Al mare

di
genere
confessioni

Quando ci incontrammo per la prima volta fu subito colpo di fulmine. Era il mio primo anno di università, un periodo strano della vita, mi sentivo persa chissà dove nelle mie fantasie e qualunque attività facessi nel frattempo ascoltavo la musica, e appunto questo stavo facendo quando lo incontrai. Stavo dirigendomi sognante e distratta verso l’aula, quando istintivamente mi voltai alla mia sinistra e per un istante, ci guardammo dritto negli occhi. Avete presente quando senza alcun motivo automaticamente vi girate verso un punto preciso alle vostre spalle o a lato e puntate in pieno qualcuno che vi sta guardando? Ecco fu una di quelle circostanze, lo guardai sorridendogli perché come dicevo ero persa nelle mie sensazioni aeree, piacevoli s’intende e lui rimase stupito da questo perché lo vidi restare folgorato dal mio sguardo. Io però che non lo avevo fatto apposta di guardarlo in quel modo, tornai ai miei piedi scendendo di botto dalle nuvole, anche perché nell’ entrare in aula mi ero incastrata con gli auricolari alla maniglia della porta mentre il professore della lezione precedente, altrettanto perso evidentemente, stava cercando di uscire nonostante io avessi per errore ostruito il passaggio.

Nei mesi seguenti si creò questo gioco di sguardi e sorrisi sexy che però alla lunga mi turbarono, perché non riuscivo a trovare un modo per conoscerlo e capire se davvero c’era stata un' intesa e di che tipo d’intesa si trattasse. Non capivo ed ero molto insicura, così alla lunga quell’ ambiguità mischiata all’ attrazione fisica, mi fece andare fuori di testa, era diventata un’ ossessione, dovevo capire perché, se c’era un perché, insomma sapere la verità. Così un giorno decisi che mi sarei buttata, “chissenfrega se gli sembro una matta, almeno mi metto il cuore in pace” pensai.
Ma le cose non andarono affatto in quella direzione, quella del cuore in pace s’intende, anzi mi causai semplicemente un’ inutile umiliazione.
Successivamente mi sentii sprofondare dalla vergogna per come avevo agito, mi ero inventata una scusa per parlargli ma di fatto non avevo uno scopo concreto, non sapevo cosa dirgli e non potevo chiedergli direttamente di dirmi perché si era comportato in quel modo, insomma non potei esprimere il mio turbamento. In quella circostanza lui, intendendo meglio di me la situazione e avendo semplicemente più strumenti per poter dirigere la conversazione, le diede un po’ il taglio che volle, rifiutandomi anche se in realtà io non gli avevo proposto nulla e ciò mi lasciò stranita. Comunque appunto non mi misi il cuore in pace, perché oltre ad essere dannatissima masochista ero anche una stronza tenace, perciò continuai a pensarci e a ripensarci. Perché sentivo che c’era qualcosa di ingiusto e inoltre odiavo sentirmi impotente,covai molto rancore nei suoi confronti. Non sopportavo il fatto di esserci rimasta sotto dopo che per prima e fin da subito mi ero avvertita che “quello li” era solo un narcisista abituato a fare il brillante con tutti.
Nonostante ciò, andai avanti con la mia vita, cercando di costruire dei rapporti d’amore sani, ma alla fine non mi sentivo mai appagata, quella faccenda era diventata un pensiero intrusivo, che quando lo allontanavo mi rendeva apatica, ma quando lo accoglievo mi dissociava.
Ovviamente cercai di dimenticare tutto quanto! Di metterci una pietra sopra, come si dice, ma così facendo mi sentivo mortalmente repressa, cronicamente insoddisfatta, in una parola, depressa. Così ad un certo punto, stufa marcia di quella depressione decisi, che almeno io sarei stata onesta e semplicemente avrei accettato quello che provavo e desideravo, dopotutto quella era la mia verità ed era inutile cercare di ignorarla.

Passarono diversi anni e un giorno d’estate accadde che lo rincontrai. Stavo scendendo la scogliera fino al mare, scherzano con gli amici quando lo vidi là a petto nudo sulla spiaggia che si rilassava, non potevo crederci. Fui pervasa dalla vergogna, avrei voluto girare i tacchi e andarmene ma allo stesso tempo ero incuriosita, cosa sarebbe successo? Vedendomi se ne sarebbe andato via? Sarebbe rimasto e avrebbe fatto finta di niente? Oppure non sarebbe rimasto indifferente?
Per un attimo mi fermai mentre i miei amici continuavano la lenta e inesorabile discesa verso il mare, feci un respiro profondo e presi coraggio “ E andiamo, che vuoi che sia?!” pensai “Non è mica sua la spiaggia!”
Ma prima ancora che arrivassimo in fondo alla discesa, come avvertendo qualcosa, alzò lo sguardo e mi vide, “ecco ora prenderà tutta la sua roba e se ne andrà via” pensai, che imbarazzo.
E invece rimase, guardò altrove, poi si rigirò, poi guardò altrove e questo suo strano interesse bastò a farmi andare su di giri, “agisci normalmente agisci normalmente, guarda dove metti i piedi” le basi no? Il fatto è che quando sono emozionata rischio di perdere l’equilibrio, improvvisamente non mi sento più in un corpo, ma in una palla che potrebbe rotolare un po’ ovunque alla minima spinta. Un equilibrio precario.
Arrivammo alla spiaggia, in parte a lui c’era un telo vuoto, “un amico, la figlia, la compagna? ma non sono affari miei, chissenefrega di con chi è” avevo così tante sensazioni addosso che mi sentivo ruzzolare.
I miei amici gli passarono proprio davanti e così lo feci anche io, lui abbassò lo sguardo era palesemente in imbarazzo ma non riusciva a trattenere il sorriso.
Questo mi risollevò, temevo che la mia presenza lo avrebbe urtato, che si sarebbe arrabbiato pensando “che seccatura questa tipa, perché non mi lascia in pace!?”
Ovviamente io non ero li per lui! Però ero ancora così insicura che pensavo che mi avrebbe voluta scacciare, per starsene in pace con i suoi affetti.
Ma non accadde niente di tutto ciò, invece si tirò su e fece una serie di movimenti per aggiustarsi chissà che cosa, guardando imbarazzatissimo per ogni dove tranne che me.
S’ immaginava che da li a poco mi sarei tolta i vestiti proprio davanti a lui?
O forse no? Nemmeno io ero esattamente a mio agio e la cosa che mi preoccupava di più era di mantenere la serenità, non volevo imporgli la mia presenza, non volevo metterlo a disagio.
Ormai gli davo le spalle e ci stavamo allontanando, in effetti ci sistemammo diversi metri più in la. La giusta comfort zone.
Ma da quel momento in poi la spontaneità era andata a farsi benedire, anche perché forse lui non ci vedeva bene ma io, mannaggia a me ci vedevo benissimo.
Mettemmo giù teli e ombrellone e subito Alessandra volle andare a farsi il bagno, faceva un caldo infernale e anche io non vedevo l’ ora di rinfrescarmi. Dopo un po’ di esitazione, constatando che comunque lui era tornato a farsi i fatti suoi, mi tolsi la maglietta e i pantaloncini, in realtà avevo solo il pezzo sopra del costume perché sotto avevo gli slip, mi sarei dovuta mettere il costume ma mi sentivo troppo in imbarazzo a cambiarmi in quella situazione, quindi rimasi così e raggiunsi Alessandra in acqua.
Chiacchierammo un po’ poi lei risalì e io decisi di farmi una nuotata un po’ più al largo, girai uno scoglio e andai oltre la spiaggetta, dove trovai un’ insenatura, l’acqua era bassa e li mi fermai a riflettere.
Era davvero un bel posto, non c’era nessuno l’aria era fresca e faceva venire voglia di rilassarsi e meditare. Seduta su una piccola roccia che sporgeva di poco dall’ acqua, chiusi gli occhi e rimasi così a prendere il sole che arrivava di traverso fin lì. Lo vidi, con il suo sorriso imbarazzato e mi sentii avvampare, immaginai di trovarmelo davanti, eccitatissimo.
Riaprii gli occhi, con le mani sulla faccia mi strofinai le guance, mio dio perché quell’ uomo mi faceva arrapare così tanto? Scalciai l’acqua nel vano tentativo di scacciare quei pensieri.
Ma poi, mentre mi stavo ributtando in mare, come per magia, me lo ritrovai davanti per davvero! Proprio in quel momento lo vidi emergere dallo scoglio e stupito si affrettò a dirmi “mi scusi non credevo ci fosse qualcuno”

Non potevo crederci, “No, no si figuri non è mica mio questo posto” gli dissi sorridendo ma ritraendomi e penso di aver continuato a sorridergli e a ritrarmi mentre lui invece s’avvicinava sempre più, “Allora non le dispiace se mi siedo anche io qui?” Aveva smesso di guardarmi con imbarazzo, “ehm no faccia pure” ma dentro di me pensavo solo “oh mio dio, che faccio?” e mi coprii istintivamente il petto. Lui notò questo gesto ma fece finta di niente e mi lanciò un sorriso da porco. Mi sentii morire, volevo sotterrarmi, mi stavo sciogliendo dalla vergogna, sicuramente mi si vedevano i capezzoli dal costume perché ero eccitatissima.
Per qualche momento restammo in silenzio, poi ci guardammo e per primo fu lui a rompere il ghiaccio “Noi ci siamo già conosciuti, si ricorda?”. Oh mio dio certo che mi ricordavo! Anche se avrei preferito di no, avevo fatto la figura... ma d’altronde era stato lui a farmi andare fuori di testa!
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi penetranti, aveva uno sguardo magnetico e sapeva come usarlo “Sì, mi dispiace se l’ho messa a disagio quella volta, io non sapevo bene cosa stavo facendo”.
“Non c’è problema, ormai è acqua passata, studiava filosofia se non ricordo male? Cosa fa adesso?”
Certo non aveva problemi a riempire i silenzi, però si ricordava bene della nostra conversazione, “Strano” pensai
“Si ricorda bene, mi sto laureando, sì lo so è tardi, ma insomma è andata così, comunque faccio arte di vario genere”
Sgranò un po’ gli occhi e sorrise:
“Guardi che non la giudico, che tipo di arte fa?” e mi fissò, “diamine lo sai benissimo che arte faccio!” pensai, sapevo che mi spiava sui social ma ressi il gioco, “scrivo, dipingo, roba così… ma ora mi sto concentrando sulla laurea, poi vedrò come morire di fame” e mi scappò una risata leggermente isterica, a differenza sua non avevo alcun merito, nessuna reale carriera, ma mentre parlavo lui mi guardava un po’ ovunque, distrattamente, senza soffermarsi mai per un secondo di troppo, ma sì, mi stava palesemente guardando. Che porco.
“E lei invece, come sta?” Anche io lo guardai “distrattamente”, si vedeva che gli piaceva tenersi in forma, aveva un bel fisico e il costume non gli nascondeva bene l’erezione, anche se stava sott’ acqua, alzai velocemente gli occhi e lo guardai furbetta, come a dire “lo so come ti senti, è palese”. Colse immediatamente il messaggio ma invece di imbarazzarsi si galvanizzò e la sua erezione divenne ancora più prepotente. “Mi vuoi scopare?” avrei voluto chiedergli ma ovviamente non lo feci.
“Mai stato meglio …”
L’aria si stava facendo davvero calda, la tensione era alle stelle, ci guardammo negli occhi penso per un’ eternità poi mi chiese “è qui col ragazzo?”
“sono venuta con degli amici, non ho il ragazzo e lei è qui con la sua compagna?”
“no, mia figlia”
“ah capisco, beh forse allora dovrebbe tornare, si starà chiedendo che fine ha fatto il suo papino”
Rimase di stucco, forse avevo esagerato, ma al diavolo se lo meritava in fondo era quello che era no, il suo papi?
Non la prese benissimo
“Mia figlia sa badare a se stessa, però hai ragione forse dovrei tornare” nell’ emozione s’era dimenticato di darmi del lei, io feci lo stesso
“Aspetta” che diamine ho rovinato tutto di nuovo, pensai, “scusa non volevo metterti a disagio, lo dicevo così per dire” mannaggia a me, vabbè chissenefrega ora glielo dico “ è che tu mi piaci!”
Gelo
“Io… sono lusingato davvero, ma come già ti dissi, dovresti trovarti un ragazzo della tua età”
“perché? Non posso scegliere chi farmi piacere!”
“Io non posso …”
“però lo vorresti?”
“non ha importanza”
“Quindi lo vorresti”
“sì lo vorrei, ma non fa alcuna differenza! Non è possibile una relazione fra noi!”
Eravamo in piedi l’ uno di fronte all’ altro, gli presi la mano, “siamo soli qui” stavo per mettermi a piangere.
Mi afferrò la nuca, le sue dita fra i miei capelli umidi, mi tirò a sé e mi baciò, fu un bacio lungo e appassionato. I nostri corpi caldi sembravano muoversi all’ unisono e poi mentre eravamo ancora così vicini mi disse all’ orecchio “però non lo devi dire a nessuno d’accordo?” “non lo dirò a nessuno te lo prometto” gli risposi e ci baciammo ancora e ancora, fu così bello che alla fine non mi trattenni più e mi misi a piangere, lo avevo desiderato così tanto che mi sembrava di stare ancora sognando. La sua lingua cercava la mia e dai bacetti più teneri in un attimo si passava a quelli più focosi e di nuovo, finché esasperato non mi mise una mano fra le cosce, ero fradicia. Già così non ci capivo più niente, ero talmente eccitata che la vagina mi faceva male, volevo solo che mi penetrasse, non m’ importava più niente di tutto il resto. Mi risalì le cosce passandomi un dito proprio li dove ero più bagnata e quando sentì i miei umori anche lui perse la testa, mi scostò le mutande e m’ infilò un dito dentro, emisi un gemito. “ti piace piccola” “sì,sì, mi piace tantissimo” “come sei carina, mi fai impazzire”.

Gli misi una mano sul cazzo, non vedevo l’ora di succhiarglielo ma lui si ritirò “aspetta” mi disse e ci sedemmo sul fondale. L’acqua fredda sullo stomaco mi fece rabbrividire, ma me ne dimenticai subito, con una mano mi alzò il pezzo sopra del costume e cominciò a succhiarmi i capezzoli, ad ogni morsetto sentivo le mie tette gonfiarsi, tra le fiamme dell’ inferno ma in un’ estasi paradisiaca “Oh sì.. che bello” mi aggrappai alla sabbia poi lui cominciò a scendere continuando a baciarmi lo stomaco, il ventre finendo con la testa sott’acqua. Gli infilai una mano tra i capelli mentre mi baciava il pube, era così bello che mi sembrava una ninfa. Mi spinse la lingua sulla figa e con un gesto improvviso mi tirò su il culo sollevandomi il bacino, così in quella strana posizione con le gambe sulle sue spalle e la testa al pelo dell’ acqua me la leccò furiosamente. La sua saliva si mischiava ai miei umori, non riuscivo a pensare più a niente se non alla sua lingua e al suo magico tocco.
scritto il
2025-06-04
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