La classe virtuale - Prequel: Il desiderio accresce

di
genere
etero

Il profumo di vaniglia di una candela accesa danzava nella stanza di Matilde, un angolo di calore che contrastava con il battito rapido del suo cuore. Era seduta a gambe incrociate sul letto, il laptop aperto davanti a lei, le tende socchiuse a velare la luce della sera. La chat della "classe virtuale" era diventata una dipendenza, un rituale che la teneva incollata allo schermo, il pensiero fisso su Daniele, il Professore, e sulle sue parole che attraversavano lo schermo con un'autorità che le faceva tremare le dita. Ogni suo comando era un colpo che alimentava il suo desiderio di riceverne ancora, una fame che ormai la consumava.

Daniele, scriveva con un carisma che piegava il silenzio digitale. Ogni messaggio era un invito che nascondeva un ordine, e Matilde lo seguiva con una dedizione che la sorprendeva. Suo marito, in salotto, conosceva il gioco e la supportava, un complice che le dava il coraggio di spingersi oltre. PL, il loro amico virtuale e compagno di giochi da tre anni, conosciuto solo attraverso la chat, seguiva ogni suo passo con entusiasmo. Quella sera, la loro chat privata pulsava di una tensione che le era ormai essenziale. 


"Matilde," scrisse Daniele, "hai completato il compito che ti ho assegnato?"

Un calore le scaldò il viso. Il compito era stato audace: cambiare l'immagine del profilo nella chat pubblica con una foto delle sue cosce, un'immagine che suggerisse senza svelare. Matilde non aveva esitato. Era stato suo marito a scattare la foto, poco prima, lei era sdraiata sul letto, il laptop aperto, le dita che volavano sulla tastiera mentre scriveva al Professore. Un compito assegnatole la sera precedente.


Indossava solo un reggiseno che metteva in risalto i suoi seni, mutande e collant neri, le sue curve accese dalla luce soffusa della stanza. Lui, aveva sorriso con complicità, sapendo esattamente a chi fosse destinata l'immagine, e aveva premuto lo scatto. Anzi quattro scatti, tutti destinati al Professore, ben oltre la richiesta.


Matilde aveva caricato la foto senza ripensamenti e l'aveva condivisa con PL, il cui messaggio di orgoglio  "Lo hai fatto davvero? Sei fantastica, Matilde!"  l'aveva fatta arrossire di soddisfazione. La chat pubblica si era animata di commenti: complimenti velati, curiosità, qualche battuta. Ogni parola la nutriva, un’ondata di adrenalina che la spingeva a desiderare di più.


Ma il messaggio privato di Daniele era stato il vero premio: "Brava, Matilde. Stai superando ogni aspettativa."


"Sì, Professore," rispose ora, le dita che sfioravano la tastiera con un tremore carico di attesa. "L’ho fatto."


"Lo so," replicò lui, e Matilde immaginò il suo tono, profondo e famelico, anche senza conoscere il suo volto. "Hai visto come ti guardano, Matilde? Come desiderano ciò che mostri. Ma io voglio di più. Voglio spingermi oltre. Sei pronta?"


Il cuore le accelerò. Ogni parola di Daniele tradiva la sua brama di esplorare confini sempre più lontani, un desiderio che rispecchiava il suo. PL, sempre costantemente informato,  in un messaggio privato, la incitò con un rapido "Vai, Matilde, fagli vedere chi sei." 

Suo marito, dal salotto, le inviò un messaggio di supporto: "Sei incredibile." 


"Cosa vuole da me?" chiese, la voce che le tremava nella mente mentre digitava, il corpo già teso dall’aspettativa di un nuovo colpo.

"Stasera," scrisse Daniele, "voglio che tu ti abbandoni.  Matilde, dimmi, ora, cosa indossi. Descrivi ogni dettaglio, ogni sensazione del tessuto sulla tua pelle. E poi, toccati. Lentamente. Seguendo solo le mie parole. Dimmi cosa provi, frase dopo frase. Voglio sentirti attraverso le tue parole."


Matilde sentì un brivido correrle lungo la schiena, il desiderio che le incendiava il petto. La richiesta era cruda, un invito a un’intimità che bruciava attraverso lo schermo. Sola nella sua stanza, con suo marito in salotto e PL che la incitava virtualmente, si sentiva al centro di una tempesta di attenzioni. "Sto indossando una camicia di seta," iniziò, digitando con mani tremanti. "È leggera, mi sfiora i fianchi, fresca contro la pelle." Le sue dita esitarono, ma la voce di Daniele nella sua mente la spingeva avanti. "Sto toccando il bordo della camicia... mi sento esposta, ma viva."


"Di più," rispose Daniele, le sue parole che si susseguivano rapide. "Sbottonala, Matilde. Una mano sul tuo collo, poi più in basso. Descrivi ogni sensazione." La sua voce immaginata era un comando che non ammetteva esitazioni. Matilde obbedì, la seta che scivolava via, le sue dita che seguivano il percorso tracciato da lui. "La mia pelle è calda," scrisse, il respiro corto. "Ogni tuo ordine mi fa tremare, come se fossi qui, come se fossi lì"


La conversazione si infiammò, ogni messaggio di Daniele più audace, ogni sua parola un invito a spingersi oltre. "Toccati come vorrei toccarti io," scrisse, e Matilde si abbandonò, il corpo che rispondeva ai suoi comandi. "Sento il cuore che batte forte," digitò, "come se ogni tuo sguardo mi spogliasse." 


PL, nella chat parallela, inviava messaggi di incitamento: "Sei un fuoco, Matilde!" Suo marito, le scrisse: "Vai avanti, sei perfetta." 


Le loro parole amplificavano il brivido, ma era Daniele a guidarla, il suo controllo che la faceva sciogliere. "Più in profondità," ordinò lui, "dimmi cosa desideri davvero."


Matilde confessò: "Voglio che tu mi guidi, che mi porti al confine di tutto."


Il loro scambio, virtuale ma incandescente, divenne un crescendo di desiderio. Ogni frase di Matilde era una risposta ai suoi comandi, ogni parola di Daniele un tocco immaginario che la faceva vibrare. 


Il ritmo si intensificò, i messaggi che si intrecciavano come un respiro condiviso, fino a un picco che la lasciò senza fiato, il corpo teso e poi rilassato in una soddisfazione che la avvolse come un’onda. "Sei mia," scrisse Daniele alla fine, e Matilde, tremante, rispose: "Lo sono."


Matilde chiuse il laptop, il cuore ancora accelerato. Lo smartphone vibrò di nuovo. Un messaggio. Era ancora lui.


"C'è un’altra cosa che voglio da te, Matilde. Una prova diversa. Più intima, più tua. Quando domani uscirai da lavoro, non tornerai subito a casa. Voglio che tu entri in un sexy shop. Voglio che lo faccia senza esitazioni, con la stessa fame che hai quando pensi a me."


Lei rimase immobile, lo sguardo fisso sullo schermo.


"Osserva. Tocca. Lascia che siano le tue fantasie a guidarti. Voglio che tu scelga un vibratore. Non uno qualsiasi. Voglio quello che ti spaventa un po’. Quello che ti eccita solo a immaginarlo su di te. Lo comprerai. E poi me lo mostrerai. Quando sarà il momento, ti dirò come usarlo."


Il fiato le si bloccò in gola. Era desiderio? Era timore? Forse entrambe le cose. Ma una certezza le si fece spazio tra i pensieri: lo avrebbe fatto. Per lui. Per sé. Per quel lato oscuro che, ogni giorno, Daniele faceva emergere un po’ di più.


Un ultimo messaggio apparve sullo schermo.


"Domani sarà un altro gioco. Un altro confine da superare. Riposa, Matilde. E toccati, se ne senti il bisogno. Io lo farò pensando a te."


Le dita le tremavano mentre rispondeva.


"Buonanotte, Daniele. Sarò pronta. E sì... lo farò. Ora."


Chiuse lentamente il laptop e si sdraiò sul letto. Le mani corsero subito verso dove il corpo bruciava. Una mano le aprì le cosce con decisione, l’altra si infilò sotto la gonna, oltre la seta sottile dello slip ormai inzuppato.


Le piace toccarsi così: con entrambe le mani, una per tenersi, l’altra per perdersi nelle sensazioni. Le dita scorrevano lente, poi più sicure, aprendola e accarezzandola con una fame che si era fatta al limite della sopportazione. Il respiro si fece più corto, le ginocchia si sollevarono, il bacino cominciò a seguire un ritmo sempre più intenso.


Altrove, Daniele, nudo nella penombra, con il telefono acceso accanto, si lasciava andare. Le dita scorrevano sul corpo, immaginando quel vibratore che presto avrebbe accompagnato i loro giochi. Pensava a lei, a come avrebbe guidato ogni suo gesto.


Il piacere li travolse quasi insieme, separati ma uniti dal desiderio e dalla promessa di un domani ancora più intenso.

scritto il
2025-06-11
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