Tra le aule universitarie

di
genere
gay

L’aula 2B era quasi deserta. Il sole del pomeriggio filtrava attraverso le persiane, disegnando linee d’oro sul pavimento. Luca era rimasto per terminare la sua relazione di filosofia politica, ma non riusciva a concentrarsi. Il motivo era semplice: Marco. Lo aveva conosciuto il primo giorno di lezione. Sguardo ironico, capelli scuri spettinati come se non gliene fosse mai importato davvero, e un sorriso che sembrava sapere sempre qualcosa in più. Si erano seduti vicini, scambiando battute taglienti durante le lezioni più noiose. Poi erano arrivati i messaggi. Le risate al bar della facoltà. Gli sguardi che duravano un po’ troppo. Quel pomeriggio, Marco entrò in aula senza bussare, come faceva sempre. Portava una maglietta nera troppo aderente per passare inosservata. “Sei ancora qui?” chiese, chiudendo la porta dietro di sé. La sua voce aveva una sfumatura divertita. “Sto cercando di finire il saggio, ma…” Luca lo guardò, sorridendo. “Tu sei una distrazione costante”. Marco si avvicinò lentamente, lasciando cadere lo zaino su un banco. Si sedette accanto a lui, sfiorandogli il ginocchio con intenzione. Lo fece sembrare casuale. Non lo era. “Posso aiutarti a concentrarti, se vuoi” sussurrò. Luca lo fissò negli occhi, il cuore che cominciava a battere più forte. Era stanco di fingere che tra loro ci fosse solo amicizia. Senza dire nulla, gli afferrò la maglietta e lo tirò verso di sé. Le labbra di Marco erano morbide, sicure. Si baciarono con una fame trattenuta troppo a lungo, e le dita di Luca si insinuarono sotto il bordo della maglietta, sentendo la pelle calda dell’altro. Marco si lasciò sfuggire un gemito basso, poi prese il controllo, facendo sedere Luca sul banco, tra pile di appunti. Le mani cominciarono a esplorarsi, rapide, affamate. La tensione accumulata nei mesi si scioglieva in quel momento, nelle carezze lente ma decise, nei corpi che si cercavano senza esitazioni. Le voci del corridoio sembravano lontane, irreali. L’aula diventò il loro rifugio. Luca si lasciò andare, guidato dalle mani esperte di Marco, che conoscevano ogni punto dove fermarsi, ogni reazione da provocare. Ogni bacio era una promessa. Ogni tocco, una dichiarazione silenziosa. Quando si stesero sul pavimento, avvolti dalla luce calda del tramonto, i loro corpi intrecciati e desiderosi di assaporarsi, di sentire l’odore del sesso. Le camicie ormai dimenticate tra i banchi, non c’era più solo desiderio. C’era qualcosa di più profondo, qualcosa che li legava oltre la carne. Marco accarezzò i capelli di Luca, guardandolo con uno sguardo che non aveva bisogno di parole. “Era ora” sussurrò Luca, il sorriso ancora sulle labbra. ”Sì, ma ne è valsa la pena” rispose Matteo, chinandosi per baciarlo ancora una volta. Fu l’inizio di una storia che non sarebbe rimasta confinata tra le mura dell’università. Perché a volte, l’amore arriva tra una lezione e l’altra. E quando arriva, non chiede il permesso.
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scritto il
2025-05-20
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