Mia cugina “Tutti i suoi buchi - giornata da troia”

di
genere
incesti

Era una mattina come un’altra, ma il fatto che Paola mi avesse invitato a casa sua senza Alberto in giro mi puzzava di voglia lontano un chilometro. La conoscevo bene: quel modo di parlarmi a voce bassa, quegli sguardi che scappavano, quella lingua che si passava sulle labbra senza accorgersene.

Appena chiuse la porta, le saltai addosso senza perdere tempo. La presi per i fianchi, la sbattei contro il muro e le infilai la lingua in gola. Lei tremava, si aggrappava alla mia maglietta, gemeva piano. Era bagnata già solo per come la stavo toccando.

“Sei proprio una troia sposata…” le ringhiai contro l’orecchio.
“Sì… voglio tutto… in tutti i buchi…” ansimò lei, rossa in faccia.

Non serviva altro.
La trascinai verso il divano, le strappai jeans e slip fino alle ginocchia, senza nemmeno toglierle la maglietta. Le schiacciai il culo contro il mio bacino, sputai sulla mia cappella e senza alcuna dolcezza le infilai il cazzo dentro, sbattendola subito forte.

Lei urlò, cercando di coprirsi la bocca, ma non si fermò. Si apriva di più, si muoveva per prenderselo meglio. Le tiravo i capelli, le sussurravo porcherie all’orecchio, le menavo schiaffi sulle chiappe nude mentre la inculavo senza pietà.

Poi la rovesciai di schiena sul divano.
Le infilai due dita in bocca, facendogliele succhiare sporca, poi glielo misi tutto in gola. Lei si strozzava, tossiva, lacrimava, ma non si tirava indietro. Mi guardava da sotto, con gli occhi pieni di voglia e rassegnazione.

La spinsi a terra, le sputai sopra il culo, glielo infilai anche lì, nel buco più stretto.
Si mordeva le labbra per non urlare mentre glielo piantavo dentro sempre più profondo.
Sbatteva la testa contro il tappeto, ansimando, gemendo senza fiato.

Casa sua era un casino: cuscini per terra, vestiti strappati, il tavolo rovesciato.
E io me la godevo tutta: bocca, fica, culo.
Come un animale che se la monta senza controllo.

Quando sentii che stavo per venire, la trascinai di nuovo in bocca, le sbattei il cazzo fino a fondo gola e le svuotai tutto dentro, sentendo il suo gorgoglio sporco mentre inghiottiva ogni schizzo.

Paola rimase a terra, nuda, sfinita, il viso sporco, il corpo segnato dalle scopate.
Sembrava finita.

Ma non lo era.



Dopo un po’, mentre lei ancora respirava a fatica, la presi per il polso.
La tirai su, trascinandola barcollante verso il bagno.

La buttai di spalle contro il lavandino, guardandola nello specchio.
Lei si guardò, sporca di me, eccitata come non mai.
Mi sorrise sporca.

Senza dire niente, mi rimisi dietro di lei, glielo puntai sulla fica già umida e le entrai dentro di nuovo, sbattendola con forza.
Ogni colpo faceva tremare il mobile, l’acqua del rubinetto che gocciolava sembrava scandire il ritmo della scopata.
Paola gemeva, guardandosi mentre veniva sbattuta come una puttana.

“Mi squirti addosso, troia?” le chiesi ringhiando.
“Sì… sì… fammi venire… fammi squirtare come una cagna…” ansimò lei.

Le allargai le chiappe, le infilai due dita nel culo mentre la sbattevo nella fica.
Lei si contorceva, si aggrappava al lavandino, gemeva senza freni.

Con un urlo soffocato, la vidi esplodere:
un getto caldo mi bagnò tutto il cazzo, le cosce, il pavimento.
Squirto epocale.
La sua fica spruzzava a scatti, a ondate, mentre io continuavo a spingerle dentro il cazzo senza pietà.

Non ci pensai due volte.
Quando sentii il mio, la tirai su per i capelli, la obbligai ad aprire la bocca e le sparai addosso una sborrata violentissima: faccia, capelli, tette, bocca piena.

Paola restò lì, in ginocchio, scoperta, zuppa del mio sperma e dei suoi squirti, tremante, completamente devastata.

“Quando vuoi… io sono la tua troia…” sussurrò piano, con la voce spezzata.

E io sapevo che non sarebbe finita lì.
scritto il
2025-04-29
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