Estate

di
genere
sadomaso

L'occhio le cadde sull'orologio per l'ennesima volta, le 14,50 per fortuna era quasi arrivata. Ormai sapeva a memoria il messaggio che aveva atteso per tanti giorni “Lunedì ore 15.00 davanti al motel della volta scorsa, abito leggero e niente mutande”, quante volte lo aveva letto e che effetto le aveva fatto specie la prima volta. Erano passati 10 giorni dalla sua prima sessione e mai avrebbe ammesso nemmeno con se stessa di aver cosi tanta voglia di rivedere il Padrone e soprattutto di riprovare quelle emozioni. Scacciò il pensiero, non era abituata a non portare l'intimo e pensare troppo le faceva un effetto strano che la faceva arrossire. Svoltò l'angolo ed ecco li il motel -dove sarà Lui?- e mentre se lo stava domandando lo vide, era in piedi appoggiato a un'auto, le braccia conserte e la solita espressione seria che un po le incuteva paura. Guardò nuovamente l'orologio 14.55 non era in ritardo, si avvicinò a lui e lo salutò abbassando un poco lo sguardo “buongiorno Padrone, eccomi” - “ciao ragazza” rispose lui con tono asettico, fece il giro dell'auto e aprì la portiera dal lato guida “sali e mettiti sugli occhi la benda che trovi sul cruscotto” poi salì e si sedette. La sua reazione era inaspettata, restò bloccata, non pensava di andare altrove, si era immaginata di tornare nella stanza del motel e questa cosa la spiazzò. “Cosa stai aspettando? Sali e sbrigati” la voce del padrone la riportò alla realtà, mise la mano sulla maniglia e aprì, entrò e si sedette, vide la benda dove aveva detto lui, la prese e se la calò sul viso. Il ricordo della volta scorsa le provocò ancora la stessa reazione che le fece stringere le gambe “dove andiamo Padrone?” si azzardò a chiedere ma non ricevette nessuna risposta, cosa che la fece agitare ancora di più.
L'auto si avviò e ingranata la marcia si mosse, lui guidava senza fretta, senza strattoni, lei voltava il capo come se potesse percepire dai rumori dove stessero andando, le mani erano in grembo strette sulla borsa, era meglio stare ferma per non fargli vedere quanto era nervosa.
Quanto era passato? 1 minuto? 5? forse mezzora? Non lo sapeva, l'agitazione non le permetteva di pensare lucidamente ma l'auto si fermò. La portiera di lui si aprì e lo sentì scendere “scendi ragazza e puoi levarti la benda”. La mano andò sulla fascia e la sfilò, battè le palpebre più volte per riabituare lo sguardo alla luce del sole e poi si guardò intorno. Si trovavano di fronte a una casetta che pareva isolata, un bel giardino la circondava, alte piante facevano ombra, lui era fermo vicino all'ingresso che la fissava con il solito sguardo serio. “Dove siamo Padrone?” -come se mi rispondesse- pensò lei e infatti non arrivò nessuna risposta. Lui prese le chiavi aprì la porta e la tenne aperta, lei si fece avanti girando intorno alla macchina e attese il suo ordine per superare la soglia “entra” disse lui e lei entrò timorosa. La casa era semplice ma pulita ordinata, forse una seconda casa? Non sapeva dirlo. Lui posò la giacca sull'appendiabiti e la squadrò da testa a piedi, lei arrossì e abbassò lo sguardo, strinse di nuovo la borsa tra le mani come se la cosa la potesse proteggere “vieni con me” disse lui e si incamminò in un corridoio, lei lo seguì, entrò in una stanza che doveva essere nella parte posteriore della casa e si mise di lato alla porta, stavolta un mezzo sorriso si aprì sul suo volto, cosa che la stupì ma lei capì presto il motivo: era una sala attrezzata.
Vide una croce, la conosceva, aveva visto tante volte delle foto e aveva letto di come veniva usata, deglutì e lo sguardo andò intorno, c'erano anche due sedie con braccioli, una sorta di cavalletto, quello che sembrava un inginocchiatoio, un divano, un tavolo con sopra molti oggetti che ora non riusciva a vedere bene e …. -o mio dio- lei pensò, attaccato al muro c'era un pannello dove era appesi strumenti che conosceva solo per nome e visti solamente in internet: due flogger, due crop, un paddle. Lei deglutì ancora e vide che lui stava ancora sorridendo, stava godendo dell'imbarazzo della sottomessa cosa che le fece abbassare di nuovo lo sguardo.
Lui andò a sedersi sul divano, accavallò le gambe e mise un braccio sullo schienale “posa la borsa e vieni qui davanti a me” lei ebbe la pessima idea di andare vicino al tavolo per posare la borsa, cosi ebbe modo di vedere cosa c'era, stavolta non riuscì nemmeno a deglutire perchè le si era azzerata la salivazione. La mano andò un poco tremante a lasciare la borsetta accanto a diversi oggetti che conosceva ed altri mai visti. Di certo riconobbe polsiere e cavigliere, diversi dildo di varie misure, molti plug, vibratori, un magic wand e alcuni flaconi di lubrificante.... altre cose onestamente non le conosceva ma la preoccupavano non poco. Tornò dal suo padrone e si mise di fronte a lui, le mani posate in grembo e lo sguardo basso. “Levati il vestito” si aspettava e nello stesso tempo temeva quell'ordine, iniziò a sbottonare dall'alto lentamente e il vestito si aprì andando a svelare un reggiseno di pizzo bianco, lo aveva scelto mettendoci un sacco di tempo, ne aveva provati almeno 3 o 4 prima di quello, voleva essere perfetta per lui. Gli ultimi bottoni si aprirono e svelarono la restante nudità, ormai il rossore sul suo viso non passava quasi mai quando era con lui, appese il vestito accanto a un paddle e ritornò dal padrone. “Via anche il reggiseno e metti le mani dietro la schiena” lei eseguì, portò le mani dietro e lo sganciò, mise le mani sulle coppe e lo fece cadere, lo appese accanto all'abito e infine portò le mani dietro la schiena, azzardò un'occhiata al padrone e vide che la sua espressione era tornata quella seria di sempre.
Lui la fissò a lungo, lo sguardo andava dal seno pieno, all'inguine depilato, al viso della sua sottomessa, ne ammirava le curve morbide e iniziava a pensare a come iniziare la sessione.
“Voltati, piegati in avanti e apriti, voglio guardarti” quell'ordine sapeva che le avrebbe provocato un imbarazzo infinito e proprio per quello l'aveva fatto. Lei si girò dandogli le spalle e si chinò un poco in avanti e posate le mani sulle natiche le separò. Sentì lo sguardo del padrone sulla sua intimità e avvampò ancora. Lui la lasciò cosi per piu di un minuto e poi si alzò e andò accanto alla croce “alzati e vieni qui” lei si sollevò “si Padrone” e si accostò a lui “di schiena, appoggiati alla croce”.
Non sapeva cosa avrebbe provato anche se aveva pensato tante volte come sarebbe stato ma non aveva idea ora che ci si trovava davvero.
Si appoggiò al legno, aprì le braccia e divaricò le gambe, lui le strinse i polsi nelle cinghie, mentre lo faceva la guardava e lei non riusciva a reggere lo sguardo, chinava il capo, poi lui si chinò e le chiuse le gambe nelle cavigliere. Si rialzo e le posò l'indice piegato sotto il mento per farle alzare il capo, i loro occhi si incontrarono per alcuni istanti poi un ceffone si abbattè sul seno della ragazza che non represse un urlo. Lui non reagì, sapeva che li dove si trovavano nessuno avrebbe sentito nemmeno se lei avesse gridato, andò lentamente verso il tavolo, avvertiva lo sguardo di lei puntato sulla sua schiena, era cosciente di quanto lei era curiosa e ne approfittò perdendo tempo, prendeva cose a caso e le posava.
Quando decise che la sua sottomessa era cotta al punto giusto prese le clamp unite dalla catenella e tornò verso di lei, con le pinze in bella mostra cosi che lei potesse vederle bene. Mise la mano sul seno e lo premette tra le dita sentendola sussultare per la stretta, massaggiò e strofinò i capezzolo che reagì molto presto cosi da poter sistemare la prima clamp, lei si morse il labbro. Fece lo stesso trattamento sull'altro seno, piazzò la clamp e infine lasciò andare la catena penzolare e andò a sedersi sul divano lasciandola cosi.
Si girò verso il mobiletto bar e si versò da bere guardando la ragazza, amava vederla cosi, nuda, legata, indifesa. Posato il bicchiere si rialzò e tornò da lei, prese la catena e la tese, i capezzoli si allungarono e lei gemette “come stai ragazza?” chiese “bene Padrone” fu la risposta stringata. Lui notò un leggero rivolo di sudore scenderle dalla tempia e sapeva che non si trattava del caldo che pur era notevole, sorrise appena. Lasciò andare la catena e prese le clamp tra le dita, le premette e le rigirò e lei gemette ancora “ragazza... se poso la mano sulla tua figa la trovo umida? Sentiamo” lei a quelle parole diventò paonazza, la risposta era si ma non era facile per lei dirlo, la vergogna era troppa, lui tirò una clamp e un altro gemito sfuggì alla sottomessa “sto aspettando e non amo aspettare” deglutì e con un sussurro disse solo “si Padrone, si, sono umida”.
Lui annuì e mollò le clamp, si chinò sul ginocchio, l'inguine della ragazza a pochi centimetri dal viso, vide le labbra lucide. Le mani si posarono sulle cosce, lui alzò lo sguardo per cercare i suoi occhi e lei distolse lo sguardo, le aprì le labbra spalancandole la figa, lo sguardo scese a fissarla e restò cosi per un po poi la lasciò dandole uno schiaffetto a mano aperta e poi un altro e un altro ancora. Posò le dita sul clito e lo massaggiò rudemente e rapidamente alcuni secondi poi si fermò e andò a pulire le dita umide sulla guancia di lei.
Le tolse una clamp, lei strinse forte gli occhi per il dolore che provò ma lui ne causò altro andando a strofinare forte, torcere e schiacciare il capezzolo, rincarò la dose con un ceffone sul seno prima di levare l'altra clamp e torturare anche quel capezzolo. Rimase a guardare la sua sottomessa mentre la mano destra tornava a massaggiare i clito rapidamente, lui sogghignò sentendo come si stava bagnando la ragazza. Si fermo quasi subito nonostante che lei cominciasse a gemere ed ansimare “ti libero, scendi e girati al contrario” ordinò mentre le sganciava le caviglie e i polsi.
Lei ubbidì, si massaggiò i polsi dolenti e si andò a posare contro la croce dando le spalle al padrone.
Serrò nuovamente le cinghie e andò al tavolo, si appoggiò e si voltò mettendosi a braccia conserte “mi piace il tuo culo ragazza, solo una cosa non va bene.... è cosi chiaro e monocromatico, penso che debba pensarci io” vide il volto della sottomessa voltarsi e guardare nella sua direzione ma non disse nulla, lui sapeva come farle aumentare il battito.
Si voltò e prese uno dei flogger, pettinò le strisce di pelle con le dita e andò da lei, le fece scorrere le strisce sulla schiena, voleva solleticarla, staccò il flogger dalla schiena e lei chiuse immediatamente gli occhi, si immaginava un colpo che non arrivò ma sentì ancora le strisce solleticarle le cosce, poi il culo “Padrone ho un po paura” sussurrò con voce tremante, lui la ignorò, passò le unghie sulla schiena e poi afferrò con la mano la natica, la strinse forte, fece poi un passo indietro e le colpì il culo col flogger, lei strillò, le strisce la sfiorarono ancora sulla schiena e subito dopo un altra frustata si abbattè sui glutei, lei strillo ancora.
Lui continuò per alcuni minuti a stuzzicare la sottomessa accarezzandole la pelle morbida, graffiandola e ogni tanto colpendo il culo col flogger, vide la pelle che non era più cosi chiara ma si stava arrossando per effetto delle strisce che la battevano. Si avvicinò a lei, andò a posare la bocca contro il suo orecchio “come sta la mia sottomessa?” mentre domandava, la mano la palpava sul culo “sto bene Padrone... è tutto molto strano”.
Il manico del flogger le sfiorò le labbra “tienilo in bocca” ordinò il padrone che poi si chinava per andare a liberare braccia e gambe, lei si volse e lo guardò appena poi si massaggiò il culo e i polsi, il flogger stretto tra i denti, aveva avvertito bene i colpi, subito aveva sentito dolore ma non così tanto quanto lei si aspettava e di certo le avevano fatto effetto tra le gambe, si sentiva fradicia, portò le mani a coprirsi l'inguine e chinò il capo. Lui si accostò al cavalletto e mentre la fissava sorridendo malignamente, picchiò la mano sul cuoio che lo ricopriva “qui ragazza, veloce, appoggia il torace qui sopra. Lei non aveva mai visto quel marchingegno, si fece avanti e appoggiò le mani sul cuoio “non le mani, il torace, sbrigati” e le mollò una sonora sculacciata. Lei sussultò e ubbidì posando le costole sulla parte superiore del cavalletto, lui la sistemò meglio, piegata in avanti, i seni che sporgevano e le allargò le gambe poi si chinò e andò a legarle le caviglie alle gambe dell'attrezzo. Dopo un'altra lunga palpata al culo si portò di fronte a lei che alzò la testa a guardarlo “guai a te se lasci cadere il frustino” lei annui, lui annuì di rimando e si chinò nuovamente per prendere da terra delle polsiere che erano attaccate con una catena alle gambe del cavalletto e andare a stringerle sui polsi della ragazza. Ora era perfetta, stesa sul sostegno, gambe spalancate e legate, le braccia verso terra, anch'esse legate, una palpata al seno mentre meditava cosa usare.
Tornò al tavolo che si trovava alle loro spalle, prese alcune cose che lei non poteva vedere per la posizione. La mente della ragazza era un vortice di sensazioni, non riusciva più a pensare lucidamente, era assalita dalla tensione, non sapere cosa sarebbe successo, l'eccitazione per tutto ciò che stava capitando, l'attesa la stava logorando. Sentì che lui le posava qualcosa sulla schiena e poi una sensazione di fresco nel solco delle natiche, le dita del padrone cominciarono a massaggiare e ungere il suo culo, sentì la salivazione aumentare e il manico stretto in bocca non le permetteva di deglutire, un filo di saliva scese andando fino a terra. Lui continuò a ungerla metodicamente e poi infilò piano il medio nel suo buco stretto, sentì che lei si stringeva ma continuò a penetrarla lentamente finchè non si rese conto che il dito scivolava senza difficoltà. Sfilato il dito prese il plug che le aveva posato sulla schiena e lo unse un poco prima di piazzare la punta sul culo e spingerlo dentro con una lentezza esasperante. Lei si sentiva aprire e poi quando il plug si sfilava tendeva a stringersi ma la punta la dilatava ancora e ancora e ancora, si sentiva cosi strana, nei propri pensieri aveva creduto di provare tutt'altre sensazioni ma la cosa le piaceva e molto, altra saliva colò sul pavimento. Dopo aver finito di giocare col plug lui lo spinse tutto dentro e le mollò una sculacciata, si portò davanti a lei chinandosi per poterla guardare, prese i capezzoli tra le dita e li strofinò e li torse piano “credo che cominci a piacerti tutto questo” disse sorridendo, lei provo a deglutire con poco successo.
Lei era stupita di se -come fa a sapere? è come se mi leggesse la mente, cerco di non darlo a vedere ma lui sa- pensò la ragazza. In effetti tutto ciò che le stava facendo le piaceva eccome e la sua intimità reagiva di conseguenza, cominciava a sentire gli umori inumidirle anche le cosce.
Il sorriso di lui era preoccupante -oddio che altro avrà in mente ora?- pensò lei, sentì un forte calore al petto quando lui le tirò e strizzo forte i capezzoli e poi si alzò e sparì dalla propria visuale, sentì l'ennesima sculacciata che stavolta non si aspettava e rischiò di far cadere il flogger dalla bocca, sentì la mano del padrone che si posava sulla figa e la frugava. Le dita le aprirono le labbra e lui cominciò a massaggiarle il clito, ora lentamente, ora più veloce, lei cominciò ad agitarsi sul cavalletto e a mugolare, il dito non smetteva, lei sentiva che non avrebbe più potuto resistere molto, non sapeva come avrebbe reagito il padrone se lei avesse goduto senza permesso ma come poteva fare? Le piaceva troppo tutto questo.
Come se lui avesse capito ciò che stava per accadere, si fermò e tornò davanti a lei, gli occhi della ragazza si sollevarono a guardarlo, quasi imploranti, avrebbe voluto che lui continuasse ma ormai non si stupiva piu di nulla.
Le tolse il manico dalla bocca e lo posò sulla schiena di lei, le mise poi l'indice sotto il mento e sollevata la testa la fissò intensamente “non è che volevi godere senza che io ti abbia ordinato di farlo vero?” lei scosse la testa con decisione “no Padrone, no davvero” lui scoppiò a ridere mentre faceva scendere la zip dei pantaloni, lei vide il cazzo eretto del padrone di fronte al volto.
Lo sguardo della ragazza andavano da quella cappella gonfia e lucida agli occhi del padrone “apri la bocca” disse lui e lei eseguì ma lui passò il cazzo sulle guance, si posò sugli occhi e le sfiorò appena le labbra, dall'espressione di lui, lei capì che stava meditando qualcosa e deglutì.
“Adesso voglio che tu... mi chieda di mettertelo in bocca, pregami di farlo” lei sbarrò gli occhi, ma come faceva a dire quello? Se esistesse una tonalità più intensa del paonazzo il suo viso sarebbe cosi, le parole non riuscivano a uscirle dalla bocca, la sua mente ora era spenta totalmente -oddio no, questo no- pensò.
Lui posò la mano sul capo della donna, le strinse le dita tra i capelli e le fece sollevare la testa, la schiaffeggiò col cazzo mentre la guardava “ragazza, sto aspettando, sbrigati o devo lasciarti cosi e andare a pranzo?” il solo pensiero di rimanere li da sola legata la mandò nuovamente in confusione “no no Padrone ti prego.... io … io vorrei …. “ lui la interruppe con la sua voce stavolta molto decisa “no schiava, tu non vuoi niente. Tu mi pregherai di scoparti la bocca, hai capito?”
Balbettando lei provò a rispondere “Padrone ti prego... mettimi il tuo …. cazzo in bocca … per favore” lui annuì e sul suo volto si aprì il solito sorrisetto maligno. La cappella le scivolò sulle guance e la schiaffeggio ancora ma poi si allontanò e tornò all'interno della patta. La mossa del padrone la spiazzò ancora una volta, lui tornò dietro, lei cercava di guardarlo ma non poteva. Sentì le dita impugnare il plug, tirarlo fuori e lasciarlo nuovamente rientrare -oddio cosa mi fa- pensò lei mentre lui continuava a muovere il plug dentro il culo. Lo sentì affondare del tutto dentro di lei e l'ennesima sculacciata la colpì, subito dopo la mano si posò sulla figa e ricominciò il massaggio. Adesso sentiva gli umori colare sulle cosce, non aveva mai provato sensazioni cosi potenti, nemmeno nella loro prima sessione, la cosa la sconvolgeva e di nuovo si mise ad ansimare e gemere non sapeva se sarebbe riuscita a resistere “Padrone... ti prego.... non ce la faccio” lui smise di massaggiare e le diede uno schiaffo sulla figa “tu cosa ragazza?”. “Io non riesco a trattenermi Padrone, perdonami” per tutta risposta lui si allontanò andando al tavolo.
Lei voleva vedere, voleva sapere ma non poteva e la cosa la faceva impazzire lo sentì tornare e sentì le labbra fradice aprirsi e un oggetto penetrarla, forse immaginava cos'era, aveva già provato l'ovetto e le era piaciuto e non poco, lui si ripresentò di fronte a lei “chiedimi di godere” ordinò. Lei voleva godere, ne aveva una voglia pazzesca ma la propria timidezza riusciva frenarla, si sforzò di parlare senza guardare il padrone “ti prego Padrone, dammi il permesso di venire”, “guardami e chiedilo meglio ragazza oppure sai cosa farò” minacciò lui.
Lei non sapeva se continuava ad arrossire o se ormai il colore era fissato sul suo viso, alzò pian piano lo sguardo incontrando quello di lui “Padrone... ti prego... lasciami godere … non ce la faccio più”, lui sorrise soddisfatto. La mano tornò sulla zip che scese e il cazzo tornò davanti al viso “apri la bocca”, lei ubbidì e la cappella entrò tra le labbra fermandosi “leccalo e succhialo” ordinò e mentre lei ubbidiva vide la mano andare nella tasca e prendere il telecomando che aveva già visto.
Stava passando la lingua sulla cappella e la succhiava quando sentì una vibrazione molto forte scuoterla tutta, la stava aspettando e quanto le piaceva. “Ora voglio che godi, sbrigati non ti darò molto tempo”, sentì finalmente dire al padrone anche se nuovamente c'era una minaccia dietro il permesso di venire ma non pensò ad altro se non a lasciarsi andare alle sensazioni senza smettere di passare la lingua sul cazzo eretto del padrone.
L'orgasmo arrivò in pochissimo tempo tanto lei era eccitata, ansimò forte aprendo le labbra e lasciando appena andare la cappella, i gemiti aumentarono di intensità mentre il respiro era sempre più rapido e finalmente lei potè godere, sentì la figa colare tra una contrazione e l'altra e le vibrazioni non smettevano. Lei aveva gli occhi chiusi, quasi le mancava il fiato, per fortuna lui non le spingeva il cazzo troppo nella bocca. Aveva goduto ma l'ovetto non la smetteva di stuzzicarla -oddio non lo spegne- pensò la ragazza, non sapeva che cosa sarebbe successo se la stimolazione non avesse smesso e non smetteva.
Quasi senza accorgersene sentì un gran calore giungere nuovamente e un secondo orgasmo le riportò la mente dove non era mai stata, nel vuoto assoluto. Non si era nemmeno accorta che il padrone le aveva sfilato il cazzo dalle labbra, lo notò solo dopo, quando le vibrazioni scemarono poco alla volta, ora respirava con la bocca spalancata, ansimava peggio che dopo una corsa, ci mise più di un minuto a riprendere un battito decente e solo allora aprì gli occhi guardando il padrone.
Come immaginava lui stava sorridendo soddisfatto, il suo cazzo era ancora davanti a lei, turgido e lucido, si immaginava di doverlo riprendere in bocca per dargli soddisfazione “Padrone... grazie.... io....” sussurrò la ragazza. Lui non disse niente, tornò dietro di lei e sentì che l'ovetto si sfilava liberandole la figa, poi sentì il dito posarsi sul clito, il polpastrello la massaggiò lentamente, dolcemente, un brivido la scosse, quel tocco era cosi intenso dopo essere venuta due volte, quasi insopportabile.
“Oddio Padrone.... “ disse ancora ma lui non smise il suo massaggio ancora per oltre un minuto causandole altri gemiti e sussulti. Se non fosse stata in quella pur scomoda posizione sarebbe crollata a terra perchè le gambe le sarebbero cedute, ne era certa. Quando lui smise di accarezzarla le arrivarono due sonore sculacciate che le fecero bruciare il culo ma ora cominciava ad apprezzarle decisamente.
Lui voleva passare a un livello superiore, dopo uno sguardo soddisfatto alle natiche che ormai portavano il segno evidente delle sue dita, tornò al tavolo e prese altre cose. Ritornò dalla sua sottomessa e le liberò prima i polsi e poi le caviglie, lei si tirò su a fatica per il lungo tempo in cui era stata stesa sul cavalletto. Stare in piedi con il plug infilato nel culo era strano ma non spiacevole, si massaggiò per l'ennesima volta i polsi e guardò il padrone per capire cosa stava facendo.
Lui le dava le spalle quindi non poteva vedere cosa avesse preso, lo vide chinarsi e posare una cosa a terra, quando si rialzò lo vide: un dildo di dimensioni reali era posato sulle piastrelle e pareva attaccato con una ventosa -o cavolo ancora...- pensò lei, si era immaginata che lui volesse avere il proprio piacere e invece pareva volesse continuare con lei.
“Qui ragazza, veloce” ordinò e mentre lei si avvicinava lui si voltò e lei vide che lui aveva in mano un magic wand e delle corde, non riuscì a non sgranare gli occhi “ferma e in posizione, mani dietro”.
Lei si sistemò come lui le aveva insegnato, in piedi gambe un po' aperte e le mani dietro la schiena, lui si avvicinò con la corda e cominciò a legarla alla sua vita, fissandola, poi la fece salire su un seno e ci girò intorno stringendolo nelle spire, passò dietro la schiena e girò intorno all'altro seno per poi fissarsi ancora sulla vita, ritornare dietro la schiena e legarle i polsi e infine tornare davanti e scendere a terra. Lui rimirò per bene il suo lavoro e pareva pago di ciò che aveva fatto, lei ancora non sapeva che aspettarsi.
Le prese i capezzoli tra le dita e li strinse forte, lei si morse il labbro come faceva sempre quando lui le causava dolore, abbassando lo sguardo vide i propri seni stretti e strizzati nelle corde, cosa che lei trovava molto eccitante e poi sentirsi legata cosi, cominciava ad apprezzare e molto il trattamento che il padrone le faceva “giù in ginocchio vicino al cazzo” disse lui.
La donna eseguì con qualche difficoltà per via delle mani legate ma si inginocchiò davanti al dildo, rialzò lo sguardo aspettando il prossimo ordine che giunse quasi subito “vieni un po più avanti” le disse con un sorrisetto che le faceva immaginare cosa lui volesse, mosse le ginocchia piano sino a piegare in avanti il dildo quando lui la fece sollevare e sistemato quel cazzo di silicone tra le sue labbra la fece riscendere, sentì che la penetrava, le riempiva la figa che già ne aveva passate tante oggi.
“Sollevati piano sulle gambe, prova a muoverti lentamente” ordinò ancora “si Padrone”e lei provò, si tirò su e si lasciò scendere, sentiva il dildo scivolare bene dentro di se mentre il padrone annuiva.
“Ora fermati su” lei eseguì -che altro vorrà ora?- pensò ma ormai era più rilassata perchè nulla di cosa lui le aveva fatto non le era dispiaciuto, anzi.
Lo vide riprendere l'ultimo lembo di corda e farlo passare più volte intorno a una coscia e poi preso il magic lo fissò alla stessa coscia, la testa puntata sul clito “ora puoi scendere, sbrigati” lei si fece scendere e il dildo le riempì la figa che da quando avevano iniziato la sessione era sempre rimasta bagnata. Lui annuì mentre faceva scendere la zip e liberava il cazzo, senza volere lei si umettò le labbra, forse aveva capito cosa voleva, certo non si aspettava che il padrone si piegasse per accendere il magic.
Non aveva mai provato una cosa del genere, ne avevano parlato nelle chat, aveva sentito cosa dicevano le altre sub ma ciò che stava provando era oltre ogni sua aspettativa e col dildo infilato totalmente poi. Si leccò nuovamente le labbra e poi morse quello inferiore, iniziarono a sfuggirle i primi gemiti, il cuore ricominciò a martellare e il respiro farsi corto. Lui impugnò il cazzo e la prese per i capelli stringendoli tra le dita, le sfregò la cappella sul viso, sulle labbra e poi glielo mise in bocca, si fermò con la sola cappella che lei leccò e succhiò mentre il calore tra le proprie gambe continuava a crescere.
Il padrone cominciò a muovere il bacino mentre le bloccava la testa e lei sentì il cazzo arrivare sino all'ugola, ebbe alcuni conati perchè non era abituata ma lui non si fermò, continuò a scoparle la bocca con movimenti sempre più decisi. La cosa la distrasse un po' da cosa stava succedendo al suo clito ma durò poco, le vibrazioni erano cosi intense che sentì non avrebbe retto a lungo.
Lui sfilò il cazzo fermandosi con la cappella tra le sue labbra “dai datti da fare” disse mentre le afferrava di nuovo i capezzoli, li strinse forte e li torse, solo allora lei si accorse che i seni erano più rossi del suo viso quando avvampava. Sentì quel dolore che ormai conosceva cosi bene e la lingua cominciò a girare intorno alla punta del cazzo del padrone, lo succhiò e leccò con difficoltà crescenti perche le mancava il fiato per tutto ciò che le stava facendo provare.
Lei si fermò giusto il tempo di dire “Padrone... io... io sto per....” - “puoi godere ragazza, hai il permesso”, lei deglutì, la bocca piena di saliva, l'orgasmo era imminente e cercò di concentrarsi sul cazzo, riprese a leccarlo avidamente per come poteva. Quasi subito però sentì crescere il calore e lei ebbe l'ennesimo orgasmo della giornata che la scosse fino alla punta dei capelli, che ormai erano sudati e appiccicati al viso. Il padrone non dava segno di andare a spegnere il magic che continuava a vibrare sul clito, sentiva i piedi bagnati perchè gli umori le stavano colando dalle cosce, alzò lo sguardo per cercare i suoi occhi.
Vide il viso del padrone sorridere come faceva quando era contento e un sorriso si aprì anche sul proprio volto, ammise tra se che ormai non le importava più di quanti colori diventava il proprio viso, era felice di essere li, con lui. Il padrone le rimise la cappella in bocca e lei riprese a leccare, sentì che la testa le veniva spinta in avanti affondandole un po' di più il cazzo tra le labbra.
-Oddio ma non lo spegne... quanto potrò resistere ancora- pensò la ragazza ma non ebbe il tempo di pensare ad altro perchè lunghi fiotti caldi di sperma le riempirono la bocca inaspettati, lei deglutì come potè e parte del seme del padrone, scivolò dalle labbra e scese sul seno e sul torace.
Lui si tirò indietro e si piegò sul ginocchio, i loro visi erano vicini ora, le fece una carezza -spegni Padrone spegni, ti prego spegni- pensò lei ma lui si limitò a dire “non va bene ragazza, non si sprecano i regali che ti fa il padrone” lei continuava ad ansimare e non rispose, il magic era davvero un supplizio. Lui passò il dito sul seno e sul petto raccogliendo lo sperma che era colato, portò il dito tra le labbra di lei “lecca, puliscilo” ordinò e lei ubbidì leccando e succhiando il seme del padrone dal dito.
Il magic non si fermava, ansimava sempre piu forte -dio Padrone spegni- avrebbe voluto dire ma non ce la fece perchè ebbe un altro orgasmo, i gemiti erano sempre più forti, non aveva più nessun ritegno, non le importava più nulla, solo lasciarsi andare al piacere, si mosse sul dildo facendosi scopare mentre godeva e sentiva colare ancora sui piedi. Lui aspettò che lei terminasse di muoversi sul dildo e finalmente spense il marchingegno diabolico.
Lei non aveva piu fiato, le dolevano le ginocchia per la posizione, le dolevano i seni per la legatura ma non ricordava da quanto tempo non si sentiva cosi viva, appagata e felice. Il padrone cominciò a liberarla dalle corde, tolse il magic, slegò i polsi e infine i seni, lei fece scendere lo sguardo e li vide quasi viola, guardò il padrone che si alzò in piedi e l'aiutò ad alzarsi, senti il dildo sfilarsi dalla figa che ancora colava di umori, lui la rimise in piedi e la fissò, girò dietro di lei e presa la base del plug lo sfilò dal culo.
Le mollò un'ultima sculacciata e ritornò di fronte a lei “puoi andare in bagno ora e poi rivestirti. Sei stata brava” le sfiorò il seno ancora un po' livido e le fece l'occhiolino.
di
scritto il
2022-10-28
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