Uno studio in bianco (parodia erotico-noir del famoso romanzo di Arthur Conan Doyle)

di
genere
etero

Note dell’Autore: Per la natura degli argomenti trattati e data la connotazione cruda e cruenta di alcune scene, è assolutamente vietata la lettura ai minori di 18 anni. Nel seguente racconto si fa ampio uso di turpiloqui e considerazioni misogine e xenofobe per dare colore, vivacità e ritmo alla narrazione. A quanti possano sentirsi turbati o addirittura offesi da tutto questo rivolgo le mie scuse più sincere ed invito ad interrompere la lettura. Questo testo non è per i deboli di cuore, né per mentecatti che lasciano che le loro azioni siano influenzate da un semplice racconto di fantasia. A tutti gli altri non mi resta che dire: buona lettura!

L’afa non accennava a dargli tregua in quel torrido pomeriggio di fine estate. Quel cazzo di ventilatore da tavolo non faceva altro che spostare aria calda e umida su di lui; inutilmente. La camicia, madida di sudore, aderiva come un guanto alla sua schiena impiastricciata, graffiando come carta vetrata. Si era sempre detto che solo i coglioni lavorano a ferragosto, ma da quando quella troia della sua ex-moglie pretendeva oltre la metà del suo stipendio. Aveva dovuto rinunciare a tutto: la casa al mare, l’attico in centro, persino l’Audi A8, nuova fiammante, che era stato costretto a restituire al concessionario. E tutto per una stronza che aveva deciso di succhiarlo ad un altro. Dopo quindici anni di matrimonio, e senza che ci fosse mai stata l’ombra di un litigio. Ed era quella la cosa che gli faceva più male, perché non le aveva mai fatto mancare nulla. In quindici anni l’aveva sempre rispettata, sempre considerata sua pari. Si erano sempre detti di appartenersi l’un l’altra. Un cumulo di cazzate insomma; soprattutto visto che lei da tempo aveva deciso di aprire le gambe ad un altro. Ed, oltre al danno, la beffa! Suo suocero, principe del foro, era riuscito a fare in modo che durante il processo il giudice si schierasse deliberatamente a favore della sua ex-moglie. “Sentenza con addebito”, in linguaggio giuridico si dice così. Anche se era stata lei a mettergli le corna, a quanto pare il fatto non sussisteva, e a lui toccava pagare per essere stato un marito “assente e scostante”. I miracoli di qualche mazzetta sottobanco, di questo era sicuro, ma come dimostrarlo? Alla fine le spese di un eventuale ricorso in appello non avrebbero fatto altro che gravare ancor di più sulla sua già precaria situazione economica. Cosa fare allora? Nulla; non fece proprio nulla. Suo suocero riuscì anche a farlo licenziare; dopotutto era di gran lunga più facile liberarsi di lui piuttosto che ammettere che sua figlia era una troia. Per questo era stato costretto ad aprire un piccolo studio da investigatore privato in periferia. I prezzi d’affitto lì erano molto più abbordabili, e, non di meno, incluso nel pacchetto c’era anche il piccolo appartamento che già da un mese divideva con la nuova inquilina sudamericana: Dolores.
Il campanello trillò all’improvviso. “Un cliente?” – si chiese speranzoso, anche se, con la fortuna che si ritrovava ultimamente, sarebbe stato sicuramente uno scocciatore, o peggio una coppia di testimoni di Geova. Nel tragitto che lo divideva dalla porta cercò di darsi un tono, affrettandosi ad aprire allo sconosciuto avventore. Un’avvenente morettina, fasciata solo da un elegante tubino a fiori, si fece avanti sotto la luce sommessa delle sue applique. La sua lunga chioma, riccia e voluminosa, era tenuta su da un paio di ferrettini ai lati del capo, dando modo a chiunque di osservare la sottile linea del mento e l’elegante contrasto tra la pelle diafana e le labbra carnose e tinte di rosso. – Buonasera – disse la donna con voce sottile posando lo sguardo sulle poltrone alle sue spalle – Buonasera – ripeté lui indicandogliene una perché potesse accomodarsi mentre lui si premurava di chiudere la porta. – Prego – disse poi esortandola ancora una volta, ma a quanto pare alla donna non interessava sedersi, quanto osservare la scarsa grazia da cui era composto il suo vetusto mobilio. – A cosa debbo la sua visita – chiese lui retoricamente – Sono qui – disse lei come svegliatasi da un sogno improvviso – sono qui per sottoporle un caso! – Perché non si accomoda? – disse lui prendendo posto dietro la scrivania - Si parla molto meglio stando seduti… – Come avvinta ad un’impenetrabile reticenza la donna restò in piedi, ma di fronte al suo silenzio ed al suo ciglio alzato, alzando gli occhi al cielo e sbuffando silenziosamente, la donna si accomodò su una delle due poltrone sgualcite che gli erano davanti. – Mi dica! – disse infine lui a mani giunte! – Ecco… vede… - continuava a tentennare increspando le labbra carnose – lei è un detective privato, giusto? – l’insegna sulla porta dice così – le rispose lui piccato. La donna tacque, come se quello che stesse per chiedere fosse per lei fonte di enorme imbarazzo. Poi, preso il coraggio a quattro mani, disse d’un soffio – Vorrei sapere se quel che si dice su di lei sia vero! – Perché? – chiese lui con finta indifferenza – che cosa si dice su di me? – Che lei sia bravo. Dannatamente bravo. Il migliore sulla piazza. – Ah, si dice questo? – riprese lui ostentando una falsa modestia che gli si confaceva come un vestito di seconda mano. – Sì – riprese lei – Ma lei non ne è convinta – gli rispose lui spiazzandola. – Come fa a dirlo? – riprese lei sgranando gli occhi – Semplice. Il suo muscolo buccinatore! – indicò – Quando dice qualcosa di cui non è per nulla sicura le si increspa in una piccola ruga. Vuole una dimostrazione delle mie capacità? Crede che l’aiuterebbero a convincersi? Beh provi da un’altra parte! Non sono mica un fenomeno da baraccone! – Mi scusi, credo di essermi sbagliata – disse lei riprendendo la pochette rossa che aveva momentaneamente poggiato sulla scrivania e inforcando già la via della porta – Arrivederci – Non fece nulla per fermarla, anche se un nuovo lavoro sarebbe stato una manna per gli affari. Ci pensò, forse un attimo più del dovuto e, mentre la mano inguantata di lei già si posava sul pomello della porta disse – Suo marito! – La donna si arrestò – Lei vuole che segua suo marito – disse lui stancamente - Ma lei come fa a… - il motivo più ovvio del mondo – aggiunse indicandole ancora una volta la poltrona da cui si era appena alzata – lei ha paura che suo marito la tradisca ed ha già fatto tutto quanto era in suo potere per scongiurare quest’ipotesi – Esatto. Ma come… - non mi interrompa per favore. Lei era una di quelle bellezze acqua e sapone che padri e tutori si affannano a presentare alla “bella società” al ballo delle debuttanti, come se fossero trofei da vincere. E per un certo periodo il fatto di essere una “moglie trofeo” le è anche andato bene; ma adesso non è più così. Suo marito all’inizio non le ha mai fatto mancare nulla: vestiti, gioielli, vacanze. Aveva tutto. La sua era la classica vita della “moglie del pezzo grosso”, l’amministratore delegato di una società? No, il figlio dell’azionista di maggioranza – Ma come fa a saperlo – Me lo ha appena detto lei col suo linguaggio del corpo! – rispose lui alzando le spalle come se fosse la cosa più ovvia al mondo. – E come fa a dire che le cose con mio marito non vanno più bene? – Per lo stesso motivo – riprese lui risoluto – non ci vuole mica Sherlock Holmes per capire che lei non avrà più di quarant’anni e, al contrario di quanto si possa pensare, non è certo un tipo dagli appetiti “banali” a letto. Ma a quanto pare, a suo marito, tutto questo non basta più: tant’è vero che va via sul presto la mattina e rincasa sempre più tardi la sera; sempre più stanco. Il figlio di papà non la guarda più come una volta e questo la preoccupa parecchio perché, da quel che vedo, tutto quel che possiede e sempre stato intestato a lui. Ha dovuto firmare un contratto prematrimoniale ed ora teme che, se lui la lasciasse per un'altra, a lei non resterebbe che tornarsene a casina con le pezze al culo. – Ma come fa a sapere che ho firmato un contratto prematrimoniale? – Perché ce l’ha con se proprio in questo momento; o vuol forse farmi credere che è avvezza a portare con sé dei Kleenex formato A4? – rispose lui indicando il rigonfiamento nella clutch di lei. La donna lo guardò ancor più sbalordita – E allora come fa a dire che non sono una donna dagli appetiti sessuali “banali”? – Perché, a meno che ieri sera non si dia data alla lucidatura dei pavimenti di casa sua, il che è del tutto impossibile vista la sua estrazione sociale, succhiarlo a suo marito fino farsi riempire la faccia di sperma, tutto mi sembra tranne che banale! Il che ci porta al prossimo punto: quale marito non indica alla moglie che nel bel mezzo della sua fluente chioma c’è ancora uno schizzo della sua sborra? Semplice: Uno che di quella donna non se ne frega un emerito cazzo! – LA donna abbassò lo sguardo e corse subito a pulire con le mani la zona incriminata – Il suo volto era avvampato per la vergogna, ma manteneva ancora un cipiglio aristocratico – Ora non resta che capire perché suo marito non sia più in brodo di giuggiole per uno dei suoi pompini. Da quel che posso notare dalla grandezza delle sue labbra e dal modo in cui le usa per articolare le parole, lei non è niente male nel praticare sesso orale. Oh è inutile che mi guarda così – riprese poi – si vede lontano un miglio che è una a cui piace succhiarlo, non c’è bisogno di andarne addirittura fiera – Ma come fa a sapere che – I suoi muscoli buccinatori mi hanno appena detto anche questo. – rispose lui con tono sbrigativo - Ora; torniamo un attimo al motivo che l’ha portata qui: Per quanto io possa essere bravo nel mio mestiere, in città vi sono molti che sono molto più bravi di me, e se è venuta qui lo devo solo al fatto che il mio nuovo studio si trova in un postribolo di periferia, luogo perfetto per ottenere una consulenza senza dare nell’occhio. “Salvare le apparenze prima di tutto il resto”. Non si dice forse così? Che suo marito si conceda qualche scappatella non è grave, ma è grave che si intrattenga con gente con cui non si deve assolutamente intrattenere! Mmm… vediamo un po’… - disse prima di mettersi a scrutare la donna come se dovesse farle una radiografia. – Non mi dica?! Davvero? – Ma cosa può aver capito solo guardandomi? – riprese lei stizzita – Lei non avrà più di quarant’anni e, se lo lasci dire, è una donna molto attraente, al punto da poter essere scambiata per una modella, il che esclude che l’amante di suo marito sia una donna più attraente di lei. Suo marito non è gay, o lei ne sarebbe rimasta schifata e glielo si leggerebbe in faccia. Per quanto siamo tutti disposti a fare i buonisti del cazzo, le nostre micro-espressioni tradiscono sempre la nostra faccia da poker, palesando la cultura misogina e xenofoba in cui siamo cresciuti. No, è qualcosa di più grave. Suo marito è un pedofilo! – E lei come lo sa? – chiese la donna balzando il piedi esterrefatta – Non lo so. – si limitò a rispondere lui – Mi limito a riportare quel che pensa lei. – Ancora una delle mie micro – cose? – Micro-espressioni – la redarguì lui piccato – La sua fronte è un libro aperto! Lei ha paura che suo marito la lasci, ma teme ancor di più che per colpa di questa sua assurda perversione ne vada di mezzo il buon nome della vostra società! - Come intende procedere? – gli chiese lei stoicamente. Si vedeva lontano un miglio che era una donna avvezza al comando. Non era certo un manager d’impresa, ma a casa sua era lei a tenere le redini. – Seguirò suo marito – le rispose lui dopo un lungo silenzio – e per quanto riguarda il compenso, quell’assegno che ha portato con se nella clutch andrà più che bene come primo anticipo - Ma sono cinquemila euro! – Rispose lei esterrefatta – Chi indossa con tanta nonchalance un anello di diamanti da quarantamila euro, di solito, non si fa problemi di prezzo - le rispose lui porgendole la mano che lei timidamente strinse – e per quanto riguarda quell’altro tipo di pagamento… - aggiunse poi tirandola a sé – avrà modo e tempo di ricompensarmi anche in quel modo – Cosa vuole dire? – rispose lei sgomenta ritirando immediatamente la mano – Oh lei potrà mentire anche a se stessa – rispose lui – ma i feromoni che sta liberando in questo momento sono inequivocabili! – Arrivederci! – disse lei prima di andar via sbattendo la porta; ma aveva lasciato comunque l’assegno sulla sua scrivania. Nonostante la separazione, per fortuna non aveva perso il suo smalto. Adesso, non restava che indagare!
- Continua -

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di
scritto il
2020-02-22
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