L’altra me - Capitolo 3 - Massimo

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Viaggiavo sulla mia Mercedes a 100km/h in autostrada quella mattina, la solita strada che tutte le mattine mi porta in ufficio. La radio insolitamente spenta, il mio sguardo fisso nel vuoto oltre al parabrezza. La realtà era che da ieri sera, e per tutta la notte ho avuto una strana sensazione, una di quelle che non riesci ad ignorare. Quel bacio, Aida me lo aveva dato per un motivo, solo non capivo cosa mi stesse nascondendo. Chiamai Gaia dal vivavoce poco prima di fermarmi.
“Ciao stai bene?”
“Massimo…” “sì sto bene… sai che non sono sola a quest ora, aspetta…”
Mi richiamò poco dopo dalla sua auto, chiedendomi il motivo di quella chiamata così presto al mattino.
“Ho paura che mia moglie sappia di noi” le dissi
Dall’altra parte il silenzio.
Spiegai a Gaia le mie sensazioni, evitando di darle il dettaglio che la sera prima Aida sapeva tremendamente di lei.
La cosa era talmente assurda che pensai di essere paranoico, oltretutto Gaia fu brava a tranquillizzarmi… Mi dissi che forse era tutto nella mia testa.
Mi diede appuntamento il pomeriggio stesso, ci saremmo visti a casa mia.
Il mattino in ufficio passò tra le scartoffie e qualche riunione. Nonostante le parole di Gaia di quella mattina non riuscivo a togliermi dalla testa quell’odore e quel sapore nella bocca di Aida. Se anche mi avesse scoperto, come mai non mi aveva detto niente? Stava giocando con le mie stesse carte? Dovevo essere più attento del solito…
Alle 15.00 parcheggiai l’auto nel box di casa ed entrando scrissi un messaggio a Gaia.
Il tempo di farmi una doccia e arrivò. Non ci vedevamo da qualche giorno, avevo una gran voglia di lei.
Quel pomeriggio indossava un vestito blu, morbido, lungo fino a metà coscia, con una scollatura importante, degli stivali scuri e una giacca di jeans che teneva aperta.
Entrò in casa appoggiando la giacca sulla sedia del salotto. Mi avvicinai e le diedi un bacio, di quelli che nascondono una voglia particolare.
Poi andammo in cucina e preparai un caffè. Il suo sguardo era diverso dal solito, più assente e serio… Bevevo dalla tazza e scherzai su quanto fosse ingiusto doverle guardare il decolté fingendo di voler bere quel caffè. Al momento la sua espressione cambiò e la sua risata cancellò le preoccupazioni con le quali si era aperta quella giornata. Gaia si avvicinò e prendendomi la tazza dalle mani la posò nel lavandino.
Mi baciò e prendendo la mia mano la portò proprio sul petto.
Strinsi la presa ridendo e le misi la lingua in bocca… sentivo la sua voglia, muovevo la lingua insieme alla sua, la sua bocca era morbida, calda e accogliente. Il sapore del caffè si mischiava a quello del suo solito lucidalabbra.
Mi baciò il collo mentre mi sbottonava i pantaloni. Li feci cadere a terra e la guardai inginocchiarsi davanti a me.
Mi abbassò i boxer scoprendo una erezione già completa. “Avevo voglia di vederti” mi disse, mentre lo stringeva in una mano portandolo alla bocca. Sentii la sua lingua sulla cappella, la guardai scendere e premere le labbra bagnate su tutta la sua lunghezza… poi mi guardò e aprendo la bocca lo fece entrare fino in fondo. Raccolsi i suoi capelli in un pugno e iniziai a guidare la sua testa su e giù… Teneva le mani sulle mie cosce e a tratti sollevava lo sguardo per vedermi compiaciuto del suo lavoro. Lo prese in mano e muovendolo lentamente su e giù abbassò la testa per succhiarmi le palle… Adoravo quando lo faceva, sentivo la sua lingua muoversi e non avevo ancora voglia di farla smettere… Non fino a quando l’eccitazione non fu così alta da doverla fermare.
Si alzò e tornò a baciarmi mentre le toglievo il vestito.
Quel giorno non indossava il reggiseno, guardavo i suoi capezzoli già duri mentre la spogliavo, notai un perizoma nero che lasciava ben poco all’immaginazione. Mentre mi baciava la presi per i fianchi e la sollevai facendola sedere sul tavolo. Era il mio turno adesso…
Tra tutte le voglie che Gaia mi suscitava, nessuna era capace di scansare la mia voglia di sentirla nella mia bocca. Mi abbassai su di lei e sentii le sue gambe aperte appoggiarsi alla mia schiena… guardai le sue labbra lisce e bagnate aprirsi sotto le mia lingua e bagnarsi mentre mi accarezzava i capelli.
Muovevo la lingua risalendo, fino ad arrivare al suo clitoride. Era rosso, esposto, mi chiamava e si sciolse nella mia bocca bagnandomi. Mentre succhiavo le sue labbra sentivo la mia erezione sempre più tosta, ero molto eccitato e sentendola gemere avrei continuato all’infinito.
La sentii godere nella mia bocca mentre mi stringeva i capelli tenendo stretta la mia testa tra le gambe.
Mi alzai, Gaia mi prese la testa tra le mani e mi baciò. Presi la sua mano e la portai tra le gambe, senza smettere di baciarla la tirai verso di me. Lo teneva stretto in mano e avvicinandomi lo spinsi tutto dentro. Rimasi fermo… poi presi le gambe di Gaia e tenendole aperte iniziai a muovermi. Lei appoggiata sui gomiti mi guardava a bocca aperta mentre io spingendola vedevo scomparire il mio cazzo tra le sue labbra. Guardavo il suo seno che ad ogni colpo si muoveva eccitandomi, iniziavamo entrambi a sudare scivolando uno sull’altro.
Lei si sdraiò sul tavolo… sollevai le sue gambe unendole davanti ai miei occhi, le feci appoggiare su una spalla… continuavo a spingerla adesso sempre più forte. La guardavo e lei mi guardava eccitata… le misi una mano attorno al collo, poi con la stessa mano le aprii la bocca per farle succhiare due dita. Succhiava e muoveva la lingua bagnandomi la mano mentre sotto sentiva i miei colpi spingerla più forte. Mi piegai su di lei per leccarle il collo e per baciarla mentre insieme venimmo uno dopo l’altro.
Sentivo la sua figa stringermi mentre godeva e subito dopo la mia voglia irrefrenabile di esplodere… uscii per godere bagnando tutta la sua pancia e le sue cosce… In un susseguirsi di gemiti di piacere entrambi ci svuotammo di quelle voglie che da alcuni giorni ci perseguitavano e rimanemmo li, nudi e bagnati uno sull’altro.
Servì una doccia e qualche battuta per ricomporci e mentre ci rivestivamo un ombra tornò sul viso di Gaia. Non potevo fingere di non vederla anche perché questo fece riaffiorare anche i miei pensieri.
“Parlami Gaia, lo vedo che qualcosa non va, aiutami a decifrarti” le dissi.
Lei venne a sedersi di fianco a me, con le mani tra le gambe e lo sguardo fisso sulla parete mi disse che non era pronta per dirmelo, che non era il momento giusto. Era evidente che portava un fardello che non avrebbe voluto farmi digerire ma la incalzai, anche io avevo dei nodi da sciogliere e non volevo lasciare questioni irrisolte.
Solo tre parole ruppero il silenzio nella stanza: “Massimo sono incinta”.
di
scritto il
2025-01-03
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