La storia di uno schiavo e la sua Regina - II Capitolo

di
genere
dominazione

Quell’incontro con M mi avvolse da una voragine di pensieri fin da subito mentre aspettavo la metropolitana, pensieri che forse ognuno di noi si sarebbe posto.
Avete mai provato a giocare online con un partner?
Ecco, l’approccio con il mondo reale, è reale, nel vero senso della parola.
Non ci sono frasi di circostanza, non siete li per appagare il vostro piacere che risulta nel contempo solo mentale mentre quello fisico è lasciato alla vostra Regina.
Perché ho deciso di incontrare questa persona? Mi domandavo
Perché sento il bisogno di appartenere come se fossi un cucciolo, a una Padrona?
Perché sento l’esigenza questa volta non solo di proteggere la persona che può stare al mio fianco, ma di servirla , appagarla e accompagnarla in questa crescita: si, perché M nel tempo stesso era come me, senza esperienza sulle spalle, eppure non sembrava.
Ho sempre desiderato nella mia mente essere un servo, appartenere ad una persona, allora mi chiedo perché ho questi pensieri che mi offuscano la testa:
Paura? Trip mentale? Forse sono uno di quei segaioli che in realtà non hanno il coraggio di avverare le proprie fantasie?
Non sapevo cosa potesse riservarmi M, era minuta, pelle chiara, occhiali e capelli dello stesso colore, rossi e un sorriso che contagioso che ti catturava all’istante:
Cosa nascondeva? Cosa significa per lei dominare un uomo e perché ha questo desiderio?
Il treno nel tempo continua il suo viaggio e tra una fermata e l’altra arriva la mia e tra un passo e un pensiero, torno a casa e mi distendo sul letto.
-Grazie per questa opportunità, sei bellissima.
Era questo l’ultimo messaggio che gli scrissi ma a cui non ho ricevetti ne un visualizzato e neanche una risposta, finché non passarono due ore in realtà.
-“Buongiorno”, appena tornata mi sono messa a letto, ieri in realtà ho dormito poco.
Come scrissi nel primo racconto, subito dopo mi inviò una foto:
-Ho i piedi freddi, vieni a coccolarmeli
Preso dall’agitazione di cosa rispondere, scrissi la prima cosa che forse il sessanta percento di noi avrebbe detto:
-Posso?
Ricordate quando vi ho scritto che era minuta? Il suo ego non era così, lei era molto forte.
-Ho detto che devi, cerca di svegliarti.
Immobile davanti al cellulare, non sapevo cosa rispondere, il cuore e le gambe mi tremavano, ma per fortuna continuò lei prima che ancora io potessi rispondere:
-Ti piaccio sul serio?
Come? Pensai; perché ha dei dubbi?
Non ve la farò lunga, ma sappiate che quelle che noi in realtà idolatriamo Regine , Mistress , Padrone , non sono nient’altro persone come noi, carne, ossa, sentimenti con un ramo di differenza: loro sono forti, a noi invece è stata concessa la vena della remissività.
Le conversazioni comunque scorrevano, M era una persona a cui piaceva parlare e ascoltare, sempre se ti era concesso parlare e se pure ne avessi avuto il permesso e fossi stato prolisso o ripetitivo te lo faceva notare correggendoti tanto che una volta riuscì a controbattere:
-Puoi per una volta evitare di correggermi?
-Ti piaccia o no, ho ragione, quindi evita di fare la prima donna.
A M, non interessava punirti solo fisicamente, gli piaceva umiliarti nelle piccole cose di tutti i giorni, facendoti sentire inferiore a lei con molta disinvoltura.
Uscivamo dimenticando di come ci fossimo conosciuti, lei non aveva messo neanche un dito sul mio corpo, eppure mi sentivo suo, con quei pensieri iniziali che andavano a sbiadire man mano che i giorni passavano.
Non ci fu un accenno di quello che potesse essere il coinvolgimento sessuale, fino a una sera nel mese di Dicembre:
M, era una fuorisede e per Natale doveva tornare a casa, nel tempo stesso, si avvicinava il mio compleanno.
Non gli diedi soddisfazione nel dirgli cosa potesse essermi utile o cosa mi potesse piacere per Natale, nonostante lei me lo domandasse in/ e direttamente.
-Se ti regalassi questa? Ti piace?
Mi ritrovai come foto davanti una mutandina in pizzo rossa da donna e conoscendo M, sotto di lei bramava sicuramente qualcosa.
-Mh non capisco l’utilità in realtà.
-Come no? Ti ricordo che prima o poi sarai la mia Troia, e con questa mi ecciteresti da morire.
-Qui.. non facevi in tempo a scrivere che ribatte’.
-Tieni a freno gli ormoni e non viaggiare con la fantasia, non ti è concesso, almeno per il momento.
“Sarai la mia Troia”, quella frase rimbombava nel mio cervello ogni istante sempre più forte, cosa succederà? Mi chiedevo.
Tutto però tornò su i suoi binari nel giro di pochi minuti.
-Sono in giro con le mie amiche , torno tra poco comunque, stasera parliamo di un paio di cosette, tu e io.
Andiamo bene pensai; -Si va bene quando vuoi- in realtà scrissi.
Passò l’ora di cena e mi scrisse:
-Compila questo questionario, voglio sapere cosa ti piace.
Si perché in realtà io e lei non parlammo mai di come avremmo voluto coinvolgere i nostri corpi.
-Io per te sarei disposto a fare di tutto M, non penso che ce ne sia la necessità.
-Non ti ho chiesto se ne hai voglia o meno, ti ho detto di compilarlo, è un ordine.
Il file si presentava così:
Una lista di cose che mi sarebbero piaciute:
-Ti piacerebbe essere immobilizzato con catene , corde o qualsiasi altra cosa possibile? □
- Vorresti essere imbavagliato , coperto in volto e vista? □
-Favorevole ad essere sculacciato , preso a frustate , schiaffi o pugni o qualsiasi altra forma di dolore □
-Essere messo in castità così da pensare al solo pensiero della tua Regina? Nel caso di affermazione , ti renderai disponibile ad essere appagato solo analmente. □
-Essere umiliato sia nel pubblico che nel privato □
-Venerare la propria Padrona come, dove e quando desidera.
A susseguire poi trovavamo altre semplice richieste, come giochi a caldo, l’uso di mollette o pinze sui capezzoli o sui testicoli, costrittivi e così via, fino all’ultimo punto.
-Giochi di ruolo □
Fu esposto così, senza nessun altra dicitura.
Sarò onesto infondo voi non mi conoscete e quindi posso essere libero di dirlo:
Ho spuntato di tutto, ovvero ho spuntato tutto.
-Quindi, mi stai dicendo che saresti disposto a darmi piacere in cambio di sofferenza?
-Si, Padrona
Era la prima volta che la chiamavo così.
-Tu mi sei molto devoto, ma dovrei essere anche molto rispettoso, sappilo.
Si, Padrona
-Comunque, hai spuntato i giochi di ruolo, mi piacerebbe che tu fossi la mia femminuccia e tu, invece, a cosa pensavi?
-Io vorrei essere il suo cane, Padrona.
-Il mio cane? Sul serio? Allora dovrai esercitarti ad abbaiare.
-Imparerò, Padrona.
-Lo spero per te A, sarò la tua sofferenza.
Tremavo dietro lo schermo, sapevo che avevamo fatto il passo più lungo della gamba e che ora, più di ieri non si poteva tornare più indietro.
-Tra due giorni comunque parto, a queste cose ci penseremo quando tornerò, ti va di vederci prima che io vada?
-Certo.
Passò la notte e non ci fu un secondo a dove non pensai a come mi denudai la mente per lei.
Il giorno dopo parlammo normalmente e ci accordammo per vederci l’indomani.
Solito orario e coincidenze della vita anche il solito giorno, un mercoledì.
Conosciuti il 5 di Novembre 2018, e ci siamo visti per la prima volta il 7 di Novembre dello stesso anno.
Da allora era ripetuto così:
Il 14,il 21,il 28,il 5 di Dicembre,il 12 e il 19, l’ultimo giorno del 2018 che la vidi.
-Vediamoci fuori la posta centrale, ho comprato una cosa e devo ritirare un pacco.
-Certo, risposi.
-Ho comprato questo corsetto, che indosserò quando sarà il momento.
-E’ bello.. ti starà bene.
-Che fai? Non immaginarmi, depravato.
Scoppiammo a ridere.
-Beh dovrò pure indossare qualcosa, una Principessa..
-Regina- controbattetti.
-Una Regina dovrà pure indossare qualcosa, tu invece sei un inutile cane, puoi restare completamente nudo ai miei piedi.
-Si, Padrona
La prima volta che parlammo di ciò guardandoci negli occhi, la prima volta che dalla mia bocca uscì quella parola.
-Ora andiamo, ti porto a mangiare in un posto che ti piacerà.
-Dove è finito il galateo? Non era l’uomo che portava la sua donna a pranzo fuori?
-Tu uomo avrai tante occasione per portarmi dove vuoi, ora invece è la tua Regina che ti invita.
-Va bene, Regina. Sorrisi.
Mangiammo tra il via vai delle persone che entravano e uscivano dal locale, vicino la stazione centrale , in tre:
Io, lei e quella valigia che l’accompagnava prima della partenza.
Mi guardava in un modo che non aveva mai fatto fino ad ora.
-Quanto mangi?
-Poco
-Troppo in realtà, e tu eri quello che teneva alla linea? Ballonaro.
Risi, rise, ci guardammo.
Poggiai la mano sul tavolo e lei di istinto presa la mia.
Le ore passavano, tra una chiacchiera, una risata e uno sguardo; uscimmo e ci prendemmo un caffè.
Quello che risulta un invito a uscire, diventò il caffè del saluto.
Ci accingemmo alla stazione e decisi di portare io la sua valigia.
-Stai attento che me la rompi
-Ma va, risposi
-Certo che si, stai mettendo in dubbio la mia parola?
-No, però
-Però nulla, ti ripeto stai attento.
Sospirai.
-Certo che se ti prostri ai miei piedi come mi porti la valigia, farai davvero pena come schiavo.
Ammetto che forse un po' me la risentii e risposi con un:
-Gne gne
-Fai silenzio
Ridemmo.
Avevo tanti pensieri nel tempo stesso comunque, quella ragazza mi stava dominando la mente, il cuore, l’anima e sapevo che a breve avrebbe dominato anche il mio corpo.
-Allora, qual è il tuo treno?
-Il numero ****
-Ma non c’è sul tabellone
-Ancora deve arrivare, svegliati.
-Quindi? Che si fa?
-Controlliamo l’app… Binario 22!
-Le faccio strada allora, Signorina.
-Signorino ci sarai te, devozione e rispetto, schiavo.
-Mi scusi, Padrona.
Rise.
Cosa eravamo?
Quello che doveva essere uno scambio di piacere, mi inghiottì in una storia senza eguali, forse mi stavo innamorando?
Accendevo e spegnevo una sigaretta dopo l’altra, ero nervoso e lei notò.
Riuscì a capirlo subito che lei era diventato il mio punto debole, e lo sapeva, ma nel tempo stesso sapevo che anche io ero diventato il suo.
Il treno arrivò, mancava un quarto d’ora alla partenza.
Mi voltai di spalle, d’istinto, come chi non voleva essere visto al volto della sua sofferenza; non volevo che andasse via.
Occhi lucidi, sguardo nel vuoto e il silenzio che incombeva nonostante il frastuono come successe la prima volta, come quella volta l’ennesimo saluto in stazione.
Non ci dicemmo quasi nulla, non avevo le forze e forse non avevo voglia di dire qualcosa di superfluo.
Era una Donna, forte, come già aveva fatto capire e come tale mi abbracciò da dietro, si sorresse sulle punte e mi sussurò all’orecchio:
-Mi manchi già- mi baciò sul collo
Non feci cenno, rimasi impassibile, come chi avesse il cuore di ghiaccio anche se quella personalità non mi apparteneva e lo sapeva così da mettere la sua mano nel giubbino dove avevo riposto la mia.
La sentivo vicino , la sentivo mia , mi sentivo suo.
Il tempo giunse al termine , la accompagnai all’entrata del treno.
-Stai attenta e scrivimi passo per passo durante il viaggio, mi raccomando
-Si Papà.
-Sono serio non farmi preoccupare.
-A patto che impari ad abbaiare, sorrise.
-Affare fatto.
Mi tiro col giubbino verso di lei e mi baciò.
-Ci vediamo dopo le feste.
-Si, A, a dopo le feste.

Grazie per avermi letto.
Sottolineo di nuovo che è un racconto forse diverso dagli altri, ma spero che possa piacere come ieri, oggi e nel suo sviluppo futuro.
Questa è la mia storia, di me e della mia non più Regina, nonché primo amore che porterò sempre nel mio cuore.
Per consigli ed altro:
Arztmjpost@outlook.it
scritto il
2023-01-09
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