Punizione (storia vera)

di
genere
trans

Essere rimasti soli in ufficio, con il grande capo che ha chiamato la moglie per dirgli che farà tardi.
Il grande capo che per dimostrarsi di larghe vedute nonostante l'età, ha assunto un femboy, giovane e bello, con cui aveva avuto qualche incontro clandestino.
Un femboy che ora prende uno stipendio notevole e non deve più mantenersi succhiando e facendosi scopare.
Tranne dal grande capo.




Non mi è mai piaciuto, nemmeno quando veniva nel mio appartamento di nascosto.
Troppo vecchio, troppo grasso, troppo bastardo.
Ho capito fin dalla prima volta che godeva nel umiliarmi e farmi gemere di dolore.
D'altra parte madre natura gli ha regalato un uccello lungo e largo che potrebbe competere con un negro.

Lo guardo leggere il documento che gli ho portato, con quel vizio di annusarsi le dita con cui si è grattato in posti osceni.
Sappiamo entrambi cosa dirà alla fine ma devo stare al gioco.

Con la penna rossa fa due o tre correzioni sui fogli, poi alza la testa pelata, si reclina sulla poltrona e allontanandosi dalla scrivania mi guarda.
Infilando entrambe le mani grassocce dentro la cinta dei pantaloni.

Il documento non va bene.
Mi scuso.
Non basta. Devo punirti.
Va bene.
Preparati.

Sfilo le mie belle scarpe con il tacco, i jeans attillati e il maglioncino nero rimanendo con il mio perizoma azzurro.
Mi inginocchio sul parquet ambrato mentre il vecchio grassone mi viene davanti.
La sua salsiccia sa di piscio e pesce e l'odore del suo pube sudato è nauseabondo.
Almeno quando veniva a casa mia si dava una lavata.
Diventa duro e grosso in fretta e non posso continuare. Anche perché non lo vuole nemmeno lui.

Mi inginocchio sulla sedia, con la faccia contro il muro.
Spingo in fuori il mio culetto liscio e sodo pronto a ricevere il suo assalto.
La mazza di carne mi picchia sulle chiappe, mentre il suo ditone si diverte a saggiare l'elasticità del mio buchino.

Lo vuoi nel culo vero?
Si lo voglio
Vuoi farti sbattere?
Si
Perché?
Perché sono una troia.


La cappella forza l'ingresso mentre spingo per agevolarla.
La dilatazione al primo passaggio è sempre dolorosa e non riesco a non gemere.
Si muove più avanti che indietro finché non lo sento contro la mia pelle.
MI riempie tutto. Lo sento dentro la pancia.
Si appende alla mia chioma bionda e inizia a scopare.
Scopa forte. Fa male. Brucia.
I miei gemiti rimbombano nella stanza dentro le mie orecchie ma non lo fermano.
Montato come una cagna. Sbattuto.
Ecco come mi sento.
Il mio cazzo si eccita come riflesso per la stimolazione meccanica. Ma non basta a dire che mi piace.
I miei versi diventano un suono continuo mentre lui è una furia contro le mie chiappe.
Poi tre colpi violenti e si pianta dentro per intero.
Lo sento pulsare mentre emette grugniti.

Restiamo immobili ansimanti.
Esce strappandomi un ultimo gridolino mentre con la mano mi accerto di non sporcare la sedia.
Altrimenti la pena continuerebbe.

Raccatto i miei vestiti e mi allontano dalla stanza mentre lui si svacca nella sedia prendendo dei fazzolettini.
Quando esco dal bagno passo a prendere i fogli che devo correggere.
E' ancora con le brache abbassate.

Dammi una pulita che non voglio lasciare tracce.

Succhio il suo cazzo che sa del mio culo e della sua sborra.
Poi torno alla mia scrivania.

Arriva dopo una decina di minuti.
Adesso il documento va bene.
Lo firma.

Mi da due banconote arancio e mi augura buona serata.












di
scritto il
2021-02-26
6 . 1 K visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.