Ricordi di gioventu'

Scritto da , il 2020-12-23, genere prime esperienze

Ricordi di gioventù
Per un certo periodo della mia giovinezza, vissi nel sud della Germania. Durante l’estate, prima di andare in Italia o Gran Bretagna per le vacanze estive con la famiglia, nei giorni soleggiati si andava in piscina all’aperto. Da quelle parti si chiamava Freibad. Era un complesso molto vasto con piscina olimpionica, piscina per i tuffi, piscinette per bambini e dei bei prati ben curati
A quell’età, l’effetto degli ormoni mi si erano manifestati prepotentemente sia nel fisico che psiche. Trovavo eccitante guardare i giovanotti che scorrazzavano sui prati con costumi da bagno aderenti, “Speedo” era la marca che andava, se ricordo bene, cercando di immaginare cosa si nascondesse sotto il cavallo aderente degli Speedo. L’unica esperienza in quel campo era il pisellino di mio fratellino piccolo nella vasca da bagno. Le mie amichette, alcune più smaliziate di me, mi avevano descritto l’anatomia del pene in maniera così misteriosa e stravagante che morivo dalla curiosità di vederne uno, che come descritto dalle mie amiche, aveva il potere mitico di espandersi e diventare enorme.
La zona dove ci si andava a cambiare era formata da una serie di blocchi da sei cubicoli ciascuno e per mia fortuna ne avevo trovato alcuni dove qualcuno aveva fatto dei buchi nella parete divisoria. Quel giorno mi misi in osservazione, decisa di soddisfare una volta per tutte la mia curiosaggine aspettando il momento giusto. Il momento arrivò quando vidi un bel ragazzo entrare in uno dei cubicoli ai lati. Attesi qualche minuto ed entrai in quello accanto senza far rumore, e accostai l’occhio al buco per spiare il ragazzo.
Lo vidi rimuovere il costume, il mio cuore mi batteva all’impazzata, vidi il suo cazzo flaccido pendere sul pube coperto di peli; a quel punto pensai, va bene, è più grosso di quello di mio fratellino e rimasi alquanto delusa, chissà cosa mi aspettavo? In breve tempo, però la mia delusione svanì per incanto perché’ vidi il ragazzo chinarsi e spiare attraverso un altro buco nella parete accanto. Con la mano, cominciò ad accarezzarsi l’uccello e miracolosamente il pisello cominciò a crescere sotto i miei occhi stupefatti, rizzandosi come un fuso. Ero così stupefatta da ciò che stava accadendo, che rimasi incollata al buco di osservazione. Il ragazzo iniziò a masturbarsi, muovendo ritmicamente la pelle del cazzo e alternativamente scoprendo la cappella. Lo stava facendo proprio, per un caso miracoloso, di fronte al mio buco. Io ero eccitata come non mai, velocemente mi rimossi il costume bagnato rimanendo nuda e con la mano iniziai a massaggiarmi la vulva e il clitoride come mi aveva insegnato mia zia. Dopo poco, lo vidi irrigidirsi ed un getto di sborra bianca e gelatinosa finì sull’asciugamano. Il cuore mi batteva forte, forte dall’emozione e dall’eccitazione, finalmente la mia curiosità era stata soddisfatta. Ma la situazione cambiò istantaneamente perché’ capii’ che il ragazzo si era accorto che lo spiavo, si abbassò e guardando direttamente al mio buco e mi fece capire a segni che voleva vedermi masturbare. Scattai indietro piena di vergogna, nascondendomi nell’angolo del cubicolo. Rimasi lì per qualche minuto, ma poi pensai perché’ no? Lui si è mostrato a me ed è giusto che io mi mostro a lui. Lentamente mi spostai in modo da posizionare la mia figa proprio di fronte al buco, vedevo il suo occhio che mi guardava, mi aprii’ la vulva e cominciai’ a farmi un ditalino di fronte a quel ragazzo sconosciuto. Le mie dita erano bagnate dai miei umori, mi infilai solo l’indice nella vagina muovendolo ritmicamente essendo ancora vergine. Non ci volle molto prima che venissi, fu un orgasmo eccezionale perché’ mi ero così attizzata di essermi esibita. Estrassi l’indice dalla figa e mostrai al mio guardone come era bagnato, lui a sua volta mi mostrò che aveva sborrato di nuovo mentre mi guardava. Ah …. la gioventù!
Tornai alla realta’ quando udii’ mia madre chiamarmi da fuori – “Hanna, bist du bereit nach Hause zu gehen? Lass mich nicht warten, bitte” Era tempo di tornare a casa.

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