La vita di schiava Fulvia 3° parte

di
genere
dominazione

Era mezzanotte quando mi trovavo a casa, nervosa e desiderosa di vedere il mio sexy istruttore. Dopo il nostro ultimo incontro, mi aveva lasciato un biglietto che non avevo mai aperto fino a quel momento. Ora, decisa, lo apro e leggo:

“Persery Hotel, 15ª strada, alle ore 23, domani, stanza n°3.”

Leggendo quelle parole, letteralmente salto dalla sedia su cui ero seduta. “È oggi… tra due ore… oh mio dio!” Controllo l’orologio appeso alla parete, mi preparo in fretta, e mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia e prepararmi. Vedo che l’ora è tarda, ma non mi tiro indietro: ho deciso di apparire al massimo.

Mi trucco con un rossetto rosso fuoco sulle labbra e un eyeliner sfumato per accentuare il mio sguardo da gatta. Decido di indossare una mini gonna in pelle rossa, stretta, e un top in pizzo nero. Per completare il look, scelgo degli stivali neri con tacco a spillo di dodici centimetri. La sera è fresca, così sopra indosso un cappotto lungo fino alle ginocchia, anch’esso rosso. Quando sono pronta, esco di casa, salgo su un taxi e mi dirigo verso l’indirizzo scritto sul biglietto.

Nervosa ma eccitata, arrivo in poco tempo e scendo. Saluto la receptionist, mi presento e fornisco il numero della stanza. Mi consegna la chiave e salgo al terzo piano, le stanze sono divise per piani. Davanti alla porta decido che è il momento di mostrarmi: faccio cadere il cappotto a terra, lasciandolo lì, e proprio in quel momento la porta si apre.

Entro e il suo profumo di maschio alfa e di menta mi fa impazzire. Cammino a passi lenti, con l’eccitazione alle stelle. La stanza è immersa nell’oscurità, ma riesco a percepire il suo respiro. Le gambe mi tremano, ma cerco di non farlo vedere. Mi avvicino, lui resta immobile, ma all’improvviso parla:

“Sei venuta, allora. Ubbidiente, brava.”

Non capisco: mi sembra di essere un cane, di essere stata chiamata così. “Ubbidiente,” penso, sperando che sia uno scherzo. Mentre la mia mente si riempie di mille pensieri, le mie gambe si muovono da sole, avanzando verso di lui.

Arrivata, lui mi prende, mi fa voltare e mi afferra per i capelli senza tanti giri di parole. Mi sposta l’intimo di lato e, in un colpo, entra di colpo. La sua presenza brusca, il modo deciso con cui mi tratta, mi eccitano incredibilmente. Mi sbatte forte, mi usa, e io inizio a urlare di puro piacere. La sua forza e le sue spinte sono così intense che mi fanno tremare e bagnare sempre di più. Sono talmente fradicia che mi vergogno da sola, ma non posso negare che mi piace più di quanto avessi immaginato.

Continua a sbattere forte, a farmi urlare e gemere. Lo sento tutto, e mi piace essere usata in ogni modo: da dietro, con le sue mani e la sua bocca. Poi, improvvisamente, mi fa un ditalino, e sono così bagnata che raggiungo il punto di squirting, spruzzando sulla sua mano.

Per un attimo si ferma, respira profondamente, e poi viene nel mio sedere, riversando il suo seme caldo e la sua essenza dentro di me. Non finisce qui: dopo aver raggiunto l’apice della soddisfazione, mi fa sdraiare sul letto e inizia a parlare con la sua voce calda e sexy.

“Sei mia. Dal primo momento che ti ho vista, mi appartieni. Il mio marchio dentro di te lo dimostra, ma ora ci sarà qualcos’altro a confermarlo.”

Dalla tasca estrae un bracciale nero con un catenaccio e un’incisione in argento: la lettera F, il suo nome, Francesco, scritto con eleganza e raffinatezza. Lo indossa al mio polso.

Resto perplessa, ma felice.

All’improvviso, lui pronuncia:

“Da ora in poi, questo sarà il mio marchio di appartenenza. Sei mia.”

Non capisco bene a cosa si riferisca, lo guardo e lui, notandolo, spiega:

“Questo fa parte del BDSM. Io sono una dominante. Ti ho appena mandato via email un contratto che spiega dettagliatamente questo mondo e i ruoli di ciascuno. Leggilo attentamente. Mi aspetto una risposta domani, quando verrai.”

E così, se ne va lasciandomi con mille dubbi, come sempre.
scritto il
2025-05-23
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