Ne ho bisogno, papà

di
genere
incesti

Sono qui a masturbarmi sotto le coperte, mi ricordo quella volta quando ero con mio padre a litigare furiosamente. La lite era dovuta al fatto che mi ero vestita secondo lui troppo da “troietta”, non uso queste parole ma so che le pensava. Indossavo un paio di pantaloncini corti e una maglia molto scollata, tanto che mi si vedevano le areole belle grandi spuntare da fuori. Lui mentre mi urlava di dovermi cambiare mi fissava le tette, senza riuscire a distogliere lo sguardo da li.

Allora gli dissi “ok! Mi cambio” e mi levai la maglia mostrando un reggiseno troppo piccolo per la mia taglia abbondante. Lui non si girò, continuava a guardare mentre gli saliva l’erezione. Che avevo riconosciuto benissimo, non era la prima volta che si eccitava guardandomi. Allora lui per dissimularla comincio a grattarselo, ma era bello tosto e non scendeva, anzi sembrava alzarsi di più ed indurirsi. Io faccio finta di nulla e mi levo anche il reggiseno. Lui rimane ancora lì pietrificato, mi dice che stavo facendo la sfacciata apppsta per fargli un dispetto. Gli dico di no. Allora lui mi afferra per il bacino e mi tira uno schiaffo deciso sul viso. Io rido. Lui sembra arrabbiarsi di più, mi dice che sono troppo indisciplinata e che avrei dovuto capire ormai come comportarmi.

Allora mi tira delle sberle sulle tette nude, me le colpisce due, tre volte. Sento il suo cazzo durissimo contro il mio bacino allora spingo la figa in avanti. Lui per un attimo arretra. Sempre col cazzo eretto che ormai esce dai boxer. Mi dice di sedermi al divano. Io lo faccio. Mi sento tutta bagnata e ho voglia che mi ficchi il suo cazzo dentro ma non posso chiederlo perché è mio padre. Si siede accanto a me, mi accarezza i capelli e mi sfiora il seno facendo finta di essersi sbagliato. Mi dice che sono molto bella e che le ragazze come me attraggono molti uomini. Ed io chiedo “e tu?” Con una certa sfacciataggine che mi contraddistingue. Lui ride e dice “si, anche io. Ma sono tuo papà” i suoi occhi erano pero pieni di voglia come le sue mutande. Così presi la sua mano e la misi nelle mie mutandine, facendogli sentire come mi ero bagnata. Lui mi disse “cosa fai!” Ed io gli dissi ch sentivo tanto il bisogno, che ero agitata e ne avevo bisogno per dormire: “lo sai, se non mi masturbo non dormo, passi ogni notte a guardarmi”. Lui si irrigidì un attimo, poi senza dire niente comincio a farmi un ditalino prima sul clitoride che era già bagnato fradicio e poi infilandomi due dita dentro.

Forte, sempre più forte. Il suo cazzo era del tutto fuori dalle mutande e lo vedevo grosso e duro mentre io mi dimenavo e con me anche le tette che andavano su e giù. Lui ne afferrò una con la bocca e comincio a succhiarmi il capezzolo mentre mi strusciava il cazzo contro la gamba. Poi, non riuscivo a resistere, afferrai il suo pene con le mani e me lo iniziai a sbattere contro il clitoride. “non posso metterlo dentro, lo sai” “perché! Ne ho bisogno” “perché poi perdi la tua verginità, perché sono tuo padre!” “Ma lo voglio, ti prego!” Mi guardo a lungo negli occhi e poi senza dir nulla si alzo e andò via. Rimasi bagnata su quel divano a masturbarmi di brutto, in modo nevrotico, ne avevo bisogno e non me lo ha dato
scritto il
2025-03-18
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