Intrigo all’Autogrill

di
genere
voyeur

"A volte basta una sosta al bagno, uno sguardo di troppo... e una coppia apparentemente normale si ritrova al centro di qualcosa che normale non sarà mai più."


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Giugno 12, 2025
Era un mercoledì di metà giugno, uno di quei giorni in cui la Riviera Ligure sapeva di promesse estive, di fughe brevi e intense. Luca e Martina avevano lasciato Pavia quella mattina, diretti verso la costa per due giorni di relax, lontano dai pensieri e dalle tensioni che da mesi gravavano silenziosi sul loro rapporto.

Lui, 49 anni dirigente in pausa forzata, e lei, 42 anni, insegnante di lingue, dalla bellezza che ancora riusciva a lasciare senza fiato, anche con un semplice jeans e una camicetta leggera.

Erano una coppia affiatata, ma l’equilibrio si era incrinato. I silenzi si erano fatti più lunghi, gli sguardi meno frequenti. Forse era il lavoro, forse semplicemente il tempo che passa.
Eppure, quella decisione di partire senza programmi, di concedersi due giorni per loro soli, sembrava un tentativo di recuperare una complicità perduta.

Quando arrivarono all’autogrill nei pressi di Varazze fecero la solita, rituale sosta.
Il caldo cominciava a farsi sentire, il sole era alto e prometteva una giornata luminosa. Seduti al bancone, sorseggiavano i loro caffè, in silenzio.


Ed è stato lì che lui entrò.
Un uomo sulla cinquantina, abbronzato e con un passo deciso, vestito in modo semplice ma curato, con l’aria di chi è abituato a stare tra la gente. Si avvicinò al bancone, ordinò un caffè ristretto, e nell’atto di voltarsi, i suoi occhi si posarono su Martina.
Fu un solo sguardo, ma carico di quella lentezza studiata, quella sicurezza che raccontava storie di uomini abituati a sedurre senza fretta. Martina gli rispose con un sorriso appena accennato, quasi involontario.
Un gesto semplice, ma sufficiente a scatenare qualcosa.

Un incontro tra le mura del bagno
«Vado un attimo in bagno», disse Martina a Luca, scandendo le parole con una calma innaturale.
Si alzò, lisciandosi la camicetta e dirigendosi verso le scale che portavano ai bagni al piano superiore. L’uomo abbronzato finì il suo caffè in un solo sorso e, con la stessa lentezza studiata di prima, la seguì.

Luca, rimasto solo al bancone, fissava distrattamente il suo smartphone, fingendo di leggere le notizie.
Ma dentro di lui qualcosa si agitava. Un senso di calore inspiegabile, forse gelosia, forse solo curiosità.
Non sapeva dire. Le dita scorrevano sullo schermo senza leggere davvero, mentre la mente si perdeva dietro quel gesto della moglie, dietro lo sguardo che lei aveva scambiato con quello sconosciuto.

Martina salì lentamente le scale, consapevole di essere seguita.
Non era mai stata quel tipo di donna, eppure qualcosa dentro di lei era scattato. Forse il desiderio di sentirsi di nuovo desiderata, forse la voglia di spezzare la routine di giorni tutti uguali.
Quando si chiuse dietro la porta del bagno, l’uomo la raggiunse poco dopo, bussando piano.
Lei lo lasciò entrare. In quell’ambiente asettico e odoroso di detergenti, i loro corpi si cercarono con avidità. Un bacio rubato, un palmo che scivolava sotto la camicetta. La consapevolezza di Luca che li attendeva al bancone dava a quell’incontro una carica elettrica, un brivido di trasgressione che li travolse.
Le mani dell’uomo erano esperte, lente ma decise, e Martina si abbandonò per un istante al piacere proibito.


Lo spettacolo proibito
Luca sentiva l’aria dell’autogrill diventare pesante e opprimente.
Il caffè ormai era solo un ricordo amaro sulle labbra, e il brusio intorno a lui si dissolse in un ronzio indistinto.
Un richiamo invisibile lo spinse verso le scale, mentre il cuore gli batteva più forte.
Salì lentamente, come se ogni gradino fosse una sfida. Quando raggiunse il piano superiore, notò che la porta del bagno delle donne era socchiusa, come se invitasse a guardare oltre.
E lui, spinto da una miscela di rabbia, curiosità e desiderio inconfessabile, si avvicinò in punta di piedi.
La penombra dell’interno lasciava intravedere chiaramente le sagome.

Attraverso il varco della porta, Luca vide sua moglie piegata in avanti, con le mani premute sul lavandino. L’uomo abbronzato le stava dietro, le mani forti strette sui suoi fianchi. Ogni spinta faceva oscillare il corpo di Martina, i suoi gemiti sommessi rimbalzavano contro le piastrelle del bagno. I suoi capelli ricadevano sulla schiena come un velo scomposto, e il volto, riflesso nello specchio, mostrava occhi chiusi e labbra dischiuse in una smorfia di piacere.

Luca rimase ipnotizzato, incapace di distogliere lo sguardo. Il respiro gli si mozzò in gola, le dita si aggrapparono al battente della porta per non cadere. Sentì una fitta di gelosia bruciante, ma anche un fremito caldo e viscerale.
Era come se stesse scoprendo una parte segreta di sé, un desiderio primordiale mai confessato.
Vedeva le spinte lente e profonde, il corpo della moglie che le accoglieva con crescente trasporto, le gocce di sudore che le imperlavano la schiena. L’uomo si chinò a morderle un orecchio, e lei ansimò più forte, perdendo ogni freno inibitore.

Luca rimase lì, immobile, il cuore in gola e il desiderio pulsante tra le gambe.
Quando finalmente l’uomo si ritrasse e si sistemò i pantaloni, scambiando con Martina un ultimo bacio rovente, Luca si fece da parte, lasciandolo uscire. I loro sguardi si incrociarono per un istante, e in quello scambio muto c’era un’intesa oscura, fatta di segreti condivisi.

Martina uscì poco dopo, il viso arrossato e lo sguardo basso. «Torniamo in macchina», sussurrò, senza osare alzare gli occhi. E Luca la seguì, con il cuore che batteva ancora forte, portandosi dietro il ricordo indelebile di quella scena proibita.

La strada del ritorno e la resa al desiderio
Saliti in macchina, ripresero la strada verso la Riviera. Nessuno dei due parlava. Nell’abitacolo si era fatto denso il silenzio di chi ha troppo da dire, ma non le parole giuste per cominciare. Luca teneva le mani sul volante e lo sguardo fisso sulla corsia, ma dentro la sua testa il caos era assordante: gelosia, vergogna, rabbia, eccitazione—tutto si accavallava senza trovare ordine. Martina guardava fuori dal finestrino, le gambe strette, il respiro appena accelerato. Era ancora umida. Ancora accesa.

Senza dire nulla, si slacciò lentamente la cintura di sicurezza. Poi si girò verso di lui, come se avesse deciso di prendere il controllo di quella tensione che aleggiava tra loro. Con un gesto deciso, iniziò ad accarezzargli l’interno coscia, cercando la fibbia della cintura. La slacciò con sicurezza, lo sguardo fisso su di lui, penetrante. Gli sorrise appena—quel tipo di sorriso che non cerca il perdono, ma conferma il dominio. Era come se gli stesse chiedendo, senza parlare: “Ti ha eccitato vedermi lì, in quel bagno? Ti ha fatto impazzire sapere che non eri tu?”

Luca non rispose. Non poteva. Le sue mani erano ancora sul volante, ma il fiato si era spezzato. Martina gli abbassò i pantaloni con lentezza e determinazione, tirando fuori il suo cazzo e iniziando a massaggiarlo, con movimenti lenti, decisi. Lo fece crescere nella sua mano, mentre lui stringeva il volante come se potesse aggrapparsi a qualcosa di certo. Poi si chinò, e senza esitazione glielo prese in bocca, iniziando a succhiarlo con una fame che non aveva nulla da spiegare.

Luca non trovò un posto dove fermarsi. La strada continuava, deserta, stretta, senza piazzole.
Ma non disse di no. Non fermò il gesto.
Non la fermò. Con la voce rotta, quasi soffiata, lasciò uscire una frase che non aveva mai detto prima:
«Sei una gran troia, amore… oggi ho capito finalmente quanto ti amo.»


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scritto il
2025-06-12
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