Mari
di
Antonella1983
genere
tradimenti
Mari – Capitolo 1
Il sabato sera
Erano le dieci di sera.
Il silenzio nella casa era interrotto solo dal ticchettio dell’orologio e dal rumore lieve dell’acqua nel lavandino. I piatti erano stati messi via, i figli erano nelle loro stanze, ognuno perso nei propri schermi o nei propri pensieri.
Laura si trovava davanti allo specchio della camera, intenta a truccarsi con precisione. Un filo di matita nera agli occhi, un tocco di rossetto deciso, l’abito aderente che scivolava come una promessa di disordine. Si spruzzò il profumo preferito e sorrise appena, compiaciuta del riflesso che le restituiva un'immagine perfetta, matura, irresistibile.
Alle sue spalle, sulla porta, Marco osservava in silenzio.
L’aveva vista prepararsi così decine di volte, ogni sabato sera, con quella grazia sensuale che sembrava riservata a un altro mondo. Un mondo in cui lui, lentamente, non esisteva più.
«Esci anche stasera?» chiese con voce sommessa, quasi implorante.
Laura non si voltò subito. Finì di sistemarsi i capelli, poi si girò con un sorriso indulgente.
«Amore, lo sai. Il sabato sera è il mio spazio libero. È vitale per me. Ed è anche il motivo per cui il nostro matrimonio è ancora in piedi.»
Marco abbassò lo sguardo. Le parole le conosceva bene. Le aveva sentite tante volte.
«Tu devi fare finta che la notte di sabato non esista,» continuò lei. «Perché tanto poi, la mattina, mi trovi accanto a te. Più innamorata di prima. Più serena.»
Cercò di sorridere, ma le mani tremavano.
«Laura… ma c’è sempre Aldo?»
Questa volta lei si voltò del tutto, appoggiandosi al mobile. Lo sguardo era diverso: non più dolce, ma fermo. Tagliente.
«Non ti deve interessare. È il mio spazio. L’unica cosa che ti riguarda è che domani farò colazione con te. Come la moglie più devota del mondo.»
In quel momento il telefono sul letto vibrò.
Laura lo prese, guardò lo schermo, poi rispose con voce bassa: «Scendo.»
Si avvicinò a Marco e gli diede un bacio sulla fronte.
Un bacio che sapeva di pietà, non di passione.
Il sabato sera
Erano le dieci di sera.
Il silenzio nella casa era interrotto solo dal ticchettio dell’orologio e dal rumore lieve dell’acqua nel lavandino. I piatti erano stati messi via, i figli erano nelle loro stanze, ognuno perso nei propri schermi o nei propri pensieri.
Laura si trovava davanti allo specchio della camera, intenta a truccarsi con precisione. Un filo di matita nera agli occhi, un tocco di rossetto deciso, l’abito aderente che scivolava come una promessa di disordine. Si spruzzò il profumo preferito e sorrise appena, compiaciuta del riflesso che le restituiva un'immagine perfetta, matura, irresistibile.
Alle sue spalle, sulla porta, Marco osservava in silenzio.
L’aveva vista prepararsi così decine di volte, ogni sabato sera, con quella grazia sensuale che sembrava riservata a un altro mondo. Un mondo in cui lui, lentamente, non esisteva più.
«Esci anche stasera?» chiese con voce sommessa, quasi implorante.
Laura non si voltò subito. Finì di sistemarsi i capelli, poi si girò con un sorriso indulgente.
«Amore, lo sai. Il sabato sera è il mio spazio libero. È vitale per me. Ed è anche il motivo per cui il nostro matrimonio è ancora in piedi.»
Marco abbassò lo sguardo. Le parole le conosceva bene. Le aveva sentite tante volte.
«Tu devi fare finta che la notte di sabato non esista,» continuò lei. «Perché tanto poi, la mattina, mi trovi accanto a te. Più innamorata di prima. Più serena.»
Cercò di sorridere, ma le mani tremavano.
«Laura… ma c’è sempre Aldo?»
Questa volta lei si voltò del tutto, appoggiandosi al mobile. Lo sguardo era diverso: non più dolce, ma fermo. Tagliente.
«Non ti deve interessare. È il mio spazio. L’unica cosa che ti riguarda è che domani farò colazione con te. Come la moglie più devota del mondo.»
In quel momento il telefono sul letto vibrò.
Laura lo prese, guardò lo schermo, poi rispose con voce bassa: «Scendo.»
Si avvicinò a Marco e gli diede un bacio sulla fronte.
Un bacio che sapeva di pietà, non di passione.
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