Dopo il mare con il nonno - Sicilia
di
nonnopalermo
genere
incesti
Per tutti, Luglio significava due cose, essenzialmente: mare ed il compleanno del nonno a metà mese. Al nonno piaceva che ci ritrovassimo a festeggiarlo al mare.
Per me, neodiciottenne Luglio di quell'anno sapeva nuovamente di seghe e pompini che allietavano la villeggiatura dei coetanei. Avevo notato che spesso il nonno, aveva il vizio di sistemarsi il pacco dentro i calzoncini, io scrutavo quel rigonfiamento sotto il pancione e fantasticavo. Un pomeriggio della prima decade di Luglio ci siamo recati tutti sulla spiaggia e a fine giornata, a turni siamo rientrati a casa per cena. Io ed il nonno siamo rimasti quasi per ultimi sulla spiaggia, per tutto il pomeriggio avevo pensato a che palle grandi potesse nascondere sotto il costume.
Sta di fatto che il nonno intorno alle 19,20 decide di rincasare ed io mi fermo al mare, perdo un po' di tempo, sperando di arrivare a casa e sorprenderlo a fine doccia. Dopo circa 10 minuti mi incammino verso casa anche io, dopo circa 2 isolati svolto l'angolo e sulla destra incrocio il nonno che rivolto verso il muro sta pisciando a gambe larghe puntando verso la strada. Istintivamente lo chiamo:"Nonno!! Ancora per strada?" e lui finalmente si gira, sorreggendo il cazzo tra due dita e tentando invano di ripararsi. Dal mio sguardo avrà sicuramente intuito le mie porche intenzioni, per cui entriamo in una viuzza abbastanza isolata, lo fisso negli occhi e a mia volta gli prendo il pisello tra le dita della mano destra. Finalmente gli sussurro:
«Benidica..era ura mi mu fai provari stu cazzu»
Continuo a massaggiargli il glande, umido e lucido di urina, mentre lui ansima e mi cerca la figa tra le cosce, io le allargo e lui individua immediatamente il mio clitoride duro, grosso e bagnato. Comincio a segarlo e a sospirare nel suo orecchio, sento le sue dita ruvide intorno al clitoride mentre gli mando avanti e indietro la pelle di quel pisellone. Anche se vorrei continuasse a sditalinarmi, mi abbasso per succhiargli quel cazzone enorme. Impazzisco quando lo lecco ed è salato, caldo e sudato. mentre gli ciuccio la cappella gli stuzzico il buchino con la lingua e lui mi scopa in bocca, sfiorando il palato col pisello. Gli massaggio i coglioni, pelosi e grandi. Sono caldissimi e pieni di sborra per me. Il nonno ansima, il pisello è turgido, grosso, dritto davanti. Il nonno ferma un attimo il suo avanti/indietro col bacino, allunga le braccia e mi infila le mani nel costume:«Caccia fora sti minnazzi, porca.»
I miei capezzoli sono durissimi, spiccano così marroncini sulle tettone bianche. Riprende a farsi spompinare la minchia mentre mi impasta le tettone. Me le stringe, ha le movenze di uno scopatore di altri tempi, duro e rapido. La sua pancia enorme sbatte sulla mia fronte e ad ogni affondo i peli umidi del pube mi arrivano sul naso. Gli strizzo le palle e lo sento contrarsi:«Staiu sburrandu troia» ed infatti mi riempie la bocca di sborra calda, bianca e trasparente. E' troppa, non la ingoio tutta e mi cola sulle tette. Lui si allontana un passo indietro e mi accorgo che perde ancora sperma dalla minchia, ma è esausto, sudato ed il pisello ha dei movimenti incontrollati. Io mi ripulisco le tette dalla sborra, la lecco ancora, lui si avvicina e si ripulisce il cazzo col dito e mi imbocca, si tira su il costume e il pisello appare eretto dentro la stoffa. Mi sistemo il reggiseno e mi metto le mani sulla figa per capire cos'è successo dentro le mie mutandine. Ho il clitoride fuori dalle grandi labbra, metto il dito in bocca al nonno e:«Chi fimmina ca sì, porca..ti vogghjiu futtiri a fica». Commentate per la parte due!
Per me, neodiciottenne Luglio di quell'anno sapeva nuovamente di seghe e pompini che allietavano la villeggiatura dei coetanei. Avevo notato che spesso il nonno, aveva il vizio di sistemarsi il pacco dentro i calzoncini, io scrutavo quel rigonfiamento sotto il pancione e fantasticavo. Un pomeriggio della prima decade di Luglio ci siamo recati tutti sulla spiaggia e a fine giornata, a turni siamo rientrati a casa per cena. Io ed il nonno siamo rimasti quasi per ultimi sulla spiaggia, per tutto il pomeriggio avevo pensato a che palle grandi potesse nascondere sotto il costume.
Sta di fatto che il nonno intorno alle 19,20 decide di rincasare ed io mi fermo al mare, perdo un po' di tempo, sperando di arrivare a casa e sorprenderlo a fine doccia. Dopo circa 10 minuti mi incammino verso casa anche io, dopo circa 2 isolati svolto l'angolo e sulla destra incrocio il nonno che rivolto verso il muro sta pisciando a gambe larghe puntando verso la strada. Istintivamente lo chiamo:"Nonno!! Ancora per strada?" e lui finalmente si gira, sorreggendo il cazzo tra due dita e tentando invano di ripararsi. Dal mio sguardo avrà sicuramente intuito le mie porche intenzioni, per cui entriamo in una viuzza abbastanza isolata, lo fisso negli occhi e a mia volta gli prendo il pisello tra le dita della mano destra. Finalmente gli sussurro:
«Benidica..era ura mi mu fai provari stu cazzu»
Continuo a massaggiargli il glande, umido e lucido di urina, mentre lui ansima e mi cerca la figa tra le cosce, io le allargo e lui individua immediatamente il mio clitoride duro, grosso e bagnato. Comincio a segarlo e a sospirare nel suo orecchio, sento le sue dita ruvide intorno al clitoride mentre gli mando avanti e indietro la pelle di quel pisellone. Anche se vorrei continuasse a sditalinarmi, mi abbasso per succhiargli quel cazzone enorme. Impazzisco quando lo lecco ed è salato, caldo e sudato. mentre gli ciuccio la cappella gli stuzzico il buchino con la lingua e lui mi scopa in bocca, sfiorando il palato col pisello. Gli massaggio i coglioni, pelosi e grandi. Sono caldissimi e pieni di sborra per me. Il nonno ansima, il pisello è turgido, grosso, dritto davanti. Il nonno ferma un attimo il suo avanti/indietro col bacino, allunga le braccia e mi infila le mani nel costume:«Caccia fora sti minnazzi, porca.»
I miei capezzoli sono durissimi, spiccano così marroncini sulle tettone bianche. Riprende a farsi spompinare la minchia mentre mi impasta le tettone. Me le stringe, ha le movenze di uno scopatore di altri tempi, duro e rapido. La sua pancia enorme sbatte sulla mia fronte e ad ogni affondo i peli umidi del pube mi arrivano sul naso. Gli strizzo le palle e lo sento contrarsi:«Staiu sburrandu troia» ed infatti mi riempie la bocca di sborra calda, bianca e trasparente. E' troppa, non la ingoio tutta e mi cola sulle tette. Lui si allontana un passo indietro e mi accorgo che perde ancora sperma dalla minchia, ma è esausto, sudato ed il pisello ha dei movimenti incontrollati. Io mi ripulisco le tette dalla sborra, la lecco ancora, lui si avvicina e si ripulisce il cazzo col dito e mi imbocca, si tira su il costume e il pisello appare eretto dentro la stoffa. Mi sistemo il reggiseno e mi metto le mani sulla figa per capire cos'è successo dentro le mie mutandine. Ho il clitoride fuori dalle grandi labbra, metto il dito in bocca al nonno e:«Chi fimmina ca sì, porca..ti vogghjiu futtiri a fica». Commentate per la parte due!
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Commenti dei lettori al racconto erotico