Le nigeriane

Scritto da , il 2021-01-08, genere interviste

Le nigeriane “lavorano” per strada. Sempre e solo per strada. E in ogni condizione: tempo, luogo, giorno. Sono le più reperibili, le più economiche, le più presenti.
Non le trovi in città, ma ai margini. Spesso lungo le statali o le provinciali. In punti dove c’è un piccolo spazio perché una macchina possa fermarsi giusto il tempo di caricarle. Stazionano su una sedia. Vecchia, spesso pieghevole e di plastica. Il loro posto lo riconosci anche quando non ci sono: la sedia è sempre lì. Come un segnale. Se è appoggiata contro un albero o il guardrail, vuol dire che non ci sono. Se è messa in posizione per stare seduti, ma è vuota vuol dire che sono con un altro: basta ripassare dopo pochi minuti. A volte hanno un ombrello che usano per la pioggia e il sole. Spesso non hanno una borsetta, ma uno zaino o un sacchetto di plastica con l’occorrente per lavorare: preservativi, fazzoletti, un ricambio (almeno sembra dalle dimensioni dell’involto).
Sono tra le peggio vestite. Anzi, sono proprio le peggio. Di tutte quelle che ho provato ne ricordo una sola provocante: alta, giovane, slanciata, minigonna e top. Capelli lisci tinti. Le altre di solito sono conciate male: una tuta vecchia. Poche volte un “vestito” ma non sexy. Jeans e maglione quando fa freddo.
Ma sono economiche. Incredibilmente economiche. Non ne troverete di più economiche. Per 10 euro vi succhiano il cazzo. Per 15 vi danno anche la figa... se insistete, in base all’ora del giorno, posso darvela anche per 10. In alcuni casi pure gratis... ma questa è una storia a parte.
La prima puttana che me l’ha succhiato credo fosse nigeriana. Un secolo fa, ovviamente. Eravamo in città, però. Quando ancora le trovavi in città in pieno giorno.
Sono quelle che fanno gli orari più lunghi: iniziano la mattina presto (a volte già verso le 10, pure prima) e finisco quando fa buio o dopo (dipende dalla zona).
Non sono conversatrici. Parlano poco italiano. È evidente che siano sfruttate. Ma, dentro di te, sai che se non ci vai tu, ci andrà qualcun altro. Quindi, tanto vale approfittarne.
Spesso capita che puoi volere un pompino, ma proprio non ha soldi. Hai tanta voglia, però.
Le avvicini. Parlano con il loro accento molto aperto, parlata veloce e difficile da capire. Il contrario della femminilità. Dici se 10 va bene per un pompino. Mai successo dicessero di no.
Salgono in auto. Danno un’idea di trasandato. L’odore tipico degli africani, della loro pelle. Non lo considero fastidioso, ma particolare.
Vi portano in un luogo isolato. Spesso non lavorano in auto, ma vi fanno scendere, vi portano in mezzo a un boschetto dove hanno un materasso buttato a terra: lo usano per scoparci lì sopra. L’ho provato solo una volta. Mi limito tendenzialmente ai pompini.
Vi fanno abbassare i pantaloni, vi mettono il preservativo e vi succhiano il cazzo. Di solito non si mettono in ginocchio: siete in mezzo allo sporco. Succhiano o mettendosi di fronte a voi, piegate. Oppure di profilo.
Se lo chiedete si abbassano i pantaloni e vi fanno toccare il culo. Anche le tette, senza neanche togliere la maglia.
Il fisico è sempre naturale. Sono giovani e le mani lo sentono. Raramente, però, sono in forma. Spesso sono sformate, sovrappeso. I seni sono piuttosto piccoli e poco proporzionati.
I loro pompini si assomigliano tutti. Sono diversi da quelli delle altre. Più “aggressivi”: spesso vi fanno sentire i denti. Se sono brave e hanno la bocca grande può essere piacevole. Altrimenti è fastidioso.
Il risultato finale è garantito, comunque.
Sono molto frettolose quando bisogna andare via. Spesso devi toglierti tu il profilattico usato. E loro lo buttano da una parte nell’erba. Se ci tengono di più all’ambiente hanno un sacchetto apposta.
Le riportate indietro e le fate scendere. Difficile decidere di riprovarle. E anche se fosse, sono tra le più “intercambiabili”: il loro posto rimane sempre lo stesso, ma dopo pochi giorni o settimane troverai un’altra ragazza al loro posto.
Rifletto ora su una cosa: non credo di aver mai chiesto il nome a nessuna.

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