Gabriele

di
genere
incesti






Gabriele

Ma un tarlo lavorava ventiquattrore al giorno nella mente di Enrica. Pur essendo estremamente felice della sua situazione esistenziale, infatti economicamente guadagnava bene, sessualmente si intendeva benissimo col figlio, c'era qualcosa che la rendeva nel profondo dell'animo insoddisfatta. La sua natura perversa faceva capolino a tratti nella sua psiche ed a volte era smaniosa e scontrosa pur non avendone alcun motivo. Giangiacomo era tutto dedito al lavoro ed alla madre, soddisfacendola sotto tutti i punti di vista. Lei si rendeva conto di commetere una ingiustizia nei confronti del figlio che non meritava un trattamento fatto a volte di scatti incomprensibili ed irrazionali. E' vero, dopo lei gli chiedeva scusa e si riappacificavano velocemente, specie a letto, dove avevano una perfetta intesa sessuale che appagava entrambi, ma quel tarlo lavorava nel cervello di Enrica dalla mattina alla sera ed anche la notte. Non sapeva neanche cosa la rendeva a volte così nervosa, ma non tardò molto a capire quello che le mancava. Le mancava l'amore violento, forte, quello che non chiede, che prende quello che vuole, incurante del male che potrebbe arrecare. Quello che non ti guarda neanche in faccia, quello che ti fa male e non ti chiede neanche scusa. In definitiva le avventure sognate ed attuate con giovanna avevano aperto un varco nella sua psiche, che collegandosi alle violenze subite dal padre quando era in una età di estrema vulnerabilità, le avevano conferito un tipo particolare di sensualità, nel senso che adorava le coccole delicate e durevoli, adorava essere toccata delicatamente ed a lungo per potersi esprimere sessualmente al massimo, ma essere presa con forza e senza possibilità di scampo la rendevano arrendevole ed in grado di accettare qualsiasi cosa. In quei momenti lei volava alto, molto in alto, si potrebbe dire in un'altra dimensione, assicurandole un godimento continuo, senza soste, quasi in catalessi. Lei quasi incosciente, godeva soltanto, godeva tanto.
Si potrebbe dire che lei andava da una attività sessuale, fra parentesi, normale, come quella che viveva col figlio, ad una sessualità senza limiti nella quale sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa che lei avrebbe comunque accettato. Rientrava tra questa sessualità sfrenata, la gang-bang coi negri a sharm-el sheikh, la ricerca spasmodica di avventure al limite della perversione con giovanna, in definitiva la voglia di fare cose al limite, senza ritegno alcuno. Con la sua amica giovanna avevano vissuto le cose più pazze come rapporti con animali, orge casalinghe, attività vojeristiche, e tante altre perversioni che la rendevano – a suo modo di pensare – più brava rispetto alle altre donne. Non era più brava delle altre donne, era semplicemente depravata, e voleva dare una giustificazione al suo modo di vivere una sessualità al limite della decenza.
Era attratta anche dalla sessualità delle persone anziane, stimolata anche da alcuni fatti accaduti nel bar. Per esempio una volta passando vicino al bagno, la cui porta era stata lasciata aperta (forse volutamente), vide un anziano che dopo aver urinato, rimetteva dentro un arnese di tutto rispetto, un cazzo moscio, ma veramente paccuto e lungo. Le fù sufficiente un attimo per valutarne la consistenza ed immediatamente si accese nel suo cervello una spia che la portò a considerare sotto un altro aspetto la vecchiaia, specie quella degli uomini. Si chiedeva infatti come sarebbe stato quel cazzo appena intravisto, in erezione, certamente l'avrebbe riempita tutta facendola godere moltissimo. l'anziano si chiamava Gabriele, e si ripromise di tenerlo sotto osservazione. Infatti veniva ogni mattina al bar per un caffè ed un cornetto, ed andava via dopo un bisogno al bagno. Enrica ebbe una idea che la eccitò immediatamente, ma il lavoro era il lavoro, le dava da vivere molto bene, e non bisognava fare stronzate. Ma quella idea era troppo intrigante per non attuarla.
Si trattava di mettere, ben nascosta una microtelecamera in alta definizione dentro il bagno del bar, ma una videocamera particolare che si sarebbe messa in moto automaticamente rilevando un qualsiasi movimento e si sarebbe fermata al termine dei movimenti. La batteria le avrebbe dato una sufficiente autonomia fino alla chiusura del bar, dopo avrebbe tolta la scheda di memoria, l'avrebbe portata a casa e guardata sul computer. Acquistò in rete quanto le serviva e studiò il posto dove fissarla. La mise in alto, dentro il lampadario, dopo aver fatto un piccolo buco alla plafoniera di plastica, ed una volta inserita la piccola videocamera, nessuno avrebbe potuto capire quello che si trovava all'interno della plafoniera.
Dopo aver fatto le opportune prove circa la messa in moto al minimo movimento, ed averne constatato l'efficienza, una mattina presto, la inserì nel buco della plafoniera e la avviò. Non faceva nessun rumore e si disse soddisfatta dell'acquisto. Indi cominciò a lavorare come ogni mattina. La mattina trascorse normalmente, il bagno veniva usato saltuariamente e tutto procedeva come al solito. Quella mattina, però Gabriele non venne e, la mattina dopo all'apertura sfilò la scheda di memoria dalla microcamera e la sostituì con un'altra scheda nuova. Mise in tasca quella registrata e lavorò come al solito. Al cambio turno andò a casa e dopo pranzo visionò le riprese registrate. Constatò che il funzionamento dell'aggeggio era perfetto, che la luce era sufficiente per le riprese, che gli utilizzatori del bagno non si accorgervano di nulla e sorrise soddisfatta per l'idea avuta. Le donne che utilizzavano il bar erano piuttosto poche, ma qualcuna vi si avventurava, osservando alcune precauzioni come mettere molta carta igienica intorno alla seduta, ma comunque si potevano contare sulle dita di una mano. I maschietti invece anche a causa di prostate ingrossate, erano preponderanti al 90 %. Quel giorno Enrica indossava una gonna sopra il ginocchio che la rendeva molto sexy, ed era salita su una sedia per pulire il vetro in alto quando arrivò Gabriele. Lei scese lentamente dalla sedia, e mettendo il piede per terra, offrì alla vista di gabriele tutto il suo bendidio fino alle mutandine bianche. Lui fece finta di niente, ma aveva visto benissimo, anche perchè Enrica era abituata a quelle performances col figlio che in quei momenti non capiva piu' nulla e le saltava letteralmente addosso scopandola selvaggiamente, proprio come piaceva a lei. Gabriele si trattenne, il suo respiro accelerò, si guardò intorno, fu tentato di saltare addosso alla barista, quello che aveva visto lo aveva eccitato immediatamente, la vagina con qualche pelo di lato erano un'arma micidiale se usate in modo acconcio. Gabriele non sapeva che pesci prendere, ma alcuni clienti che stavano entrando nel bar lo fecero desistere dal tentare qualcosa, si ripromise di attendere una occasione migliore e si avvicinò al bancone. Enrica lo osservava senza perdere un frame e vide anche un leggero perlage di sudore sulla fronte del suo cliente. Lei gli preparò il caffè ed il cornetto caldo, lui consumò il tutto e si infilò nel bagno. Poco dopo uscì, salutò ed andò via.
In un momento di tranquillità cambiò la scheda, ed il giorno alla chiusura, la scheda, portata a casa venne inserita nel pc di Enrica. Le immagini scorrevano e rivelavano un uso più che normale del bagno, pisciatina, lavaggio delle mani, asciugatura delle mani e fuori. Quando entrò Gabriele nel bagno, si vedeva che era agitato, evidentemente la vista delle cosce e delle mutandine con la fuoriuscita di qualche pelo di Enrica, avevano fatto effetto, infatti si sbottonò i pantaloni, tirò fuori il suo uccellaccio già mezzo indurito, lo scappellò e si smanettò il cazzo pensando a quanto visto pochi minuti prima. Segandosi, il cazzo di Gabriele prese consistenza ed Enrica dovette constatare che era lungo almeno 20/22 centimetri e piuttosto spesso. Il cazzo dell'anziano aveva raggiunto il massimo della grandezza, ancora qualche colpo e godette sborrando nel lavandino. Con la carta si pulì l'uccello che andava normalizzandosi, pulì il lavandino, si ricompose ed uscì salutando la barista. Enrica, guardando quelle immagini si eccitò ed ebbe la tentazione di masturbarsi a sua volta, ma si rese conto che non era il caso, e riguardò piu' volte le immagini di Gabriele che si sparava un gran segone con colossale sborrata. Era del tutto evidente che le sue cosce, le sue mutandine bianche avevano un effetto dirompente sulla libido di Gabriele. Avrebbe tenuto conto nel proseguio di questa esplorazione del mondo degli anziani che il suo corpo faceva miracoli, se ben gestito. Si stese sul divano fantasticando su Gabriele ed il suo maestoso cazzo. Ma la faccenda, lei ne era consapevole, non poteva finire così, bisognava studiare qualcosa per raggiungere l'obiettivo. Così le mattine successive, non si limitava a preparargli il caffè ed il cornetto, ma cominciò a scambiare due chiacchiere col suddetto e venne a sapere che in gioventù aveva fatto l'idraulico ed aveva avuto sotto di se fino a tre operai, quindi conosceva bene il suo lavoro, anche adesso che era in pensione. Enrica prese la palla al balzo e gli disse che il rubinetto della doccia a casa sua perdeva acqua da qualche giorno e non riusciva a chiuderlo efficacemente. Si misero d'accordo per cambiare la guarnizione del rubinetto nel primo pomeriggio del giorno dopo. Ormai la barista si era incapricciata di Gabriele e ne voleva assaggiare il cazzo per farsi una idea di come gli anziani affrontano la sessualità in età avanzata. Lei era disposta a coccolarlo dolcemente e fare tutto quello che le avrebbe chiesto, cercando di capirne le esigenze e i desideri, pronta ad assecondarlo in tutto. Diciamo che ne era teneramente innamorata, dopo averlo visto masturbarsi nel bagno.
Il pomeriggio del giorno dopo, si vestì molto sexy, la gonna era ancora piu' corta, e la scollatura lasciava vedere una buona porzione del suo ancora sodo seno. Per l'occasione aveva indossato anche calze autoreggenti senza reggicalze. Certamente Gabriele aveva vissuto l'epoca eroticissima delle calze delle donne tenute su da elastici che periodicamente bisognava tirare su alzando la gonna sopra le cosce e mandando in orbita gli eventuali spettatori. Qualche donna lo faceva apposta per saggiare la reazione di maschi interessati. Ricordava per esempio che quando lei era ancora una bambina, una sua amica piu' grande di lei e piu' evidentemente maliziosa, metteva in atto questa mossa quando c'era un maschietto che la interessava. L'interessato strabuzzava gli occhi, si agitava, non sapeva che pesci prendere, ma alla fine dopo uno spettacolo così erotico ed esclusivo cadeva nella rete da lei tessuta per conquistarlo. Enrica decise che si sarebbe comportata come la sua vecchia amica per saggiare Gabriele che aveva già risposto in modo ineccepibile alla vista di lei che scendeva dalla sedia. Lei si riprometteva di mandarlo in orbita, ed avrebbe gestito al meglio tutto quello che sarebbe avvenuto dopo. Controllò se tutto era a posto per far colpo su Gabriele, calze autoreggenti, scollatura generosa, tacco alto, rossetto provocante, trucco piuttosto pesante. Ok, era tutto ok. Ora bisognava soltanto attendere l'arrivo del suo amico che la intrigava moltissimo. Dopo un pò Gabriele arrivò con la sua cassetta degli attrezzi per la riparazione del rubinetto doccia. Lei lo fece accomodare dopo essersi salutati, e gli offrì qualcosa da bere. Lui accettò un analcoolico e si sedettero sul divano per bere a chiacchierare un pò tra di loro. Enrica sedendosi, allargò un pò le gambe e controllò lo sguardo del suo idraulico che era diretto proprio fra le sue cosce, cercando però di non farsene accorgere. Ma lei non cadde nella trappola e notò un estremo interessamento di lui. Allargò ancora un pò le gambe fino a permettergli di vedere la fine delle calze, dove inizia il bianco delle cosce e notò una forte agitazione di lui.
Intanto continuavano a chiacchierare ed a sorseggiare la bibita. Lui era già in orbita ed attendeva gli eventi. Ma Enrica ritenne opportuno riprendere in mano le redini della situazione e gli chiese se voleva vedere la doccia da riparare. Lui acconsentì, anche perchè il motivo della visita era la riparazione della guarnizione, anche se entrambi attribuivano un significato diverso a quell'incontro. Insomma le cosce di Enrica stavano per far saltare la riparazione della doccia.
Andarono in bagno e lei gli fece vedere il rubinetto che perdeva acqua, non molta, ma era necessaria una riparazione. Gabriele aprì la cassetta degli attrezzi e tirò fuori le chiavi e la guarnizione da sostituire. In pochi minuti fece la sostituzione della guarnizione usurata, rimontò il tutto e ne provò il corretto funzionamento. Enrica gli chiese se avesse potuto controllare anche il funzionamento della cassetta di scarico, perchè faceva un rumore eccessivo. Le chiese una scala per salire a controllare la cassetta ed Enrica gli indicò dove si trovava la scala a forbici. Lui la prese e la mise vicino alla cassetta, vi salì sopra e controllò l'interno della cassetta e disse che mancava un tubicino che inserito alla fuoriuscita dell'acqua, ne avrebbe attenuato il rumore. Fece qualche altro controllo, ma la scala traballava e rischiava di cadere per terra ed allora Enrica si offrì di tenerla ferma per non fargli correre pericoli, ma disse” Aspetta un attimo, ti reggo la scala fra un attimo, devo prima sistemarmi le calze che sono scivolate in basso”. Dicendo queste parole, sollevò i lembo della gonna, e tirò su prima una calza e dopo l'altra, in modo lento e sensuale, aggiustò le calze in modo perfetto, ne controllò la posizione e la simmetria, tirò ancora più su la gonna per sistemare anche gli slip e soltanto dopo un attento controllo mise giù la gonna, ma non potè impedire che qualche pelo rimanesse fuori degli slip. Tutta questa scena si era svolta con una lentezza estrema che rendeva l'atmosfera sensualissima. Gabriele era in orbita, la visione delle cosce di Enrica, delle calze, delle mutandine e dei peli fuoriusciti dalle mutande gli avevano provocato una erezione fortissima che non poteva e non voleva controllare.
Scese dalla scala, si avvicinò lentamente a lei, la accarezzò in viso, la strinse a se cercando la sua bocca, e la baciò profondamente infilandole tutta la lingua in bocca rovistando il suo interno. Enrica si accorse che la lingua di lui era ruvida e potente, e ravanava fortemente la sua bocca mentre la stringeva, facendole sentire tutta la sua potente erezione. Quel bacio così focoso ed ardente la sciolse ed Enrica si abbandonò fra le braccia di lui. Gabriele la fece sedere su di una sedia li vicino, tirò fuori il suo randello duro come la pietra, e lo strofinò sulla faccia di lei. Lei afferrò il cazzo, ne constatò la durezza, e scoccò un bacio sulla cappella. Indi iniziò una lentissima sega, e guardandolo negli occhi languidamente, gli comunicò – senza dire una sola parola – la sua grande voglia di essere sbattuta in tutti i modi. Lui la sollevò e sempre baciandola in bocca la portò in camera e la adagiò sul letto. Enrica era in attesa e stesa sul letto offriva al suo ospite la vista delle sue gambe in una posa molto arrapante. Lui allungò una mano e le palpò l'interno cosce, risalendo delicatamente fino al paradiso, dove gli slip di lei erano già impregnati dei suoi umori. Senza smettere di baciarla, percorreva con la mano le sue gambe, dal polpaccio sù sù fino alla fine delle calze, dove emergeva la carne bianca ed ancora più sù, più su, fino al paradiso. Avvicinò il viso alla vagina, ne sentì l'afrore, e scostando di lato lo slip impregnati di umori, diede un bacio alla figa di Enrica che non aspettava altro. Con una mano sganciò la gonna, la tolse e lei rimase in calze e mutandine in una posa che più arrapante non si poteva. Gabriele manovrò le tolse lentamente gli slip, sempre continuando a leccare la figa, fino a mettere il suo cazzone vicino alla bocca di lei, e partì un sessantanove da favola. La leccata di Gabriele aveva eccitato Enrica allo spasimo ed ora lei ciucciava il cazzo che era diventato ancora più grande e stentava a passare tra le labbra di lei. Lei teneva il cazzo in mano e la capoccia in bocca, intenta a succhiarlo alla grande, intanto con l'altra mano palpeggiava le palle del suo amante, mentre lui leccava quella bella figa tanto sognata. A questo punto gabriele cominciò a masturbare il clitoride di Enrica e spostò la bocca verso il buchetto posteriore dove iniziò un leccaggio dolce e potente che mandò in visibilio la sua amante provocandone un immediato godimento. Anche lui stava per godere e lei si preparò ad accogliere la sborrata in bocca. Il cazzo le arrivava in gola, se avesse potuto sarebbe andato anche oltre, ma dovette accontentarsi e venne nella sua bocca. I fiotti di sperma si susseguivano ed Enrica ingoiava tutto, anche lei aveva fantasticato sul cazzo degli uomini anziani, e dovette ricredersi sulle dicerie delle donne secondo le quali ad una certa età si tirano i remi in barca. Dopo esserle venuto in bocca, lui si rilassò un pò e stettero in posizione del 69 ancora qualche minuto, ma Gabriele sapeva che una occasione del genere andava sfruttata fino in fondo, e dopo alcuni minuti di riposo ricominciò a strofinare il cazzo sulla faccia di lei. Enrica soddisfatta del 69 con relativo godimento da parte di entrambi, non voleva proseguire, ma il rifiuto di lei infervorò l'amante che spingeva per continuare in qualche modo la scopata. A questo punto lui si alzò, e le chiese di allargare le gambe, ma lei invece si girò dall'altra parte. Lui si distese sul letto dietro di lei, le puntò il cazzo nel culo ancora insalivato dalla leccata precedente e senza consentirle nessuna replica le infilò il cazzone che aveva ripreso consistenza nel buchetto posteriore. Lei grido' “ no, basta, mi fai male “ ma le urla di Enrica arraparono ancora di più lui che stantuffava violentemente. Passata la capoccia tutto fù più facile ed il buco del culo stretto circondava il cazzo di Gabriele facendolo indurire anche di più. Lei dopo il dolore dovuto al passaggio stretto, cominciò a sentire un piacere che aumentava man mano che la pompata procedeva, e tra sè e sè ammise che il suo amante ci sapeva fare e sapeva rendere appagata e felice qualsiasi donna.
Intanto l'inculata proseguiva e lei cominciò a godere in modo totale e continuo. Anzi Gabriele che era maestro nell'arte di amare, mentre la inculava, con la mano destra le masturbava il clitoride, così quando lei venne, fu una venuta totale come non le era mai accaduto, paragonabile soltanto alla doppia penetrazione che aveva sperimentato qualche tempo prima. Anche lui venne di nuovo, ma stavolta nel suo culo, e rimasero attaccati fino agli ultimi spasmi d'amore. Dopo un pò si staccarono e si baciarono appassionatamente. Si promisero di continuare a vedersi quando possibile e lui le confessò di averla sempre desiderata, ed il giorno che l'aveva vista scendere dalla sedia mostrandole il suo bendidio, si era masturbato nel bagnetto del bar. Lei invece, furba, non gli confessò che la telecamerina nella plafoniera aveva ripreso il tutto e che il suo cazzone che avrebbe fatto invidia ad un giovanotto, l'aveva intrigata come non mai. Lei era perversa dentro, e quella perversione l'avrebbe accompagnata per tutta la vita.
Si alzarono, si lavarono nel bagno riparato da gabriele e si rivestirono. Lui la guardava soddisfatto mentre indossava con fare languido e sensuale le calze che l'avevano riportato indietro nel tempo, quando la vista della coscia bianca sopra il pizzo della calza era oggetto di seghe furiose. Ma ora era a portata di mano (anzi di cazzo) in carne ed ossa.
Avrebbe coltivato quella relazione fin quanto possibile, perchè la sessualità di Enrica era quanto di meglio capriele potesse immaginare e sperare.
Il ghiaccio era rotto ed i due amanti presero a frequentarsi saltuariamente, compatibilmente con gli orari di lei e le molte precauzioni dovute al fatto che quella relazione doveva essere
clandestina, lei non avrebbe permesso che l'amore per gabriele rovinasse quello per il figlio.
Era evidente che lei voleva tutto. In primis il figlio a cui non avrebbe rinunciato per nulla al mondo, ma voleva anche tutte le altre cose che la incuriosivano, specie quelle riguardanti il sesso in tutte le sue espressioni. Gabriele era l'ultima trovata della sua sessualità perversa, che la spingeva a realizzare, provare tutte le curiosità in materia sessuale.
In questo periodo era attratta dal cazzo degli anziani, e riconobbe che quello che pensava sugli anziani, prima di Gabriele era un pregiudizio. Il cazzone di Gabriele l'aveva soddisfatta al 200 % ed avrebbe coltivato questo rapporto per raccoglierne tutti i vantaggi possibili.
Insomma entrambi volevano continuare la relazione. Si lasciarono con un bacio che era il presupposto per ulteriori incontri. A Giangiacomo lei disse che l'idraulico aveva messo a posto la doccia e lo scarico del vater, ma si guardò bene dal raccontargli i particolari. Giangiacomo si godeva la madre, la sua situazione era invidiabile, mangiava, beveva, lavorava e trombava con estrema soddisfazione. Tutto gli girava al meglio, avrebbe voluto un figlio dalla madre, ma come già detto sopra, era fuori discussione. Anche Gabriele si era fatto un bel ragionamento ed era arrivato ad una conclusione, cioè avrebbe sfruttato quella relazione con Enrica, di molti anni più giovane di lui, nel modo migliore possibile, frequentandola e stando attento a non commettere errori per continuare a scoparla come a lui piaceva.
Ma l'attrazione integrale che lei aveva per Gabriele, non doveva distrarla dal rapporto col figlio, che aveva esigenze molteplici e forti, che necessitava di attenzioni continue e soddisfacimenti a tutto campo, anche perchè Giangiacomo era giovane ed avrebbe scopato la madre ogni giorno ed in tutte le posizioni. Lei era contenta del desiderio che suscitava nel figlio per le sue grazie, ma, pur con le dovute cautele, voleva anche il cazzo di Gabriele che non dimostrava l'età che aveva effettivamente. Insomma si barcamenava tra gli assalti fuoriosi del figlio e l'amore piu' tranquillo di Gabriele. Lei era comunque soddisfattissima da entrambi gli amanti. C'era comunque un comune denominatore tra i due amanti. La fortissima attrazione per le calze autoreggenti che lei sapeva sistemare facendo arrapare sia il figlio che Gabriele. Le reazioni di entrambi alle sue alzate di gonna per tirare su le calze erano identiche, andavano in tilt sia l'uno che l'altro. Però, mentre il figlio arrapato le saltava addosso, la scopava con forza ed a volte se la inculava violentemente, proprio come piaceva a lei che godeva anche in quel modo, la reazione di Gabriele era sì più contenuta, ma quando lo infilava nella sua figa, la faceva godere moltissimo, perchè quel cazzone tendeva la pelle della sua vagina e la rendeva sensibilissima ai potenti colpi di lui.
Una volta chiamò il suo idraulico per mettere a posto la pompa dell'autoclave che non funzionava bene. Quel giorno lei si era vestita in modo molto, molto sexy per il suo anziano amante. Solito tacco alto, autoreggenti, ma stavolta mise una gonna con un vertiginoso spacco laterale che, camminando, lasciava intravedere la coscia chiara dopo la fine delle calze. Lei era certa che quel particolare avrebbe avuto un effetto dirompente sulla libido di Gabriele, e si preparò ad osservarne la reazione. Al suono del campanello, lei aprì la porta di ingresso, lo fece accomodare, e mentre gli spiegava il guasto da riparare osservò che lui la guardava proprio nello spacco della gonna, lo fece sedere sul divano e gli chiese se voleva qualcosa da bere. Lui chiese una bibita fresca, e scrutò le sue cosce quando si alzò per andare in frigo. Lei teneva tutto sotto controllo e si alzò allargando leggermente le gambe, mandandolo definitivamente in orbita. Enrica andò in frigo per prendere una birra ghiacciata e lui ne approfittò per sistemare il suo cazzone che aveva già preso consistenza. Quando lei tornò con la lattina della birra, lui aveva il respiro veloce ,come se avesse fatto le scale di corsa, e quando lei si rimise a sedere, lui ne approfittò per sedersi al suo fianco. Le disse che quel giorno era particolarmente sexy e le scoccò un bacio leggero sulle labbra. Lei sorrise contenta dell'effetto suscitato in lui, si lasciò andare, e ricambiò il bacio stringendosi a lui languidamente. Partirono per la tangente, lui arrapato come non mai dalla sensualità della sua amante che quel giorno era la più sexy al mondo, lei per l'effetto che aveva provocato in lui quell'abbigliamento così intrigante. Gabriele sentiva che qualcosa cresceva tra le sue gambe, e quando lei lo tastò e lo tirò fuori, si meravigliò, tanta era la sua grandezza e durezza. Lo prese in mano e guardandolo negli occhi, prima lo baciò e dopo si infilo' la capoccia nella bocca. Dopo alcuni minuti lui cominciò a gemere dal godimento, le disse che l'avrebbe amata per sempre, che l'avrebbe voluta tutta per se, che non l'avrebbe lasciata mai, che non l'avrebbe divisa con nessuno, ed altre cose del genere. Ma lei aveva le idee molto chiare nel suo cervello. Il cazzo di Gabriele le piaceva moltissimo, ma non avrebbe mai messo da parte il figlio per un'altra persona, anche se quest'altra persona fosse in grado di farla volare molto in alto. Enrica non rispose, continuò a succhiare quel cazzone che le piaceva tanto, sentiva che la sborrata stava per arrivare e che sarebbe stata particolarmente abbondante. La vista della coscia di Enrica sullo spacco della gonna, oltre il ricamo delle calze, aveva ancora una volta riportato indietro negli anni il cervello di Gabriele, quando le calze delle donne erano tenute su da elastici, e le donne dovevano spesso tirarle su, mandando in visibilio i maschietti. Una specie di macchina del tempo riportò indietro negli anni il cervello di Gabriele e quei ricordi gli procurarono una erezione mai vista. Le sensazioni dalla bocca di Enrica, unite ai ricordi della sua gioventù gli indurirono il cazzo oltre ogni limite, e quando venne, fù una goduta memorabile. Lei si era preparata ad ingoiare, ma i sussulti e le spruzzate di sborra le avevano riempito la bocca, lei ingoiava, ma lui continuava a godere come non aveva mai goduto. Finalmente i sussulti rallentarono e Gabriele si calmò.
Quella goduta lo agganciò definitivamente a lei, fù una specie di matrimonio mentale che lo legò alla sessualità di Enrica. Contemporaneamente pensò : “ la prossima volta me la inculo di nuovo come dico io, vedremo se le piacerà come oggi.”
Enrica pensava invece che il vecchio aveva una vitalità invidiabile anche ad un ventenne, era soddisfattissima del suo anziano amante e avrebbe voluto riprovare quel grosso affare nel culo. Procedette alla riparazione idraulica e salutandosi, promettendosi ulteriori performances, si diedero appuntamento per la prossima volta.
Lei fece un riepilogo nella sua mente ed arrivò alla solita conclusione: non avrebbe rinunciato al figlio per il vecchio amante, anche se Gabriele la soddisfaceva al massimo. Il figlio era al primo posto indiscutibilmente. Ma le piaceva la sessualità vissuta, calma, senza fretta delle persone anziane. Insomma voleva tutto, il cazzo giovane del figlio e quello anziano del vecchio.
Non avrebbe rinunciato a nulla, anzi al bar avrebbe avuto altre occasioni da sfruttare.
Occasioni che si presentarono ben presto, anche perchè lei aveva cambiato atteggiamento nei confronti delle persone anziane. Mentre prima le tollerava come clienti che portavano consumazioni e quindi incassi, ora li vedeva anche da un altro punto di vista, quello sessuale, e lei col suo modo di fare così accattivante attirava la clientela oltre i sessanta. Gabriele era caduto nella trappola quando vide le sue cosce fino alle mutandine. Ora aspettava altre occasioni per godersi la vita in tutte le sue sfaccettature. Però, sapeva di non poter trascurare il figlio, che pure aveva esigenze di tutto rispetto. Insomma si barcamenava tra la impetuosa sessualita' di Giangiacomo che non era mai sazio della sua bocca, della sua figa, del suo seno, delle sue cosce e del suo culo e le attese delle altre persone che apprezzavano il suo modo di stare al bar pieno di attenzioni per tutti, salutando sempre per prima, e svolgendo un servizio ineccepibile.
Da un pò di tempo Giangiacomo aveva notato un certo raffreddamento da parte della madre, nonostante si prodigasse per accontentarla al massimo. Più di una volta la sera l'attendeva al ritorno dopo la chiusura del bar, ed appena lei metteva piede in casa dopo aver chiuso la porta di ingresso, la sbatteva contro il muro, le alzava la gonna fino alla vita, si sbottonava velocemente la patta dei pantaloni, e lo infilava tra le cosce della madre baciandola con furore. Succhiava la lingua della madre con ferocia, ne aspirava tutta la dolcezza mentre il suo cazzo andava avanti ed indietro tra le sue cosce. Lei lo lasciava fare, quel figlio era la sua ragione di vita ed era tutto per lei, inoltre la sessualità di Giangiacomo gli era stata instillata da lei e quindi ora non poteva lamentarsi di nulla. Il figlio era sessualmente proprio come lei lo aveva voluto, potente, grande, egoista, e sempre pronto. A lei doveva andare per forza bene così, senza se e senza ma. Lo lasciava fare anche quando avrebbe preferito un approccio più dolce, più attento alle sue esigenze. Invece lui niente, andava giù pesante, specie da quando aveva notato un raffreddamento di Enrica nei suoi confronti. Sarebbe bastato chiederle spiegazioni e lei, negando il tutto si sarebbe riavvicinata al figlio, amandolo ancora di più, ma lui non chiese nulla, si era intestardito su un allontanamento della madre e voleva ad ogni costo riconquistarla a colpi di cazzo, ma non immaginava che l'amore non è solo sesso, sesso a tutte le ore, ma anche qualcos'altro che lui in quel momento non le dava. Enrica capì che col suo modo di fare il figlio le stava comunicando qualcosa. Quelle performances dietro la porta di ingresso che erano una quasi violenza, e che a lei potevano anche piacere, erano diventate frequenti, troppo frequenti per essere un normale desiderio tra due persone che si amano, era qualcos'altro che lei non riusciva a capire. La sera a letto, mentre dormivano, lei ripensava a quale significato attribuire a quei gesti così violenti che soltanto una madre poteva sopportare.
Arrivò, dopo averci pensato a lungo, ad una conclusione: Giangiacomo non era più così contento di lei. Si perchè lei a volte era distratta e mentre parlava col figlio, pensava ad altro, dando risposte non coerenti. Lui pensava esclusivamente a lei e cercava di accontentarla in tutti i modi, sapeva le cose che le piacevano e le cose che la infastidivano. Aveva per esempio notato che a volte gradiva essere presa con violenza, ed allora lui la impostava dovunque capitava a tiro, le aveva chiesto di usare poco i pantaloni, perchè la gonna la rendeva più sensuale. Era vero, con la gonna era più sensuale, anche perchè lui la scrutava continuamente quando girava per casa, oppure quando era seduta sul divano o su una sedia della cucina. Si svolgeva tra loro due un gioco fatto di vedo e non vedo, di ombre in chiaroscuro, di calze velate agganciate al reggicalze, di gonne svolazzanti che lasciavano più che intravedere, immaginare quello che c'era sotto. In quei momenti lui non capiva più niente, era agitato ed aspettava l'occasione buona per impostarla contro un muro, oppure a pecora con i gomiti appoggiati sul tavolo. Erano scintille perchè lei non ancora riscaldata da qualche preliminare era ancora asciutta e lui la forzava penetrandola con forza. Lo lasciava fare perchè a lei piaceva essere presa in quel modo rude e violento, sapeva che si sarebbe bagnata velocemente ed avrebbe gustato quella scopata veloce. Ma non sempre era così. Da quando frequentava Gabriele, lei viveva in modo distratto, le piaceva il modo tranquillo di possederla del vecchio, le piaceva il suo randello lungo e paccuto, quando quel randello era dentro di lei, la mandava subito in estasi e godeva di continuo, perdeva quasi i sensi, fino a quando lui, scaricatosi dentro di lei, si ammosciava e lo tirava fuori. Solo allora lei rientrava in questo mondo e riprendeva coscenza. Erano momenti indimenticabili, quei momenti l'avevano legata a Gabriele più di ogni altra cosa, ed avrebbe fatto qualunque cosa per ripetere quella goduria. Comunque non doveva trascurare il figlio, se necessario per salvare il rapporto col figlio, avrebbe mandato al diavolo Gabriele, ma per ora, riusciva a gestire entrambe le situazioni inventando scuse e sparando bugie ora all'uno ora all'altro. Per non compromettere il rapporto col figlio, aveva deciso di rallentare quello con Gabriele e dedicarsi completamente a Giangiacomo almeno per qualche tempo.
Cercò di scacciare dalla mente il cazzo di Gabriele che le piaceva tanto, per dedicarsi a quello di Giangiacomo che tante soddisfazioni le aveva dato nel recente passato. Riprese a girare per casa in gonne svolazzanti e calze sexy proprio per arrapare il figlio, e riportarlo a se facendolo godere come mai aveva fatto. Le occasioni in casa erano frequenti e la domenica, quando il bar era chiuso per riposo settimanale, lei si dedicava al figlio, gli preparava i piatti che gli piacevano, il vino che scendeva e rendeva allegri, e soprattutto gli permetteva di scrutarla fra le gambe quando lei si sedeva. Sapeva che il figlio alla vista delle sue grazie cominciava ad agitarsi, ma prima lo faceva mangiare, e dopo il caffè lo aspettava il salotto, seduta sul divano in modo compito, ma non troppo. Lui dopo aver mangiato e bevuto, dopo il caffè si sedeva in salotto e la guardava con apparente indifferenza, ma lei sapeva tutto quello che gli passava per la testa, ed allora allargava un pò le gambe, sorrideva parlandogli dei problemi al bar, fino a quando lui eccitato dalle cosce della madre, si alzava per andare a sedersi vicino alla madre, le metteva una mano sul collo, e si avvicinava per baciarla. A quei baci, lei rispondeva lasciandosi andare mollemente ed accettando l'abbraccio del figlio. Baciandosi lei allungava una mano per tastare la durezza del cazzo di Giangiacomo, e subito dopo, tirata giù la lampo, lo tirava fuori e lo guardava segandolo lentamente. Poi si abbassava per baciarne la capoccia, mentre lui aveva già infilato una mano fra le sue cosce.
Giangiacomo si spostò lentamente e gradualmente fino ad avere la testa fra le cosce della madre e lei il cazzo del figlio in bocca. Insomma erano impegnati in un bel sessantanove.
Lui scese con la lingua nella zona fra i due pertugi della madre e leccava il muscolo perineo, e successivamente lappò con foga il buco del culo. Questa leccata così particolare mandò in orbita Enrica che iniziò un godimento profondo ed ininterrotto, tornò in se solo dopo alcuni minuti e solo dopo essere venuta molte volte. Pensò che un leccaggio del genere sarebbe piaciuto anche a lui ed iniziò a leccargli prima le palle e dopo scese fino al suo culo, dove lo insalivò e leccò abbondantemente, mentre con la mano destra segava il cazzo di Giangiacomo. Anche lui ebbe un orgasmo forte, quel leccaggio così particolare e quella sega lenta lo avevano scosso fin nel profondo. Quando dopo alcuni minuti di questo trattamento lui godette, fù una goduta particolare, infinita, continuava a sborrare in mano alla madre senza soluzione, godette ripetutamente fino in fondo. Finalmente tornarono in se e si risollevarono. Si baciarono ancora e quei baci furono una rinnovata promessa di amore eterno da parte di ambebue. Tutti gli attriti erano stati rimossi e i due amanti ripresero la loro normale vita. Non vi fù nessun chiarimento, ma era sottinteso che avrebbero dedicato il proprio amore esclusivamente all'altro.
Ma Gabriele non era contento del tutto, aveva si avuto molto da lei, aveva provato il suo culo che lo arrapava moltissimo una sola volta, ora lo voleva ancora, perchè lo sfintere anale stringeva la cappella e rendeva tutto più gustoso. Anche lei lo voleva nel culo, perchè quel randello tendeva le pareti rendendole sensibilissime ai colpi del cazzo di Gabriele, che
attendeva solo l'occasione buona per raggiungere il suo obiettivo, ormai era preso nella trappola sessuale tesa da Enrica che si era invaghita del suo cazzo.
Giangiacomo era ormai cresciuto, frequentava l'ultimo anno delle scuole superiori ed in primavera, come tutte le scuole, fù organizzata una gita di cinque giorni a Parigi. Lui non voleva andare, ma la madre lo invogliò affinchè si prendesse un periodo di riposo attivo stando con i suoi compagni di scuola spensieratamente. Inoltre non era mai stato a Parigi, per cui decise di partecipare a quella gita.
Enrica intendeva recuperare in quei giorni il rapporto con Gabriele trascurato un pò negli ultimi tempi a favore di Giangiacomo al quale non poteva rinunciare. La sua psiche era divisa tra il figlio sangue del suo sangue, giovane e sempre in tiro, che conosceva talmente bene da poterne anticipare addirittura le mosse. In pratica lo guidava a distanza come un giocattolo telecomandato. Quando lei aveva voglia, per esempio, le bastava indossare una gonna larga e corta che svolazzando, metteva in mostra le sue grazie al figlio, quando doveva spostare un mobile o nelle mille altre occasioni che quasi quotidianamente si presentavano in casa, ma soprattutto quando indossava le calze autoreggenti, gli faceva occhieggiare la fine del ricamo delle calze e Giangiacomo partiva per la tangente, non capiva più nulla ed era un docile strumento manovrato da lei.
Ora però era il momento di Gabriele il cui cazzo sembrava fatto su misura per lei, per portarla in paradiso. Quando il cazzone di Gabriele era dentro di lei, il suo spessore tendeva le pareti della vagina, rendendola sensibilissima e facendola godere moltissimo. Inoltre anche Gabriele, come raccontato sopra, era sensibile alle sue cosce, calze, reggicalze e tutto il resto. A volte Enrica si chiedeva perchè i suoi amanti erano o molto giovani come il figlio, oppure anziani come Gabriele, non vi erano vie di mezzo. Forse perchè un uomo della sua età era prevedibile e scontato, mentre lei era alla ricerca continua di situazioni nuove, che le avrebbero fatto scoprire nuovi aspetti di quella sessualità che la intrigava al massimo.
Quando partì il figlio per Parigi, lei telefonò a Gabriele e gli disse di avere del tempo da dedicare a loro due, di organizzare qualcosa da fare insieme. Lui non si fece ripetere l'offerta, e le disse che il sabato imminente, cioè dopo due giorni l'avrebbe portata fuori a divertirsi insieme. Era tanto tempo che lei non usciva, il rapporto col figlio la costringeva a casa di continuo, non che la cosa le facesse dispiacere, ma ogni tanto una ventata di libertà era la benvenuta. Si predispose già dal giorno prima per passare una serata rilassante con Gabriele.
Quel giorno tirò fuori i vestiti più belli del suo guardaroba, li provò tutti e scelse delle cose eleganti e sexy. Quella sera voleva fosse speciale per lei e per quel giovanotto di settant'anni di Gabriele. Un tailleur blù con gonna appena sopra il ginocchio, scarpe con tacco medio, una camicetta bianca, trucco leggero. Era vestita in modo sobrio, da vera signora in giro col suo uomo. Si dettero appuntamento in un parcheggio, e quando lei salì sulla macchina di lui, controllò se il suo sguardo fosse finito sulle sue cosce volutamente scoperte nel salire in macchina fino al ricamo delle calze autoreggenti. Gabriele, dopo quello sguardo tra le sue cosce, si sistemò il pacco, evidentemente era già in tiro. Il suo glamour colpiva sempre. Enrica era inorgoglita dal suo fascino, nonostante gli anni era pur sempre una gnocca non da poco, che sapeva valorizzare le sue cose, e quando un uomo la desiderava lei era al settimo cielo, aveva però bisogno di continue conferme, per riaquisire quella sicurezza, a volte un pò sfacciata, che la faceva sentire al centro delle attenzioni degli uomini.
Partirono e si diressero verso la costa e chiacchierando del più e del meno presero l'autostrada per il mare,riservandosi di decidere al momento il posto dove fermarsi.
Ascoltando un pò di musica in sottofondo, lei si mise comoda e la gonna salì ancora un pò scoprendo metà coscia. Lui periodicamente con lo sguardo osservava la risalita della gonna che lentamente procedeva con apparente indifferenza di Enrica, che invece controllava tutto, compreso il pacco di Gabriele che prendeva sempre più consistenza. Lei ebbe la tentazione di allungare una mano per sentirne la durezza, ma per ora lasciò perdere in attesa degli eventi.
Lui guidava con calma, ma controllava la gonna di Enrica che piano piano era salita fino a scoprire il ricamo delle calze. Lei già eccitata allungò la mano sinistra e tastò il cazzo di Gabriele dentro i pantaloni. Lo trovò duro, lungo e largo. Evidentemente quella situazione lo eccitava da morire. Lei lo guardò con un sorriso sornione, e tirò giù la lampo dei pantaloni, poi infilò la mano dentro e toccò un cazzo enorme, largo e spesso, duro come il marmo. Non esitò un attimo, lo tirò fuori e lo prese in mano. Iniziò ad andare su e giù con la mano.
Gabriele dovette sforzarsi per controllare la macchina quando lei si abbassò per mettere in bocca un capoccione che stentò a passare tra le sue labbra. Ma passò ed Enrica iniziò a muovere su e giù la testa col cazzone in bocca. Lei sentì che fra poco sarebbe venuto nella sua bocca, allora rallentò il ritmo, lo tirò fuori dalla bocca, lo rimise dentro i pantaloni e tirò su la lampo. Voleva serbarlo per dopo,anche se quella occasione era ghiotta. Lui chiese perchè aveva smesso, ma lei gli disse che doveva essere concentrato sulla guida e non sulla sua bocca.
Una risata rimise le cose a posto e proseguirono verso il mare. Il pacco era meno evidente, segno che Gabriele si era calmato almeno un pò.
Lei tirò giù la gonna e proseguirono il viaggio dopo quell'acconto consistente.
La serata promette bene, pensava Gabriele, mentre Enrica libera dal pensiero del figlio, era completamente rilassata e voleva godersi la serata in compagnia del suo amore anziano fino al mattino seguente.
Scelsero un ristorante che preparava dell'ottimo pesce, parcheggiarono l'auto e raggiunsero a piedi il posto. Si sedettero, bevvero un aperitivo, e dopo qualche minuto cominciarono con alcuni antipasti con vino bianco ghiacciato. Mentre mangiavano si guardavano negli occhi, pensando a quello che di li a poco sarebbe accaduto, ma nessuno dei due voleva anticipare i tempi, l'amore maturo richiede il rispetto dei tempi, ogni cosa accadrà quando sarà il momento. Mangiarono con appetito, bevvero bene, alla fine si alzarono sazi ed un pò brilli dalla tavola. Lui pagò ed uscirono dal locale. Decisero di fare due passi sul lungomare per smaltire gli eccessi dell'alcol ingerito e si avviarono chiacchierando del più e del meno.
Era già buio, ed il lungomare era illuminato dalle luci pubbliche, quando lei decise di andare a passeggiare sul bagnasciuga. Gabriele fù d'accordo e si avviò sulla spiaggia verso il mare, ma Enrica gli chiese di aspettarla perchè voleva togliere le calze per non sporcarle con la sabbia. Cercò un luogo riparato ed iniziò l'operazione sotto lo sguardo attentissimo di Gabriele.
Dopo essersi guardata intorno e controllato che nessuno fosse nei paraggi, sollevò il lembo della gonna sotto gli occhi di lui. Comparirono le sue belle gambe che lo mandarono in brodo di giuggiole, dopo iniziò lentamente a sganciare , con mosse molto lente, le calze dai ganci del reggicalze, controllando la perfezione delle sue cosce. Gabriele, già arrapato dal pompino interrotto in macchina, caricato dagli sguardi durante la cena, dal vino che era sceso abbondantemente nel suo gargarozzo, non resisteva più, mentre lei si toglieva le calze con quella lentezza così sexy, controllò il suo pacco e ne constatò una durezza impressionante, si avvicinò a lei che stava ultimando l'operazione calze, la abbracciò, la strinse con forza e la baciò profondamente. Lei si strinse a lui languidamente e ricambiò quel bacio ardente. Ma si staccò da lui e corse verso la spiaggia a piedi nudi e con le calze e le scarpe infilate nella sua borsa. Correvano come due ragazzi, felici e sorridenti. Arrivarono sul bagnasciuga e si fermarono. La notte ormai era piena e le luci erano lontane, quando lui la raggiunse, la strinse ancora, e baciandola di nuovo, le fece sentire tutta la sua virilità risvegliata dalla scena di poco prima. Lei sentì il cazzo di lui, si strinse sentendolo sulla sua pancia, e si rese conto che quella sera il cazzo di Gabriele era ancora più grosso, come aveva constatato in macchina.
Eccitata al massimo anche lei dalle varie intriganti situazioni di quella sera così particolare, tastò con una mano quanto era grosso e duro l'attrezzo del suo amico.
Ripresero a camminare sulla riva e lui le prese la mano per tenerla vicina a se, lei lasciò fare e si avvicinò come una gatta in calore.
Entrambi sapevano che quella sarebbe stata una serata speciale sia per lei che per lui, avevano stabilito un feeling molto forte e particolare, come se ognuno dei due sapesse quello che aveva in mente l'altro.
Gabriele dopo aver assaggiato il culo di Enrica la prima volta qualche tempo prima, si era ripromesso che prima o poi me la sarebbe inculata di nuovo con suo grande godimento. Lei aveva intuito le intenzioni di lui, ma quella sera il cazzo di lui era enorme, lo aveva sentito prima in macchina, dopo sulla spiaggia, ne aveva un pò paura, soprattutto se non avesse usato alcuni accorgimenti, ma avrebbe gestito la situazione al momento. Per ora si comportavano come due ragazzini innamorati, si inseguivano di notte in spiaggia baciandosi e limonando continuamente.
Erano felici, molto felici, dopo una corsa entrambi si fermarono al buio, lui la strinse e lei ancora una volta senti su di se la bestia che premeva. Ma questa volta Gabriele la tenne ferma, e baciandola a fondo abbassò la cerniera e tirò fuori il suo cazzone, lo mise in mano ad Enrica che lo strinse amorevolmente, riempendole tutta la mano.
Lui si abbassò un pò e, dopo aver alzato la gonna di lei, lo infilò tra le sue cosce. Le gambe di lei quasi si piegavano, ma era sorretta da quel bastone di carne dura che andava avanti ed indietro. Avevano il fiato grosso quando Gabriele scorse nei paraggi un pattino tirato a secco. Si avvicinarono e lui la fece sedere sul legno, mentre lei tenendo in mano l'arnese lo avvicinò alla sua bocca, la spalancò e con qualche difficoltà ne ingoiò la capoccia e poco altro. Ora con una mano stringeva le palle di lui, con l'altra mano accompagnava quel cazzone nella sua bocca con sommo godimento di entrambi. Tutto andava bene, ancora un pò di quel trattamento e lui sarebbe venuto, sentiva salire la sborra dalle palle, lei capì che stava per godere nella sua bocca, pensò di tirarlo fuori, ma, in onore di quella serata unica,decise di non toglierlo e goderselo fino in fondo. Lui venne, i fiotti di sborra inondarono la sua bocca, e lei ingoiava man mano che uscivano da quel maestoso cazzo. Finalmente rallentò, la sua goduta era stata memorabile, tirò fuori il suo arnese ancora semiduro, e lei lo ripulì con la bocca, neanche una goccia era andata sprecata, tutto era finito nella bocca di lei che evidentemente ne apprezzava il sapore. Lei subito dopo si alzò e lo baciò con passione, lui senti attraverso la bocca di lei il sapore del suo seme ed il suo cazzo riprese a premere.
Ora lui voleva leccarla a modo suo, come non l'aveva mai fatto. La mise a novanta gradi con gli avanbracci appoggiati sul sedile del pattino, si mise dietro ed iniziò a leccarla prima fra le natiche, indi proseguì leccandole il buco del culo, scese ancora e leccò il muscolo perineo e le grandi labbra della figa, ed agevolato dal movimento di lei, arrivò a lappare anche il clitoride. Fece questo percorso più volte dalle natiche al clitoride e viceversa. Enrica ad occhi chiusi godeva silenziosamente, e veniva di continuo, era in catalessi. Dopo alcuni passaggi lui si staccò, si tirò un pò indietro e dopo aver sputato sulla sua capoccia, la avvicinò al suo buco posteriore, pensando che un capoccione del genere non sarebbe mai entrato in quel buchetto così ristretto. Lei si avvide della manovra solo quando sentì la capoccia provare a farsi strada nel suo culo, lo voleva anche lei, infoiata come mai da quella leccata totale dal culo al clitoride passando per perineo e le grandi e piccole labbra, ma temeva lacerazioni, il suo culo era abituato al cazzo del figlio, non piccolo, ma decisamente inferiore in lunghezza e spessore a quello che ora stava provando ad incularla. Si girò verso di lui e gli chiese di procedere piano e soltanto col suo consenso per non fare danni. Lui avrebbe voluto sfondarla, ma acconsentì in onore del loro amore totale, la capoccia non voleva passare lo sfintere, lo lubrificò ancora con la saliva e riprese a spingere delicatamente e soltanto su suo incitamento. Dopo un pò finalmente la capoccia passò il punto più stretto, lei emise un grido soffocato, ma passò, si fermò un attimo per permettere un adeguamento dello sfintere a quel cazzone asinino, e poco dopo riprese a spingere col consenso di lei. Ormai metà cazzo era dentro il suo culo, il dolore si era trasformato in godimento puro, lei lo incitò a spingere fino in fondo, cosa che non si fece ripetere due volte ed affondò completamente dentro le viscere di Enrica. Mentre la inculava, lei aveva le pareti tese allo spasimo, godeva in continuazione, quello stantuffo le arrivava al cervello, non capì più nulla,la sborrata in bocca ad Enrica, aveva svuotato Gabriele che ora poteva allungare quella bellissima inculata che aspettava da tantissimo tempo. Lei era ormai soltanto passiva, lasciava fare a lui tutto quello che voleva, lo stantuffo andava avanti ed indietro, trapanava il suo culo in modo inesorabile, mentre la sfondava, con una mano le stuzzicavail clitoride aumentandone la goduria. Finalmente lui iniziò a venire per la seconda volta quella sera, ma questa volta nel culo sognato da tempo. Anche Enrica godette molto, aiutata dalla masturbazione del clitoride. Finalmente si rilassarono, lui tirò fuori quel manganello, si pulì con dei fazzoletti di carta, rimise dentro l'attrezzo e si avvicinò a lei baciandola. Lei era sfinita, abbandonata sul pattino senza più energie. Lo guardò, gli sorrise in segno di ringraziamento ed allungò una mano per accarezzarlo. Quel gesto fù apprezzato da Gabriele che l'aiutò ad alzarsi, a pulirsi ed a rivestirsi. Sorregendola tornarono in macchina, mise in moto e si avviarono verso casa, mancava poco alla mezzanotte. Lei era visibilmente scossa, ma soddisfatta. Lui un pò in apprensione perchè temeve di averle provocato qualche danno, ma lei lo rassicurò, a casa – disse – farò un bidet caldo, un pò di olio johnson per bambini e domattina sarò in forma. Durante il viaggio lei allungò le gambe e la gonna tornò su, ma lui non ne approfittò, mise soltanto una mano fra le sue cosce e la tenne lì per molto tempo. Le cosce di Enrica erano bollenti, dalla sua figa veniva fuori un calore forte misto ad un profumo particolare. Dopo alcuni minuti, la mano era caldissima, sempre più calda, sembrava un forno. Gabriele si chiese se lei non fosse già pronta per un nuovo assalto, ma rinunciò dopo le performances di poco prima, ma quel calore era molto particolare, proveniva dalla sua figa bellissima.
La notte Enrica dormì come un sasso, si rilassò completamente, il bidet caldo e l'olio avevano rimesso tutto in ordine, inoltre la estrema soddisfazione sessuale della sera prima quando aveva goduto moltissimo la rimisero in sintonia col mondo intero. Ripensò allo stantuffo di Gabriele, veramente super, in grado di soddisfare qualunque donna. Scoprì di essere innamorata di Gabriele e del suo cazzone. Si ripromise di continuare quella relazione senza mettere a repentaglio quella col figlio. A Gabriele avrebbe detto che il figlio non gradiva quella relazione, per cui avrebbero potuto vedersi, ma con precauzione e senza far accorgere nulla a Giangiacomo. Non gli avrebbe raccontato del rapporto incestuoso col figlio.
Le sembrò una soluzione che le permettesse di controllare sia il rapporto col figlio, che quello più intrigante con Gabriele ed il suo attrezzo super. Sì questa era la soluzione migliore.
Ora però aveva bisogno di stare calma, di non stressarsi, di lavorare e per ora lasciar perdere per qualche giorno il suo Gabriele, anche perchè aveva anche un dolorino al posteriore strapazzato duramente dal cazzone di Gabriele.
Passarono alcuni giorni, il figlio tornò dalla gita a Parigi, e tutto ritornò dentro i soloti binari.
Giangiacomo appena arrivò a casa, abbracciò la madre e la baciò con passione, voleva evidentemente la madre, ma lei ancora dolorante tergiversò, prese tempo, gli disse di riposarsi dopo tutto il viaggio affrontato per andare e tornare da Parigi in pulmann. Lui non sapeva delle performances della madre col suo amico. Gli chiese se aveva fatto delle amicizie femminili in gita, ma lui le disse che aveva pensato esclusivamente a lei e non vedeva l'ora di tornare per riabbracciarla. Lei fù lusingata da tanto amore e lo baciò con passione in bocca, chiedendogli di pensare a riposarsi dal viaggio.
Giangiacomo si spogliò, si buttò sul letto e cadde in un sonno profondo. Enrica mentre lui dormiva si avvicinò al figlio per osservarne l'aspetto ed ancora una volta vide il figlio con una forte erezione durante il sonno. Sorridendo sfiorò il cazzo del figlio e si disse tra se e se: domani lo sistemo io quello, lo metto a posto, dobbiamo recuperare il tempo perso e vedremo se durante la gita ha pensato solo a me. Voleva metterlo a dura prova, tastarne la resistenza e sapere se nella gita aveva conosciuto qualche ragazza.
Dunque tra alti e bassi, la vita di Enrica girava forte sia sul lavoro che rendeva bene e le permetteva un tenore di vita piuttosto elevato, sia dal punto di vista sessuale che era tornata iperattiva e densa di soddisfazioni. La mattina dopo andò al lavoro lasciando il figlio ancora a letto che dormiva col cazzo questa volta finalmente a mezza forza. Al ritorno dal bar verso le tre del pomeriggio, il figlio si era appena alzato e stava prendendo il caffè. Lei entrò, si salutarono con un leggero bacio, e Giangiacomo riprese a bere il suo caffè.
Allora? - disse Enrica – come è andata la gita?
Benissimo – rispose lui – con la tazzina in mano. Ho visto molte cose belle, la francia mi piace e quando potremo ci andremo insieme io e te. Bene disse lei sedendosi ed accavallando le gambe, controllò lo sguardo del figlio, che, come sempre era diretto fra le sue cosce. Notò che Giangiacomo era sempre in tiro, le cosce della madre lo facevano impazzire e lei voleva una conferma in questo senso. Avutala si alzò e si avvicinò al figlio ancora seduto con la tazzina in mano, lo abbracciò da dietro, lo strinse e gli fece sentire i suoi seni sulla schiena. Lui, sempre attento a questi particolari, sistemò il pacco, girò la testa e la baciò con passione. Il feeling di sempre era stato ristabilito, si alzò dalla sedia, strinse Enrica facendole sentire il suo pisellone, e baciandola le mise una mano tra le cosce. Salì con la mano fino alle mutandine già fradice dei suoi umori, si slacciò la cerniera, lo tirò fuori e lo mise fra le sue gambe. Lei gradì, ebbe la conferma attesa sulla passione del figlio verso la madre, se ne compiacque, scostò le mutandine, e preso il mano l'affare di Giangiacomo, lo diresse verso la sua figa. Il capoccione passò agevolmente nella sua figa già abbondantemente lubrificata dalla sua voglia, e cominciò un lento andirivieni. La posizione non era delle migliori e si trasferirono sul divano dove lei si sedette a gambe larghe. Lui non aspettava altro e infilò il suo cazzo nella bocca della madre fino in fondo, lei ebbe un sussulto perchè la capoccia toccò la gola, ma resistette, voleva premiare il figlio ed iniziò a succhiare. Succhiando lo guardava negli occhi e capì quanto lui la amasse, certo molto di più di quanto lei amasse il figlio. Ma continuò a pompare il cazzo di Giangiacomo che dopo un pò stava per godere, lei se ne accorse ed insistette nel pompaggio fino a farlo godere, ingoiando tutta la sua sborra. Era quello il premio che aveva deciso di dargli. Quando il cazzo si ritirò, lei, sempre leccandolo, lo ripulì per bene e lo rimise dentro i pantaloni dicendogli- ti è piaciuto il regalo? - lui rispose che era il più bel regalo che potesse fargli, che in gita non aveva fatto altro che pensare a lei ed al suo corpo che gli apparteneva, ed aggiunse anche che voleva un figlio da lei. Enrica sorrise dolcemente alle parole del figlio, lui non sapeva che la madre non poteva avere più figli a causa della menopausa, altrimenti negli ultimi dieci anni, avrebbe fatto dieci figli da dieci padri diversi, anche di colore, ma gradì moltissimo il pensiero.
Lui le confessò di aver fatto qualche conoscenza femminile in gita, ma che non aveva voluto approfondire la conoscenza perchè Enrica era, è, e sarà sempre in cima ai suoi pensieri. Lei si sentì ancora gratificata da quelle parole e gli promise una altro regalo prossimamente. Lui rimase incuriosito dalla proposta, ma fù distratto dalla televisione che trasmetteva le prove di formula uno, altra sua grande passione dopo le grazie di mammà. Guardando le prove di formula uno, sgranocchiava un panino imbottito, mentre Enrica rassettava la casa.
Ma dopo una settimana di astinenza, non gli era bastato il pompino con ingoio di poco prima, ed allora,dopo le prove di formula 1 scrutò la madre che rassettava la casa. Indossava una vestaglia con gli ultimi bottoni slacciati, e lasciava involontariamente intravedere le sue belle cosce fin quasi alle mutandine. Giangiacomo aguzzò gli occhi ed osservava mammà mentre puliva la casa, dopo aver lavato le tazzine del caffè, le poneva sul lavapiatti in alto per farle sgocciolare, sollevando in tal modo il lembo della vestaglia lasciando le sue gambe alla vista del figlio che non perdeva un frame. Già ingrifato per il regalo fattogli dalla madre poco prima, approfittò di un attimo in cui lei gli passò vicino per prenderla in vita, avvicinare il viso a quello di lei e baciarla profondamente. Lei si ritrasse dicendo – ma come non ti è bastato quello di prima? - no, rispose lui, tu non mi basti mai, ti vorrei sempre per venticinque ore al giorno. Tu dirai: ma come se la giornata è fatta di ventiquattrore? Semplice, mi alzo un'ora prima la mattina. Era vero, quella donna dopo averlo partorito anni prima, ora lo aveva stregato, lo aveva accalappiato tra le sue spire, il ragazzo era talmente invaghito delle grazie della madre, che non vedeva altre donne, non lo interessavano, sempre preso da Enrica che a dire il vero lo accontentava in tutto. Poco prima gli aveva regalato un pompino con ingoio che lui aveva gradito molto, ed ora aspettava un altro regalo come da promessa. Lui cercava di immaginare di quale regalo si trattasse, ma per quanti sforzi facesse, non riusciva a capire di cosa potesse trattarsi.
Era pazzo di lei, eppure a scuola vi erano delle stupende ragazze che avrebbero volentieri imbastito qualche storia con lui, ma Giangiacomo niente, era affabile, sorridente, cortese, ma non andava oltre. Nessuno sapeva che lui era sessualmente a posto. Faceva quello che voleva, come voleva, dove voleva. Sua madre faceva tutto per lui, lo accontentava in tutto e per tutto, quel giorno gli aveva fatto un regalo grandissimo, aveva ingoiato il suo sperma dopo averlo spompinato per bene. Era una cosa che non gli aveva mai fatto e che il figlio gradì moltissimo, credendo che sua madre non avesse mai fatto una cosa del genere a nessuno, ma evidentemente non era al corrente della vita trascorsa da Enrica. Addirittura una volta lei aveva messo nel suo bicchiere un sonnifero per andare ad un appuntamento con dei negri in Egitto, lui di queste cose non sapeva nulla, ma la madre in fatto di sesso non aveva scrupoli, aveva fatto le esperienze più forti, a volte rischiando anche la pelle pur di soddisfarsi come lei voleva. Ricordava che nella spiaggia a sharm el sheik una sera fu violentata, inculata, e dovette spompinare una decina di negri di cui alcuni erani iperdotati. Fù nelle loro mani per almeno due o tre ore, alla fine lei non reagiva più, era una massa inerte nelle loro mani, e solo la bontà di un cameriere, che diede ordine a tutti di sparire la salvò da un massacro sessuale. Per puro miracolo ne venne fuori e si promise di non correre più rischi del genere, i cazzi che aveva preso quella sera, le sarebbero bastati per tutta la vita. Comunque conservò un buon ricordo di quella sera. Chissà forse con maggiori controlli avrebbe potuto ripetere una esperienza così dura. Ogni tanto ci pensava, cercava di scacciare dalla memoria quei brutti momenti, ma che avevano soddisfatto come mai la sua libidine ormai perversa oltre ogni limite.
Ora il figlio aveva creduto che il suo era il primo ingoio della madre, lui credeva ingenuamente che lei era esclusivamente sua, ma non immaginava neanche lontanamente le peripezie sessuali di lei che ne aveva combinate di tutti i colori, anche con animali insieme alla sua amica Giovanna. Il fatto è che di fronte alla possibilità di godere, lei non riusciva a tirarsi indietro. La situazione incestuosa creatasi col figlio, l'avevano costretta ad assumere atteggiamenti prudenti, anche per salvaguardare il figlio, oltre che se stessa, ma non aveva nessuna voglia di rinunciare ai suoi amori che la facevano sentire femmina al 100 per cento. In quel periodo stava vivendo una storia con Gabriele, un cliente anziano del bar col quale si sentiva realizzata in pieno, ed al quale non voleva rinunciare, così come non avrebbe rinunciato all'amore del figlio.
Voleva tutto e non rinunciare a nulla delle cose che le piacevano. L'amore del figlio le era indispensabile, non sarebbe riuscita a vivere senza, lui era tutto per lei, sapeva come prenderlo, come portarlo dove lei voleva ed all'occorrenza togliersi i suoi sfizi sessuali che erano parecchi e di varia natura, e dopo tornare all'ovile per accudire, sotto tutto i punti di vista, Giangiacomo.
Le era ormai indispensabile anche l'amore di Gabriele, ormai era legata a lui, stregata dal suo cazzo che la riempiva come nessun altro. Ultimamente aveva dato il culo a Gabriele, lui aveva creduto di essersela inculata di forza, ma non aveva capito che anche lei voleva il cazzo di Gabriele nel culo, quindi i due desideri si erano incontrati, con somma soddisfazione di entrambi. Quella inculata aveva legato i due in modo indissolubile, e lei era costretta a barcamenarsi tra i desideri di entrambi, accontentando ora l'uno, ora l'altro.
Tra i due amanti di Enrica, predominava leggermente Giangiacomo, più giovane, sempre pronto che riteneva la madre a sua esclusiva disposizione, mentre riusciva a controllare meglio Gabriele, più anziano, più tranquillo, con meno velleità in testa.
Questa era la situazione quel pomeriggio, un triangolo isoscele con Enrica alla base ed i suoi due amanti ai lati. Chissà, forse un giorno si sarebbero abbandonati ad una doppia penetrazione che la intrigava molto, ma per ora doveva barcamenarsi tra i due amanti, nascondendo all'uno l'amore per l'altro.
Ora Giangiacomo era in attesa del regalo della madre. Non riusciva ad immaginare di che cosa si trattasse, ma, pensò, è qualcosa inerente al sesso, e siccome avevano esplorato praticamente quasi tutto l'universo erotico, rimaneva soltanto il culo di Enrica da profanare. E sì, doveva trattarsi proprio di quello, a volte leccandola, era partito dal clitoride, passando per le grandi labbra, piccole labbra, muscolo perineo e culo. Quando la lingua arrivava a lappare il buco dietro, Enrica godeva di più e faceva in modo di prolungare quella lappata al culo perchè le piaceva molto, quindi il prossimo regalo della madre al figlio, sarebbe stato quello. Lui sorrideva pensandoci, e si preparava a raggiungere questo nuovo traguardo,questo nuovo, per lui, obiettivo. Era una zona particolarmente sensibile ed Enrica, lo aveva scoperto durante l'avventura in Egitto con i negri.
Quella sera Giangiacomo, ancora stanco del viaggio, andò a letto presto, verso le dieci e trenta, dopo aver visto la tv svogliatamente. Dato il caldo di quel periodo, si mise sotto il lenzuolo solo in mutande.
Madre e figlio dormivano in due camere diverse, lei aveva un letto matrimoniale, lui un letto ad una piazza e mezza, ma con numerose eccezioni, infatti spesso l'uno o l'altra andava a fare una visita all'altro per sollazzarsi a modo loro.
Così accadde quella sera. Lei passando davanti la porta della camera del figlio, diede una occhiata dentro e vide che Giangiacomo dormendo si era scoperto ed aveva addosso solo un paio di slip dai quali si vedeva tutto, specialmente una erezione da far invidia ad un mandrillo. Lei sorrise e si disse: tra poco arrivo e mi ti faccio figliolo mio.
Andò in cucina, rassettò le ultime cose e si avvicinò piano piano alla camera del figlio.
Ora la situazione era cambiata, la luce notturna illuminava poco, ma fu sufficiente per farle vedere che sempre dormendo, la punta del cazzo del figlio veniva fuori dagli slip. Lei si eccitò e si bagnò inmediatamente, entrò pian pianino nella camera e si sedette sul letto tirando su la vestaglia. Si stese a fianco di Giangiacomo e ne ascoltò il respiro che sembrava regolare. Con la mano destra sfiorò la capoccia fuori dagli slip, che si mosse e venne fuori ancora un pò.
Era durissimo, ed allora ebbe una idea che mise subito in atto. Avvicinò la testa al cazzo del figlio, tirò fuori la lingua e prese a leccare quel cazzone delicatamente per non svegliarlo. Giangiacomo, sollecitato da quella leccata così particolare, mugolava nel sonno, si muoveva per trovare una posizione migliore per godere di più. Lei abbassò gli slip e tutto il cazzo del figlio, in tutta la sua potenza, venne fuori. Sempre con la capoccia in bocca, prese in mano il bastone e prese a segarlo lentamente. Non voleva farlo godere subito, ma rallentava per allungare la performance del figlio.
Enrica pensò che quella erezione così potenta era dovuta al fatto che lui stava sognando il regalo che lei gli aveva promesso e che gli avrebbe fatto anche subito. Intanto continuava a segarlo lentamente ed a tenere la capoccia in bocca con movimenti leggeri, quasi impercettibili. Lui aveva un sorriso stampato in faccia, il trattamento di mammà gli piaceva, ed aprì un occhio per vedere quello che succedeva. Resosi conto della situazione, iniziò a spingere il cazzo nella bocca della madre ormai infoiata e bagnatissima. Giangiacomo muovendosi, allungò la mano sinistra dietro la schiena della madre e cominciò un massaggio lieve alle natiche, cosa peraltro gradita da lei. Intanto lei continuava il pompino al figlio tenendo in mano le palle ed il cazzo, mentre lui dal massaggio alle morbide natiche, dopo aver insalivato il dito medio, passò a solleticare il buco del culo di Enrica, infilandovelo dentro. Lei emise un lamento di godimento, segno che quel dito era apprezzato. Lui insisteva ancora, andava col dito medio nel culo della madre avanti ed indietro, provocando un godimento eccelso ad Enrica. Dopo un pò, entrambi erano eccitati al massimo, lui aveva già deciso il prosieguo per una bella inculata, credendo che lei fosse vergine da quel lato, non immaginava neanche quanti cazzi bianchi e neri erano passati da quel pertugio, e quindi apprezzando moltissimo il regalo di mammà. Lei, alla quale ormai il cazzo piaceva più dietro che davanti, volle fare quell'ennesimo regalo al figlio, che amava tanto e dal quale era riamato anche di più. Eccitato al massimo dalla bocca di Enrica, Giangiacomo la fece girare dall'altra parte, e puntò il cazzo durissimo verso il culo di lei. Lo strofinò un pò, e cominciò a spingerlo delicatamente dentro il buchetto. Stentava a passare, la capoccia faceva dentro e fuori, lei già godeva tanto, lui insisteva in questo dolce andirivieni, mentre lo sfintere di lei si allargava e si stringeva secondo l'entrata o l'uscita del cazzo. Enrica stava già godendo, era un bel regalo per il figlio, ma ancora più bello per lei. Finalmente una spinta più forte e fù tutto dentro, i coglioni sbattevano sulle sue natiche innalzando il livello di godimento. Erano un corpo solo, madre e figlio si amavano alla follia. Lui resistette ancora un pò, lei era in estasi, ed ad occhi chiusi assaporava la dolcezza di quella inculata. Enrica godeva senza soluzione di continuità, emetteva una specie di lamento godurioso che infervoriva – se possibile – ancora di più il cazzo di Giangiacomo, che finalmente venne nel culo della madre. Fu una venuta dolce e lunga, i fiotti si susseguirono a lungo, rimasero incastrati fino all'ultimo spasmo, anche dopo Giangiacomo volle rimanere dentro di lei, e lei lo volle dentro di se fino a quando il cazzo di lui non si ammosciò completamente. Si staccarono, lei si girò, lo guardò con estremo amore, si baciarono con forte passione, ripromettendosi amore eterno tra madre e figlio. Avevano toccato una estasi mai raggiunta prima. Il loro sguardo era pieno di amore, ma di un amore totale, dedicato esclusivamente all'altra persona.
Ormai si trattava di un amore a trecentosessanta gradi, a volte novanta, ma molto gratificante. Lui aveva imparato dalla madre a capire tutte le sensibilità delle donne, lei era felicissima di aver fatto diventare uomo il suo adorato figlio. A volte si chiedeva che quel modo di fare l'amore, lo avrebbe concesso anche al marito anni prima, ma lui pensava soltanto a se stesso, mentre in amore, bisogna pensare anche per l'altra. Per cui le cose andavano bene ora, col marito egoista, non sarebbero mai andate bene. L'uomo di casa era il figlio e non il padre. Se lo diceva lei che aveva provato entrambi, c'era da crederle.
Quando tutto finì e si calmarono,continuavano a guardarsi senza parlare, non avevano bisogno di parole per dichiarare vicendevolmente il loro immenso amore, tutto era scritto nei loro occhi.
Enrica si calmò definitivamente, ripensò a Gabriele e la sua mente perversa riprese il sopravvento. Iniziò a studiare quelche mossa che le permettesse di riprendere la frequentazione dell'anziano Gabriele, anziano sì, ma con tutti gli attributi al posto giusto, in grado di farla volare molto in alto, come aveva dimostrato un paio di giorni prima.
Come fare? Qualcosa le sarebbe venuto in mente, la sua fantasia non aveva limiti quando voleva raggiungere un obiettivo.
Da un pò di tempo lei accarezzava una idea che l'intrigava moltissimo: voleva entrambi i suoi uomini contemporaneamente, non era facile, perchè il figlio credeva di avere la madre in esclusiva, mentre Gabriele non era al corrente del rapporto incestuoso di lei col figlio. Era una situazione difficilmente controllabile, avrebbe dovuto escogitare qualcosa di importante per portare i suoi due uomini a letto insieme a lei contemporaneamente.
Una idea cominciava a farsi strada nel cervello di Enrica per portare a compimento il suo insano proposito della doppia penetrazione fatta dal suo amante e dal figlio. Cominciò ad insinuare nella mente del figlio che col tempo si sarebbe raffreddato, che avrebbe conosciuto una bella e brava ragazza che gli avrebbe dato anche dei marmocchi e che avrebbe messo da parte la madre che tanto aveva fatto per lui. Giangiacomo non credeva alle sue orecchie. Era vero che lei si era dedicata tutta al figlio e che lo accontentava su tutto, ma anche lui non vedeva altre donne se non la madre ed era dedito esclusivamente a lei, fedelissimo come i carabinieri, soltanto pensare ad un tradimento lo faceva star male, era inconcepibile un suo distacco dalla madre che venerava, anche perchè aveva accesso a tutte le sue grazie, aveva avuto tutto da lei, ne era soddisfattissimo, per cui quel ragionamento gli parve alquanto strano. Vuoi vedere che parla a nuora perchè suocera intenda? Mamma, cosa vuoi dirmi con queste parole così offensive? Sai benissimo che io penso soltanto a te e non ho altre donne. Ti prego di essere più chiara. - disse un giorno il figlio alla madre.
Un giorno ti ripeto, - riprese lei – comincerai a guardarti intorno, conoscerai altre donne ed io, dopo averti servito nel modo che tu sai benissimo, mi ritroverò con una mano davanti ed una di dietro, non credi che anch'io avrei diritto ad una vita indipendente e tutta mia?
Chiacchierando col figlio di queste cose, e con un bicchiere di vino in mano Enrica si era accaldata un pò ed aveva allargato – come al solito – le gambe permettendo involontariamente al figlio di godere della vista delle sue cosce fino alle mutandine. Giangiacomo stavolta era arrabbiato sul serio, ma la vista della grazie della madre lo avevano arrapato in modo eccezionale. Il suo cazzo spingeva sui pantaloni, allora abbassò la cerniera, tirò fuori la mazza oltremodo dura e potente, si avvicinò alla madre che osservava tutta la scena, e strofinando il bastone sulla faccia di lei, le disse : guarda, se questo cazzo e così grosso, paccuto e duro come il marmo, il merito è tutto tuo, tu ne sei l'artefice, senza di te lui non sarebbe come lo vedi ora, io e lui te ne siamo grati. Fece aprire di forza la bocca ad Enrica spingendo con la capoccia fra le sue labbra, ed iniziò a pomparla in bocca continuando a dirle : si, è tutto merito tuo, quello che io sono ora, lo devo esclusivamente a te, se vai cercando distrazioni, non accampare scuse, parla chiaramente e troveremo una intesa soddisfacente per entrambi. Dicendole queste cose, le sborrò l'anima in bocca. Una goduta memorabile, lei fu presa di sorpresa, ma ingoiò tutto il nettare densissimo del figlio. Quanto appena detto dal figlio era vero, e lei lo sapeva, allora prese il discorso alla larga per avvicinarsi gradualmente ad esso. Iniziò col dire che lei non era contenta della situazione tra loro due, il continuo nascondersi agli occhi degli altri le dava fastidio, che avrebbe voluto una situazione di maggiore tranquillità, che vorrebbe vivere i suoi amori apertamente, senza timori di alcun genere. Il figlio capì immediatamente che c'era qualcosa che non sapeva, magari qualcuno, e guardò con occhio indagatore la madre che stava ripulendosi il viso da quella potente sborrata di pochi minuti prima.
Enrica disse al figlio: non c'è nessuno, ma potrei avere col tempo delle occasioni che non vorrei trascurare per normalizzare la mia situazione personale.
Giangiacomo, mentre rimetteva dentro il suo bazooka semiammosciato, rispose : ok mamma, se hai qualcun'altro col quale vuoi divertirti, fai pure, mi rendo conto della nostra situazione incestuosa, ma non mi opporrò alle tue esigenze, io non ho mai neanche pensato ad altre donne, tu mi hai soddisfatto e mi soddisfi totalmente, per cui non ho bisogno di altre donne, ti amo alla pazzia, le cose che facciamo io e te mi appagano al massimo, ma se tu vuoi qualcos'altro, farò buon viso e mi accontenterò, l'unica cosa che ti chiedo è di essere sincera con me, non merito bugie da parte tua, se c'è qualcun'altro dimmelo ora, io cercherò di capire.
Enrica si rese conto di aver ecceduto, in effetti era vero che il figlio era tutto suo, e non meritava un trattamnento del genere, ma lei voleva soltanto togliersi delle soddisfazioni saltuarie ed occasionali, senza mettere in discussione il rapporto col figlio. Replicò in questo modo : ti ripeto che non c'è nessuno, però potrebbe capitarmi delle occasioni alle quali non vorrei rinunciare, per esempio c'è un tipo che frequenta il bar e che mi piace molto, ma vorrei, prima di frequentarlo, avere il tuo permesso. Ci conosciamo molto bene, tu sai che a volte mi vengono delle tentazioni perverse, ma il mio amore per te non devi assolutamente metterlo in dubbio, è totale, immenso, non quantificabile. Ma ogni tanto ho bisogno di distrarmi da te. Ora per esempio c'è un tipo al bar che vorrei frequentare almeno per un pò, e una strana idea mi attraversa il cervello, e cioè una doppia penetrazione con te e lui. Per questo mi vedi un po strana, perchè questa idea mi ossessiona e si calmerà soltanto attuandola, dopo mi passerà, ma ricordati che il tuo cazzo è il massimo per me, non lo cambierei con nessun'altro. Questo complimento addolcì Giangiacomo, che rise e capì che la madre aveva bisogno – ogni tanto - di emozioni forti. Ed allora disse alla madre : ho capito mamma, vuoi due cazzi contemporaneamente, se mi garantisci che io sono e sarò sempre al primo posto, sono disposto ad accontentarti, ma soltanto se sarò io ad incularti mentre lui ti scoperà per via naturale.
A queste parole Enrica si calmò inmediatamente, sorrise al figlio, lo baciò appassionatamente
e disse : come vuoi, allora è fatta, dammi un pò di tempo per organizzare e vedrai che divertimento per tutti, ti amo anche più di prima per la tua dolce disponibilità nei confronti dei miei desideri a volte perversi, sei e resterai al primo posto. La tua sborra che prima mi hai fatto bere, era particolarmente densa, ed anche un pò acida. Lui le rispose che era arrabbiato con lei perchè si era accorto che qualcosa non andava, ed allora era stata una sborrata cattiva, ma ora, dopo il chiarimento tutto era rientrato nella normalità, allora fammi sapere dove e quando attueremo questa tua perversione che comincia a stuzzicare anche me. Ti osserverò con due cazzi dentro.
Io avrei pensato – gli disse la sera – in questo modo : mentre facciamo l'amore io e Gabriele, io faccio in modo da esporre il mio sedere verso la porta di ingresso. Tu rientri improvvisamente, mi vedi in quella posizione mentre lui mi scopa con me sopra, ti arrabbi, mi urli delle parolacce, tiri fuori il tuo cazzo e me lo sbatti con rabbia nel buchetto. Lui che non sa del nostro rapporto incestuoso, dopo l'iniziale paura, si calma e sentendo attraverso la sottile parete tra la figa ed il culo, comincia a godere anche lui in modo eccelso.
Bene disse Giangiacomo, il progetto mi attizza, devo solo entrare in scena al momento giusto per ottenere il massimo effetto. Vuol dire che vi osserverò col telefonino collegato alla telecamera di sorveglianza che piazzerò nel salotto tra i libri, quando le cose saranno esattamente come hai detto, entrerò, farò del baccano, ti dirò qualche parolaccia, tirerò fuori il mio bazooka e te lo infilerò nel culo. Ma tu prima lo avrai lubrificato con olio di oliva, così non ti farò del male anche se ti inculerò al primo colpo.
Enrica già immaginava la scena e si eccitò al solo pensiero, si avvicinò al figlio e tastandogli il cazzone già duro, lo baciò. Decisero che la sera dopo sarebbe stata perfetta per il piano. Lei contattò Gabriele e gli diede appuntamento per le otto di sera del giorno dopo a casa sua dove gli avrebbe fatto trovare del vino ghiacciato e la sua specialità culinaria consistente nelle pappardelle al ragù di papera muta e papera muta come secondo.
Giangiacomo non credeva alle sue orecchie, ne fu felicissimo ed abbracciando la madre, la rimproverò per essersi tenuta dentro quel desiderio così forte che se non attuato sarebbe divenuto patologico, mentre in questo modo, le cose si sarebbero sgonfiate e tutto sarebbe tornato alla normalità. Era vero, madre e figlio si amavano alla follia, ma lei periodicamente aveva bisogno di qualche cazzo in più, di un po di svago, ma il figlio era comunque al centro dei suoi pensieri. Giangiacomo aveva capito finalmente la sessualità della madre e pur di non rischiare di perderla, avrebbe sopportato tutte le sue stravaganze, come quella attuale della doppia penetrazione. Devi spiegarmi come ti è venuta in mente una idea del genere, chiese alla madre Giangiacomo. Lei lo guardò amorevolmente e rispose : tempo fà al bar c'era un crocchio di uomini che parlottavano tra loro, in un tavolino a parte. Capii inmediatamente che parlavano di cose sessuali, perchè ogni volta che mi avvicinavo con le consumazioni, cambiavano discorso. Mi incuriosii e, facendo finta di pulire il bancone tesi l'orecchio per ascoltare discretamente quello che dicevano. Evidentemente l'argomento era talmente intrigante che quasi non mi vedevano, e potetti ascoltare chiaramente quello che dicevano. Uno, Giuseppe, raccontava di aver inculato una signora di una quarantina d'anni, mentre prendeva in figa un'altro cazzo contemporaneamente. Giuseppe raccontò che dopo un pò al dolore nella donna messa a sandwitch, subentrò un piacere infinito, lei cominciò una goduta interminabile, emetteva un lamento godurioso che non le faceva capire più nulla. Lei godette senza soluzione di continuità fino a quando i due uomini non vennero dentro di lei. Il tutto durò un quarto d'ora circa e quando dopo essere venuti dentro di lei, uscirono, lei ebbe un ultimo travolgente orgasmo. Indi si accasciò sull'uomo che era sotto di lei e lì rimase per alcuni minuti senza forze. Dopo si riebbe, si guardò intorno, e tornò cosciente, si alzò, si dette una ripulita, prese a vestirsi lentamente guardando i due uomini che le avevano procurato degli orgasmi così potenti e ripetuti. Mentre infilava le calze, Giuseppe si avvicinò, le mise una mano fra le cosce ancora bollenti e le disse quando si sarebbero rivisti per ripetere quella bella esperienza. Lei gli sorrise e gli disse che gli avrebbe fatto sapere quando e dove.
Ormai la curiosità era entrata nel cervello di Enrica che eccitata da quel racconto fu tentata di chiudersi in bagno per masturbarsi, ma i numerosi clienti che affollavano in quel momento il bar la costrinse a preparare caffè, cappuccini e quant'altro distraendola dai suoi propositi.
Ma pensava sempre al racconto di Giuseppe, e cominciò a studiare come arrivare allo stesso risultato con il figlio e con Gabriele col quale però c'era soltanto fino a quel momento una simpatia, non sapeva neanche del rapporto incestuoso col figlio, quindi il tutto doveva essere una sorpresa ai suoi occhi, Giangiacomo li sorprende insieme e urlando, prima che i due potessero riprendersi dallo stupore, aveva già infilato il suo cazzone nel culo della madre, dopo lei avrebbe gestito al momento la situazione creatasi involontariamente.
Il pomeriggio del giorno dopo durante il pranzo il due amanti si guardavano e già pregustavano quello che sarebbe accaduto da li a qualche ora. L'attesa era altrettanto bella del fatto, ed i due si sorridevano pensando alla stessa cosa. Sincronizzarono gli orologi ed Enrica gli disse che il suo intervento doveva perentoriamente avvenire alle dieci meno un quarto precise, ora in cui l'avrebbe trovata sul tappeto lei sopra col culo aperto ed esposto alla sua visione ed al suo bazooka. Giangiacomo le ricordò di lubrificare per bene l'ano per facilitare la violenta inculata che avrebbe dovuto subire. Non temere figlio, tutto sarà a posto, tu spingi forte fino all'elsa, fammi sentire la palle che sbattono sulle mie chiappe, fammi godere forte, ti sarò riconoscente per la vita.
Il ragazzo mise la telecamera di sorveglianza fra i libri del salotto collegandola alla presa elettrica dietro i libri, in modo da riprendere il tappeto vicino al basso tavolo, controllò dal telefonino l'inquadratura e disse alla madre che la scena doveva svolgersi al centro del tappeto. Ok - rispose Enrica - tutto sarà a puntino. Un ultimo bacio con la mano fra le cosce, e Giangiacomo uscì di casa per andarsene in giro coi suoi amici. Enrica continuava a pensare a quanto sarebbe accaduto dopo poche ore e si eccitava al solo pensiero ed era già bagnata. Questa serata me la ricorderò finche campo si disse sorridendo. Verso le sette iniziò a vestirsi in modo sensualissimo per arrapare subito il suo amante anziano, indossò mutandine scure con calze autoreggenti e reggicalze. Una gonna piuttosto larga, svolazzante, tre dita sopra il ginocchio, che lei sapeva come utilizzare al meglio per stuzzicare i suoi uomini, tacco medio per muoversi con una certa agilità. Si guardò allo specchio, si schiacciò l'occhio e si disse : sei proprio bona, se fossi uomo mi ti farei all'istante. Nonostante le contrarietà al bar ed a casa, era tutto sommato contenta della vita che faceva, soprattutto ora che col figlio aveva chiarito le cose, facendogli capire che lo amava all'ennesima potenza, ma che ogni tanto aveva bisogno di evadere dalla routine in cerca di emozioni forti che la intrigavano molto. Per esempio ora voleva attuare la doppia penetrazione per riproporre quanto aveva - di nascosto - ascoltato al bar tra uomini che parlavano tra di loro raccontandosi di una donna che impazziva con due cazzi contemporanei nei suoi pertugi. Voleva riproporre a se stessa quella esperienza il cui racconto furtivamente ascoltato, l'aveva sconvolta. Infatti da quel momento non pensò ad altro, quello era l'obiettivo da raggiungere e lo avrebbe – in un modo o nell'altro -raggiunto.
Poco prima delle otto Gabriele suonò il campanello con un gran mazzo di fiori per Enrica, la sua amante che l'aveva fatto ringiovanire di alcuni decenni e che questa sera, per la prima volta lo ospitava a casa sua offrendogli anche la cena. Lei lo accolse con un bacio e dopo averlo ringraziato per i fiori , riempì un vaso d'acqua e vi depose i fiori del suo anziano ma focoso e ben fornito amante. Lei ora spignattava in cucina mentre lui seduto li vicino con un bicchiere di vino in mano la osservava. Enrica sentendosi osservata, si distese per prendere una pentola in alto e fece vedere al suo amico l'interno coscia, le calze fino alla fine dove il chiaro delle cosce aveva un effetto dirompente sulla libido dei maschietti. Ma non volle accelerare i tempi, tutto doveva svolgersi secono i tempi prestabiliti per arrivare al meglio alle dieci meno un quarto. Erano le otto e mezza quando Enrica tirò fuori la pasta per condirla col sugo di papera. Il vino scorreva e scaldava le gole di entrambi e le battute si susseguivano una dietro l'altra. Insomma l'atmosfera era già calda ed i due amanti si guardavano con desiderio. Lei, muovendosi con i piatti, non esitava a lasciar scoprire le sue cosce, sapendo che Gabriele era sensibilissimo a questo spettacolo. Mentre posava il piatto per Gabriele con le pappardelle sul tavolo, si trovò una mano fra le cosce, una manona grande, calda che occupava metà coscia e la scaldò immediatamente. In un altro momento si sarebbe lasciata andare, ma pensando che mancava più di un'ora all'appuntamento col figlio, si scansò e gli disse : stai buono Gabriè, prima mangiamo e dimmi quanto ti piacciono queste pappardelle. Ottime, amore mio sono buone quasi quanto te. E giù un altro sorso di vino ghiacciato. La serata prometteva bene, ma Gabriele non sapeva della sorpresa che lo attendeva. Lui non sapeva del rapporto incestuoso tra la sua amante ed il figlio, lo avrebbe saputo in un modo molto particolare. Ma per ora tutto procedeva al meglio, i due amanti si intendevano con gli occhi, uno sguardo languido di lui intercettato da lei significava : stasera te lo faccio uscire dalle orecchie fino a quando dirai basta, lei sorridendo gli rispondeva, sempre con gli occhi : sarai tu a dire basta, perchè io non lo dirò mai. E giù una risata ed un goccio di vino. L'aria era carica di erotismo, e quando lei portò in tavola la papera al sugo, si trovò ancora la manona fra le cosce, caldissima, ancora più calda, la punta del dito medio arrivò a sfiorare le mutandine e ne constatò la consistenza e l'umidità. Tirò fuori la mano dalle cosce di lei e la annusò. L'afrore che emanava la vulva di Enrica era forte, e Gabriele si inebriò annusando la mano che aveva frugato nella intimità della sua amante.
Finirono di mangiare la papera, la seconda bottiglia di villa gemma era alla fine, gli animi erano inebriati, l'afrore della vulva di Enrica aveva impregnato l'aria dell'appartamento, lui annusava quella particolare atmosfera densa di umori femminili, ne sentiva l'aroma ed il suo cervello ne era inebriato, e dopo il caffè Gabriele di alzò per andare nel salotto, sedersi su un divano e bere un bel grappino. Quando lei gli stese il bicchierino di grappino, lui da seduto, reinfilò la mano al solito posto, ma non appena toccò le mutandine, la ritrasse subito dicendo di temere una ustione per il calore bollente che emanava Enrica dalla sua intimità. Era vero, la temperatura tra le sue gambe era sopra la bollitura, Gabriele rischiava una ustione. Una sonora risata consolidò l'atmosfera. Ora lei si era seduta vicino a lui ed aveva osservato il bozzo che cresceva, e mentre lo baciava, stavolta fu lei ad allungare la mano per tastare quella potente mazza che sembrava voler uscire dai pantaloni. Infilò una mano dentro e ne constatò la durezza estrema, lo tirò fuori e lo baciò sulla cappella, non dimenticando di guardare l'orologio per coordinarsi col figlio, ma erano soltanto le nove e venticinque, quindi aveva una ventina di minuti per spassarsela col suo anziano amante. Con una scusa si recò in bagno per un bisogno, ma in effetti prese dell'olio emoliente ed unse il suo ano delicatamente per prepararlo ad accogliere il bazooka di Giangiacomo. Amava il cazzo di Gabriele, lo avrebbe tenuto dentro di se per ore ed ore senza stancarsi, perchè con quel bastone dentro, godeva sempre, una venuta dopo l'altra, ad occhi chiusi sentiva la bestia che solleticava il fondo della cervice mandandola in estasi. La stessa cosa succedeva col bazooka del figlio. Tornò in salotto per continuare a succhiare senza spingere a fondo per tenerlo in tiro, ma senza farlo venire per ottenere il massimo al momento più opportuno, e cioè appena dopo l'ingresso del figlio in azione, pronto col cazzo in mano ad incularla mentre lei scopava col suo amante. Mentre ciucciava il cazzo di Gabriele, controllava l'orologio, il tempo passava, ma mancavano ancora dieci minuti, ed allora si spostò in modo da mettere la sua figa sulla bocca di Gabriele che prese a lappare la figa di Enrica dal clitoride all'ano. Questa è una serata speciale – pensava Gabriele - , mi ha cucinato delle pietanze in esclusiva per me, ora mi sta succhiando il cazzo ed io sto lappando la sua figa fino al culo. Sono in paradiso, quasi quasi la faccio una bella sborrata in bocca, ma non vorrei rovinare tutto, perchè mi ha fatto capire che non gradirebbe, e non vorrei rovinare tutto per una sborrata in bocca. Certo la tentazione è fortissima, ma per ora nisba.
Le labbra di lei strusciavano e succhiavano il cordone della capoccia, ma a Gabriele sembrò che tutto si svolgesse in modo lento, rallentato. Enrica guardò un'ultima volta l'orologio che aveva al polso, senza farsi nootare da lui e vide che mancava un minuto alle dieci meno un quarto. Cominciò a muoversi, salì su di lui a gambe aperte e col culo verso la libreria del salotto tra i cui libri era in funzione la telecamera di sorveglianza, pensò che Giangiacomo doveva essere già fuori la porta col telefonino acceso, pronto per entrare in azione.
Con una mano afferrò il bastone di Gabriele e se lo infilò tutto nella figa emettendo un grugnito di piacere e cominciò a muoversi col cazzo dentro fino in fondo.
Giangiacomo da alcuni minuti era appostato fuori della porta di ingresso col telefonino in mano facendo finta di compilare un messaggio, ma in realtà osservava la situazione dentro il salotto per entrare in azione al momento più opportuno. Ecco ora, un minuto prima dell'orario prestabilito, la madre era precisissima in certe cose, vide che lei scavalcò il suo amante sul tappeto del salotto, impugnò il cazzo e se lo infilò nella figa, ora lo pompava muovendo il culo.
Si dette una veloce maneggiata al cazzo che si indurì immediatamente, infilò la chiave nella toppa, aprì ed entrò. Enrica sapeva quello che sarebbe accaduto, strinse Gabriele come se stesse per godere, ma sapeva che il figlio era entrato e stava per succedere qualcosa di particolare.
Cosa cazzo state facendo voi due, qui a casa mia, brutti stronzi. E tu cara troia di una mamma fai queste cose? Disse urlando Giangiacomo. Mentre urlava dei pesanti rimproveri alla madre, si avvicinò ad essa col cazzo in mano. Enrica si strinse a Gabriele come se stesse venendo. Ma sapeva quello che di li a pochi secondi sarebbe accaduto e si preparò ad accogliere nel suo ano già lubrificato il potente cazzo del figlio il quale puntò il bastone nello sfintere della madre, e spinse forte. Un sol colpo e fu tutto dentro di lei fino alle palle che presero a sbattere sulle natiche di Enrica. Tutto questo traffico durato soltanto alcuni secondi, avevano lasciato di sale Gabriele che era dentro di lei, ma non si aspettava nulla del genere, soltanto Enrica continuava a stringerlo come se stesse godendo col suo bastone infilato dentro. Le urla del figlio rischiavano di rovinare tutto, ma Enrica gli sussurrò in un orecchio : non preoccuparti amore mio, si tratta di quello stronzo di mio figlio che è tornato a casa prima del dovuto, ma tu non pensarci, non voglio rovinare la serata, per te e per me,e prese a baciarlo con passione roteando il bacino intorno ai due cazzi infilati dentro di lei. Gabriele, stava sborrando proprio quando Giangiacomo entrò in scena urlando, preso alla sprovvista, non capì immediatamente quello che stava succedendo, capì soltanto che la sua bella sborrata stava per essere interrotta da quella scenata, ma quando Enrica prese a baciarlo, si riconcentrò sulla figa che stava scopando e sborrò un fiume dentro di lei. Giangiacomo aveva eseguito alla lettera gli accordi con la madre, la vista del culo esposto di lei lo avevano infoiato al massimo, e come da accordi si era avvicinato al suo buchetto col cazzo in mano per centrarlo al primo colpo. Una volta dentro, in pochi colpi era venuto inondandola di sperma.
Enrica aveva gestito il tutto da vera artista, tutti i particolari erano stati scandagliati, analizzati e gli ordini impartiti al figlio erano stati eseguiti alla lettera. Lei aveva lubrificato l'ano in bagno poco prima e, quando Giangiacomo entrò in azione, provvide a stringere e baciare focosamente Gabriele per tenerlo concentrato sulla sua figa che stava scopando. Quando sentì il cazzo del figlio che la sfondava nel culo venne immediatamente insieme a Giangiacomo che era venuto praticamente simultaneamente. La goduta era stata quasi simultanea, ma Enrica, ormai esperta di uomini, sapeva che come prima volta non avrebbero raggiunto il massimo, a lei interessava chiarire all'interno di loro tre quale era la situazione. Ora il figlio accettava qualche sua distrazione sapendo però di essere sempre al centro dei suoi interessi, a Gabriele avrebbe raccontato la frottola che il figlio, quando ha visto la madre con un altro uomo, non ha capito più nulla, ha pensato solo a vendicarsi inculandola selvaggiamente, quindi Gabriele ora era ad un bivio. Accettare la situazione così come si era palesata nella doppia penetrazione, oppure far saltare tutto e mandare tutto al diavolo, sapendo però che il figlio aveva inculato di brutto la madre in un accesso d'ira nel momento in cui aveva visto la madre con un altro uomo. Enrica aveva tutto questo in testa quando i due uomini dopo aver sborrato l'anima dentro di lei si calmarono e cercarono di raccapezzarsi sull'accaduto. Il primo a parlare fu Giangiacomo che disse : mamma una cosa del genere da te non me l'aspettavo. Ti ritenevo una donna seria, invece mi hai deluso, forse ho reagito male, ma quando ti ho vista sopra di lui ed ho visto quello che stavate facendo, mi si è chiusa la vena, non ho capito più nulla ed ho pensato soltanto a punirti nel modo che in quel momento mi è sembrato migliore. Se ho ecceduto scusami, sei separata da tuo marito, ma questo non ti autorizza a portarti degli uomini nella casa dove vivo anch'io.
Anche Gabriele disse di essere sorpreso dall'accaduto, riteneva che Enrica prima di invitarlo a casa sua avesse avvertito il figlio della loro relazione, che quell'ingresso così violento di Giangiacomo rischiava di compromettere tutto, che lui ora attendeva un chiarimento da Enrica.
Enrica aveva capito che dalle parole che stava per dire sarebbe dipeso non la relazione col figlio che era stato messo al corrente di tutto, anzi il suo ingresso in scena era concordato, ma la relazione tra lei e Gabriele ed in definitiva il progetto a tre tra lei ed i suoi due uomini.
Enrica si era alzata, la sborra le colava sulle gambe da entrambi i buchi ampiamente innaffiati dal figlio e dall'amante, si dette una pulita alla meglio promettendosi di fare un bagno bollente appena possibile, si vestì velocemente indossando soltanto la gonna e la camicetta che portava prima ed intanto pensava al discorsetto che stava per fare.
Non ritenne opportuno mettere le calze che tanto arrapavano i due uomini, ma disse :
io devo chiedere scusa ad entrambi perchè la situazione mi è sfuggita di mano e non ho controllato bene le cose. Schiacciando l'occhio al figlio senza essere vista da Gabriele, disse : devo chiedere scusa a mio figlio che si è trovato davanti agli occhi una scena inaspettata, lui non avrebbe mai immaginato sua madre che credeva al di sopra di ogni sospetto, in una situazione inequivocabile. Ti chiedo scusa ancora Giangiacomo, ma anch'io sono fatta di carne, ossa, sentimenti e quant'altro per poter vivere decentemente. Ti faccio presente che il mio lavoro è pesante e mi sciroppo quotidianamente tra bar e casa quindici buone ore di lavoro. Se qualche volta ho bisogno di rilassarmi non puoi farmene una colpa. Certo avrei dovuto dirti della mia relazione con Gabriele e non buttarti tutto addosso come è accaduto poco fa, e me ne dolgo, ti avrei messo al corrente alla prima occasione, ma ormai è andata così, lo hai saputo nel modo peggiore e capisco anche la tua reazione violenta che mi brucia ancora moralmente e fisicamente, dal momento che sento un bruciore nell'ano, il tuo stantuffo mi ha sconquassato l'apparato, ma una mamma perdona tutto al proprio figlio ed io non sono diversa dalle altre mamme. Il bruciore all'ano passerà, ma l'onta è stata grande, anche se ti confesso che alla fine mi è anche piaciuto. Ma questo è un discorso che riprenderemo, per ora devo rivolgere e Gabriele una preghiera : quello che è successo stasera tra noi tre non deve assolutamente essere divulgato, si è trattato di un increscioso episodio nel quale Giangiacomo si è lasciato prendere la mano dalla sua impulsività. Io e mio figlio siamo stati sempre rispettosi ognuno del proprio ruolo, mai una volta siamo andati oltre tranne stasera quando alla sprovvista mi ha infilato il suo bastone nell'ano. Dicendo queste parole, aveva raccolto le sue calze, si era seduta sul bordo del divano ed aveva iniziato ad indossarle lentamente, scoprendo prima le sue belle cosce, lasciando vedere la sua figa pelosa senza mutandine, e subito dopo aveva infilato un piede in una calza tirando la stessa piano piano fino alla fine, cioè fin sotto la vulva. Intanto controllava se i due maschietti la osservavano. Lei sapeva che l'inculata violenta del figlio durata soltanto pochi secondi, non erano stati sufficienti per calmarlo, quindi se opportunamente stimolato, Giangiacomo avrebbe ripreso quota pretendendo un' altra razione di sesso dalla madre. Il problema era Gabriele che lei controllò più assiduamente, anzi mentre indossava la seconda calza gli fece gli occhi dolci e volgendoli verso di lui gli dedicò una sensualissimo spogliarello al contrario, dove invece di spogliarsi, si vestiva. Anche Gabriele non era insensibile a quello spettacolo, e osservando Enrica il suo cazzo stava riprendendo quota. Gabriele, non volendo perdere l'accesso ai favori di Enrica, si disse che quella era la serata buona per impostare un menage a trois che soddisfacesse tutti equamente. Infatti si alzò, si avvicinò ad Enrica che era in attesa anche se fingeva di perdere tempo agganciando una calza al reggicalze, prese la testa di lei e la avvicinò al suo cazzo che aveva tirato fuori e che era un po moscio. Lei capì da quella mossa che tutto era sotto controllo, aprì la bocca, guardò un attimo il figlio che le fece un cenno di assenso, prese in mano il cazzo di Gabriele e se lo infilò in bocca. I problemi erano alle spalle, Enrica contenta della piega presa dalla situazione, cominciò a ciucciare il cazzo di Gabriele che aveva ripreso consistenza, anzi quella situazione così intrigante l'avevano reso ancora più duro del solito. Succhiò forte, con passione, la piega presa dalla situazione da lei creata con i suoi due uomini, l 'avevano resa particolarmente eccitata, vedeva la realizzazione di un suo sogno e cioè di un triangolo isoscele con lei alla base per accontentare i suoi due uomini. Dopo un succhiaggio durato alcuni minuti nei quali anche Giangiacomo se lo stava menando dolcemente aspettando il suo turno, Enrica sentì che Gabriele stava per godere, era talmente eccitata che avrebbe volentieri accolto nella sua bocca la colossale sborrata che stava per venire fuori da quel maestoso anziano cazzo, ma vide il figlio che la osservava ed allora decise di farlo sborrare fuori della sua bocca tenendo il cazzo in mano e segandolo fino alla fine della goduta indirizzandolo verso il pavimento. Così fece e mentre Gabriele godeva guardò il figlio che la stava osservando e con un gesto di assenso le comunicò il suo benestare per come si stava comportando, ritenendo che almeno l'ingoio da parte della madre fosse una esclusività riservata soltanto a lui. Ma sappiamo che non era così, perchè la sessualità di Enrica era preponderante a qualsiasi regola, qualunque cosa in materia sessuale voleva, prima o poi l'avrebbe ottenuta, passando sopra a legami di sangue, sentimenti vari quant'altro si fosse messo in mezzo tra lei e le sue perversioni. Dopo aver fatto godere Gabriele per la seconda volta, si accorse che Giangiacomo era in attesa e si masturbava lentamente per non fare ammosciare l'uccello. Con gli occhi lo invitò ad avvicinarsi, e mentre con una mano continuava a segare lentamente Gabriele, con l'altra afferrò il bastone del figlio, lo mise in bocca e prese a ciucciare emettendo un risucchio molto particolare, fatto di saliva che colava dalla bocca e respiro affannato per la foga di farlo godere. Ma Giangiacomo dopo la violenta inculata nella quale aveva goduto quasi subito, questa volta volle fare le cose con calma, ed allora prese a spingere la testa della madre contro il suo cazzo e pompava la bocca di lei senza spingere, un avanti e indietro tranquillo che sarebbe andato avanti per molti minuti se lei non avesse lasciato il cazzo di Gabriele e con la mano libera non avesse preso in mano le palle del figlio. Questo ultimo tocco portò il cazzo di Giangiacomo ad un indurimento forte e la venuta si avvicinò a grandi passi. Enrica si accorse che il figlio stava per godere, e decise di fargli un regalo, lo stesso regalo che aveva – poco prima – rifiutato al suo amante. Lo fece godere nella sua bocca ed ingoiò tutto lo sperma del figlio fino all'ultima goccia. Il figlio aveva stretto la testa di lei contro il suo cazzo e godendo aveva spinto il bastone più che poteva dentro la bocca della madre. Quando sborrò l'anima, lei aveva dei conati di vomito provocati dal cazzone che aveva oltrepassato l'ugola ed era andato ancora più dentro, ma lei resistette fino alla fine, e quando si calmarono, tutti erano più o meno soddisfatti. Rimaneva un po di malcontento da parte di Gabriele che aveva osservato l'ingoio a favore del figlio, negato a lui. Ma quella gran figlia di buona madre di Enrica mentre pompava il cazzone del figlio, con gli occhi aveva ammansito Gabriele come per dirgli di stare tranquillo, perchè tra loro le cose si sarebbero messe a posto velocemente, e che si trattava di un contentino per il figlio. Insomma la nostra eroina si barcamenava senza scrupoli pur di raggiungere i suoi perversi obiettivi sessuali. Ora le cose si erano calmate, e lei attendeva una parola da Gabriele per sapere il suo orientamento in materia. Gabriele si accorse che doveva chiarire la sua posizione, e siccome non era un gran parlatore, disse una sola cosa che chiarì il tutto senza ombra di dubbio : allora quando ci rivedremo tutti e tre per un altra orgetta?
Enrica a questa battuta rise sonoramente, si tranquillizzò definitivamente, e cercando il consenso del figlio che non tardò ad arrivare con un gesto della testa, rispose che ci avrebbe pensato e che gli avrebbe fatto sapere dove e quando.
Tutto era chiaro ormai, il figlio aveva accettato la sua relazione con Gabriele che ritenne che tra la madre ed il figlio le cose fossero solo all'inizio e che soltanto il fatto di averli sorpresi insieme aveva fatto scatenare Giangiacomo contro la madre che aveva saputo riprendere il controllo di una situazione che le era quasi sfuggita di mano. Col tempo le cose si sarebbero chiarite definitivamente.
Il giorno dopo al bar Gabriele ebbe un ulteriore chiarimento da Enrica che approfittò di un momento di assenza di clienti per chiarire la sua posizione dicendogli . Qualcosa ieri sera è andata storta, non mi aspettavo un suo rientro anticipato ed è successo il patatrac. Il suo bastone mi ha fatto male, ma l'affronto è stato anche peggio, mi sono sentita una cagna in calore con voi due dentro di me, ma ti ripeto per un figlio si sopporterebbe qualsiasi cosa, anche quanto accaduto ieri sera.
Gabriele replicò a sua volta : non crucciarti tuo figlio ti vuole bene, così come te ne voglio io, piuttosto mi sembra che l'operazione per quanto inaspettata e violenta, non ti sia dispiaciuta, anzi.
No rispose Enrica, mi ha fatto molto male, se non fosse mio figlio l'avrei già sbolognato all'inferno, ma non posso, per cui ce lo dovremo sopportare, già questa mattina mi ha chiesto di ripetere l'esperienza della doppia penetrazione. Io ho preso tempo, volevo sentire la tua opinione prima di prendere una decisione.
Per me va benissimo, pensa che quando ero dentro di te, attraverso la tua parete vaginale, quella sottile parete che separa il condotto della figa da quello dell'ano, ho sentito il suo cazzo che manovrava insieme al mio nel tuo apparato. Per cui per me va benissimo, di a tuo figlio che sono d'accordo. Certo ti avrei voluta tutta per me, ma evidentemente non è possibile, ed allora, saltuariamente, ma solo saltuariamente acconsento di dividerti con lui, ma sia ben chiaro che il tuo uomo sono io, d'accordo?
Certo rispose lei, sapendo che col figlio ne combinavano di tutti i colori, ma soltanto in casa, lontano da occhi indiscreti.
Parlò della faccenda anche con Giangiacomo durante il pranzo, dicendogli che Gabriele era d'accordo a ripetere ogni tanto la doppia penetrazione, ma aggiunse lei una cosa di sua invenzione, a volte lui vuole mettermelo dietro mentre tu mi scopi davanti, ti va bene?
Ok mamma, ormai facciamo tutto quello che vuoi tu, io conto come il due di briscola, cioè nulla. Replicò Giangiacomo.
Non è vero – ribattè Enrica – e tu lo sai quanto ti amo e quanto ti amerò. Io vivo per te, ma a volte mi prendo qualche spazio di libertà, a te non dovrebbe dispiacere se vuoi la mia felicità. Ok mamma, facciamo come vuoi, comunque sappi che mentre ti inculavo violentemente, ho sentito il suo cazzo dall'altra parte della tua vagina ed i nostri cazzi si sono quasi scontrati.
Enrica riprese ripensando a quei momenti unici eccitandosi non poco, dicendo : anch'io ho sentito i vostri due stantuffi dentro di me che strusciavano tra di loro separati soltanto da una sottile membrana, ed è prioprio quel contatto che mi ha portato a godere all'infinito, anche ora se ci ripenso mi si bagnano le mutandine, ma la prossima volta ti raccomando fai le cose con calma e fai durare il tutto molto di più, almeno un dieci o quindici minuti, ed io sarò felice, tanto tu lo sai che ti ricompenserò ed in che modo. Si baciarono e tra un bacio e l'altro lui le fece presente che aveva notato la differenza di trattamento tra i suoi due uomini. Enrica aveva ingoiato solo la sborra del figlio, mentre quella di Gabriele l'aveva deviata sul pavimento, sono differenze importanti per me, che mi confermano di essere sempre al primo posto nel tuo cervello.
Certo che sei al primo posto – rispose lei con un bacio – lo sei e vi rimarrai sempre, affonteremo tutte le vicissitudini della vita insieme tu ed io, se vorrai, ma noi due andremo lontano, molto lontano.
A queste parole si abbracciarono, lei lo strise al suo petto con le lacrime agli occhi, lui le confermò tutta la passione che nutriva per lei comunque.
Dopo pranzo Giangiacomo se ne uscì per incontrare i suoi amici coi quali trascorse tutto il pomeriggio fino a sera all'ora di cena, quando rientrò a casa.
Si salutarono e si baciarono, ma lei era malinconica e sembrava avesse qualche problema nel suo cervello. Giangiacomo le chiese cosa avesse e di parlargliene, ed allora lei gli chiese cosa pensava di una madre così perversa ed in cerca di emozioni forti.
Mamma – disse il figlio – il mio giudizio su di te non è oggettivo, ma è un giudizio di parte, essendo io tuo figlio e tuo amante, ma non mi nasconderò per dirti quello che penso: direi che sei un pò troia, ma sei la mia troia, adesso mi tocca dividerti con uno stronzo anche anziano, mentre potresti avere me in esclusiva, ma va bene lo stesso, il mio amore è intatto, ed il modo come mi accontenti mi rende felice, vederti malinconica con delle nuvole che affollano il tuo cervello rende triste anche me, per cui ti propongo di mangiare un boccone, di bere un po del tuo vino speciale e di tuffarci nel letto a farci le cose più belle che sappiamo fare, ma prima vorrei che tu mentre parliamo mi facessi vedere il tuo interno coscia che mi manda in tilt e non mi fa capire più niente. Una volta lo facevi quando avevi voglia e volevi che fossi io a prendere l'iniziativa, ma la vista delle tue cosce con le calze autoreggenti agganciate al reggicalze, mi sconvolge la mente, ed in un modo o nell'altro devo averti come voglio io, e come vuoi anche tu. Lo so che la doppia penetrazione ti procura degli orgasmi infiniti, lunghissimi e ripetuti che ti annientano, e per vederti felice sono disposto anche a dividerti con quello stronzo di Gabriele, ma sappi che lo faccio malvolentieri, soltanto un amore grande può farmi accettare tutto questo.
Lei gli sorrise, allargò un po le gambe e controllò dove era diretto il suo sguardo. Come al solito la scrutava fra le cosce, ma lei era senza calze ed allora gli permise di arrivare con lo sguardo fino alle mutandine bianche che occhieggiavano tra le cosce. A quella vista Giangiacomo cominciò ad agitarsi, ebbe la tentazione di tirarlo fuiori e sbatterlo in bocca alla madre, ma si trattenne, si avvicinò a lei, la baciò teneramente, la prese tra le braccia e sempre baciandola la portò in camera da letto passando per il corridoio dove in uno specchio vide il di sotto delle cosce di Enrica fino alle mutandine. Quella immagine lo ingrifò ancora di più, e quando la adagiò sul letto assunse una posa sensualissima. Una gamba sull'altra lasciava vedere tutto ed il suo sguardo lascivo era molto promettente. La malinconia di poco prima era svanita ed ora voleva il cazzo del figlio che non si fece pregare, tiro fuori il bazooka e lo strofinò sulla faccia e sulle labbra della madre che ne annusò l'afrore, chiuse gli occhi, aprì la bocca e lo ingoiò fin quanto poteva. La cappella le solleticò la gola e le tonsille mentre la capoccia le riempiva tutta la bocca. Con una mano prese in mano le palle del figlio e con l'altra teneva il cazzo. Lui emise un lamento godurioso, ma Giangiacomo non voleva finirla in pochi secondi, rallentò, lo tirò fuori dalla bocca della madre e lo strofinò sui capezzoli induriti, quei capezzoli che erano stati trascurati da tempo, ma ora bisognava riportarli in primo piano, perchè all'origine di godute lunghe e forti. Iniziò a mordicchiare quei capezzoli sempre eretti che non aspettavano che di essere baciati e leccati. Lui non perse un attimo, anzi dopo averli baciati e leccati vi strofinò il bastone a destra ed a manca, sotto e sopra. Lei lasciava fare, le piaceva quel trattamento, aveva scoperto da poco una sensibilità da quelle parti che sommata ad altre la portavano in alto, molto in alto. L'autore di questa riscoperta sensibilità fu Giangiacomo che la conosceva bene, la sollecitava anche sui seni delicatamente baciandoli e leccandoli ed una volta induriti, avevano un sapore dolciastro e morbido che gli faceva intostare il cazzo. Ora si era spostato e si era portato con la bocca fra le gambe di lei ed iniziò un leccaggio lento ma inesorabile. Lei era sensibilissima alla lingua che spatolava dal clitoride ed arrivava fino all'ano in un andirivieni che le piaceva moltissimo.
A gambe larghe per permettergli di arrivare più in profondità, si mosse anche lei in cerca del cazzo del figlio da succhiare, lo trovò già durissimo come il marmo, lo strinse e lo imboccò fino alla gola. Era proprio quello che cercavano entrambi, una leccata a vicenda chiamata volgarmente sessantanove che mandava entrambi al settimo cielo. Lei succhiava il cazzo del figlio e contemporaneamente gli massaggiava le palle, arrivando anche a leccargli il culo tenendo il bastone in mano. Anche questa era una cosa nuova, ma piacque ad entrambi. Sempre nella posizione del sessantanove, si mossero ed ora lei sotto a gambe larghe, il cazzo del figlio in gola e le palle le dondolavano sulla fronte. Entrambi soddisfatti della situazione cercavano di allungare i tempi della goduta per gustarsi il momento così intrigante, ma lei dopo un po non resistette, strinse la testa del figlio tra le gambe e venne. La leccata di Giangiacomo l'aveva stimolata a dovere tra il clitoride e soprattutto l'ano diventato ipersensibile alla lingua ed al cazzo del figlio e dell'amante. Quando veniva stimolato come a lei piaceva, non c'erano santi, godeva come una cagna in calore, godeva in continuazione, se avesse potuto sarebbe stata in posizione per ore ed ore, ma in seguito alla goduta della madre, venne anche il figlio in bocca ad essa. Anche lui si scaricò completamente, aveva stretto la testa della madre e la sborra era finita direttamente nella sua gola profonda che ormai era abituata ad ingoiare bazooka di spessore. Finalmente si rilassarono, si staccarono e si baciarono stando abbracciati. Dichiararono con gli occhi – senza profferire parola – il loro vicendevole amore, erano fatti l'uno per l'altra, nonostante le intemperanze di lei.
Giangiacomo mostrava una maturità che la madre non aveva, aveva analizzato tutto quanto accaduto ed era arrivato ad una conclusione, e cioè che avrebbe accettato la madre così com'era a prescindere dal sesso a tutto campo che gli permetteva ogni volta che lui la voleva. Sì, l'avrebbe accettata comunque, a prescindere, come diceva totò. Anche la madre non poteva fare a meno del figlio dal quale aveva le più belle soddisfazioni sessuali, ma anche affettive, anche lei avrebbe accettato il figlio a prescindere. Era questa la loro forza che li avrebbe tenuto insieme per sempre o perlomeno fino a quando lui non si fosse fatto una famiglia per conto suo, ma anche il quel caso il rapporto con la madre sarebbe andato avanti. Per ora pensando a queste cose, erano abbracciati sul letto dopo un favoloso sessantavove che aveva rimesso in carreggiata Enrica facendole dimenticare la malinconia di poco prima. Tutto era rientrato nella normalità, Enrica ora voleva organizzare un'altra possibilità per un doppia penetrazione coi suoi due uomini e stava studiando la faccenda. Per ora si godeva il figlio per il quale avrebbe dato la vita. Qualunque altro uomo non avrebbe accettato le sue intemperanze e le sue voglie insane alle quali non sapeva rinunciare. Ma lei andava avanti giorno per giorno, i problemi li affrontava man mano che le si paravano davanti, tenendo sempre presente le sue voglie che si riducevano semplicemente a voglie sessuali, infatti la sua sessualità era insaziabile, ogni uomo che vedeva, cercava di rappresentarselo a letto, e se avesse potuto in che modo soddisfarlo, in primis la misura dell'attrezzo che lei riteneva indispensabile. Per esempio sotto i diciannove centimetri difficilmente rimaneva contenta, ma per misurarlo, doveva prima concedersi e solo dopo emettere una sentenza positiva o negativa. Insomma per dire se un cazzo era buono o meno, prima doveva provarlo, inoltre la grandezza e lo spessore, pur essendo misure importanti, non davano l'esatta misura perchè doveva essere anche efficiente. L'unico che aveva superato tutti gli esami era stato il figlio, anche perchè era giovane, sempre pronto ed in grado di restare a cavallo per una notte intera. Ma a lei il figlio non bastava, voleva altro, magari con violenza, ma altro. Intanto andava avanti coi suoi due maschietti coi quali aveva iniziato un percorso perverso nel quale il figlio rischiava di essere stritolato, in fondo a Gabriele cosa importava della sue esigenze, prendeva quello che passava il convento fin quando fosse stato possibile, dopo avrebbe mandato tutti al diavolo. Ma decise di non divagare, aveva deciso di studiare un altra orgetta a tre.
Il giorno dopo Gabriele si presentò al bar e con gli occhi interrogò Enrica per sapere quando e dove avrebbero potuto vedersi. Lei sempre con gli occhi gli rispose di stare tranquillo, arriverà anche il tuo momento, anch'io non vedo l'ora. In un momento di assenza di clienti lei gli disse che la situazione era ormai normalizzata, perchè il figlio quando li vide insieme, reagì in modo esagerato inculandola violentemente mentre lei era alle prese col cazzo di Gabriele, ma ora sembra abbia accettato la nostra relazione, ma vedremo, tu cerca di essere pronto appena ti faccio sapere dove e quando. Ok ribattè lui ed ando via.
Era oggettivamente una situazione difficile da gestire, doveva continuamente ricorrere a bugie, falsità e trucchetti vari per poter fare quello che voleva, a lungo andare una piccola dimenticanza avrebbe compromesso tutte le sue relazioni compresa quella col figlio alla quale teneva moltissimo, ma ormai si era imbarcata in un gioco perverso che rischiava di perderla. Avrebbe cercato di rimettere ordine alla sua vita, ma per ora doveva reggere un gioco difficile anche se piacevole. Il suo cervello era occupato dal pensiero della doppia penetrazione, ricordando quanto le era piaciuto, non vedeva l'ora di ripetere quella esperienza che l'aveva proiettata aldilà di qualsiasi immaginazione. Avrebbe potuto ripetere l'esperienza precedente, ma ormai i giochi erano chiari. Il figlio sapeva ed in qualche modo tollerava la sua relazione con Gabriele e quindi da questo punto di vista nessuna problema, ma Gabriele non sapeva della relazione col figlio, riteneva che la violenta inculata della madre fosse dovuta alla sorpresa di vederla col lui, non sapendo che tutto era concordato tra madre e figlio. Ora un'altra esperienza a tre avrebbe potuto compromettere quell'equilibrio così faticosamente raggiunto.
Avrebbe potuto impostare le cose in modo da ripetere l'esperienza per curiosità, solo per curiosità , e saggiare l'opinione di Gabriele in materia. Gli mandò un uozzap nel quale gli chiedeva di passare al bar il giorno verso le tre del pomeriggio, ora nella quale l'afflusso di clienti era scarso. Il giorno dopo, verso le tre del pomeriggio Gabriele si presentò al bar con un sorriso a sessantaquattro denti e lei ne approfittò per saggiarne l'opinione chiedendogli se la domenica sera avrebbero potuto vedersi a casa di lui invitando a cena anche il figlio,
lui fù d'accordo. Quella domenica, Enrica ed il figlio si presentarono a casa di Gabriele con una guantiera di paste fresche. Si accomodarono e per la prima volta Enrica vide la casa del suo amico che era un po isolata, quasi in campagna, ma ben arredata e comoda, disposta su due piani e sotto avevano anche un ampio garage per tre macchine.
Il padrone di casa salutò con un bacio sulla guancia Enrica, strinse la mano al figlio e li fece accomodare in un salotto a pianterreno dove aveva preparato del vino ghiacciato ed alcuni salatini. Li fece accomodare e riempì i bicchieri di vino. Mangiarono alcune paste portate dagli ospiti e chiacchierando si sedettero in salotto. I maschietti non persero tempo e senza dare nell'occhio iniziarono a scrutare le cosce di enrica che aveva deciso di allungare i tempi. Chiacchierando a gambe strette, non permetteva agli occhi dei maschietti di avanzare nella sua intimità e godeva di quella tortura inflitta ai due uomini. Ma quando il suo bicchiere fu svuotato, per poggiarlo sul tavolino dovette alzarsi ed allora le sue gambe si aprirono quel poco sufficiente per mostrare il colore della carne sopra le calze e le mutandine bianche indossate per l'occasione. Gli occhi dei due si rilassarono, finalmente – pensarono - qualcosa di buono. Quando lei allungò la mano per posare il bicchiere sul tavolo del salotto, i due maschietti seduti sulle poltrone, senza neanche un gesto di intesa, allungarono entrambi una mano per saggiare la morbidezza delle cosce di Enrica, la mano sinistra di Giangiacomo si era infilata dal di dietro ed ora veleggiava verso la figa della madre, mentre quella di Gabriele avanzava dal davanti per raggiungere lo stesso traguardo del figlio cioè il figone peloso e pulsante di Enrica sotto le mutandine istantaneamente bagnatesi. Ragazzi – fece lei – non avete neanche finito il vino e già vi prendete un bell'acconto, calma, oggi faremo le cose con calma e gusteremo ogni istante di questo menage a trois. Nei suoi occhi traspariva quanto stava per accadere e lei già ne pregustava i forti sapori.
Immediatamente il suo respiro prese ad ansimare pensando ai due cazzoni che tra poco l'avrebbero penetrata con forza e con violenza, lo sguardo divenne trasparente ed era rimasta in piedi col bicchiere appoggiato sul tavolo mentre le mani del figlio e di Gabriele spaziavano nel suo scoscio bollente. Avrebbe voluto procedere con calma, ma il suo cervello era impegnato ad analizzare le sensazioni procuratele dalle mani che ravanavano fra le sua cosce. Col fiato grosso, allungò le mani per tastare la durezza dei due cazzi che tra poco l'avrebbero infilzata. Ne sentì la durezza, il suo fiato si fece ancora più affannoso, infilò le mani dentro i pantaloni di Gabriele e di Giangiacomo ed afferrò i due uccelli.

Giangiacomo che conosceva molto bene la madre ed i suoi punti deboli, scostò di lato lo slip di Enrica e massaggiò delicatamente il clitoride della madre che si indurì istantaneamente. Dopo il delicato massaggio lo stesso dito si avventurò fra le grandi labbra e vi penetrò dentro. Enrica, al centro di queste attenzioni, allargò le gambe per facilitare le operazioni da parte dei maschietti. Gabriele prese a palparle le natiche rotonde e morbide. Le mani dei suoi uomini l'avevano eccitata al massimo, il respiro di Enrica era accelerato, i suoi occhi semichiusi anticipavano quanto stava per accadere. Gabriele si ricordò che stavolta il sedere di Enrica sarebbe stato suo, ed allora mentre le palpava le natiche, infilò un dito lentamente nel buchetto della sua amante. Il respiro di Enrica si fermò un attimo, prese atto del nuovo intruso e si concentrò sul da farsi. Anche lei ricordò che il suo sedere era stato – in qualche modo - prenotato da Gabriele che ormai lo considerava suo, ma solo per questa volta. Il vero proprietario naturale era e sarà sempre Giangiacomo al quale lei concedeva tutti i favori sessuali e non.














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2022-01-01
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