Ombre

Scritto da , il 2012-04-27, genere pulp

Ho messo questo racconto nella categoria pulp, poichè ero indecisa tra questa e la sentimentale.

Alba. Le prime luci illuminano d'oro la terra secca e nuda, screpolata dal calore. Questa è la loro terra. Loro escono da una delle poche capanne, e camminano. Le loro ombre le precedono timide sul terreno, linee femminili appena abbozzate. Una voce le richiama dentro, e loro, abituate all' obbedienza, loro lupi e Lui capobranco, eseguono. L'ancora scarsa luce penetra da un buco nel muro, illuminando parte del luogo e lasciandone gli angoli bui; da questi si odono singhiozzi soffocati, pianti di giovani donne, forse amiche, vicine, non lo sanno, la confusione non lascia spazio al pensiero. Nella luce ci sono due uomini; di uno il volto è ben noto, come può esserlo quello di un padre, del capo, un volto temuto e per questo rispettato, dell'altro le fattezze sono strane, fuori luogo per quelle terre in cui tutto è oro e bruno e nero. Le due ombre vengono costrette a spogliarsi nella luce, a mostrarsi nude a quello straniero che a sua volta le osserva con una luce negli occhi. Parla una lingua da loro conosciuta pochissimo, anche Lui la capisce a stento, mescola la sua e la lingua dell'uomo, le ombre capiscono solo parole frammezzate: accordo, soldi, e poco più. Finchè l'altro uomo annuisce: la decisione è stata presa, l'uomo dà denaro a Lui,il padre,il capo, e le ombre, insieme alle tante altre come loro, vengono spinte in un mostro di ferro, una gabbia dal quale, quando le porte sono chiuse, parte un rombo sconosciuto e assordante. Le intimazioni e le spinte continuano,e le ombre si ritrovano su altri mostri ancora più grandi, che volano e come avvoltoi le strappano via dalle curve bronzee così familiari, loro orizzonti da tutta la vita. Grandi costruzioni le accolgono alla fine di quel viaggio, giganti squadrati e grigi, rumori e freddo, buio e odio e grida. Si stringono l'una all'altra, le ombre, e non c'è verso, non si riesce a separarle. Unite dallo stesso destino, vengono condotte in una camera squallida, dove le attendono alcuni uomini, autori della più grande profanazione che possa farsi ad una donna. Gli uomini, più pallidi nella luce bianca di quei Soli squadrati attaccati al soffito, si denudano e lo stesso fanno con loro, che restiie cercano invano di proteggersi, ma nulla possono contro calci, schiaffi, ingiurie. Spogliate, si avvicinano a loro, una lancia con la punta violacea puntata verso l'insenatura ricoperta di fine peluria nera delle ombre; le giovani vengono gettate distese su un letto che emana il cattivo odore di umido e sudore, si guardano spaventate: una spinta al ventre, dolore, movimenti ripetuti più volte, per quello che sembra un tempo infinito, su e giu, con il fiato degli uomini che sibila cattiverie nelle loro orecchie, fino a quando qualcosa di caldo e viscido cola dentro di loro. Subito dopo, con l'anima ed il corpo ancora a pezzi, gli abiti stracciati e sgualciti in un angolo, vengono sospinte a forza, nude e terrorizzate, in una stanza interamente ricoperta di mattonelle bianche dove vengono innaffiate violentemente da un getto d'acqua freddo. Poi il colpo finale: un viso noto, ma strano, con tocchi di colore dove non dovrebbero esserci, strisce di fucsia sugli occhi e rosso sulle labbra. E' il volto di un'amica creduta perduta, a detta di Lui morta, animali, un incidente. Ed invece eccola lì, a spiegare loro nella lingua che non credevano di sentire mai più come comportarsi, cosa fare, dove andare, dove trovare gli abiti, mentre le sue mani agili, quelle mani una volta screpolate che le aiutavano a portare rozzi contenitori d'acqua a casa, quelle stesse mani ora hanno unghie lunghe e laccate, e si adoperano per far diventare i capelli e i visi delle ombre simili a quelli della loro padrona. Poi tocca ai vestiti: pelle e plastica, lucidi tessuti che si appiccicano alle loro carni magre. L'amica ora sussurra: la prossima settimana sarà di 'lezioni'; piangendo continua: non voglio spaventarvi, ma quello che vi è stato fatto poco fa verrà ripetuto in questi giorni, per farvi abituare, capite? Cosi poi sarete capaci di farlo fuori, in cambio di denaro, a tutti quelli che ve lo chiederanno. Le ombre tremano: basta, non ancora, basta! L'ultima cosa che vedono prima che le porte della sudicia camera dell'orrore si chiudano è la faccia bagnata di lacrime dell'amica. Le lezioni cominciano, le lance le colpiscono in tutti i buchi sempre più forti, torture, sgridate e nomi di cose e posizioni si accavallano nelle loro menti, ognuna unica e terribile, indimenticabile per tutto il resto delle loro vite. Alla fine, sono pronte: possono finalmente allontanarsi dai loro sfruttatori e tornarvi solo al mattino. In compenso però le notti sono popolate da esseri ancora più disgustosi, uomini di tutti i colori e taglie con cazzi di tutte le possibili taglie, lance pronte a defraudarle degli ultimi brandelli di dignità rimasti. Le ombre ora si esprimono con il volgare linguaggio impartitogli durante le settimane di lezioni, dopo qualche tempo sono le più ricercate per la loro sincronia se prese entrambe. Sono gemelle, nate nelle calde terre del Sud, destinate da un padre ignobile a un destino ancor più orribile: puttane a vita, fino a quando le loro carcasse truccate non troveranno pace nella notte buia di qualche motel.

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