Il Club dei 27:
di
Bernardo GUY
genere
tradimenti
Il Club dei 27:
Poi un giorno è cambiato tutto, torno a casa e non mi sento più la stessa, tutto quello che fino a ieri era la mia vita mi sta stretta fino a farmi mancare il respiro, fino a voler gridare, urlare sputando fuori tutta l'aria vecchia che si è sedimentata nei polmoni, e respirarne altra: fresca, nuova, piena di ossigeno, ricca di vita.
E smarrita ci penso, elaboro, passo dalla camera da letto, il materasso parla di me e di mio marito Luca, degli occhi girati indietro per i mille orgasmi provati, di tutte le volte che smaniosa lo desideravo, lo pretendevo, e mi possedeva facendomi sua.
Proseguo e arrivo in salotto, e le fotografie sorridenti dei nostri momenti felici mi fanno piangere, mi stringono il petto come in una morsa, e mi fanno sentire spregevole, sporca, miserabile verso di lui che non ha nessuna colpa, se non quella di amarmi.
Un mondo capovolto: posso a 27 anni, 2 di matrimonio, con in progetto un figlio da fare al più presto, riuscirò a sbarazzarmi di ogni cosa che, pazientemente e con impegno, abbiamo costruito insieme. Ma non trovo la strada per il ritorno, sono persa in una direzione sconosciuta, dove però le ombre mi appaiono luci intense, e come una falena nella notte le seguo e le voglio seguire.
Mi siedo in cucina: vicino al lavandino: le sue padelle, le sue pentole, in ogni cassetto le sue cose, riposte con ordine, pronte per farmi gustare la sua passione nel cucinare, nel saper mediare i sapori e gli ingredienti, il dolce ed salato, quello che fa la differenza tra il buono ed il cattivo. Ma tra noi lui è il buono, io la cattiva.
Mi porto le mani alla testa, cercando di sgrassare l'untume, lo sporco che mi sento dentro, ma non ci riesco. Mi prende lo sconforto per Luca, per quello che gli sto facendo, ma il malumore più grande, e me ne vergogno, è il fatto che per una settimana non sarai in città, perché sei dai tuoi genitori in Toscana.
Luca stasera tornerà a casa tardi, così mi metto la tuta termica, le adidas, e scendo le scale del palazzo dove abitiamo, per andare a correre, per stancarmi, per non pensare, per prendere tempo; ma tu sei lì, già dietro me: tu e il mio amore per te, che si trascina dietro i sensi di colpa, che questa insana relazione mi procura da sei mesi a questa parte, dal nostro primo bacio, dal 10 luglio.
Corro, accelero , ma mi insegui, vai al mio stesso passo, sei in parte, davanti, dietro, sei dentro me. Mi fermo per respirare e noto un tizio che mi squadra con occhi che lasciano poco all'immaginazione, mi vorrebbe, lì, sudata: quanta inutile importanza la nostra società dà al sesso, e quel pensiero mi schifa, alzo il mio viso e con un gesto della mano gli faccio capire che può benissimo continuare a correre, e se ne va.
Torno a casa, vado in bagno, mi spoglio, il calore dell'acqua stempera il freddo gelido di dicembre che fuori ammanta la città, e quel dolce tepore mi riporta a te, alle sensazioni che il tuo corpo mi dona, Mi asciugo, e nuda mi guardo allo specchio, mi vedo con gli occhi tuoi, come se tu fossi qui con me e mi stessi osservando, con quello sguardo che oramai conosco bene: che mi chiama, mi desidera e mi fa sognare.
E a pensarti così mi eccito, mi accarezzo il seno nudo, e le 'palline' che svettano al centro dei miei grandi seni si induriscono subito, diventano rigidi, e se li schiaccio un po' mi fanno male, ma quel dolore aumenta la mia frenesia, la mia mano scende, passa sotto l'ombelico, carezzando il mio pancino liscio, e sento un lieve formicolio tra le gambe, e immagino che sia tu a toccarmi.
Prendo lo sgabellino, quello che uso quando mi trucco, lo metto di fronte alla parete a specchio, mi siedo e divarico le gambe, vedendo, tra i peli morbidi il rosa delle mie labbra, e con le dita della mano destra le sfioro piano, le apro e ansimo forte, cercando il respiro che mi sembra mancare. Osservo il mio gioco e seppur mi piaccia, non riesco a non arrossire di vergogna per quel bruciore sconsiderato che sento in ogni lembo di pelle. Dio se ti avessi qui, ti bacerei fino a consumarti.
Ai miei tocchi un'irrefrenabile tentazione mi avvolge, e mi fa prendere la spazzola , ha un'impugnatura in morbida spugna, la bagno con la mia saliva, e piano me la infilo dentro le piccole labbra. Sobbalzo, ho delle scosse nel bassoventre, e mi spingo con il bacino verso quel manico per farlo aderire meglio, poi torno indietro e ricomincio. Mentre l'indice e il medio dell'altra mano li faccio roteare sul mio turgido clitoride, e sento che mi bagno, mi sento tutta lubrificata.
Presa dall'enfasi mi porto le dita in bocca e assaporo i miei liquidi oleosi, e il gusto mi delizia, poi l'appagamento diventa totale, i miei movimenti trovano un ritmo lento ma costante che mi inebria: il dentro e fuori, il materiale leggermente ruvido dell'impugnatura, che scorre nella mia cavità vaginale, mi stanno per far venire, allora aumento l'intensità sul mio clitoride, lo schiaccio, lo strizzo forte tra le due dita: e prepotentemente implodo, godo: con il cuore a mille, il respiro che si fa rapido, e la vista che si sdoppia, e davanti a me ho come una soave e paradisiaca nebbia che mi ubriaca di piacere... lascio trascorrere alcuni secondi e poi, piano piano, ritorno in me.
L'imbarazzo non mi permette di guardarmi allo specchio fino a quando penso che l'ho fatto per te e con te, e nella mia mente ti associo all'orgasmo che ho appena provato, e supero la mia timidezza. Anche in questo mi dai forza, e anche per questo ti adoro con tutta me stessa.
Sento la porta aprirsi, Luca è tornato, sono le 19:00, lo saluto mentre passa dal corridoio e va in camera a cambiarsi, io mi vesto, e vado a preparare la cena. Apro il frigo e non ho voglia di fare niente, così gli chiedo se può andargli bene il cinese sotto casa. Lui dal bagno mi dice di sì, così mi metto le scarpe e senza neppure vederlo vado giù a prendere il mangiare.
Da un mese non riesco a stargli vicino, da venti giorni non facciamo l'amore, gli ho detto che ho una leggera cistite che mi infastidisce, e lui buono e accondiscendente com'è non mi ha fatto storie, non riesco a donarmi come prima, mi sembra di tradire chi veramente amo. Ho le idee confuse su cosa voglio, ma so per certo quello che non mi va di fare. Fino ad un mese fa mi sembrava di poter amare entrambi allo stesso modo, ma ora sentire le mani di Luca sul mio corpo mi infastidisce, forse mi appesantiscono i miei sensi di colpa, ma mi toccherebbe ancora se sapesse?
E così mi sembra di prenderlo in giro due volte, facendomi rendere conto ancora di più della mia meschinità, della mia immorale infedeltà. Mangiamo rapidi e ci mettiamo sul divano a guardare un film.
Ultimamente si è di certo accorto di qualcosa, dei miei atteggiamenti cambiati, dei miei sbalzi d'umore, dei miei silenzi, ma non chiede, non domanda, forse perché lo spaventano le possibili risposte. E' più schivo, fa spesso tardi, evita di intavolare discorsi, in pratica ci ignoriamo.
Mi stendo orizzontalmente sul divano allungando le gambe, e appoggio il mio viso sulle sue, a mo' di cuscino, ho voglia di farmi sentire un po più vicina, quasi a volergli dare un 'contentino'. Lui delicato mi sfiora i capelli, e mi fa tenerezza quel suo dolce gesto, lo guardo negli occhi, scruto il suo desiderio farsi avanti, ha paura di un mio «No mi va. non sto ancora bene», come ultimamente gli dico sempre.
Ma mi fa pena, mi sento proprio una stronza, e allora metto la mia mano sotto la mia guancia, quasi a contatto con il suo inguine e lui, quasi fosse un bambino, mi tocca il seno, prima sopra la maglia, poi entra sotto il tessuto e sento la sua calda mano sulla mia 4a, non porto il reggiseno, e quel suo fanciullesco contatto, un po', mi fa eccitare.
Quando sento la sua erezione dietro la nuca, senza una parola, alzo la testa, gli abbasso la tuta e i boxer in un colpo solo, e guardo il suo cazzo: lungo e teso, duro e palpitante, che non aspetta altro che me. Lo palpo, lo muovo su e giù, e Luca appoggia la testa indietro sul divano, gli faccio scendere la pelle del prepuzio e inizio a baciargli la cappella, poi la lecco tutta intorno, lui borbotta qualcosa, ma non lo sento.
Mi concentro e lo prendo in bocca, e ci gioco a lungo... mi piace... voglio farlo venire, buttare giù un po' di mattoni fatti: di coscienza sporca e rincrescimento, che mi imprigionano giorno e notte; e mi dedico a mio marito, in quel momento, solo a lui ed al suo bel membro, che fino a poco tempo fa scatenava gli impulsi più erotici che avessi mai provato, e che mi ha fatto godere come nessun altro uomo.
Sussulta, mi preme la faccia contro il suo bacino, e sento riempirsi la mia bocca del suo caldo e salato fluido. Continuo, fino a che vedo che il turgore si affievolisce, e lo lecco per pulirlo. Poi mi passo la mano tra le labbra, guardandolo negli occhi blu, e sorrido. Lui mi bacia sulla fronte quasi a ringraziarmi.
Dopo un'oretta Luca va a dormire, io non ho sonno e resto distesa pensando al mio amore, con la sensazione assurda di averlo tradito, con quel giochino orale che ho appena fatto. Così vado in cucina e cerco di scrivere due righe:
"Amore mio,
io non riesco più a vivere senza sapere di poterti vedere, senza poterti pensare, senza quelle ansiose attese, quelle paure che magari ti innamori di qualcun altro., o di qualcun'altra. Anche solo nei piccoli ritagli di tempo ti voglio per me, so che la tua storia con Filippo è al capolinea, ma se lo vorrai io ti darò manforte, sarò sempre al tuo fianco, perché sei tutto per me. Per una settimana non ci vedremo, non vuoi che ti telefono, posso solo mandarti delle e-mail, ma io no riesco a non sentire la tua mancanza, anche la distanza di un chilometro che ci separa, quando sei nel tuo appartamento, a volte mi sembra troppa. Con Luca non so che fare, lo conosci bene anche tu, e sai che persona squisita è, dolce e sensibile, e questo mi abbatte, mi deprime, ma non posso farci nulla, io amo solo te. Poco fa, mi sono un po' concessa a lui, erano troppi i giorni che non lo calcolavo... mi dispiace, non arrabbiarti. Devo trovare una soluzione anche a questo, pensi che sarebbe ora di parlargli di noi? Tu con Filippo, ormai fuori casa, non hai grossi problemi, ma io convivo con una doppia vita che mi destabilizza, forse è meglio che mi faccia avanti. Non lo so, sono confusa, l'unica certezza che ho sei tu. Non vedo l'ora di baciarti e sentirti di nuovo mia, Sara io ti amo.
Tua Valentina"
Invio la mail, e so già che controllerò ogni dieci minuti se mi arriva la sua risposta, ma so anche che Sara non è molto precisa su queste cose, e che la sua agognata mail mi arriverà probabilmente domani, quando leggerà la mia.
Io Sara e Filippo ci conosciamo dai tempi del liceo, loro due sono insieme da tantissimi anni e la routine, li ha schiacciati da tempo, il loro rapporto si è sfilacciato oramai da anni, ma nessuno dei due sembrava pronto ad una decisione definitiva. Ora Filippo di punto in bianco è tornato a casa di sua madre, e sembra non voler saperne più di Sara.
Luca, invece, si è inserito nel nostro gruppo con l'università, tutti frequentavamo Lettere, e soprattutto all'inizio pensavo che si fosse invaghito di Sara, anche se lui lo ha sempre negato, ma poi conoscendoci meglio ci siamo innamorati e sposati, e la nostra relazione è stata, fino a sei mesi fa, un perfetto e tenace amore fatto di molti interessi in comune, lavori simili: io e Sara abbiamo fondato una piccola, ma sempre più conosciuta casa Editrice; Luca fa il docente di Lettere Moderne, e non si è mai mosso dall'università, facendo: prima l'assistente, fino a conquistarsi una cattedra. Negli anni siamo sempre usciti insieme: feste, vacanze, cene, eventi, insomma un quartetto indissolubile.
Poi l'estate scorsa, noi quattro abbiamo preso in affitto una casa al mare per tutta la stagione estiva, e io e Sara siamo andate già da luglio, potevamo benissimo mandare avanti il lavoro anche da lì, e portandoci dietro un po' di bozze da correggere tutto era risolto. Luca e Filippo dovevano ancora lavorare, e ci avrebbero raggiunte ad agosto e per i weekend.
Una sera, avevo appena fatto la doccia, e con addosso l'accappatoio, sono passata in camera sua, per chiederle cosa avrebbe preferito mangiare, la sua porta era socchiusa, e buttando, furtivamente lo sguardo dentro, ho visto Sara, che si era lavata prima di me, con le sue lunghe gambe abbronzate aperte, che si accarezzava lenta sotto il 'Monte di Venere'. Con una mano si schiacciava un capezzolo, e l'indice e il medio dell'altra li faceva roteare sul clitoride, che sotto i suoi peli castani delineava il rosa delle sue grandi labbra. Vedevo il suo viso contorcersi, i suoi occhi chiusi dal piacere, aumentare e poi diminuire la rotazione. Gemeva senza emettere suoni. Era talmente bella che non riuscivo a distogliere lo sguardo, e sentivo sotto le mie mutandine inumidirsi la mia fica dal rapimento di quella visione.
Silenziosamente per non essere scoperta sono corsa, quasi scappata, in cucina. Sara mi è sempre piaciuta, è un ragazza bellissima: occhi azzurri come il cielo, un visino delicato, due labbra carnose, il tutto incorniciato da un caschetto nero con la frangia, da farla sembrare una delle raffigurazioni di Cleopatra.
Ci conosciamo da sempre, lavoriamo insieme, ci volevamo bene da amiche; conoscevo anche il suo stupendo corpo, il seno più piccolo del mio ma alto e sodo, il culetto tondo e corposo: insomma ci eravamo viste nude mille volte, ma mai mi aveva fatto l'effetto di quella sera, mai avrei pensato che... beh in realtà non sapevo cosa pensare.
Da quel pre cena, averla vicina mi faceva provare una sensuale animosità, il sottile gusto del proibito. L'immagine impressa di quelle dita, che sotto i suoi peli scuri, giocavano con quella 'pallina rosa' mi faceva venire un lieve senso di vertigine, un'inaspettata frenesia, come un erotico capriccio che avrei voluto togliermi.
Ed i miei occhi sondavano, di soppiatto, tutto il suo corpo in maniera nuova, quasi persi alla visione di qualcosa di etereo, di celestiale. Anche i suoi atteggiamenti erano più smaliziati, dopo quella sera, come se si fosse accorta che io ero lì a 'gustarmi' il suo malizioso e conturbante divertimento solitario. Usciva dalla doccia completamente nuda, cercava, magari solo sfiorandomi, il contatto con il mio corpo. Insomma dentro me combattevano emozioni radicalmente opposte: la sacra ragione e l'impura tentazione.
Una sera Sara mi ha proposto di andare, l'indomani, in una spiaggetta nascosta e poco conosciuta, dove avremmo potuto prendere il sole nude, rendendo un po' meno evidenti i nostri pallidi segni del costume. Quel pensiero mi seduceva, mi lusingava, trascinandomi in lussuriosi sogni, ma avrei dovuto risponderle, seguendo la ragione ed il raziocinio: -Dai Sara, siamo vecchie per quelle cose ormai, non ti sembra?-, ma la mia turpe voglia di superare i tabù, di andare oltre il 'proibito', ha fatto uscire dalla bocca: «Ok, va bene, basta che non ci veda nessuno.»
Il giorno dopo siamo arrivate in una splendida baia protetta, ci siamo spogliate, e quando si è sfilata le mutandine del costume, un senso di inquietudine, uno sguardo a quel triangolo di peli mi ha fatto venire voglia: perversa, diabolica, crudele, e il mio viso è arrossito, vergognandomi di quello che provavo.
Nude il sole scaldava i nostri corpi, lei di schiena, io con il cervello perso: «Vuoi che ti spalmo la crema?» Chissà perché quella domanda, Sara probabilmente non aspettandosela, mi ha risposto dolcemente: «Si, grazie Vale, oggi il sole picchia davvero.» Ero stregata non riuscivo a staccare gli occhi da lei: dall'armonia di quel corpo, dai suoi glutei tondi e gonfi; ho cominciato dalle spalle, con movimenti lenti; la sua pelle era liscia, mi sono messa con le gambe aperte sopra il suo sedere, per massaggiarla meglio, e sentivo la mia fica bagnarsi, ero eccitatissima.
Sono scesa lungo la schiena fino appena sopra i suoi glutei, lei voltandosi, mi ha guardato negli occhi, e come ad intenderci, gli ho passato le mani sulle rotondità del suo culo e mi mancava l'aria, poi presa dal panico, mi sono staccata e sono tornata nel mio asciugamano.
Dopo qualche minuto di completo silenzio, ero a pancia in su, la mia 4a era libera, i miei peli si spostavano lievi al vento, Sara si è messa la crema sulla mani ed ha iniziato a spalmarmela sul seno, senza chiedermi niente. I capezzoli sembravano esplodermi al suo tocco, poi è scesa sulla mia pancia, fino ai miei peli pubici, che ha accarezzato lentamente, quasi a pettinarli.
Ero persa, quasi senza accorgermi ho aperto le gambe, e lei mi ha messo la mano lì. Avevo perso la ragione? No, io desideravo quel momento.
Delicata mi ha toccato, mi ha aperto le labbra della fica, e mentre mi comprimeva e titillava il clitoride, ha inserito due dita dentro me, e armoniosamente le mandava avanti e indietro.
Ero madida dei miei liquidi, ho reclinato la testa lasciandomi andare completamente, e dopo un po': l'orgasmo mi ha spazzata via, portandomi in cielo con lui, ho goduto forte, una sensazione indescrivibile: il mio corpo vibrava e dalla mia bocca sussurri e piccole grida di un'estasi totale.
Poi presa dal pentimento, e un po' intimorita da quello che era successo e da quanto mi era piaciuto, l'ho spostata, ci siamo vestite e siamo tornate a casa.
Non riuscivo a guardarla. «Scusami Valentina è stato più forte di me. Hai un corpo bellissimo. E poi..» mi ha sorriso, con i suoi occhi azzurri, «ti ho visto che mi spiavi l'altra sera, monella... e mi piaceva che fossi lì, mi ha fatto eccitare, e se vuoi che ti svelo un segreto, pensavo proprio a te...»
Non ho risposto, ma avrei voluto sprofondare: oltre al fatto che ero venuta con sue mani, mi aveva vista quando la spiavo.
Oramai ero caduta in un licenzioso, immorale vortice, ma io la volevo, la bramavo, la desideravo. Era detonata in me come una bomba l'impura voglia di farla mia, di averla tra le braccia.
Una sera preparando la cena, con impeto l'ho presa e l'ho baciata sulle labbra, poi quell'irruenza è scomparsa e siamo andate avanti delicatamente, a lungo. L'incrociarsi delle nostre lingue mi deliziava.
Quella notte sono andata a dormire nuda. Sara è arrivata e si è infilata sotto il lenzuolo, ed io speravo lo facesse.
Certo sapevo cosa sarebbe successo, ma la mia tentazione non aveva più limiti. Ho sentito le sue tette poggiarsi sul mio fianco, e la sua gamba avvolgermi le mie. Io ero girata di spalle, il suo viso proprio dietro la mia testa, mi ha spostato i capelli e mi ha cominciato a baciare dietro le orecchie e sul collo. I brividi correvano e si inseguivano rapidissimi, come le tessere del domino, lungo la schiena; elettrizzata mi sono girata verso di lei e le nostre labbra si sono, di nuovo, cercate.
Mi sfiorava i seni, poi mi ha leccato i capezzoli e la sua mano era lì sul mio clitoride. Mi ha baciata tutta fino ad arrivare a 'lei', mi passava la lingua sulle grandi labbra, e sulla 'pallina' che era turgida come fosse di ferro, e, non pensando più a nulla, un delirio orgasmico mi ha colto, e tra i rantoli ho detto solo: «Go... do!»: il Big Bang, l'esplosione primordiale dentro me, lampi, scintille di colore mi inondavano, e io ad occhi chiusi ansimavo godendo all'infinito.
Dopo averla baciata in ogni porzione della sua pelle, ho raggiunto la sua vagina con la mia bocca. Le ho divaricato bene le gambe ed ho cominciato a giocarci. Poter sentire il suo corpo fremere e palpitare mi dava un senso di onnipotenza. Le mettevo la parte bassa del naso sui peletti, con il mio labbro superiore schiacciavo il clitoride a ritmo, e leccavo dentro la sua fessurina, e sono andata avanti a lungo, estasiata da quanto mi piacesse, poi ha fermato la mia testa, mi ha stretta a se, e ha gridando è venuta, e i suoi fluidi mi sono scivolati in gola, dolciastri e cremosi. Gustandomi quel sapore, ho continuato a pulirla con la lingua quasi sfiorandola, e la sua vagina pulsava calda ad ogni mio passaggio. Dopo due ore, esauste ci siamo addormentate odorose l'una dell'altra.
E' stato bellissimo, non ho mai provato delle sensazioni, un trasporto, una condivisione erotica come in quella notte.
Ci siamo amate tutti i giorni successivi, saziando con i nostri corpi e le crisi di astinenza, che, altrimenti, ci avrebbero preso senza quei baci, senza quelle carezze.
Abbiamo deciso che con il ritorno a casa, tutto quello che era successo sarebbe rimasto lì, sigillato, come un peccaminoso ma indimenticabile segreto.
Ma non è andata così, già dopo due giorni eravamo avviluppate a casa sua, smaniose più di prima di possederci l'un l'altra. Ma da luglio la nostra libertà, ovviamente è diminuita, ci restano scampoli di tempo rubati ai nostri mariti, ignari di quello che c'è, e che sta diventando sempre più importante.
Da quei giorni d'estate, solo due notti l'ho avuta tutta per me fino al mattino, con la scusa che volevamo vedere una mostra importante, abbiamo dormito in un hotel di Roma, ma tranne che per mangiare, non ci siamo mosse dalla camera, e lì ho capito che sono completamente dipendente da lei, che non posso starle lontana, ho bisogno della sua presenza nella mia vita.
La mattina dopo la sua e-mail di risposta:
"Cara Vale,
credo sia inopportuno parlarne a Luca, già io sto vivendo una separazione alquanto burrascosa con Filippo, e non mi sembra il caso che la gente intorno a noi venga a sapere... Anzi per un po' sarebbe meglio attenuare i nostri incontri. E poi c'è un'altra cosa, ma solo quando torno, se ne troverò il coraggio te ne parlerò."
Non mi aspettavo tanto distacco, zero emotività, fredda, determinata, ci sono rimasta terribilmente male. A cosa voleva alludere con le sue parole finali, non mi vuole più vedere? Cosa le ho fatto di male? Cosa può essere successo: un altro? Un'altra? Non riesco a capirci nulla, mi sento vuota, sola, abbandonata.
Da quando è tornata, anche in ufficio e sempre chiusa in se stessa, mai uno dei nostri sguardi, che parlavano da soli, mai una sottile carezza che prima accompagnava ogni nostra giornata. Mi evita, non mi parla se non di cose lavorative, e come Luca che non vuole sentire le risposte che potrebbero fargli male da me, ora sono io a non domandare, ad essere terrorizzata dal fatto che non mi voglia più nei suoi giorni, nella sua vita.
Sono entrata in un abisso tetro che mi incatena e mi rende prigioniera, schiava di qualcosa che desidero con tutta me stessa e che sento allontanarsi. Se solo avessi raccontato un anno fa che mi sarei follemente innamorata di Sara mi sarei data della pazza da sola, eppure sono qui a struggermi per lei e ad odiarmi ora che mi sento scartata, messa da parte.
Le cose, spesso, succedano per caso, per stupide coincidenze: un treno perso, un treno preso che ti fa conoscere quella persona, invece che un'altra... e la vita cambia in base a quel benedetto treno: è tutto un sottile e ingarbugliato intreccio di fili che alla fine tessono il nostro futuro, ma lei la conosco da sempre, e mai, e poi mai, avrei pensato di ridurmi così: da carnefice e traditrice di Luca, a vittima ignorata da Sara.
Poi nei pomeriggi di solitudine, con le luci e gli addobbi natalizi che mi intristiscono ancora di più, cerco di capire il perché di tanto amore, il perché di un attaccamento così morboso. Il sesso con Luca rimarca l'istinto predatorio, il suo desiderio è pienamente carnale, totalizzante, fatto di un godere robusto, vigoroso, e per me in questo c'è una una discrepanza, fin dai primi rapporti nelle mie passate storie, il fatto di sentirmi posseduta, non mi è mai piaciuto.
L'erotismo, il sesso con Sara sono come immergersi in una cascata di acqua tiepida, che ti ammanta ogni parte del corpo: in lenti spasmi, delicate carezze, di una sensazione di pura letizia. Un amore meno poderoso, ma più distensivo. A cercare un esempio più semplice: godere con lui è come un 'mare in tempesta', godere con lei un 'mare calmo al tramonto'. Avrei bisogno per la mia ormai insaziabile, impura e perversa sessualità di entrambi ma io ho scelto lei, proprio ora che sembra non volermi più.
E' arrivato il Natale, un panettone e una bottiglia, gli auguri, ma nulla più, mi ha esclusa da tutto, ho iniziato a prendere qualche goccia di En, per gestire la mia depressione, e cercare di nasconderla a Luca. Anche lui sembra avermi abbandonata, continua a non cercarmi e mi convinco sempre più che sappia, ho che abbia percepito qualcosa.
E' passato capodanno e non ci siamo viste, lei è andata da suoi amici a Firenze, io e Luca a una festa qui in città. Io sto malissimo, mi sembra di aver subito un'amputazione, ho perso una parte di me, e stare in casa con Luca, adesso mi demoralizza, devo sapere cosa può essere successo.
Il giorno dell'Epifania, mentre in cucina preparo la colazione, vedo entrare Luca con una faccia sconvolta, ultimamente ci capita di dormire in camere diverse, e gli chiedo: «Mamma mia Luca, che faccia che hai, non sei riuscito a dormire?» Mi guarda e dice: «Vale è meglio che ti siedi, devo dirti delle cose importanti.»
Il suo viso, il suo sguardo truce mi hanno subito allarmato, pensando a qualche malattia «Cosa c'è, sei malato?» «No non centra, devo dirti altro, dai siediti e ascoltami senza interrompere, poi ti lascerò parlare, ok?» prendo la tazza del caffè e mi accomodo al tavolo, e lui comincia: «Sara è incinta, aspetta un bambino...», Cristo, sono saltata sulla sedia, ho smesso di respirare, ed il cuore mi si è fermato in petto, poi falsa come un Giuda: «Sono felicissima, ma perché non me l'ha detto? Ecco perché si comportava così... Ma Filippo come l'ha presa, non era andato via di casa?» Mi sto divorando le viscere, ho un torrente di lacrime pronto a esondare dagli occhi, ma aspetto risposte da Luca «Il bambino non è suo, è mio. Non so cosa poter dire... non so come poterti spiegare... Tu mi hai dimenticato, lasciandomi solo, da una settimana all'altra, da un giorno all'altro, non sapevo cosa fare, non riuscivo a capire il perché, e sono andato a parlarne con Sara, e da due mesi che... ed è successo...» sono rimasta scioccata da quelle parole, come se un tir mi avesse investito, e sono esplosa in lacrime, senza riuscire a formulare una semplice frase.
«Vuoi dirmi che è da...due mesi...tu e lei..?» Balbettavo, non riuscivo a continuare a parlare, e lui ha ripreso: «Vale, Sara mi ha spiegato tutto dei vostri giochettini erotici, fatti alle mie spalle, Filippo me l'aveva accennato, ma io non avevo voluto crederci, è per quello che se n'è andato di casa. Ci vorrà tempo per capire come sistemare le cose, ma abbiamo deciso di tenere il bambino» «Vuoi dirmi che sono due mesi che ti scopi Sara? Cioè che lei scopava con te e veniva a letto anche con me, cazzo non ci posso credere, non può essere vero.» Luca si alza, mi guarda e mi passa uno scottex, «Filippo lo sa, ci odia più di ogni altra cosa al mondo, ma lo abbiamo già messo al corrente, io mi sono trovato un monolocale, e andrò a vivere lì. Perché mi hai portato a questo, io che ti ho amato con tutto me stesso, perché mi hai tradito abbandonandomi come, sì, come un cazzo di cane sull'autostrada? Comunque ora dobbiamo comportarci da persone adulte, ed io sono pronto a ricominciare con Sara una nuova vita, la nostra devo solo dimenticarla.» Ero imbambolata, basita, piangevo ininterrottamente, mi sono alzata e sono corsa in camera. Subito dopo ho sentito la porta d'ingresso chiudersi con Luca che se ne andava da me per sempre. Prima avevo Luca e ho perso Luca, poi ho avuto Sara e ho perso Sara, adesso Luca e Sara si sono trovati, e da tre incasinati e contorti gomitoli sono usciti due fili, che intrecciandosi tra loro e ad un nuovo e neonato filamento proseguono la loro vita, con un passato alle spalle dimenticato ed un futuro da confezionare giorno per giorno. Il mio filo si è fatto vecchio, nodoso e ingarbugliato, dove il passato è una malattia da affrontare tutti i giorni, ed il futuro e uno spaventoso buco, un enorme pozzo scuro in cui mi ci sto infilando. Ci sono colpe che non si riescono: né a dimenticare né a cancellare, e me le porterò con me, come un'eco lontano e indistinto risuoneranno per sempre, cercando di dare un senso alla parola: amore.
E quando, per sbaglio li ho incrociati con Marta, la loro piccola bambina, mi sono vista quella che sarei potuta essere: la moglie di Luca e madre di Marta, o la compagna di Sara, e tra le due senza dubbio avrei voluto essere la seconda, l'amante di Sara, il mio più grande amore che è durato una sola stagione, e per questo rimarrà marchiato in me per tutta la vita. E quella sera, dopo quell'incontro, tornata a casa stupidamente ho pensato: -Anche tutti quelli del "Club dei 27": Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Kobain, Amy Winehouse e altri sono morti a 27 anni, come me del resto.- e poi mi sono messa a piangere su quella stessa sedia, dove un anno prima scrivevo la mail a Sara, poco prima che le case e le strade vestissero luci e addobbi per un nuovo Natale. Sono morta a 27 anni...
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