Il mio capo - 2
di
Max90
genere
bisex
Raccolgo i fogli dalla scrivania e seguo il mio capo fuori dalla sua stanza verso la sala riunioni dove tra cinque minuti inizia la riunione in video collegamento. E' furioso perché ritiene che sarà una perdita di tempo ascoltare i responsabili del progetto illustrare quella che pensa essere un'idea fallimentare.
Gli cammino dietro mentre non smette di lamentarsi.
E lo seguo anche quando entra nel bagno a metà del corridoio lasciando la porta aperta.
Non è la prima volta che mi parla mentre piscia e io lo ascolto impassibile con il mio plico di fogli in mano.
La grossa canna rovescia un torrente impetuoso nel fondo del water producendo un rumore che quasi sovrasta la voce alterata che non smette di criticare il lavoro dei poveretti che tra poco si collegheranno.
"Dai, vieni..." dice interrompendosi di colpo al cessare della cascata. Il tono sembra quello dello zio che sta facendo un regalo al nipotino capriccioso.
Senza dire una parola faccio due passi verso di lui e mi piego in avanti prendendogli in bocca la cappella lucida.
IL sapore pungente e salato del suo piscio copre ogni altro aroma che la lingua raccoglie mulinando intorno alla larga punta umida. Un ultimo schizzo mi riempie la bocca senza che lui si scusi. Ma non è certo la prima volta che fa così.
La manona si poggia sulla mia testa e mi obbliga a continuare affondando sulla salsiccia che rapidamente inizia ad ingrossarsi e allungarsi.
Improvvisamente mi stura la bocca dall'arnese e, ironizzando sul fatto che sono incorreggibile, si ricompone per poi avviarsi verso la sala.
Sono passati venti minuti e dopo aver introdotto con modi cortesi e toni incoraggianti, il mio capo resta impassibile sulla sedia. A microfono spento borbotta come una pentola di fagioli criticando ogni intervento.
Quando iniziano a proiettare le slides del progetto, come tanti altri, spegne la videocamera e si spinge all'indietro sulle rotelle della poltroncina.
"Dammi una mano" mi dice alzandosi in piedi e armeggiando con la cintura sotto la pancia.
Dal lato del tavolo, lo raggiungo e mi chino a slacciargli le scarpe. Dopo pochi secondi è completamente nudo dalla cintola in giù.
Si risiede a gambe larghe.
La spiegazione dei dati raccolti nel semestre precedente è l'ultima cosa che ascolto prima di iniziare e pompargli il cazzo. Anche perché è difficile restare concentrati quando devi cercare di trovare il modo di far arrivare aria nei polmoni.
I miei versi a volte sono tremendi e quando si accompagnano ai suoi insulti ho sempre il timore irragionevole che possano sentirci.
Rischia quasi di cadere quando appoggia i piedi sul tavolo e mi offre il culo da leccare. Ma comunque è una posizione scomoda perché dopo pochi secondi si mette in piedi e indicando il tavolo mi dice semplicemente "voglio scopare".
Le nostre altezze sono perfettamente compatibili con quella dei tavoli e delle scrivanie dell'ufficio. Sembra che abbiano preso esattamente le misure per consentire al suo cazzo di incularmi mentre sono piegato su di essi.
Rapidamente mi spoglio a mia volta, dalla cintola in giù. Anzi no. Mi vuole completamente nudo.
Con il petto sul legno, divarico le gambe e mi apro le chiappe come vuole lui.
Lo sento appoggiarsi al mio buchino. Lui spinge e io spingo a mia volta.
Sono sempre pulito e lubrificato ma ogni volta la martellata con cui si pianta nella mia pancia mi strappa un lungo gemito di dolore.
Non è solo la lunghezza ma la larghezza che rende il suo bastone uno strumento in grado di mettere a dura prova l'elasticità delle pareti del mio sfintere.
I colpi come sempre sono violenti e profondi. Non scopa per godere ma per dominare. perché dominare lo fa godere.
Le bastonate si ripetono a ritmo sempre più intenso mentre vengo tirato per i capelli e per le braccia a inarcare la schiena. Perché sa che in questo modo lo sento arrivare fin sotto lo stomaco.
Poi accelera all'improvviso. Diventa una furia. Per poi bloccarsi rimpiendomi il culo di sperma. Ancora qualche colpo, di assestamento. Poi vedo le sue mani giganti piombare sul tavolo ai miei lati, mentre lui ansima e si riprende.
Ritorno a capire cosa stanno dicendo le voci che escono dagli altoparlanti. La presentazione delle slides sta finendo. Lo capisce anche il mio capo che esce dal mio culo strappandomi un ultimo gemito.
La solita enorme sborrata inizia a colarmi lungo le cosce prima che io riesca a mettermi una mano dietro.
MI giro e lo trovo seduto e ansimante. "Pulisci, ...svelto dai..."
Ma ancora la camicia arrotolata a metà della pancia e la cravatta allentata.
Con una mano dietro mi inginocchio e gli succhio la sbarra calda che sa di sperma e del mio culo.
Qualcuno lo chiama.
Mi da una spinta e io finisco seduto. Lo vedo avanzare sulla sedia verso la scrivania e come un gambero mi muovo all'indietro sulle mani fino a finire sotto il tavolo.
"Ah cazzo! Guarda che schifo! Adesso pulisci tutto!"
Il piede destro ha calpestato la scia di sperma lasciata dal mio culo.
Sotto il tavolo, mentre lecco il suo piede sporco di sborra, il mio capo si scusa per il fatto che io me ne sono dovuto andare e si lascia andare a un commento sui giovani che non sono più quelli di una volta.
Dopo il piede tocca al pavimento.
In attesa che finisca la riunione
Gli cammino dietro mentre non smette di lamentarsi.
E lo seguo anche quando entra nel bagno a metà del corridoio lasciando la porta aperta.
Non è la prima volta che mi parla mentre piscia e io lo ascolto impassibile con il mio plico di fogli in mano.
La grossa canna rovescia un torrente impetuoso nel fondo del water producendo un rumore che quasi sovrasta la voce alterata che non smette di criticare il lavoro dei poveretti che tra poco si collegheranno.
"Dai, vieni..." dice interrompendosi di colpo al cessare della cascata. Il tono sembra quello dello zio che sta facendo un regalo al nipotino capriccioso.
Senza dire una parola faccio due passi verso di lui e mi piego in avanti prendendogli in bocca la cappella lucida.
IL sapore pungente e salato del suo piscio copre ogni altro aroma che la lingua raccoglie mulinando intorno alla larga punta umida. Un ultimo schizzo mi riempie la bocca senza che lui si scusi. Ma non è certo la prima volta che fa così.
La manona si poggia sulla mia testa e mi obbliga a continuare affondando sulla salsiccia che rapidamente inizia ad ingrossarsi e allungarsi.
Improvvisamente mi stura la bocca dall'arnese e, ironizzando sul fatto che sono incorreggibile, si ricompone per poi avviarsi verso la sala.
Sono passati venti minuti e dopo aver introdotto con modi cortesi e toni incoraggianti, il mio capo resta impassibile sulla sedia. A microfono spento borbotta come una pentola di fagioli criticando ogni intervento.
Quando iniziano a proiettare le slides del progetto, come tanti altri, spegne la videocamera e si spinge all'indietro sulle rotelle della poltroncina.
"Dammi una mano" mi dice alzandosi in piedi e armeggiando con la cintura sotto la pancia.
Dal lato del tavolo, lo raggiungo e mi chino a slacciargli le scarpe. Dopo pochi secondi è completamente nudo dalla cintola in giù.
Si risiede a gambe larghe.
La spiegazione dei dati raccolti nel semestre precedente è l'ultima cosa che ascolto prima di iniziare e pompargli il cazzo. Anche perché è difficile restare concentrati quando devi cercare di trovare il modo di far arrivare aria nei polmoni.
I miei versi a volte sono tremendi e quando si accompagnano ai suoi insulti ho sempre il timore irragionevole che possano sentirci.
Rischia quasi di cadere quando appoggia i piedi sul tavolo e mi offre il culo da leccare. Ma comunque è una posizione scomoda perché dopo pochi secondi si mette in piedi e indicando il tavolo mi dice semplicemente "voglio scopare".
Le nostre altezze sono perfettamente compatibili con quella dei tavoli e delle scrivanie dell'ufficio. Sembra che abbiano preso esattamente le misure per consentire al suo cazzo di incularmi mentre sono piegato su di essi.
Rapidamente mi spoglio a mia volta, dalla cintola in giù. Anzi no. Mi vuole completamente nudo.
Con il petto sul legno, divarico le gambe e mi apro le chiappe come vuole lui.
Lo sento appoggiarsi al mio buchino. Lui spinge e io spingo a mia volta.
Sono sempre pulito e lubrificato ma ogni volta la martellata con cui si pianta nella mia pancia mi strappa un lungo gemito di dolore.
Non è solo la lunghezza ma la larghezza che rende il suo bastone uno strumento in grado di mettere a dura prova l'elasticità delle pareti del mio sfintere.
I colpi come sempre sono violenti e profondi. Non scopa per godere ma per dominare. perché dominare lo fa godere.
Le bastonate si ripetono a ritmo sempre più intenso mentre vengo tirato per i capelli e per le braccia a inarcare la schiena. Perché sa che in questo modo lo sento arrivare fin sotto lo stomaco.
Poi accelera all'improvviso. Diventa una furia. Per poi bloccarsi rimpiendomi il culo di sperma. Ancora qualche colpo, di assestamento. Poi vedo le sue mani giganti piombare sul tavolo ai miei lati, mentre lui ansima e si riprende.
Ritorno a capire cosa stanno dicendo le voci che escono dagli altoparlanti. La presentazione delle slides sta finendo. Lo capisce anche il mio capo che esce dal mio culo strappandomi un ultimo gemito.
La solita enorme sborrata inizia a colarmi lungo le cosce prima che io riesca a mettermi una mano dietro.
MI giro e lo trovo seduto e ansimante. "Pulisci, ...svelto dai..."
Ma ancora la camicia arrotolata a metà della pancia e la cravatta allentata.
Con una mano dietro mi inginocchio e gli succhio la sbarra calda che sa di sperma e del mio culo.
Qualcuno lo chiama.
Mi da una spinta e io finisco seduto. Lo vedo avanzare sulla sedia verso la scrivania e come un gambero mi muovo all'indietro sulle mani fino a finire sotto il tavolo.
"Ah cazzo! Guarda che schifo! Adesso pulisci tutto!"
Il piede destro ha calpestato la scia di sperma lasciata dal mio culo.
Sotto il tavolo, mentre lecco il suo piede sporco di sborra, il mio capo si scusa per il fatto che io me ne sono dovuto andare e si lascia andare a un commento sui giovani che non sono più quelli di una volta.
Dopo il piede tocca al pavimento.
In attesa che finisca la riunione
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