Laura, A pronzo insieme

di
genere
dominazione

Ti ho vista sotto casa stamattina, sei bellissima con quel tuo tallier rosa corallo, ti fa ancora più sexy. Vederti mentre entravi in macchina, con quella gonna corta, che sale su vertiginosamente mentre ti accomodi al posto di guaida mette i brividi- Ho deciso, ti invio un sms, ti voglio a pranzo con me.
Il tempo non passa mai, aspetto con anzia che si facciano almeno le 11.
"Ti vengo a prendere per ora di pranzo, andremo al Café Mirò, 13 in punto mi raccomando, Il tuo padrone".
So già che se non risponderai sarà un assenso, comunque arriva il tuo sms di risposta, coinciso al massimo, "ok". La cosa non può che farmi piacere.
Attendo con impazienza lo scorrere dei minuti che ci separano. La giornata è calda, i primi caldi si fanno sentire, tra qualche settimana sarà il tuo compleanno, spero di essere qui per farti un bel regalo, chissà.
Arrivo sotto il tuo uffico in anticipo di parecchi minuti, pazienza, avrò il tempo di trovare un posto dove parcheggiare.
Mi siedo sul cofano della macchina mentre ti aspetto, il calore del sole non è ancora così intenso da dare fastidio, anzi è un piacevole tepore che accarezza la pelle, mi ricorda il calore intenso del tuo corpo quando nuda mi abbracci.
Nervosamente guardo in continuazione l'orologio, l'ora arriva, inizio a vedere le prime persone uscire da tuo ufficio, non mi fai aspettare tanto, ti giri intorno nervosa per vedere dove sono appena mi scorgi, salgo in macchina per non farti imbarazzare con le tue colleghe, appena arrivi alla macchina rapida ti guardi indietro per vedere se sono già uscite, no, ancora non si vedono. Tiri un sospiro di sollievo e veloce sali in macchina, "vai, prima che quelle arpie mi vedano, sai che sparlano sempre", veloce parto in diresione di via Cavazzana, la percorriamo tranquillamente e tu ti rilassi un pò, "togliti gli slip, voglio sentire il tuo profumo. Ora", mi guardi stupita da quella richiesta, "ma sei matto?", mi dici interdetta. "No, ho voglia di sentire il tuo profumo, ma guidando non posso distrarmi, quindi ti togli gli slip e me li dai, così posso ".
Rimani perpelessa un pò, "Dai! non abbiamo molto tempo" incalzo io. La macchina già ha imboccato via Niccolò Orsini, dobbiamo percorrere solo corso Milano e tra poco arriviamo al Cafè Mirò. Alla fine cedi e senza scoprire minimamente le bellissime gambe, sfili i bianchi slip di pizzo me li consegni. Li porto con piacere al naso, ne assaporo con piacere il profumo del tuo corpo che custodisce. Sublime profumo di femmina. Per un attimo ti guardo, "non ne hai più bisogno", li lascio volare via dal finestrino, "stronzo, ma che fai" ti giri a guardare il candido indumento che vola per strada e va a fermarsi sul parabrezza di un'auto che procede in senso opposto. Incroci le mani e sbuffi arrabbiata "uff, sei il solito porco, adesso non avrò il coraggio di scendere dalla macchina".
Svolto per via Dondi dall'orologio, siamo arrivati, il tempo di scorgere un posto per percheggiare e scendiamo. Sei imbronciata ma io subito ti raggiungo e ti cingo forte i fianchi stringendoti a me, ti bacio con passione, in mezzo alla strada, la mia mano che scende sul tuo culo, ti lasci baciare, "vieni, entriamo". Il locale è molto carino, alle pareti quadri di Mirò, l'atmosfera e piacevole, gente và e viene, un mix di persone multicolrore già riempie il locale, lungo le pareti, sugli enormi mensoloni alle spalle del tavolo bar una fila infinita di bottiglie di vino e liquori di tutti i tipi, nell'aria misica jazz.
"Ci sediamo qui, al banco", ti dico mentre entriamo, "noo, manco per idea su uno di quei trespoli, si alza troppo la gonna, si vedrebbe che non ho più gli slip" sussurri sottovoce strattonandomi per un braccio. Ti sollevo di peso e ti faccio sedere, sull'alto sgabello, la tua gonna è salita vertiginosamente, adesso sembra proprio una mini. serri le gambe per non mostrare tutte le tue grazie, "cosa prendi, una insalatona?", "s.si, grazie", accenni con la testa, io opto per un panino piastrato ed ordino pure una porzione di patatine, hai lo sguardo teso, pronta a scappare se vieni scoperta, faccio portare pure una bottiglia di vino bianco. Il vino è freddo al punto giusto, lo sorseggiamo con piacere, discutiamo di noi due e del lavoro. Oggi sei davvero splendida, hai un alone intorno che sembra tutti notino.
Chiunque entri ti guarda con ammirazione.
Mi piace quando gli altri ti notano, due ragazzi, seduti ad un tavolino dietro di noi fanno degli apprezzamenti sulla tua bellezza e sul tuo sedere, mentre mangiamo più d'uno vengono a chedere delle cose al banco per poterti ammirare da vicino, te ne accorgi e pian piano ti sciogli un pò, inizi a chiaccherare, ridere e scherzare, complice il fresco vinello.
Abbiamo finito di pranzare, un'ora passa in fretta, pago, però, prima di andare, "aspetta, voglio farti un regalo" dico facendoti restare seduta, ti giro verso di me, i ragazzi seduti al tavolo adesso possono ammirarti in tutto il tuo splendore, arrossisci incrociando il loro sguardo, i loro occhi sorridono e vanno dritti in mezzo alle tue gambe, la tua mano subito a coprire lo spacco della gonna.
Tiro su la tua caviglia destra, mi abbasso e la bacio, "che fai", non ti ascolto, mi giro verso i ragazzi e li fisso, dritto negli occhi, sei imbrazzata, la mia lingua lecca il collo del piede e si ferma alla caviglia, "dai, siamo in mezzo a tanta gente, ti prego" dici nervosa, tiro fuori dalla tasca una cavligliera, la lego alla tua caviglia, una sottile catenella con cinque condoli attaccati, sono delle lettere "S", "L", "A", "V", "E". I due ragazzi guardano estasiati la scena.
Sei diventata rossa, "andiamo dai che faccio tardi in ufficio" e salti giù dallo sgabello, mi prendi per mano e mi trascini fuori dal locale, mi giro verso i ragazzi, mi salutano col pollice rivolto verso l'alto.
di
scritto il
2020-06-15
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