L’altra me - Capitolo 1 - Il messaggio
di
Aida50
genere
tradimenti
Il messaggio arrivò per posta.
Quel giorno rincasando notai qualcosa sporgere dalla cassetta delle lettere, così con noncuranza presi la busta ed entrai in casa, con la stanchezza accumulata dalla pessima giornata in ufficio e la poca voglia di tutti gli impegni della serata.
Aprii l’acqua della doccia e mentre il vapore iniziava a circondarmi le gambe strappai la busta notandone il contenuto insolito.
Delle calze in nylon scure e un completo intimo a prima vista molto ricercato… Proprio mentre realizzavo ciò che avevo tra le mani sentii il rumore della porta di casa e di mio marito che rientrava, così di istinto richiusi la busta e la nascosi tra i vestiti.
L’acqua scorreva calda tra i miei capelli, avvolgendo il mio corpo e ovattando i miei pensieri.
Che motivo avrebbe avuto mio marito per recapitarmi quella busta? E se non fosse stato lui, chi potrebbe essere il mittente?
Decisi di non dire nulla per ora, uscii dalla doccia e con uno sguardo assente mi preparai.
Il pensiero mi tormentò durante tutta la cena, e la serata fu tempestata da domande, dubbi, pensieri confusi e peccaminosi.
Il mattino seguente decisi che l’appuntamento in ufficio avrebbe dovuto tardare e rimasi sola in casa per qualche ora.
Seduta sul letto presi la lettera e la aprii nuovamente.
Ne esplorai il contenuto stendendo sulle lenzuola un bustier nero in pizzo, degli slip neri semitrasparenti, decisamente troppo minimal e delle calze scure…
“Ieri sera ho fantasticato un po’ troppo” pensai… Ero sola, nel mio letto, scelsi di liberare quei pensieri lasciando che la mia mano si infilasse sotto le mie mutandine. Bastò poco per bagnare le mie dita che lentamente scivolavano tra le labbra lisce aprendole.
Pensai alle mille domande che mi tormentavano e cercai la risposta che avrei preferito… “forse quella lettera portava ad una trasgressione che ancora doveva prendere forma” pensai mentre le mie dita entravano a fondo tra le cosce e mentre stringevo il seno nell’altra mano.
Il dolore del mio capezzolo stretto tra le dita si mischiò al piacere della mano che si muoveva dentro di me, condito dai gemiti che nella solitudine potevano inondare la mia stanza da letto.
In un crescendo di eccitazione pensai ad un uomo. Non a mio marito, ma ad un altro uomo, che mi possedeva proprio lì, sul mio letto. Bagnai completamente le lenzuola pensando alle sue spinte violente e godendo tra le mie mani mi scoprii sudata e ancora più vogliosa di quando avevo iniziato.
Una volta ripreso il controllo decisi di provare quando ancora steso sulle lenzuola. Il seno calzava perfettamente nelle coppe, il corsetto mi avvolgeva fasciandomi.
Gli slip erano morbidi e profumati, molto accattivanti con quelle trasparenze che evidenziavano una depilazione fortunatamente fatta da poco e le mie labbra ancora arrossate da quanto appena accaduto.
Infilai un piede nelle calze per indossarle, poi l’altro, mi alzai dal letto sollevandole e sistemando il tessuto scuro sulle cosce, poi sui glutei.
Davanti allo specchio ora vedevo una donna che non avevo visto spesso prima… provocante, maliziosa, curiosa. I pensieri mi tormentavano ed erano tra il timore e l’eccitazione data dall’ignoto.
Guardai a terra e notai un biglietto probabilmente caduto dalla lettera.
Sul retro un indirizzo, forse un appuntamento.
Via Roma n10, ore 14:00.
“Oh cazzo”.
Quel giorno rincasando notai qualcosa sporgere dalla cassetta delle lettere, così con noncuranza presi la busta ed entrai in casa, con la stanchezza accumulata dalla pessima giornata in ufficio e la poca voglia di tutti gli impegni della serata.
Aprii l’acqua della doccia e mentre il vapore iniziava a circondarmi le gambe strappai la busta notandone il contenuto insolito.
Delle calze in nylon scure e un completo intimo a prima vista molto ricercato… Proprio mentre realizzavo ciò che avevo tra le mani sentii il rumore della porta di casa e di mio marito che rientrava, così di istinto richiusi la busta e la nascosi tra i vestiti.
L’acqua scorreva calda tra i miei capelli, avvolgendo il mio corpo e ovattando i miei pensieri.
Che motivo avrebbe avuto mio marito per recapitarmi quella busta? E se non fosse stato lui, chi potrebbe essere il mittente?
Decisi di non dire nulla per ora, uscii dalla doccia e con uno sguardo assente mi preparai.
Il pensiero mi tormentò durante tutta la cena, e la serata fu tempestata da domande, dubbi, pensieri confusi e peccaminosi.
Il mattino seguente decisi che l’appuntamento in ufficio avrebbe dovuto tardare e rimasi sola in casa per qualche ora.
Seduta sul letto presi la lettera e la aprii nuovamente.
Ne esplorai il contenuto stendendo sulle lenzuola un bustier nero in pizzo, degli slip neri semitrasparenti, decisamente troppo minimal e delle calze scure…
“Ieri sera ho fantasticato un po’ troppo” pensai… Ero sola, nel mio letto, scelsi di liberare quei pensieri lasciando che la mia mano si infilasse sotto le mie mutandine. Bastò poco per bagnare le mie dita che lentamente scivolavano tra le labbra lisce aprendole.
Pensai alle mille domande che mi tormentavano e cercai la risposta che avrei preferito… “forse quella lettera portava ad una trasgressione che ancora doveva prendere forma” pensai mentre le mie dita entravano a fondo tra le cosce e mentre stringevo il seno nell’altra mano.
Il dolore del mio capezzolo stretto tra le dita si mischiò al piacere della mano che si muoveva dentro di me, condito dai gemiti che nella solitudine potevano inondare la mia stanza da letto.
In un crescendo di eccitazione pensai ad un uomo. Non a mio marito, ma ad un altro uomo, che mi possedeva proprio lì, sul mio letto. Bagnai completamente le lenzuola pensando alle sue spinte violente e godendo tra le mie mani mi scoprii sudata e ancora più vogliosa di quando avevo iniziato.
Una volta ripreso il controllo decisi di provare quando ancora steso sulle lenzuola. Il seno calzava perfettamente nelle coppe, il corsetto mi avvolgeva fasciandomi.
Gli slip erano morbidi e profumati, molto accattivanti con quelle trasparenze che evidenziavano una depilazione fortunatamente fatta da poco e le mie labbra ancora arrossate da quanto appena accaduto.
Infilai un piede nelle calze per indossarle, poi l’altro, mi alzai dal letto sollevandole e sistemando il tessuto scuro sulle cosce, poi sui glutei.
Davanti allo specchio ora vedevo una donna che non avevo visto spesso prima… provocante, maliziosa, curiosa. I pensieri mi tormentavano ed erano tra il timore e l’eccitazione data dall’ignoto.
Guardai a terra e notai un biglietto probabilmente caduto dalla lettera.
Sul retro un indirizzo, forse un appuntamento.
Via Roma n10, ore 14:00.
“Oh cazzo”.
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