Io schiava MAI - Cap. 3

di
genere
dominazione

Scegliamo un tavolo appartato, sotto il glicine, come promesso. Ci sediamo affiancati, ma in una posizione di controllo dell'ambiente. Rilassati sulle sedie, ordinando il vino corposo tipico della zona, una buona grigliata mista e un contorno di verdure grigliate. Sorrido, ammicco... non posso fare altrimenti. Il mio piede, liberatosi dello zoccolo, va ad avvicinarsi al suo, il mio ginocchio vicino al suo... Ma io sono argento vivo. Non sto ferma. Quindi parlo, mi avvicino, mi allontano, sfioro la gamba, mi allontano, ammicco, sfioro il braccio, chiedo vino, mi lecco le labbra... mi gusto la cena, insomma. E mi gusto la compagnia. Pregustando il dopocena... Un po' di attesa, in silenzio e scegliamo il dolce.

Non ha pace, siamo seduti uno affianco all'altro e proprio come è nel suo carattere non riesce a stare ferma un secondo. Mi stuzzica e mi stimola in tutti i modi ma, come tutti, anche io ho dei limiti. Il più grande è verso le regole che scelgo di rispettare, non vi sono sfumature per me, solo bianco o nero ed ho promesso di non farle del male, anche se non c'è nessuno che conosce potrebbe esserci qualcuno non visto, arrivare qualcuno all'improvviso, non voglio correre rischi e quindi non posso assecondarla. E' difficile gustare la carne nel piatto quando la fame di quella che ho al mio fianco è così grande ma mi godo la conversazione, la compagnia, non è mai stato un fatto puramente sessuale, fin dalla prima mail, il suo modo di essere mi ha stuzzicato e chiacchierare del più e del meno è piacevole quasi quanto osservarla mentre si dibatte attorno a me restando sempre nel suo essere pianamente femminile e mai volgare. Arrivati al dolce la mia resistenza è agli sgoccioli, ordiniamo, cioccolato, amo il cioccolato e appena il cameriere si allontana:
"non c'è speranza che tu mi faccia cadere in tentazione in pubblico, ho promesso di non farti del male e una mia promessa è una delle sicurezze più grandi che avrai mai in vita tua ma ora vado in bagno"
mi alzo e faccio per allontanarmi ma poi mi giro, con sguardo di sfida:
"Il bagno è un luogo molto più appartato"

I miei occhi si illuminano... ma lui non ha visto. Non ha visto il mio sorriso di soddisfazione per la riuscita delle mie provocazioni. Non ha visto, o meglio, non ha sentito il mio orgoglio salire di una tacca... il mio sentirmi orgogliosa di me stessa per come riesco a farmi desiderare. Seguirlo in bagno... e poi? nemmeno mi ricordo come sono i bagni qui. Certo, la tentazione è grande... Cerco gli zoccoli sotto al tavolo e mi alzo come un fulmine. A passo svelto con il ticchettio dei tacchi che mi circonda arrivo nella sala giusto quando lui sta chiudendo la porta della zona comune che separa i due bagni, e per un istante incontro il suo sguardo che cerca il mio tra la gente. Vedo comparire un sorriso compiaciuto e accelero ulteriormente il passo. Apro e lo trovo sulla porta del bagno degli uomini, la tiene aperta e sorride facendomi cenno con la testa di entrare. Da qui è silenzio... solo azione...

Per fortuna i bagni sono uno specchio, ho azzardato un po' ma poi non mi sarei fermato lo stesso, la voglia é troppa ma avrei dovuto fare attenzione a dove appoggiarla e sarebbe stato un peccato... Le lascio appena il tempo di entrare, la afferro per la vita e la giro in modo che mi dia le spalle, non chiudo neanche la porta, ci spingo lei contro, con energia, facendo solo attenzione che non sbatta. Le prendo le mani e le porto in alto, appoggiate alla porta, in modo che il suo corpo sia a mia totale disposizione. Appoggio il ventre al suo culo, spingo in modo che senta bene con chi ha a che fare e mordendole un orecchio sussurro: "shhhhh, non fare un fiato" bacio, lecco il suo orecchio sinistro mentre le mani scorrono sui fianchi, palpando avidamente senza ritegno, arrivo ai glutei, li afferro in pieno sopra il vestito e li allargo mentre struscio il cazzo che mi sembra scoppiare. Massaggio, palpo, insinuo le dita nel solco facendo rientrare il vestito e poi mi dedico al collo, finalmente, vellutato, saporito, lo bacio, lo lecco, lo percorro, ora so cosa prova un vampiro affamato. Le mani scorrono in avanti, si appoggiano nell'incavo delle cosce, le dita a contornare il suo sesso, vorrei scoprirlo, immergermi dentro, aprirlo e masturbarlo per sentirne il calore, per scoprire quanto è bagnata ma non voglio ancora sapere se ha gli slip, la desidero ma voglio farlo quando avrò la possibilità di goderne appieno quando, se dovesse aver ubbidito al mio ordine, se dovessi trovarlo nudo, avrei avuto la possibilità di farle pagare il prezzo della sua sottomissione. Le stringo la patatina dai lati, muovo le mani in sincrono per massaggiarle il sesso, spingo con le dita in profondità perché mi senta fino all'interno e massaggio, stuzzico... Continuo a mangiare la sua pelle, scendo un po' fino a poter mordicchiare i nervi sensibili alla base del collo e le mani salgono, trovo i seni abbondanti, affondo le dita nella loro morbidezza, sento i capezzoli turgidi sotto la stoffa, li stimolo un secondo con le dita e poi agguanto ancora in pieno, i polpastrelli violano il vestito, il reggiseno, trovano la pelle calda e allora non resisto, lo scopro, li espongo nella loro pienezza facendo scivolare gli indumenti verso il basso, ne godo appieno mentre non le dò pace con le labbra, la lingua, i denti...

Assaporata, gustata, voluta... è così che mi sento mentre le sue mani mi percorrono, mentre mi esplorano. Il suo sesso eretto contro le mie natiche, la sua voglia a spingere contro il mio corpo... il mio corpo che vibra di desiderio, che trema di piacere al soffiare lieve del suo fiato nel mio orecchio, che si agita alla pressione delle dita sulle zone sensibili. Mi mordo il labbro inferiore mentre le sue mani massaggiano il mio sesso, mordo per evitare di parlare, per evitare di chiedergli di alzare il vestito, per evitare di dirgli di entrare nel mio corpo e sentire i miei umori. Mordo il labbro per non dirgli che ora potrebbe fare qualsiasi cosa di me perché, sì, io ho provocato lui, ma la sua compostezza, il suo controllo mi hanno eccitato in un modo che non mi aspettavo. Gli sguardi che si beavano dei miei occhi quando lo guardavo erano carichi di voglia in aperto contrasto con i messaggi del corpo. Io sono coerente con me stessa, lo volevo lì fuori e lo vorrei adesso. Gemo al massaggio delle sue mani sul mio sesso, mi sta facendo impazzire... e mi sfugge un mugolio di delusione quando si allontanano per dedicarsi al mio seno. In compenso mi morde il collo... sono gatta, sono terribilmente gatta, mio caro... se mi mordi il collo io lo piego e te lo porgo e mi immobilizzo in attesa della tua mossa... Intanto spingo indietro il bacino, ad assaporare meglio il contatto del tuo corpo con il mio, a valutare la dimensione del tuo desiderio, a provocare una reazione dal tuo corpo.... Avrei voglia di girarmi, avrei voglia di baciarti, avrei voglia di toccarti... ma tu vuoi assaporare il mio corpo così, contro la porta... Se qualcuno si avvicinasse, sentirebbe i miei gemiti. Sentirebbe il mio calore. Sentirebbe la mia voglia.

Mi massaggia con il suo culo, spinge a chiamarmi, ad incitarmi a stuzzicarmi. Tolgo una mano dal paradiso del suo seno, le afferro i capelli, rude ma non troppo la costringo a girare la testa, ad avvicinare le labbra alle mie, pochi millimetri ci separano, sento il suo respiro e continuando a spingere la testa la faccio girare ma senza darle spazio, facendola strusciare contro di me, finalmente i suoi occhi verdi nei miei, così vicino, in primo piano perché possa coglierne tutta la bellezza. Le sue labbra si schiudono ad invitarmi, afferro i seni da sotto per esporli meglio, li guardo un attimo e l'eccitazione aumenta, qualche anno fa non avrei resistito, l'avrei posseduta li in piedi ma ho imparato ad attendere, a gustare lentamente per gustare a pieno. Scendo con la testa senza abbandonare il suo sguardo, sfioro con le labbra la curva dei seni ma senza mai toccare davvero e poi, teatralmente, apro la bocca e accolgo tutto un capezzolo, tutta l'areola, la guardo, la guardo e la lecco, ci girlo attorno con la lingua, lentamente, intensamente e poi, mentre le dita afferrano quello ancora libero per torcerlo un po' la lingua lappa quello nella bocca, la punta del capezzolo, lo struscia, lo mordo per tenderlo un po' e lappo, massaggio, solo qualche secondo e mi stacco. Afferro i fianchi tirandoli a me, a farla alzare una coscia quel tanto che il vestito permette, mi aggancio alle natiche tirandola in su e baciando, risalgo, centimetro dopo centimetro, bacio dopo bacio, il collo, il mento e, finalmente, le labbra in cui mi immergo avidamente mentre le sue mani scendono ad abbracciarmi....

Gemo a ogni intensa pressione delle sue labbra sul mio corpo, che sia sulla pelle, che sia sul capezzolo, che sia sul collo... Mi sta facendo salire l'eccitazione dandomi poco per volta, dandomi una promessa di un bacio che non arriva, facendomelo aspettare donandomi morsi e piccole stilettate. Un piccolo mix di fastidio e piacere accompagna la sua esplorazione del mio seno. Il mio corpo vuole queste attenzioni, vuole questo calore. Non oso muovere le mani, non voglio disturbarlo nella sua esplorazione, ma quando si è saziato del mio seno, la sua bocca sulla mia, le sue mani sul mio culo, la mia gamba ad abbracciarlo. Le mie braccia finalmente a cingerlo. Un bacio profondo, appassionato, intenso, carico di promesse e di sensazioni. Sento la mano di lui che tentenna e resiste dal cercare troppo avidamente il mio culo. Ancora non ha soddisfatto la sua curiosità... immagino il suo pensiero "l'avrà fatto o no?" Vorrei che mi prendesse qui, che mi prendesse ora, che scivolasse dentro di me con la facilità con cui la sua lingua si è impossessata della mia bocca. Vorrei che mi facesse sua, contro questa porta... sono fradicia e ho voglia di dirglielo... Ma di colpo si stacca da me. Fa un passo indietro. Sono stravolta dalla voglia. E i suoi occhi sono fuoco, ma solo per un momento. Poi c'è il controllo. Il controllo assoluto che gli sale da dentro. Il controllo che sapevo di potermi aspettare da lui…

Faccio un passo in dietro, appoggio la fronte alla sua, le labbra a pochi millimetri, é stato difficile staccarle, un sospiro profondo a riprendere la calma. Ritrovo i suoi occhi, ardono come sento ardere i miei, mi sfugge un sorriso. Ricopro il seno, prima un indumento, poi l'altro, con attenzione, metodo, faccio un buon lavoro nel ricomporla ma poi mi tolgo uno sfizio, un capriccio, la mia mano scivola sul suo corpo, scende palpandola in modo marcato, raggiungo il suo sesso, lo afferro in pieno, le dita a premere sotto, dove é più morbida, più calda, se non ci fosse l'abito in sua difesa le scivolerei dentro come fosse burro fuso. Si tende, inarca la schiena nell'irrigidirsi sotto la mia presa forte: "Credo che i nostri dolci siano arrivati, sarebbe un peccato farli attendere" Non aspetto risposta, scivolo fuori dal bagno, mi guardo attorno, non c'è nessuno, le afferro la mano per trascinarla con me verso il tavolo, rido, ride ma appena fuori dal bagno la lascio, è ora di fare i bravi...

Mi sento arruffata, come un gatto che ha appena finito una lite con un altro gatto... mi sento spettinata, accaldata... eccitata... euforica. Sento il profumo della mia eccitazione quando mi siedo di nuovo al tavolo. Si mescola con il profumo della torta al cioccolato che mi sta aspettando. I miei gusti preferiti... l'eccitazione e la cioccolata. Prendo un boccone con la forchetta, lo alzo, lo guardo, già... lo guardo con la stessa avidità con cui poco fa guardavo lui. E gli lancio uno sguardo complice. Sorride. Sta pensando la stessa cosa che penso io, perché il suo sguardo va dalla torta al mio corpo. La conversazione procede. Più pacata di prima, come se almeno la fame iniziale si fosse placata un po'. Anch'io sono più tranquilla, il mio piede nudo appoggiato tranquillamente alla sua caviglia, il mio corpo mollemente appoggiato alla sedia, girato leggermente verso di lui, il centro delle mie attenzioni e del mio mondo stasera. Chissà se si rende conto del fascino che sprigiona con questa sua forza di volontà, con questo autocontrollo. E' impeccabile. Aveva detto che si sarebbe comportato come un amico e così ha fatto. Ma è tempo di pagare e andare altrove... verso una nuova avventura, verso un altro assaggio di vita, verso una nuova soddisfazione di istinti. Una volta seduti in macchina siamo di nuovo soli: "Ti porto a vedere la città illuminata dall'alto o hai qualcos'altro in mente?"

"La città illuminata dall'alto va benissimo, la mia stanza é all'ultimo piano, da li potremmo vedere cose magnifiche. G, per me abbiamo giocato abbastanza, é ora di fare sul serio, sempre se te la senti" I miei occhi nei suoi, sono molto serio ora e lei sa che dicendo "fare sul serio" le allusioni sono molte e alcune sono oltre i suoi limiti. La mia sfida è lanciata...

Ecco che arriva il sasso, o la sfida... Siamo al momento in cui non posso più far finta che sia un gioco. In cui devo decidere se quello che gli ho detto prima era vero o se era solo una scusa, un pretesto per passare una bella serata. Nonostante tutto ho un nodo allo stomaco. Nonostante la sicurezza che mi dà, nonostante la tranquillità che mi fa sentire, nonostante l'elettricità che c'è tra noi. Deglutisco. Chiudo gli occhi, sento il bisogno di staccarmi un attimo da lui, dal suo influsso. Di essere sola con me stessa e capire se veramente voglio affidarmi a lui. Completamente. Sospiro. Apro gli occhi e li fisso nei suoi. E' paziente, come sempre con me. E non capisco perché lui sia così, non lo capisco ancora. Stringo le labbra e poi le lecco. "Andiamo in albergo.

CONTINUA... SE VUOI DIRE LA TUA glorfindel@email.com
scritto il
2025-03-06
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