «Sssssst…» e subito fece scorrere quella stessa mano giù fino all’inguine. Percepì la sua pelle liscia e vellutata fino a quando non arrivò a sfiorare quello che gli sembrò un piccolo cerotto quadrato che immediatamente riconobbe. Era l'identico tipo di cerotto usato abitualmente da Ambra, che solitamente portava sulla scapola, da quando si era scoperta allergica ad alcuni componenti della pillola contraccettiva. In un susseguirsi di indecisione e mera certezza, Alex iniziò ad avvertire l’inesorabile scarica. Si sentì avvolgere da una vampata incandescente che prese totalmente possesso del suo corpo. Sara ormai prossima al picco di piacere accelerò il movimento del bacino continuando a fissarlo e, piegata indietro la testa, si lasciò sfuggire un forte e prolungato gemito, nel medesimo istante in cui Alex, incapace perfino di respirare, esplodeva dentro di lei con una foga che mai aveva immaginato di possedere.
Il destino, invocato da Alex poche ore prima come tramite per i suoi desideri audaci e al contempo repressi, si era compiuto concedendogli di vivere il più lungo e intenso orgasmo della sua intera esistenza.
Con l’espressione ancora incredula di chi è consapevole di sognare temendo un brusco risveglio, volse lo sguardo alle palpebre chiuse della sorella, cercandone di interpretare qualsiasi percezione, sentimento o reazione, ma lei le mantenne ancora forzatamente serrate, quasi a scongiurare la possibilità di rendersi conto di ciò che il fato li aveva condotti a commettere. Lentamente Sara si ritirò, coricandosi sul suo fianco sinistro rivolgendo il viso verso la parete a specchio e, riaperti gli occhi ormai traboccanti di lacrime, iniziò dapprima a singhiozzare per poi lasciarsi andare a un copioso pianto liberatorio.
scritto il
2025-06-23
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