Il perverso regno di Magdar

di
genere
dominazione

Sofia era nuda e a quattro zampe, i suoi capelli biondi lunghi e setosi le scendevano quasi fino sotto alla fica accarezzando la schiena. Sofia era la regina di Magdar e in quel momento mentre all'esterno soffiava una strana tempesta lei stava leccando il cazzo a suo marito, il re Eric di Magdar. Lui, nudo e seduto su una comoda poltrona, colpiva delicatamente il sedere della donna con un frustino di pelle con una mano mentre con l'altra stringeva il collare d'oro massiccio che circondava il collo della donna. Sofia non ci poteva credere, quella stessa mattina sotto gli occhi di tutto il regno si erano sposati, dopo 11 di fidanzamento e la campagna di conquista della regione di Franam era terminata. Era felicissima, suo marito era biondo, muscoloso e un gran figo, ma soprattutto aveva accettato il suo lato perverso.

«Sofia, sto venendo», disse, poi un secondo dopo le guance della donna si gonfiarono e un liquido biancastro uscì per colare a terra.

«Ho visto, caro, ma pulisco tutto», lei si abbassò e pulì tutto con la lingua.

Sofia salì sulle gambe dell'uomo e decise di cavalcare il cazzo che eretto sembrava fatto di marmo. Entrambi avevano già sfiorato i loro corpi nudi molte volte e si conoscevano a memoria.

«Sei bellissima», gli disse lui, baciandola mentre stringeva il culo di lei tra le mani. Poi abbassò la testa e le lecco le tette.

«Lo so, ma anche tu lo sei», gli sussurrò la donna mentre affondava le dita tra i capelli del suo sposo.

«Ti prego», sussurrò. «Leccamela».

«Non ancora. Sofia vuoi fare una doccia?»

«Solo se potrò succhiartelo ancora un po'», gli disse con il viso imbronciato.

«Va bene, ma dobbiamo lavarci, ho preparato una sorpresa per te». Le strizzò una tetta.

«Ok», rispose lei.

Entrambi, nudi, biondi e i con due fisici mozzafiato si recarono al bagno privato dell'appartamento reale. Si lavarono, si accarezzarono i loro corpi scolpiti nel marmo e infine fecero l'amore distesi sul pavimento del bagno. Si risciacquarono, per levare ogni traccia di sborra dalla figa e dal cazzo e uscirono.

«Dobbiamo inginocchiarci qui», lui indicò un punto preciso della stanza, tra il divanetto e il tavolino.

Senza fiatare lei ed Eric si inginocchiarono, entrambi completamente nudi e restarono in attesa.

Non passò molto tempo.

Sì sentì bussare alla porta.

«Puoi venire avanti Berenice», disse lui.

Una ragazza, completamente nuda entrò. Aveva i capelli neri raccolti elegantemente e sistemati da un fiocco rosso e in una coda di cavallo dietro le spalle. Una striscia di peli pubici le saliva dalla fica in su. Berenice portava un cuscino rosso scuro sulle braccia. Su questo erano adagiati un collare anch'esso d'oro e due guinzagli anch'essi completamente rivestiti del biondo metallo.

«Vostra maestà», subito la ragazza si inginocchiò a terra e tenendo la testa bassa al suolo continuò. «Ho portato quanto avete chiesto».

«Vostra maestà», adesso si stava riferendo a Sofia. «La prego di scusare la mia maleducazione. Merito si essere punita».

«Berenice, procedi con quanto stabilito».

«Sì», la ragazza si alzò in piedi. Poi prese il collare e lo allacciò al collo dell'uomo.

«Per questa sera sarò la vostra padrona, baciatemi i piedi se desiderate essere i miei cagnolini obbedienti».

Il re e Sofia si mossero sulle quattro zampe per abbassare la testa e leccare i piedi della fanciulla.

Ma il re aveva altri piani si attaccò alla gamba della giovane e iniziò a leccarle la fica, che era già grondante mentre la moglie continuo a leccarle i piedi. Non era la prima volta che la coppia reale la coinvolgeva nei suoi giochi erotici, era la prima in cui effettivamente erano i sovrani, ma adesso in quella stanza in cui erano tutti e tre nudi, non solo fisicamente ma anche moralmente nessuno pensava ai titoli. Adesso il re e la regina erano i cani di Berenice e la fica della regina era soddisfatta.

«Possiamo andare?», Berenice allacciò i guinzagli alla coppia e dopo una breve serie di sguardi si avviarono verso l'uscita.

«Ricordati che sono un cane», disse il re, «Se voglio montarla, lo posso fare in ogni momento».

«Va bene maestà, ma io la sculaccerò».

Sofia camminava svelta a quattro zampe, nuda, soffriva perchè la catena del guinzaglio le passava sopra alla fessura della fica provocandogli orgasmi continui, tanto che aveva lasciato una traccia del suo passaggio su tutto il percorso fatto finora. In più era costantemente rapita dal cazzo turgido del marito, anche lui costretto al guinzaglio e carponi.

«Padrona», Eric chiamò Berenice. «Devo urinare».

«Anche io», disse Sofia portandosi una mano sulla passera.

«Va bene», disse lei. «Potete farla lì», I tre erano appena arrivati nel giardino del palazzo, e la fanciulla aveva indicato un aiuola fiorita. «E ovviamente la farete come cani, giusto?»

«Sì», i due coniugi risposero all'unisono.

Eric alzò la gamba e urinò copiosamente, mentre Sofia si sedette come una cagnolina, spostando la terra, Sofia era abituata a fare così, non era una nobile ed era stata cresciuta in una casa di campagna, proprio come una cagna. Completamente nuda scorrazzava per i boschi libera o alla catena, faceva i lavori domestici e aiutava i due che l'avevano adottata e le avevano permesso di studiare e avere una vita sociale. In una mattinata uggiosa aveva conosciuto il principe e si erano subito innamorati, fidanzati e infine oggi stesso sposati. Un fiotto d'urina uscì e una pozzanghera si formò sull'aiuola.

«Pulitevi», ordinò Berenice. Poi lasciò i guinzagli dalla presa. Eric si fiondo sulla moglie le leccò le chiappe, si insinuò tra le sue cosce e iniziò a mordicchiarle la fica. Lei fece lo stesso, si girò e abbassò la testa sul cazzo imponente del marito, lo prese tutto in bocca leccandolo.

Berenice era nuda, lì impacciata e eccitata. Un culo sodo e due tette soffici e prosperose ne delineavano il fisico. Di solito era lei la cagna della coppia, ma quest'inversione dei ruoli non le dispiaceva, sapeva della perversioni della regina, ma non si sarebbe mai aspettata di vedere il re al guinzaglio. La fica le stava colando a terra, così portò una mano lì e si masturbò. Poi chiese ai due cani di pulire a terra. Loro accolsero l'ordine con somma gioia e dopo aver pulito con la lingua la pietra del viottolo del giardino le leccarono anche i piedi.

«Devo fare una commissione, vi porto in città», disse ai cani.

I due si erano accucciati ai suoi piedi e dopo una frustata sulle natiche di entrambi si portano sulle mani e ginocchia e iniziarono a seguirla a gattoni.

Eric aveva il cazzo di marmo, turgido e sul punto di esplodere, non sapeva se l'effetto avesse a che fare che a mezzo metro da lui, sua moglie nuda e a quattro zampe gli stava sventolando la fica depilata e umida di ormoni in faccia o se era tutta la situazione che lo eccitava a tal punto. Voleva sborrare, voleva montare quella bionda e non sapeva quanto ancora avrebbe resistito. A tutto questo doveva essere aggiunto il fatto che la padrona li frustava, ad ogni passo colpiva i loro culi pretendendo come risposta solo dei guaiti di piacere.

«Vostra mestà», la ragazza si riferì a Sofia. «Volete leccarmi la fica?»

«Sì», rispose la donna. «Lo desidero».

«E voi non gradireste leccarle la fica?», chiese al re.

Lo desidero. Berenice strattonò i due guinzagli e condusse i due sovrani in un anfratto scavato nella pietra delle case della città. Era una zona più riparata dal caos che si stava delineando in centro città. Tutti sapevano che da quando Eric era diventato re, le leggi in merito al decoro pubblico e al nudismo erano venute un po' meno e adesso, di notte, si poteva scorrazzare nudi, portare i servi al guinzaglio nudi, le mogli o i mariti nudi, tutti come animali domestici. In verità questo funzionò, l'animo e le azioni dei cittadini diventarono più tranquilli, discutevano di più e sembrava che il buon umore li avesse rapiti.

«Alzatevi», disse Berenice lasciando cadere i guinzagli. «Vi do il permesso di darvi piacere a vicenda stando in piedi».

Loro lo fecero,Eric strinse i glutei della moglie e avvicino il cazzo al suo monte di venere.

«Sei bellissima», gli sussurrò alle orecchie.

«Voglio essere penetrata, sire», rispose lei. Poi arrossì violentemente. Berenice si era accucciata e mente era distratta dal suo uomo, le aveva infilato la lingua nella fica, poi le leccava l'ano, infine le mordicchiava le chiappe.

«Ti prego, padrona, vengo, vengo», sobbalzò Sofia, ma Eric la guardò nei suoi occhi cerulei e la baciò, intrecciando la sua lingua a quella della donna.

«Torniamo a palazzo», disse Berenice. «La fica gliela leccherai lì, sono stufa di stare fuori».

Raccolse i guinzagli e li strattonò nuovamente. Durante il tragitto incontrarono un nobile che stava portando una donna nuda al guinzaglio. Lui era ben vestito e la donna aveva dei segni rossi sulle chiappe, probabilmente era stata sculacciata. La coppia reale passò e sia la cagna che l'uomo si inchinarono, poi proseguirono. Oltrepassarono i cancelli del palazzo e infine Berenice lì riportò nell'appartamento. Sganciò i guinzagli, si inginocchiò ai piedi di Sofia, le baciò i piedi. Poi attese, la regina le diede una sculacciata fortissima sul sedere, lei ringraziò e se ne andò.

La coppia reale era rimasta da sola nella camera da letto.

«È stato bellissimo, Eric», cinguettò Sofia. Entrambi erano ancora nudi, si sedettero sul letto e si strinsero le mani. Poi si abbracciarono, lui la spinse e si ritrovò con la testa sopra ad un cuscino.

«Farò tutto quello che vuoi, mia regina», le sussurrò, «Ma adesso voglio la mia ricompensa».

Scese e iniziò a leccarle le tette, le succhiò i capezzoli mentre gli spasmi di lei continuavano a farle inarcare la schiena. Scese ancora, arrivò sul pube e lo succhiò e infine aprendole le gambe le leccò la fica, assaporò ogni centimetro della passera della moglie, la fece sussultare, la fece annaspare, la fece godere.

Poi tornò su e cadde tra le tette della moglie. Sofia gli accarezzò la testa e lo baciò dolcemente.

«Sofia, ce l'ho di marmo, scopiamo».

La regina si mise sulle quattro zampe, abbassò la testa e mostrò la fica al marito, lui la penetrò, scoparono violentemente e dolcemente. Poi si scambiarono coccole affettuose tutta la notte.

Lei era una donna fortunata, e lui un re speciale. Si amavano ed erano rispettati e amati dal loro popolo.

«Sai, Sofia», gli disse lui mentre nudi e abbracciati a cucchiaio le stava accarezzando una tetta. «Non mi hai mai raccontato, come facevi ad essere così esperta mentre gattonavi al guinzaglio».

«Cosa dici, caro?», disse lei mentre sotto alle lenzuola cercava il poderoso membro del marito. «Te l'avrò raccontato migliaia di volte, la coppia che mi ha cresciuto mi ha sempre trattato come un animale, in casa loro non potevo vestire, non potevo parlare e mangiavo solo nella ciotola».

«Caspita, dev'essere stato duro».

«No, non più di tanto, mi hanno permesso di frequentare le scuole migliori e indirettamente mi hanno permesso di conoscerti, ti ricordi quel giorno?»

«Pioveva a dirotto».

«Già, era proprio brutto, il tempo», la donna strizzò il cazzo turgido dell'uomo. «Ora dormiamo, forse domani te li farò conoscere, ma non ti allarmare se mi vedrai trasformata».

«No, non preoccuparti, in qualunque forma ti amerò sempre», l'uomo si addormentò, ma prima stampa ancora un bacio sulla spalla della moglie.

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2025-03-27
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