Il figlio del proprietario di casa

Scritto da , il 2020-04-14, genere gay

Mi sono trasferito in questo condominio quattro anni fa. Non ho mai instaurato un gran rapporto con gli altri condomini, anche se ci salutiamo sempre con giovialità. Non siamo mai diventati amici. Vedo che alcuni di loro si trovano a mangiare assieme in estate nel cortile. Mi hanno anche invitato, ma non ci sono mai andato.
Il proprietario del condominio vive all'ultimo piano. Un signore distinto che avrà circa settant'anni. Non conosco la sua storia. Quando arrivai viveva già con una donna dell'est più giovane di lui. Una signora di circa cinquant'anni. Assieme avevano un figlio di quindi anni. Era un ragazzino all'epoca.
Ma è cresciuto nel tempo. L'ho osservato.
L'anno dopo il mio arrivo è cresciuto di quindici centimetri almeno. Era un ragazzo. E si avviava a diventare un bel giovane uomo.
Sussistevano tuttavia due problemi.
1. era troppo giovane. E anche se non fosse stato tanto giovane c'era il problema numero due.
2. Era decisamente troppo etero.
Ad ogni buon conto, lo guardavo dalla finestra quando usciva a curare il giardino. Gli sorridevo quando lo incrociavo per le scale. Ma nulla di più.
Fantasticavo, senza coraggio di fare il passo decisivo. Lo osservavo e sospiravo, avendo ben cura di non farmi notare.
La sorpresa è avvenuta qualche settimana fa.
Era tardi, avevo lavorato a computer fino alle dieci e mezza, poi avevo deciso di guardare un film prima di andare a letto. Così sono crollato sulle coperte quando ormai era passata l'una.
D'improvviso ho sentito un gran trambusto di piedi giù per le scale. Qualcuno correva con gran fracasso.
Mi sono alzato per andare dallo spioncino a spiare. È passato come un razzo sul mio pianerottolo scendendo. Sono tornato in camera e mi sono affacciato alla finestra. Dopo pochi istanti è uscito di corsa in cortile e si è nascosto dietro ai bidoni. Sua madre è uscita poco dopo. Ma non l'ha trovato e gli ha urlato qualcosa che non ho capito.
Lei è rientrata e lui poco dopo è uscito dal nascondiglio. Si è grattato la nuca e poi ha guardato verso l'alto. Mi sono allontanato dalla finestra sperando che non mi avesse visto.
Quando ho avuto coraggio di affacciarmi di nuovo non c'era più.
Sono tornato a letto pensieroso. Ma mi sono dovuto alzare subito perché hanno bussato alla porta.
Lentamente mi incammino lungo il corridoio. Non ho nemmeno indossato i pantaloni.
Dallo spioncino vedo la sua figura. Dubbioso accendo la luce del corridoio e apro la porta.
“Ciao. Posso entrare?”
Un po' stupito lo lascio passare. Il corridoio stretto gli impone di passare a contatto con me. O forse è lui che lo cerca?
“Che cosa succede?”
“Ho litigato con mia mamma. Posso dormire qui?”
Non so che dire. Lui è sfrontato. Si è già incamminato lungo il corridoio verso la mia camera.
“Non credo sia un problema. Sicuro che sia la decisione migliore...?”
Quando arrivo in camera si è già tolto i pantaloni della tuta e la felpa.
Mi guarda con un sorriso riconoscente. Mentre io cerco di lanciare un'occhiata ai suoi boxer pieni.
Lui è sicuro di sé e quasi a volermi provocare si toglie la maglietta. Resta incastrato. Ed io mi prendo il tempo per osservarlo.
Ha un corpo incredibile. Definito, muscoloso. Non ha peli, se non pochi sulle cosce massicce e i polpacci scolpiti. Gli addominali sono un incanto e mi piacerebbe poterli toccare. I boxer blu sono pieni. Vedo distintamente la forma del suo sesso a riposo.
Ma poi lui riesce a liberarsi della maglietta, allunga la mano e mi dice: “Sono Mark.”
Ed io la afferro e rispondo – forse con un lieve ritardo – “Piacere, io Filippo”.
Senza dire altro e sempre con quel suo sorriso innocente si stende nel mio letto.
“Vuoi qualcosa da bere?”
“No, grazie mi basta dormire”.
E così mi stendo accanto a lui.
“Buonanotte!” mi dice. E si volta dandomi la schiena.
Io non so che dire. Ho la testa piena di pensieri che sfrecciano come razzi ed esplodono senza che io abbia potere di fermarli, analizzarli, capirli.
“Buonanotte”.
Ma sono ancora perplesso.
E così mi trovo a fissare il soffitto, con il mio sogno erotico degli ultimi anni a pochi centimetri di distanza senza poterlo toccare.
Non ho chiuso occhio quella notte. Sono stato lì a girarmi e rigirarmi. L'ho guardato qualche volta. Si era girato supino ed io guardavo quei lineamenti così maschili, ma al contempo delicati. Le sue labbra apparivano morbide. Il naso sottile.
Ho anche alzato un po' le coperte per guardare quella meraviglia di corpo. Ma solo una volta. Temevo di svegliarlo. Avrei voluto abbracciarlo. Stringerlo a me.
La mattina dopo si è svegliato ed è uscito in fretta.

Per qualche giorno non ho pensato ad altro, ma non ci sono state altre occasioni di incontrarci ancora.
Poi una sera è tornato. Avevo finito di cenare da poco e mi apprestavo ad accendere la playstation. Avevo girato una canna e volevo trascorrere la serata in relax. Mi ero appena seduto sul divano e avevo acceso la canna quando hanno bussato alla porta.
Mi sono alzato per aprire e provate a immaginare la mia sorpresa di trovare di nuovo Mark di fronte a me.
“Ciao. Che fai?”
“Ciao, mi stavo per mettere a giocare con la play.”
“Figo!”
E così dicendo era entrato strusciandosi addosso a me.
Io quasi ridendo l'ho seguito in camera mia.
“Candy Crash! Mi piace un sacco questo gioco! Hai già preso tutte le gemme?”
Aveva già preso il joystick e si era messo a giocare.
Inizialmente ero un po' contrariato, ma poi abbiamo trascorso una bella serata. Abbiamo fumato e giocato.
Ad un certo punto lui era seduto sul davanzale della finestra aperta con la canna in mano mentre io tentavo un livello particolarmente difficile.
“Quindi è da qui che mi guardi quando lavoro in giardino...”
Aveva buttato lì quelle parole quasi con noncuranza. Con l'effetto immediato che io ero morto nel gioco e ho sentito le guance farmisi roventi.
Ma non ho risposto.
L'ho guardato. Lui mi fissava.
“Non c'è mica problema, sai? Mi fa piacere che mi trovi attraente. È una bella sensazione sentirsi desiderati!”
Non sapevo che dire. Mi sentivo svergognato e anche irritato per il modo in cui mi parlava.
“Dammi. Tocca a me.” mi ha detto prendendomi il joystick dalle mani e passandomi la canna.
Io mi sono messo in piedi a fumare, la faccia rivolta verso l'esterno. Non volevo guardarlo. Stavo cominciando a sentirmi a disagio.
Ma poi...

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