Il lato oscuro 2
di
Lillo B.
genere
gay
IL LATO OSCURO 2
Continuai a frequentare i cinema a luci rosse, sporadicamente. In un’altra sala ritrovai lo stesso uomo. Non conoscevo l’ambiente e, appena entrato e dopo aver abituato gli occhi alla sola luce riflessa dallo schermo, mi guardai attorno. La platea era semivuota. Qualche anziano e altri sparpagliati . Qualcuno era occupato a guardare lo schermo e toccarsi. Niente di interessante. Pensai di salire in galleria. Lì c’era movimento, impercettibile, ma c’era. Oltre le poltrone, su, in alto, quattro cinque uomini di varia età stazionavano come in attesa. Salii anch’io e dopo una breve occhiata, lo intravvidi. Mi era piaciuto il suo modo di fare la volta precedente, perciò misi in atto la tattica dell’avvicinamento lento e mi portai davanti a lui, le mani dietro, volgendogli la schiena.
Dopo un minuto, che a me parve lungo, si avvicinò e accostò alle mani un pene abbastanza turgido già quasi completamente eretto. Naturalmente lo presi in mano e lo carezzai, senza voltarmi.
- Bravo, dimmi qualcosa di sconcio, così mi diventa duro del tutto.
Non mi aveva riconosciuto e,d’altra parte, pensai, se lui pratica tutti i giorni questi luoghi e io mi faccio vedere ogni qualche mese… ne avrà visti di visi nuovi.
- Mi piace il tuo cazzo, lo prenderei volentieri in bocca e anche nel culetto, se vuoi…
La reazione del suo pene fu quasi immediata. Emise un sospiro, si era eccitato.
-Scendiamo nei bagni, dai, me lo hai fatto diventare duro davvero!
Uscii dal tendone della galleria e, scesa la prima rampa, mi fermai sul pianerottolo, in attesa. Arrivò, mi prese il viso tra le mani, mi guardò alla luce e mi riconobbe.
- Ci siamo già incontrati, vero? Adesso che ti guardo… mi hai scelto tu, là dentro?
- Si, ti ho riconosciuto e siccome la volta precedente mi è piaciuto molto---
- Caro, bello…
Mi prese di nuovo il viso tra le mani e mi baciò, poi mi infilò la lingua in bocca con passione e io risposi, sempre più eccitato.
- Vieni, scendiamo, tanto qui non ci disturba nessuno.
Appena arrivati in bagno si slacciò i pantaloni e estrasse il cazzo eretto. Riprese a baciarmi, cominciò a toccarmi il petto, la schiena e poi giù i glutei.
- Slacciati che voglio toccarti meglio…
MI slacciai i pantaloni e li calai. Le sue dita raggiunsero il solco e infine il buchetto massaggiandolo con il polpastrello del dito in senso circolare. La voglia di prenderlo nel culo mi cresceva dentro, facendomi battere forte il cuore. Mi chinai a prendere quel bel cazzo in bocca e lo leccai avidamente. Non aveva forti sentori, segno di una persona pulita. Me lo ficcai in bocca ripetendo l’esperienza della gola profonda. Mi sollevò quasi subito la testa, mi baciò avidamente.
- Basta adesso, mi hai già fatto eccitare troppo, non voglio venirti in bocca. Girati ora.
Lo sentii infilarsi il preservativo, poi il suo dito mi umettò lo sfintere con del gel o una crema lubrificante.
-Ora telo metto nel tuo bel culetto…
-Fai piano perché non sono abituato, l’ho fatto solo due volte e ho paura mi faccia male…
- Non preoccuparti, so come fare.
Sentii la punta del suo pene cercare il mio orifizio poi, trovatolo, cominciò a spingere piano. Entrava lentamente, ma sentii un po’ di dolore. Capì dal mio gemito.
- Ora lo tolgo e te lo rimetto, vedrai che ti piacerà, rilassati.
Aveva ragione. La seconda volta che me lo spinse lento dentro fu piacevole, decisamente piacevole.
Penetrò fino in fondo e poi prese a fare avanti e indietro, sempre lentamente.
- Ti piace?
- Sì, lo sento tutto dentro…
Continuò per qualche minuto, poi lo sentii accelerare i movimenti e infine ..
- Vengo , ti sborro nel tuo culetto, dio, che bello... che bravo…
Sentii il suo pene pulsare. Quando lo tirò fuori, mi girò e mi baciò di nuovo.
- E’ stato bellissimo, ora lascia fare a me.
Mi infilò due dita nel buco ancora morbido e lubrificato e mi fece una sega. Non impiegai molto a venire, perché ero eccitatissimo.
- Bravo. Mi piaci perché sei caldo e tranquillo, ubbidiente e dolce. Dobbiamo trovare il modo di vederci in un posto più tranquillo, voglio goderti meglio e farti godere.
Un bacio con la sua lingua insinuante e poi, rimessosi in ordine, uscì dal bagno.
Rimasi ancora qualche minuto con i calzoni calati a godermi le sensazioni provate, poi mi rivestii e uscii tornando in sala per un po’ per far calare il rossore e riprendere un aspetto presentabile.
Non tornai più in quel cinema e nemmeno negli altri che progressivamente chiusero.
Provai un paio di volte nel parco cittadino, dove la vegetazione era più spessa e dove sapevo, c’era movimento. Furono esperienze furtive e troppo stressanti con la paura di incontrare qualche conoscente. Decisi di non ripetere più alcuna esperienza di questo genere e ripresi la mia vita “normale”.
Ogni tanto mi masturbavo dopo essermi infilato una carota o una zucchina, ma come dice qualcuno, quando hai provato un cazzo vero, i surrogati ti lasciano con poche soddisfazioni.
La svolta è avvenuta, come al solito, per caso.
Stavo lavorando a una ricerca catastale storica e per questo, una o due volte la settimana andavo nella più grande Biblioteca della città o all’Archivio di Stato.
Un giovedì, lo ricordo bene, qui trovai un vecchio collega che, scoperto lo scopo della mia ricerca, mi presentò un signore, notaio tal dei tali, che era esperto della materia di cui mi occupavo.
Ludovico, questo il suo nome di battesimo, mi squadrò dalla testa ai piedi poi mi sorrise. Era un uomo sulla sessantina, o per lo meno così appariva, alto e robusto.
- Piacere…
Strinse la mia nella sua mano grossa ed enegica e la trattenne in un modo che mi fece correre un brivido lungo la schiena. La strinsi a mia volta. Non avevo dubbi: gli ero piaciuto a prima vista. Ci scambiammo due chiacchiere sulle ricerche che ciascuno aveva in corso, poi il mio collega si congedò. Ludovico mi guardò negli occhi per interminabili attimi, mi sorrise.
- Che ne dice se ci facciamo portare le mappe nella saletta studio? Ce la riserviamo per mezz’ora, così può consultarle in santa pace e io posso guidarla sulla base della mia esperienza.
Pronunciava ogni parola come se stesse facendo una proposta oscena.
Inutile dire che aderii alla sua proposta e dopo dieci minuti eravamo soli con le mappe in una saletta con un tavolo e due sedie. Presi a consultare le mappe, anche se non vedevo i particolari. Il cuore mi batteva forte mentre mi chinavo sul tavolo. Mi venne vicino e mi mise una mano sulla spalla.
- Vede qui, è chiaro, i confini passano per il fiume…
La sua mano, intanto, scendeva lentamente lungo la mia schiena e, dopo poco era sul mio gluteo. Non mi mossi, anzi inarcai un po’ la schiena, quasi impercettibilmente, ma bastò per autorizzarlo a carezzarmi il solco sopra i pantaloni leggeri.
- Il bagno qui vicino è praticamente riservato a quelli che usano la saletta, vai lì e aspettami.
Era passato al “tu” e, senza pensarci, obbedii.
Mi raggiunse un minuto più tardi. Mi fece segno di calare i pantaloni. Si sedette sulla tavoletta abbassata e mi tirò a sé. Mi girò e prese a baciarmi i glutei, poi raggiunse con la lingua il solco su e giù e quindi il buchetto che si mise esplorare ficcandola poi dentro con decisione. La mia reazione lo convinse che mi piaceva molto. Mi girò, mi infilò un dito grassoccio nell’ano e prese il mio cazzo, non ancora eretto, in bocca. Lo succhiò e lo lavorò con la lingua mentre il suo dito andava avanti e indietro. Lo tolse e a quel punto furono due le dita che entrarono a esplorare il mio ano finché non venni nella sua bocca trattenendo a fatica i gemiti. Si alzò e mi mise la lingua in bocca condividendo la mia sborra.
Erano passati non più di tre minuti da quando era entrato anche lui nel cesso.
- Ora sei in debito. Rimettiti in sesto e poi vai. Metto a posto io le mappe. Ci sentiamo presto, so io di cosa hai bisogno.
Mi aveva infilato in tasca il suo biglietto da visita.
Rimasi sconvolto da quell’incontro e mi ripromisi di lasciar perdere.
Resistetti un paio di settimane, ma poi feci quel numero di telefono: “La richiamo io, ora sono impegnato. Dopo questa prenderò in mano la sua pratica, stia certo”.
Dieci minuti più tardi: “Alla fine ti sei deciso. Non avevo dubbi che prima o poi mi avresti chiamato. Sei troppo goloso e hai capito che ho le mappe di ciò che hai bisogno”.
Stabilimmo un appuntamento. L’indirizzo che mi diede corrispondeva a un palazzo in città.
Inutile dire che arrivai con il cuore in gola. In ascensore feci alcuni respiri profondi per riprendere la calma.
Suonai e venne ad aprirmi. Indossava un accappatoio di gran qualità e emanava un profumo di sandalo e muschio.
Appena entrato mi abbracciò e mi baciò con passione.
“Entra che voglio proprio goderti”-
Dopo un drink si sedette su un grande divano. L’accappatoio gli si aprì un po’ e intravidi il suo pene. Era quasi eretto e mi parve un po’ più grosso di quelli che avevo avuto fino ad allora.
Io rimasi in piedi di fronte a lui.
“Spogliati”. Un tono che non prevedeva repliche.
Mi tolsi gli abiti abbastanza lentamente finché rimasi in mutande.
“Fermati, ora, e avvicinati”.
Mi calò lui i boxer, mi guardò il pene quasi completamente rigido.
“Sei eccitato...”
Mi fece girare-
“Certo che hai un bel culetto!”
Prese a baciarmelo come aveva fatto al nostro primo incontro. La sua lingua nell’ano mi faceva impazzire. Mugolavo e sospiravo.
“ Non te l’ha mai detto nessuno che sei una troia?”
Aprì del tutto l’accappatoio , mi fece inginocchiare e non ebbe bisogno di dirmi altro.
Gli presi il cazzo in bocca e cominciai a leccalo e succhiarlo.
“Basta così, per ora. Vai a quel tavolo e chinati”.
Lo sentii denudarsi e poi si avvicinò. Prese dal tavolo un tubetto di lubrificante, si spalmò il pene e a prese a infilarmi il dito bagnato nell’ano.
“Adesso preparati a prendere il cazzo nel tuo bel culetto, è dalla prima volta che ti ho visto che voglio fartelo”.
Appoggiò la punta sul mio buco e poi con un movimento lento, estenuante, entrò in me.
Mi fece un po’ male e lui lo comprese dal mio gemito.
Lo tolse e poi di nuovo, lentamente lo infilò con un sospiro.
“Dio, che bello! Sei caldo e accogliente come piace a me…”
Non so quanto tempo andò avanti, Avevo perso la cognizione del tempo, ero concentrato sulle sensazioni forti e piacevoli di quel cazzo che usciva e entrava nel mio culo.
Quando aumentò il ritmo pensai che stesse venendo, invece si fermò e si tolse.
Mi Tirò su e mi fece girare.
“Non voglio venire subito, mi piace troppo il tuo culetto”.
Mi baciò infilandomi la sua lunga e grossa lingua in bocca, mi baciò sul collo, mi succhiò i capezzoli e infine prese in bocca il mio pene.
“Ora girati di nuovo,,,”
Mi chinai sul tavolo e lo sentii entrare di colpo. Il mio ano ormai era dilatato e rilassato e godevo il suo avanti e indietro senza preoccuparmi di gemere rumorosamente.
“Adesso vengo e ti riempio il culo di sborra...”
Aumentò il ritmo e poi sentii il suo cazzo che si ingrossava e pulsava schizzando dentro di me.
“Stai dentro...” gli dissi. Cominciai a masturbarmi.
“Lascia fare a me”.
Dopo pochi secondi venni nella sua grossa mano, forse gridai per il piacere intenso…
Da quel giorno ci siamo incontrati altre volte e continuiamo a farlo con grande piacere.
Continuai a frequentare i cinema a luci rosse, sporadicamente. In un’altra sala ritrovai lo stesso uomo. Non conoscevo l’ambiente e, appena entrato e dopo aver abituato gli occhi alla sola luce riflessa dallo schermo, mi guardai attorno. La platea era semivuota. Qualche anziano e altri sparpagliati . Qualcuno era occupato a guardare lo schermo e toccarsi. Niente di interessante. Pensai di salire in galleria. Lì c’era movimento, impercettibile, ma c’era. Oltre le poltrone, su, in alto, quattro cinque uomini di varia età stazionavano come in attesa. Salii anch’io e dopo una breve occhiata, lo intravvidi. Mi era piaciuto il suo modo di fare la volta precedente, perciò misi in atto la tattica dell’avvicinamento lento e mi portai davanti a lui, le mani dietro, volgendogli la schiena.
Dopo un minuto, che a me parve lungo, si avvicinò e accostò alle mani un pene abbastanza turgido già quasi completamente eretto. Naturalmente lo presi in mano e lo carezzai, senza voltarmi.
- Bravo, dimmi qualcosa di sconcio, così mi diventa duro del tutto.
Non mi aveva riconosciuto e,d’altra parte, pensai, se lui pratica tutti i giorni questi luoghi e io mi faccio vedere ogni qualche mese… ne avrà visti di visi nuovi.
- Mi piace il tuo cazzo, lo prenderei volentieri in bocca e anche nel culetto, se vuoi…
La reazione del suo pene fu quasi immediata. Emise un sospiro, si era eccitato.
-Scendiamo nei bagni, dai, me lo hai fatto diventare duro davvero!
Uscii dal tendone della galleria e, scesa la prima rampa, mi fermai sul pianerottolo, in attesa. Arrivò, mi prese il viso tra le mani, mi guardò alla luce e mi riconobbe.
- Ci siamo già incontrati, vero? Adesso che ti guardo… mi hai scelto tu, là dentro?
- Si, ti ho riconosciuto e siccome la volta precedente mi è piaciuto molto---
- Caro, bello…
Mi prese di nuovo il viso tra le mani e mi baciò, poi mi infilò la lingua in bocca con passione e io risposi, sempre più eccitato.
- Vieni, scendiamo, tanto qui non ci disturba nessuno.
Appena arrivati in bagno si slacciò i pantaloni e estrasse il cazzo eretto. Riprese a baciarmi, cominciò a toccarmi il petto, la schiena e poi giù i glutei.
- Slacciati che voglio toccarti meglio…
MI slacciai i pantaloni e li calai. Le sue dita raggiunsero il solco e infine il buchetto massaggiandolo con il polpastrello del dito in senso circolare. La voglia di prenderlo nel culo mi cresceva dentro, facendomi battere forte il cuore. Mi chinai a prendere quel bel cazzo in bocca e lo leccai avidamente. Non aveva forti sentori, segno di una persona pulita. Me lo ficcai in bocca ripetendo l’esperienza della gola profonda. Mi sollevò quasi subito la testa, mi baciò avidamente.
- Basta adesso, mi hai già fatto eccitare troppo, non voglio venirti in bocca. Girati ora.
Lo sentii infilarsi il preservativo, poi il suo dito mi umettò lo sfintere con del gel o una crema lubrificante.
-Ora telo metto nel tuo bel culetto…
-Fai piano perché non sono abituato, l’ho fatto solo due volte e ho paura mi faccia male…
- Non preoccuparti, so come fare.
Sentii la punta del suo pene cercare il mio orifizio poi, trovatolo, cominciò a spingere piano. Entrava lentamente, ma sentii un po’ di dolore. Capì dal mio gemito.
- Ora lo tolgo e te lo rimetto, vedrai che ti piacerà, rilassati.
Aveva ragione. La seconda volta che me lo spinse lento dentro fu piacevole, decisamente piacevole.
Penetrò fino in fondo e poi prese a fare avanti e indietro, sempre lentamente.
- Ti piace?
- Sì, lo sento tutto dentro…
Continuò per qualche minuto, poi lo sentii accelerare i movimenti e infine ..
- Vengo , ti sborro nel tuo culetto, dio, che bello... che bravo…
Sentii il suo pene pulsare. Quando lo tirò fuori, mi girò e mi baciò di nuovo.
- E’ stato bellissimo, ora lascia fare a me.
Mi infilò due dita nel buco ancora morbido e lubrificato e mi fece una sega. Non impiegai molto a venire, perché ero eccitatissimo.
- Bravo. Mi piaci perché sei caldo e tranquillo, ubbidiente e dolce. Dobbiamo trovare il modo di vederci in un posto più tranquillo, voglio goderti meglio e farti godere.
Un bacio con la sua lingua insinuante e poi, rimessosi in ordine, uscì dal bagno.
Rimasi ancora qualche minuto con i calzoni calati a godermi le sensazioni provate, poi mi rivestii e uscii tornando in sala per un po’ per far calare il rossore e riprendere un aspetto presentabile.
Non tornai più in quel cinema e nemmeno negli altri che progressivamente chiusero.
Provai un paio di volte nel parco cittadino, dove la vegetazione era più spessa e dove sapevo, c’era movimento. Furono esperienze furtive e troppo stressanti con la paura di incontrare qualche conoscente. Decisi di non ripetere più alcuna esperienza di questo genere e ripresi la mia vita “normale”.
Ogni tanto mi masturbavo dopo essermi infilato una carota o una zucchina, ma come dice qualcuno, quando hai provato un cazzo vero, i surrogati ti lasciano con poche soddisfazioni.
La svolta è avvenuta, come al solito, per caso.
Stavo lavorando a una ricerca catastale storica e per questo, una o due volte la settimana andavo nella più grande Biblioteca della città o all’Archivio di Stato.
Un giovedì, lo ricordo bene, qui trovai un vecchio collega che, scoperto lo scopo della mia ricerca, mi presentò un signore, notaio tal dei tali, che era esperto della materia di cui mi occupavo.
Ludovico, questo il suo nome di battesimo, mi squadrò dalla testa ai piedi poi mi sorrise. Era un uomo sulla sessantina, o per lo meno così appariva, alto e robusto.
- Piacere…
Strinse la mia nella sua mano grossa ed enegica e la trattenne in un modo che mi fece correre un brivido lungo la schiena. La strinsi a mia volta. Non avevo dubbi: gli ero piaciuto a prima vista. Ci scambiammo due chiacchiere sulle ricerche che ciascuno aveva in corso, poi il mio collega si congedò. Ludovico mi guardò negli occhi per interminabili attimi, mi sorrise.
- Che ne dice se ci facciamo portare le mappe nella saletta studio? Ce la riserviamo per mezz’ora, così può consultarle in santa pace e io posso guidarla sulla base della mia esperienza.
Pronunciava ogni parola come se stesse facendo una proposta oscena.
Inutile dire che aderii alla sua proposta e dopo dieci minuti eravamo soli con le mappe in una saletta con un tavolo e due sedie. Presi a consultare le mappe, anche se non vedevo i particolari. Il cuore mi batteva forte mentre mi chinavo sul tavolo. Mi venne vicino e mi mise una mano sulla spalla.
- Vede qui, è chiaro, i confini passano per il fiume…
La sua mano, intanto, scendeva lentamente lungo la mia schiena e, dopo poco era sul mio gluteo. Non mi mossi, anzi inarcai un po’ la schiena, quasi impercettibilmente, ma bastò per autorizzarlo a carezzarmi il solco sopra i pantaloni leggeri.
- Il bagno qui vicino è praticamente riservato a quelli che usano la saletta, vai lì e aspettami.
Era passato al “tu” e, senza pensarci, obbedii.
Mi raggiunse un minuto più tardi. Mi fece segno di calare i pantaloni. Si sedette sulla tavoletta abbassata e mi tirò a sé. Mi girò e prese a baciarmi i glutei, poi raggiunse con la lingua il solco su e giù e quindi il buchetto che si mise esplorare ficcandola poi dentro con decisione. La mia reazione lo convinse che mi piaceva molto. Mi girò, mi infilò un dito grassoccio nell’ano e prese il mio cazzo, non ancora eretto, in bocca. Lo succhiò e lo lavorò con la lingua mentre il suo dito andava avanti e indietro. Lo tolse e a quel punto furono due le dita che entrarono a esplorare il mio ano finché non venni nella sua bocca trattenendo a fatica i gemiti. Si alzò e mi mise la lingua in bocca condividendo la mia sborra.
Erano passati non più di tre minuti da quando era entrato anche lui nel cesso.
- Ora sei in debito. Rimettiti in sesto e poi vai. Metto a posto io le mappe. Ci sentiamo presto, so io di cosa hai bisogno.
Mi aveva infilato in tasca il suo biglietto da visita.
Rimasi sconvolto da quell’incontro e mi ripromisi di lasciar perdere.
Resistetti un paio di settimane, ma poi feci quel numero di telefono: “La richiamo io, ora sono impegnato. Dopo questa prenderò in mano la sua pratica, stia certo”.
Dieci minuti più tardi: “Alla fine ti sei deciso. Non avevo dubbi che prima o poi mi avresti chiamato. Sei troppo goloso e hai capito che ho le mappe di ciò che hai bisogno”.
Stabilimmo un appuntamento. L’indirizzo che mi diede corrispondeva a un palazzo in città.
Inutile dire che arrivai con il cuore in gola. In ascensore feci alcuni respiri profondi per riprendere la calma.
Suonai e venne ad aprirmi. Indossava un accappatoio di gran qualità e emanava un profumo di sandalo e muschio.
Appena entrato mi abbracciò e mi baciò con passione.
“Entra che voglio proprio goderti”-
Dopo un drink si sedette su un grande divano. L’accappatoio gli si aprì un po’ e intravidi il suo pene. Era quasi eretto e mi parve un po’ più grosso di quelli che avevo avuto fino ad allora.
Io rimasi in piedi di fronte a lui.
“Spogliati”. Un tono che non prevedeva repliche.
Mi tolsi gli abiti abbastanza lentamente finché rimasi in mutande.
“Fermati, ora, e avvicinati”.
Mi calò lui i boxer, mi guardò il pene quasi completamente rigido.
“Sei eccitato...”
Mi fece girare-
“Certo che hai un bel culetto!”
Prese a baciarmelo come aveva fatto al nostro primo incontro. La sua lingua nell’ano mi faceva impazzire. Mugolavo e sospiravo.
“ Non te l’ha mai detto nessuno che sei una troia?”
Aprì del tutto l’accappatoio , mi fece inginocchiare e non ebbe bisogno di dirmi altro.
Gli presi il cazzo in bocca e cominciai a leccalo e succhiarlo.
“Basta così, per ora. Vai a quel tavolo e chinati”.
Lo sentii denudarsi e poi si avvicinò. Prese dal tavolo un tubetto di lubrificante, si spalmò il pene e a prese a infilarmi il dito bagnato nell’ano.
“Adesso preparati a prendere il cazzo nel tuo bel culetto, è dalla prima volta che ti ho visto che voglio fartelo”.
Appoggiò la punta sul mio buco e poi con un movimento lento, estenuante, entrò in me.
Mi fece un po’ male e lui lo comprese dal mio gemito.
Lo tolse e poi di nuovo, lentamente lo infilò con un sospiro.
“Dio, che bello! Sei caldo e accogliente come piace a me…”
Non so quanto tempo andò avanti, Avevo perso la cognizione del tempo, ero concentrato sulle sensazioni forti e piacevoli di quel cazzo che usciva e entrava nel mio culo.
Quando aumentò il ritmo pensai che stesse venendo, invece si fermò e si tolse.
Mi Tirò su e mi fece girare.
“Non voglio venire subito, mi piace troppo il tuo culetto”.
Mi baciò infilandomi la sua lunga e grossa lingua in bocca, mi baciò sul collo, mi succhiò i capezzoli e infine prese in bocca il mio pene.
“Ora girati di nuovo,,,”
Mi chinai sul tavolo e lo sentii entrare di colpo. Il mio ano ormai era dilatato e rilassato e godevo il suo avanti e indietro senza preoccuparmi di gemere rumorosamente.
“Adesso vengo e ti riempio il culo di sborra...”
Aumentò il ritmo e poi sentii il suo cazzo che si ingrossava e pulsava schizzando dentro di me.
“Stai dentro...” gli dissi. Cominciai a masturbarmi.
“Lascia fare a me”.
Dopo pochi secondi venni nella sua grossa mano, forse gridai per il piacere intenso…
Da quel giorno ci siamo incontrati altre volte e continuiamo a farlo con grande piacere.
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