In vacanza - Cap. 3

Scritto da , il 2022-02-19, genere etero

Appena ci asciugammo decidemmo di rientrare in casa per pranzare. Prima di entrare in casa Martina e Fabio si fermarono e stesero i loro asciugamani sulla ringhiera di legno che circondava la veranda, li imitai e, dandogli le spalle, lo appoggiai al lato opposto, poi mi voltai per entrare in casa, ma rimasi bloccata vedendo che Martina era completamente nuda, intenta a stendere anche lo slip del costume e che Fabio si stava slacciando i calzoncini del suo imitandola.
Nonostante le ultime ore, rimasi comunque basita dalla totale naturalezza con cui si mostravano nudi. Mia cugina sembrò leggermi nel pensiero ed esclamò:
“È l’unico costume che abbiamo e ci conviene farlo asciugare per evitare che puzzi di umido!”
“Ah giusto” mormorai pensierosa “Anche io ho solo questo” Risposti abbassando lo sguardo sul mio bikini
“Beh allora ti conviene stendere anche il tuo!” Rispose Fabio voltandosi e mostrandosi nudo.
Guardarli così da vicino, l’uno accanto all’altra, completamente nudi mi fece venire voglia di toccarmi di nuovo.
“Cos’è? Ti vergogni?” Mi punzecchiò mia cugina sghignazzando.
“Nono!” Risposi piccata portando una mano dietro la schiena e slacciando il fiocco del reggiseno. Mi avevano visto in topless fino a pochi minuti prima e non fu particolarmente difficile levare il pezzo di sopra, ma quando venne il momento degli slip, istintivamente mi voltai mentre abbassavo l’elastico.
Stringendo le cosce mi chinai per raccogliere il costume e stesi anche quello, poi mi voltai verso di loro, combattendo l’istinto di coprirmi l’inguine con le mani.
“Possiamo entrare ora?” Chiesi imbarazzata e fremente di rientrare per potermi rivestire
“Wow che patata anni ottanta!” Esclamò Martina ignorando la mia domanda. La guardai perplessa mentre anche Fabio cercava di trattenere una risata
“Negli anni ottanta si portava così!” Cercò di spiegarmi lei, ma il mio sguardo rimase interrogativo.
“Cioè?” Chiesi dubbiosa.
“Pelosa!” urlò lei ridendo ancora più forte
Sentii il mio viso avvampare e abbassai lo sguardo in mezzo alle gambe di mia cugina. Effettivamente il suo inguine era completamente sgombro di peli e il taglio della vagina era ben evidente all’inizio delle grandi labbra. Istintivamente spostai lo sguardo su Fabio e anche il suo pene era meno peloso di quanto mi sarei aspettata, con una leggera peluria leggera come il velo di barba che portava sulle guance.
“Tranquilla, vieni con me!” Riprese Martina ritornata seria “Ora ci penso io”
Mi prese per mano ed entrammo in casa.
“Tu pensa a preparare da mangiare!” esclamò rivolto a Fabio e, senza lasciarmi la mano mi trascinò in bagno.
“Che vuoi fare?” Chiesi incuriosita.
“Non è ovvio?” rispose portandomi davanti al water e dandomi una leggera spinta per farmi sedere “È il momento di togliere tutto!” Continuò con tono entusiasta.
Era ancora nuda e mi ritrovai a fissarla muoversi per il bagno cercando qualcosa in un mobiletto. Effettivamente, dal punto di vista estetico, la sua vagina era decisamente più bella della mia che, praticamente nascosta dai peli, neanche si vedeva.
“Va bene” Risposi quasi contagiata dalla sua allegria.
Si avvicinò stringendo tra le mani un rasoio elettrico in una mano e un rasoio a lametta e la schiuma nell’altra.
“Bene su, allarga le gambe e guarda bene!” disse facendomi l’occhiolino “Devi imparare, non è che mi chiami ogni volta che devi depilartela!”
In pochi minuti mi aveva accorciato i peli e fatto allargare le gambe per arrivare a quelli più interni sulle grandi labbra. Senza neanche chiedere cominciò a tirare la pelle delle labbra con le sue dita e mi resi conto che era la prima volta nella mia vita che un altro essere umano toccava la mia fichetta. Mi concentrai per evitare di bagnarmi.
Improvvisamente si aprì la porta del bagno e istintivamente mi venne da chiudere le gambe
“Ferma!” Urlò Martina “Devi stare ferma se non vuoi che te la tagli!”.
Il mio sguardo si era spostato su Fabio che era entrato, completamente nudo, con un asciugamano appeso al braccio che gli copriva i genitali.
“Ma c’è…”
“E quindi?” Chiese lei “Ti posso assicurare che non è la prima patata che vede!”
“Scusate, mi dovrei fare la doccia!” disse lui quasi timidamente
“va bene, ma sbrigati che abbiamo quasi finito!”

Dopo un quarto d’ora ero seduta sul water, con le gambe aperte come se fosse una visita ginecologica, con mia cugina, nuda, e il suo fidanzato appena uscito dalla doccia, che mi fissavano in mezzo alle gambe.
“Quindi?” Chiese Martina rivolta a Fabio “Che ne pensi?”
“Beh si direi meglio di prima” rispose lui con tono incerto.
“Avete finito?” Esclamai con tono stizzito dall’imbarazzo “Sono un po’ a disagio!”
Mia cugina scoppiò a ridere
“Beh direi che d’ora in poi niente ci possa più imbarazzare!” Esclamò ridendo, poi tornando seria “ti consiglio di non indossare slip per almeno un paio d’ore, che sennò rischi di irritare la zona e ora fatti una bella doccia calda che aiuta i pori della pelle!”

Dopo pranzo mia cugina, stanca per aver guidato si addormentò sul divano e Fabio si impadronì del dondolo in veranda per fare la Settimana Enigmistica. Io decisi di farmi una passeggiata.
Indossavo un vestito chiaro lungo fino a metà coscia e, come da consiglio, niente sotto. Camminai per una buona mezzoretta tra gli alberi fino a trovarmi di nuovo sul fiume. Con stupore notai di essere arrivata proprio sulla spiaggetta dove la mattina avevo guardato mia cugina e Fabio. Mi levai le scarpe e mi incamminai verso l’acqua.
La spiaggetta era decisamente più piccola di quella vicino a casa: da una parte c’era il masso dietro il quale mi ero nascosta la mattina, che ostruiva parzialmente l’entrata alla spiaggia, poi una sottile striscia di sabbia fine larga un paio di metri che partiva dall'acqua e piano piano si trasformava in ghiaia più grossa fino a diventare terra lì dove iniziava il bosco. Sul lato opposto al masso c'era una scogliera che ostruiva completamente il passaggio: uno strato di roccia alto cinque o sei metri partiva dal cuore del bosco e arrivava fino a dentro al fiume.
Esattamente sotto la punta della scogliera vidi lo scoglio piatto, teatro delle acrobazie sessuali di mia cugina e del suo fidanzato.
Mi guardai intorno pensierosa, poi presi coraggio e con un movimento veloce mi sfilai il vestito rimanendo tutta nuda per poi iniziare a camminare verso il fiume.
Quando l'acqua fresca raggiunse il mio inguine ancora leggermente irritato provai un brivido che mi fece indurire i capezzoli. Poi mi tuffai e iniziai a nuotare.
Raggiunsi lo scoglio in meno tempo di quanto mi aspettassi e quando mi issai su, mi sdraiai per riprendere fiato.
Sentii il sole asciugarmi la pelle e colpire le parti del corpo di solito coperte dal costume. Mi resi conto di essere completamente nuda in mezzo alla natura e il pensiero mi provocò un brivido di piacere. Allargai le gambe più che potei e sentii le grandi labbra dischiudersi: ero completamente esposta, con la vagina aperta senza neanche più la protezione dei peli. I miei umori cominciarono a mischiarsi con l’acqua del fiume; iniziai a stringermi i capezzoli fino a sentire male, poi con la mano destra scesi lungo la pancia in direzione del monte di venere.
Un rumore piuttosto evidente mi fece fermare di colpo. Mi misi a sedere e mi guardai intorno: la spiaggia era ancora deserta e intorno a me c’era solo l’acqua che scorreva calma.
Poi alzai lo sguardo e lo vidi: un ragazzo con dei pantaloni corti, una t-shirt e uno zaino mi stava guardando dall’alto della scogliera. Istintivamente mi venne da coprirmi, ma l’eccitazione era ancora viva e riflettei che non poteva essere un pericolo: per raggiungermi avrebbe dovuto o tuffarsi, sfracellandosi contro gli scogli, o percorrere tutta la scogliera fino alla spiaggia, dandomi perciò il tempo di scappare.
“Buongiorno”, esclamai con un coraggio che non sapevo da dove venisse fuori.
“Buongiorno” Rispose lui inclinando la testa “Bella giornata eh?”
“Decisamente!” Ribattei incrociando le gambe e puntellandomi con le braccia. L’essere totalmente nuda di fronte a uno sconosciuto mi fece rabbrividire e dovetti trattenermi dall’istinto di sfiorarmi il clitoride.
“non sapevo fosse un posto dove si pratica nudismo!”
“In realtà non credo lo sia” rivelai io alzando le spalle “Solo che mi è venuta voglia di fare un bagno e non avevo il costume!”
“Buon per me allora!” Esclamò lui ridendo
“Te cosa ci fai da queste parti?”
“Ero venuto a fare una passeggiata nei boschi. Com’è l’acqua?”
“Bella fresca! Rigenerante!”
“Beh quasi quasi mi fai venire voglia di fare un bagno anche a me!”
Lo guardai indecisa su cosa ribattere, ma lui prese la parola
“Se non ti metto a disagio, eh! Non voglio sembrare un maniaco o roba simile!”
Scoppiai a ridere e risposi
“Ok, come vuoi!” Alzando le spalle
“Ok, allora arrivo!”
Lo vidi sparire tra gli alberi e dopo qualche minuto riflettei che forse non era una buona idea ritrovarmi tutta nuda su uno scoglio in mezzo al fiume, con uno sconosciuto e quindi decisi di tornare sulla spiaggia, sperando di arrivare in tempo per rimettermi il vestito prima che mi raggiungesse.
Mi tuffai e iniziai a nuotare, ma quando toccai la sabbia notai che lui era già lì. Aveva steso un asciugamano ed era senza maglietta. Riflettei se uscire dall’acqua e decisi che ero più brava a correre che a nuotare e mi alzai facendo due passi sulla sabbia.
Lui, forse intuendo il mio tentennamento, decise di sedersi sull’asciugamano, a circa 5 metri da me e io mi accovacciai sulla spiaggia.
“Comunque piacere, sono Luca” Esclamò lui interrompendo l’imbarazzo
“Piacere mio, Francesca”
“Come mai da queste parti?”
“Sono in vacanza con la mia famiglia a casa di mio nonno” risposi, decidendo di non rivelare di essere solo con mia cugina e il suo fidanzato.
“Capito”
Notai che probabilmente lui era più a disagio di me e l’istinto mi disse che potevo fidarmi.
“Quindi questo bagno?” Gli chiesi
“Beh neanche io ho il costume, quindi non volevo metterti a disagio” Rispose arrossendo leggermente
“Ok, allora mi giro” dissi alzandomi e voltandomi di spalle facendo due passi per allontanarmi.
Riflettei sulla situazione: ero nuda su una spiaggia, con uno sconosciuto, anche lui nudo, senza nessuno che mi potesse venire a salvare nel raggio di chilometri. Però l’istinto continuava a dirmi che potevo fidarmi di quel ragazzo dall’aria simpatica.
Sentii il rumore di passi nell’acqua e poi quello di un tuffo. D’altronde se avesse voluto aggredirmi quale momento migliore che mentre mi trovavo di spalle? Questa considerazione mi mise ancora più tranquillità e il lato eccitante della situazione cominciò a venire fuori.
Mi girai e lo vidi che stava nuotando, quindi andai a sedermi sul suo asciugamano.
Dopo qualche minuto, tirò fuori la testa dall’acqua e mi urlò:
“Posso uscire?”
Io annui e sentii le guance arrossare mentre il suo corpo usciva dall’acqua: non aveva un fisico palestrato, ma era abbastanza tonico e magro. Anche lui aveva l’inguine con peli molto corti e il suo pene era più grande rispetto all’unico altro che avevo visto dal vivo, quello di Fabio.
“Posso sedermi?” Chiese una volta giunto davanti a me facendo un cenno verso l’asciugamano avanzato.
Annui di nuovo cercando di non fissarlo in mezzo alle gambe, ma non credo che il mio intento sia andato a buon fine dato che dopo un po’ che si era seduto esclamò:
“Se continui a fissarlo mi metti in imbarazzo”
Sbarrai gli occhi e distolsi lo sguardo. Poi esclamai
“Se me lo fai notare, metti in imbarazzo me!”
Lui scoppiò a ridere e poi chiese:
“È il primo pisello che vedi?”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Beh sei giovane e lo stavi squadrando con curiosità più che con interesse”
“Diciamo che è il primo che vedo così da vicino” Rivelai
“Beh allora puoi guardarlo quanto vuoi” Rispose lui sorridendo
Arrossii di nuovo, ma il mio sguardo vagò di nuovo in mezzo alle sue gambe e poi, spinta dall’eccitazione dissi:
“Allora direi che per essere pari tu puoi guardarmi la patata!” E prima ancora di finire la frase mi girai verso di lui allargando le gambe.
Rimanemmo a fissarci nei genitali per qualche minuto poi lui alzò la testa
“Devo dire che hai una bella patata!”
“Direi che anche tu hai un bel pisello, ma non ho molti metri di paragone!” risposi. Poi esitai un secondo e ripresi subito la parola “Posso toccarlo?”
Lui sbarrò gli occhi poi quando si riprese dalla sorpresa esclamò
“Puoi fare quello che vuoi!”
Allungai la mano e glielo sfiorai con le dita, poi lo strinsi circondandolo con le dita.
Restai immobile alternando lo sguardo tra il suo viso e la mia mano stretta intorno al suo uccello che lentamente si stava indurendo.
“È caldo!” Sussurrai sorpresa
“Già” mormorò lui. Il suo pene era completamente eretto e le dimensioni non erano cambiate molto rispetto a quando era mollo, ma si era semplicemente indurito. Cominciai a muovere la mano come avevo visto fare nei porno e a mia cugina quella mattina su quella stessa spiaggia.
Lui mi guardava voglioso, e io avevo voglia di sentire la sua mano sulla pelle; sentivo la mia vagina bagnare l’asciugamano. Mi avvicinai fino a che non incrociammo le gambe e lui iniziò a sfiorarmi la coscia, guardandomi per capire se potesse continuare.
Io annui e lui portò le dita alle mie labbra per poi scendere sul collo fino ai seni. Li prese in mano massaggiandoli e poi passò ai capezzoli.
“Stringili” mormorai con la voce rotta dall’eccitazione.
Lui li strinse fino a farmi male e io accelerai il ritmo della mano. Non ero mai stata così eccitata in vita mia e se avessi seguito l’istinto l’avrei fatto sdraiare per poi spingere il suo uccello dritto nella mia patatina bagnata, ma il buon senso mi fece frenare.
Con una mano scese lungo la pancia fino ad arrivare alle mie labbra, sfiorò il clitoride con il pollice mentre con il medio cercò di entrarmi dentro. Quando incontrò l’imene una fitta di dolore mi fece trasalire e strinsi il suo pene più di quanto avrei dovuto.
“Ahia” urlò lui
“Scusa” Mormorai lasciando la presa
“No, scusami tu!” Ribatté continuando ad accarezzarmi le labbra della vagina.
Mi avvicinai sfiorando la sua bocca con la mia
“Solo clitoride” Sussurrai prima di baciarlo e impugnare di nuovo il suo uccello.
Avevo la lingua di uno sconosciuto in bocca, mentre con una mano mi stringeva i capezzoli e l’altra mi sfregava il clitoride. Il tutto mentre io facevo la prima sega della mia vita.
A questo pensiero sentì l’orgasmo montarmi dentro: mi staccai dalla sua bocca e cominciai a gemere, lo sentii aumentare il ritmo e anche io velocizzai la mia mano, poi non capii più nulla. Mi ritrovai a urlare dal piacere, con il viso incastrato nel suo collo e la mano libera che stringeva l’asciugamano. Non mi accorsi che il suo uccello stava pulsando mentre mi veniva addosso.
Una volta passato l’orgasmo mi lasciai andare sdraiandomi sull’asciugamano, con gli occhi chiusi e il respiro affannato.

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