Figlioletta

di
genere
feticismo

"Ciao, eh! Ci vediam lunedì!" disse l'uomo, salutando i colleghi. Il sole stava per tramontare, il cantiere era in chiusura. L'uomo salì in auto, guidò fino a casa, dove mise il veicolo in garage. Da lì salì la scala della tavernetta fino ad arrivare al piano superiore, dove si trovavano la sala da pranzo, la cucina ed un bagno. Seduta sul divano della sala, con le gambe incrociate, una ragazza stava scrivendo su un quaderno, con una penna a sfera. L'uomo la salutò: "Ciao, eh! Potresti anche esser più calorosa quando papà arriva a casa!" "Ciao, papi!" rispose lei, senza distoglier lo sguardo dal quaderno. "Cosa stai scrivendo?" chiese lui. "Finisco di fare i compiti!" rispose la ragazza. "Sempre a far compiti, compiti qui, compiti lì. Non esci mai? Non hai amici?" "Sì che li ho, ma se non faccio i compiti mi metton 2!" "Eh, che sarà mai!" rispose lui: "Io a scuola sono andato il minimo indispensabile. A lavorare! Mi han mandato subito a portare il pane a casa!" "Eh, so che sei ignorante!" disse lei, accennando un sorriso. "Cosa dici?" disse lui, leggermente infastidito: "Io non sono ignorante. Ho senso pratico!" "Se non sei ignorante, dimmi quando è scoppiata la Rivoluzione Francese!" "Non ne ho idea!" rispose l'uomo. "Nel 1789!" rispose la ragazza, che, sorridendo, continuò: "Vedi che sei ignorante!" Lui borbottò, dopodiché disse: "L'ignorante va a lavarsi, dai che dopo ceniamo!" Quando tornò dal bagno, indossando un accappatoio, la ragazza aveva posato quaderno e penna a sfera ed aveva aperto un libro che prima era posato, chiuso, sul bracciolo del divano di fianco a lei. "Ancora a studiare!" disse l'uomo: "Ma ai fornelli non ti metti mai? Voi donne pensate solo più alla carriera?" "Dai!" disse lei: "Te l'ho detto, se non studio prenderò brutti voti!" "Dai, allora fammi posto, che son stanco ed ho bisogno di sedermi!" Si sedette di fianco a lei. Lei leggeva, scorrendo le parole scritte con gli occhi, ogni tanto girava pagina. "Io non sarei capace di studiare un libro grosso così!" disse l'uomo. Lei non rispose. "Papi" disse dopo un po': "Perché non ordiniamo una pizza? Non ho voglia di cucinare, e te sei stanco!" "Spender soldi, sempre pender soldi" borbottò l'uomo: "Parsimonia! Parsimonia e lavoro, così son stato educato. Bisogna pensare ai tempi di magra, bisogna risparmiare, il più possibile. Altro che pizza!" La guardò. Era bella, pensò. Mora, con il corpo leggermente abbronzato, le forme sode. Non molto alta, ma era come piacevano a lui. Posò una mano sulla gamba scoperta della ragazza. "Tesoro" disse: "E ragazzi, ne frequenti?" "A volte!" disse lei. "E ci vai a letto?" "Perché chiedi questo?" "Io, se fossi al loro posto, vorrei portarti a letto!" "Ma dai, papi, ma cosa dici! Fai la persona seria, non dir queste robe!" "Ho fatto solo un complimento!" disse lui. Dopo un po', posò nuovamente la mano sulla gamba della ragazza. "Papi" disse lei, lievemente infastidita: "Cosa vuoi?" "Che chiuda quel libro" disse lui: "E che mi dia retta!" "Darti retta?" Lei non capiva. "Son stanco, ho lavorato tutto il giorno. Son solo, lavoro come un mulo per garantirti una vita senza preoccupazioni, potresti almeno ringraziarmi!" "Come?" chiese lei. Lui non rispose, scostò l'accappatoio scoprendo il membro. "Papi, cosa fai?" chiese lei, preoccupata. "Dammi un po' piacere!" disse lui. "Guarda che chiamo i carabinieri!" disse lei, alterandosi. "Ma no, ma quali carabinieri! Vieni qui, dai, così fai pratica per quando dovrai dimostrar le tue abilità a qualcuno dei tuoi amici!" Lei non rispose. Lui le prese una mano e la portò a sé, la passò sul suo petto. Lei non oppose resistenza. "Ti piace?" chiese lui. "Papà, smettila, per favore!" disse lei, con un fil di voce. "No che non la smetto!" disse lui. Sempre tenendole la mano la portò lentamente verso il membro. "Prendilo!" disse verso di lei. "Papà, non voglio che si sappia. Questa volta e basta, va bene?" "Va bene!" disse lui. "Ora però prendilo in mano!" Lei chiuse le dita intorno al membro. Lo sentì inturgidirsi sempre più. "Muovi quella mano, voglio una bella sega!" disse lui. Le dita di lei cominciarono a scivolar su e giù, il membro era ormai dritto. Lui allargò le gambe, aprì del tutto l'accappatoio. La ragazza muoveva le dita su e giù, la mano andava a tempo masturbando il membro dell' uomo. "Dai, brava, continua, sega, sega, tesoro!" Lei sorrise: "Ti piace?" "Molto!" rispose lui: "Al posto di studiare, esercitati in questo genere di cose. Hai un talento naturale!" "Smettila!" disse lei, continuando l'operazione. L'uomo emise un gemito. "Fai piano!" disse lei: "Altrimenti potrebbero sentirci!" "I vicini non sono a casa, a quest'ora. Te vai avanti, non preoccuparti, non ci sentirà nessuno!" Lui ad un certo punto le prese la mano, la scostò dal membro e si alzò. Si diresse verso la cucina, ne ritorno' portando con sé una bottiglia di vino rosso e due bicchieri. Verso' il vino negli stessi, ne porse uno alla ragazza e disse, alzando il suo: "Salute!" "A cosa brindiamo?" "A te che fai delle seghe da manuale!" rispose lui. Lei alzò il bicchiere, ridendo. Ci stava prendendo gusto, ormai. Lui bevve un sorso, dopodiché si alzò nuovamente e andò a prendere il telecomando che si trovava posato sul televisore. Accese lo schermo. "Questa sera c'è anche la partita!" disse lui: "Voglio rilassarmi del tutto!" Lei aveva finito di bere, aveva posato il bicchiere a terra. "Dai, che fra poco ci sarà il calcio d'inizio. Prendilo fra le labbra, voglio sentir la tua giovane bocca!" Si sedette mettendosi quasi orizzontale in posizione perpendicolare al divano, posando il telecomando di fianco a sé mentre la bocca della ragazza scendeva a circondare il glande. "Sì!" disse lui: "Sì, così!" Lei cominciò a succhiare, lui cominciò a respirar sempre più forte. La partita si svolgeva sotto gli occhi dell'uomo, che ogni tanto beveva un sorso dal bicchiere ed ogni tanto emetteva un gemito di piacere. Era soddisfatto. La ragazza continuava a succhiare, il membro era ormai unto e scivoloso, lei sentì qualcosa afferrarle un seno. Guardò la mano dell'uomo. "Dai, dai, piccola" disse lui: "Dai, che voglio godermi un bel pompino mentre guardo la mia squadra del cuore. Dai!" Lei continuò, lui gemette più forte. "Ora però tocca a me!" disse lei, sorridendo, alzandosi. "Adesso c'è l'intervallo" disse lui. Si alzò e presa la ragazza fra le braccia la baciò, su una spalla. "La mia figlioletta adorata!" disse, eccitato. Lei sorrise. "Dai, sdraiati, che te la lecco!" Così fece. La sua lingua lambi' prima gli interni coscia, quindi le labbra e si concentrò sul clitoride, dopo averlo portato leggermente in superficie inserendo due dita nella vagina. Lei respirava in modo più profondo. "Dai!" disse, accarezzando la testa dell'uomo: "Dai, papi, leccala come si deve. Dai, che sei ignorante ma lecchi bene. Dai!" Lui continuò. Con gli occhi seguiva la partita e con la lingua si dava da fare. La sua squadra era in vantaggio. Si alzò, dopo un po'. "Dai!" disse alla ragazza: "Dai che voglio fare il tifo come si deve. Han segnato e voglio andare anch'io a segno!" Lei sorrise ed aprì le gambe. Lui le chiese: "Prendi la pillola?" Lei annuì, in silenzio. "Allora non sei di primo pelo, furbetta!" sorrise l'uomo. Lentamente infilò il membro nella vagina, cominciando a spingere dentro e fuori. I movimenti del suo bacino andavan di pari passo con il suo guardar lo schermo. "Forza! Forza con quelle gambe!" disse, continuando a spingere. "Dai che si va con il 2 - 0!" Il bacino aveva aumentato la forza nello spingere. Lei gemette. "Sì, così. Urla, tesoro!" Continuò a spingere. Lei gli cingeva le cosce con le mani. "Dai, spingi. Spingi, papi, spingilo dentro!" Lui continuava, imperterrito. Quando uscì fuori, la partita stava entrando nella sua fase conclusiva. L'uomo si risedette sul divano, nella posizione di prima. "Dai" disse alla ragazza: "Vieni qui!" Lei si sedette di fianco a lui, le loro lingue presero a duellare. Quando la squadra per cui tifava segnò la seconda rete, si alzò in piedi e mise il membro fra i seni della ragazza. Li premette verso lo stesso e cominciò ad andar su e giù, su e giù, sempre più velocemente. "Dai, dai, fate il terzo gol. Dai, che voglio esultare e sborrare!" Quando segnarono la terza rete, era lì per venire. La ragazza intuì dal suo respiro e prese il membro fra le dita, cominciando a muoverle aumentando via via l'andatura. Il gemito dell'uomo accompagnò il fiotto di sperma che la investì sul petto, colpendole anche il mento. Un secondo fiotto le finì su una guancia. Lui, soddisfatto, la guardò. La baciò sulle labbra, le accarezzo il viso. "Brava!" disse. Lei sorrise. "La partita è finita!" disse lui, spegnendo il televisore. "Ho meritato la pizza?" chiese la ragazza. "Sì!" disse lui. "Ho interpretato bene la mia parte?" chiese lei, poco dopo. "A regola d'arte!" disse lui: "Vedi che andare a scuola di recitazione serve a qualcosa!" "Ho studiato la parte come si deve, è stato un gioco divertente. Scusa se ti ho dato dell' ignorante!" "Ma no, ma no, va bene. Ora, non sono un genio, ma quella sulla Rivoluzione Francese la sapevo. Però dai, andava bene così!" Guardò la ragazza che si puliva i seni ed il viso con uno strappo di carta da cucina. "Dai, andiamo a lavarci!" disse lui. "Dopo andiamo a mangiare!" Lei sorrise e chiese: "Dopo però vorrei che mi accompagnassi a casa, se non sei troppo stanco, perché a quell'ora non ci saran più i mezzi!" "Sì, va bene. Ora però andiamo a lavarci!" disse lui. Mentre si accingeva ad entrar nella cabina della doccia, disse rivolto alla ragazza: "Da scapolo posso dire che sei stata una brava figlia. Se vuoi posso andare a chiedere come far per l'adozione!" "Dai, scemo!" disse lei, colpendogli il braccio con un leggero schiaffo. "L'acqua è calda, dai, vieni, che voglio sentire le tue curve fra le mani!" Lei lo raggiunse sotto l'acqua e chiuse lo sportello della cabina della doccia dietro di sé.
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scritto il
2024-10-03
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