Un minuto

di
genere
gay

Un minuto.

Sessanta secondi è esattamente il tempo che impiega il mio fidanzato per tornare in vita dopo essere morto. Lo so con certezza perché l’ho visto morire centinaia di volte. Per essere precisi, l’ho ucciso centinaia di volte.

Iniziò tutto cinque mesi fa. Io e Nicola stavamo andando a cena nel nostro ristorante preferito per festeggiare l’accordo su una grossa commessa del governo. A lavoro nelle ultime settimane era stato un vero inferno, la pressione per la prima dimostrazione pratica di efficacia del virus X.03 sui soldati aveva innervosito l’intera squadra di ricercatori. In quel periodo trascorrevo la maggior parte della giornata in laboratorio a esaminare codici genetici e correggere anomalie, ma nei rari momenti in cui riuscivo a liberarmi ero entusiasta di tornare a casa e sfogare tutta quella frustrazione su di lui, l’amore della mia vita.
Stavamo insieme fin dal primo anno di università. All’inizio eravamo una coppia normale e un po’ noiosa, poi, forse Nico si accorse che stavo perdendo interesse e di punto in bianco disse che mi amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Non mi sembrò vero, lo presi in parola e da quel giorno non pensai mai più di separarmi da lui.
Nico era il ragazzo perfetto. Potevo davvero fare qualunque cosa con lui, non dovevo trattenermi e non si lamentava mai. Ero libero di scoparlo ogni volta che lo desideravo, di coccolarlo e di viziarlo se ero di buon umore, oppure di insultarlo, umiliarlo o picchiarlo solo per sfogarmi, senza dovermi preoccupare che si ribellasse o dei lividi che coprivano il suo corpo.
Quella sera, nel breve tragitto in auto verso il ristorante avevo il cazzo duro dolorosamente stretto nei pantaloni ed ero più concentrato a fantasticare sul culo di Nico che sulla strada. Mi accorsi troppo tardi di aver invaso l’altra corsia, svoltai bruscamente per evitare un’auto che sopraggiungeva nella direzione opposta e finimmo fuori strada ad alta velocità.
La nostra auto sfondò il guard rail e rotolò giù per il ripido pendio oltre la barriera. I miei ultimi ricordi furono il tremendo impatto e il parabrezza in frantumi, poi fui sbalzato fuori e dopo il nulla. Quando ripresi i sensi ero disteso scompostamente poco lontano dall’auto completamente distrutta. Guardai confuso i miei vestiti a brandelli e insanguinati, ma nello stesso momento mi accorsi di essere praticamente illeso, tutto quel sangue non poteva essere mio. Quando mi resi pienamente conto di cosa era appena successo sbattei i pugni sul terreno, furioso.
Il mio primo istinto fu quello di sfogare la rabbia su Nico, di prenderlo a pugni fino a sentirlo gridare. Quando mi ricordai di lui un brivido mi attraversò la spina dorsale, mi guardai intorno per cercarlo e mi congelai. Nico era a qualche metro da me, il suo corpo piegato in una posizione innaturale, con la testa malconcia e insanguinata. Lo vidi esalare l’ultimo respiro ancora prima di avere il tempo per reagire. Quello fu il momento peggiore della mia vita, avevo appena perso il mio amato giocattolo per una stupida disattenzione.
Mi avvicinai al corpo martoriato di Nico e gli presi il polso nella vana speranza di sentire il battito del suo cuore e proprio in quel momento accadde qualcosa di incredibile. Le ferite sul suo viso si rimarginarono in pochi secondi, le ossa rotte tornarono integre con un rumore orribile e il petto si gonfiò bruscamente. Poi i suoi occhi si spalancarono, aprì la bocca e iniziò a piangere.
Ero sconvolto, non riuscivo a credere ai miei occhi. Quando riuscii a riprendermi almeno in parte, Nico si era alzato e mi stava abbracciando scosso dai sin-ghiozzi.
“Eri morto! Eri morto… oh, cielo, ti ho visto… io ti ho visto…” Stava farneticando e mi stringeva le braccia intorno al collo, soffocandomi.
Mi liberai dal suo abbraccio a fatica. “Calmati!” Gli ordinai. “Adesso calmati, non sono morto, vedi? Sono qui davanti a te!”
“Ma… io…” Rimase a guardarmi incerto.
Ancora non sapevo cosa stesse succedendo e prima di esserne certo decisi di non parlargli di quello che avevo appena visto con i miei stessi occhi. Di quello che gli era successo e che forse era capitato anche a me. Così lo tirai tra le mie braccia solo per farlo stare zitto. Mentre lo abbracciavo però mi accorsi anche di qualcos’altro. I lividi sulla schiena che gli avevo causato qualche giorno prima erano spariti. Sotto il maglioncino strappato e macchiato di sangue la sua pelle era perfetta.
Scostai i brandelli di stoffa cercando gli altri lividi dove sapevo bene che li avrei trovati, ma erano spariti tutti.
Allora andai davvero fuori di testa e iniziai a ridere istericamente. Era tutto pazzesco, come faceva Nico ad essere vivo? Cosa era successo ai suoi lividi? Ero morto anche io? Trattenni il respiro, euforico, poi avvicinai la bocca alla sua e lo baciai.
“Ti amo Nico!” Gli dissi eccitato mentre lui continuava a singhiozzare confuso. “Ti amo, ti amo, ti amo!”
All’improvviso, dopo tutto quello che era successo, l’unica cosa che volevo era tornare a casa e scoparlo a sangue. E quel pensiero mi ricordò anche di qual-cos’altro, allungai un braccio sulla sua schiena e gli infilai una mano nei pantaloni. Sapevo cosa avrei trovato, ma lo feci comunque per esserne sicuro. Raggiunsi il suo buchetto con le dita e sfiorai quell’apertura che conoscevo così bene e che mi dava piacere da anni. Era stretto come la prima volta che l’avevo scopato.
Il cazzo mi pulsò dolorosamente nei pantaloni. Ancora non sapevo bene cosa fosse successo, ma se significava che avrei avuto l’occasione di scopare di nuovo il suo bel culetto vergine, non potevo esserne più felice.
Le luce blu dell’ambulanza e della polizia illuminarono il cielo proprio in quel momento e non dovetti nemmeno fingere di essere sconvolto mentre attiravo l’attenzione dei soccorritori, ero ancora incredulo.

Passai un paio d’ore di frustrazione prima di riuscire a convincere i medici dell’ospedale a lasciarci tornare a casa. Nessuno riusciva a spiegarsi come fossimo usciti quasi illesi dal disastroso incidente che aveva completamente distrutto la nostra auto. Per fortuna, poco prima che i soccorritori ci raggiungessero, avevo pensato di graffiare superficialmente la pelle di Nico e la mia con un sasso per giustificare almeno in parte il sangue sui nostri vestiti. Ma l’unico pensiero che avevo in mente per tutto il tempo era infilare il cazzo nel suo corpo.
Finalmente a casa, dopo una lunga doccia calda praticamente trascinai Nico fuori dal bagno e lo buttai sul nostro letto. Ero talmente eccitato che gli diedi solo qualche schiaffo, per abitudine, prima di salire sopra di lui e sostituire la mano con il mio cazzo duro come la pietra. Colpirlo sul viso con il cazzo non era doloroso, ma c’era qualcosa di particolarmente degradante in quell’atto che mi eccitava. Dopo un paio di colpi aveva il viso già imbrattato del mio presperma.
Appena mi stancai di quel gioco, lo costrinsi ad aprire la bocca e ci spinsi dentro il cazzo con forza fino all’ingresso della gola. Senza dargli il tempo di abituarsi tentai di avanzare ancora ma ben presto fui costretto a bloccarmi, meravigliato dall’inaspettato senso di oppressione che mi avvolse. Potevo sentire i muscoli all’ingresso della sua gola resistere alla mia invasione brutale e allora mi resi conto che qualsiasi cosa avesse guarito le sue ferite esterne, aveva riparato anche tutti i danni che avevo causato durante gli anni in cui avevo violentato la sua gola.
Era perfetto.
“Cerca di rilassarti Nico.” Gli sussurrai gioioso. “Questo ti farà male.”
Poi senza aspettare forzai quell’ingresso troppo stretto e non trattenni nulla. Gli schiacciai la testa sul materasso mentre spingevo dentro di lui senza permettergli di respirare.
I muscoli della sua gola tremarono nel tentativo di espellermi. Avvertii i suoi spasmi frenetici sotto di me ma non avevo nessuna intenzione di fermarmi e dopo un altro paio di spinte brutali il contenuto del suo stomaco esplose intorno alla mia asta.
Per un momento mi chiesi se sarebbe annegato nel suo stesso vomito, poi ricordai che non aveva più importanza. L’unica cosa importante era il mio orgasmo.
Guardai meravigliato il suo viso, era chiaro che stesse soffocando. La sua faccia aveva cambiato colore e stava diventando sempre più scura. Nei suoi occhi invece c’erano confusione e panico quando si rese conto che questa volta non mi sarei fermato. Eppure, anche se non avevo ancora avuto il tempo di spiegargli nulla, non provò nemmeno a difendersi dal mio assalto mortale. Ecco perché lo amavo, avrebbe dato volentieri la vita solo per il mio piacere e finalmente non dovevo più trattenermi per paura di danneggiarlo troppo gravemente e perderlo per sempre.
Vederlo soffrire in quel modo mi rese soltanto più eccitato. Di solito gli lasciavo riprendere fiato prima che svenisse, ma non questa volta. Qualcosa di primordiale si era impadronito di me e volevo soltanto scoparlo ancora più forte.
Quando finalmente lo sentii immobile sotto di me un brivido di eccitazione mi percorse la schiena. Non sapevo quanto tempo ci volesse prima che una persona morisse soffocata dopo essere svenuta, e non me ne fregava nulla.
“Oh, cazzo Nico!" Mi lamentai in estasi.
Più passava il tempo, più diventavo vizioso. E quasi senza rendermene conto passai dal non preoccuparmi se moriva, a volerlo morto. Volevo soffocare a morte il mio fidanzato con il mio cazzo.
E così non mi fermai e continuai a scopargli brutalmente la gola. "Ti ucciderò." Ringhiai sadicamente. "Stupido piccolo succhiacazzi. Ti ucciderò e poi continuerò a scoparti!"
Mi stavo avvicinando all'orgasmo e accelerai ulteriormente quel ritmo spietato. Poi preso da un’ispirazione improvvisa gli afferrai il polso e cercai il battito. Era ancora lì. Lento, e lo stava diventando sempre di più. Lo scopai ancora e ancora, senza pietà, finche non si fermò del tutto.
All’improvviso era davvero morto e io avevo superato il punto di non ritorno, in tutti i sensi. Sentii l'orgasmo montare. Mi spinsi contro il viso inerte di Nico ancora un paio di volte prima di seppellirmici dentro fino alle palle e poi esplosi nella sua gola più forte di quanto avessi mai fatto in tutta la mia vita.
Mi servirono diversi secondi per riprendermi, e solo a quel punto mi tirai fuori da lui. Un misto di vomito saliva e sperma ricopriva le sue labbra e il mio cazzo. Nico però non riprese dolorosamente fiato come faceva di solito dopo che gli scopavo la gola in quel modo. Era veramente morto.

Passato completamente l’orgasmo, vedendolo così immobile iniziai a farmi prendere dall’ansia e mi ritrovai a trattenere il respiro mentre aspettavo di vedere cosa sarebbe successo. Sarebbe stato terribilmente fastidioso se non fosse tornato in vita. Prima di tutto avrei dovuto coprire un omicidio, e poi avrei perso per sempre il mio amatissimo giocattolo. Tuttavia, Nico mi aveva regalato il miglior orgasmo della mia vita quindi ne sarebbe valsa la pena in entrambi i casi, ed ero certo che anche lui sarebbe stato felice per me.
Dieci lunghissimi secondi dopo successero diverse cose contemporaneamente. I suoi occhi si aprirono, inspirò rumorosamente, e poi iniziò a tossire, espellendo violentemente il vomito, la saliva e lo sperma che gli ostruivano la gola.
Gli rivolsi il sorriso più sincero con cui gli avessi mai sorriso prima. Totalmente sopraffatto dalle idee che avevano iniziato già a riempirmi la testa. C’erano così tanti modi per divertirsi con un fidanzato che potevo uccidere all’infinito.
scritto il
2022-05-22
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