Una cameriera qualunque

di
genere
etero

Faceva la barista in un bar che amavo frequentare la sera ad orario aperitivo. Sempre molto professionale e abbastanza fredda con tutti, seppur gentile e sorridente, mi piaceva guardarla quando mi dava le spalle.
Magra e con i capelli corti, aveva un culo tondo ma leggermente basso. Non esattamente una gran figa, ma molto erotica nel suo modo fluido di muoversi.
La sua bocca stretta e con labbra poco carnose non ispirava sesso orale, ma il suo sorriso e la sua voce la rendevano provocante.
Il seno abbastanza piatto era appena evidenziato dalle scollature che esibiva in modo sicuro. Tendeva ad avvicinarsi a me ogni volta che passava o che mi rivolgeva la parola emanando un profumo sensuale che dalla sua pelle arrivava a me e alle mie parti intime. Mi sarebbe piaciuto affondare le mie mani nel suo sedere per sapere se era sodo o molliccio. La giovane età, neanche trent’anni, faceva sperare in glutei morbidi ma pieni.
Non era nelle mie fantasie quando non era davanti a me, ma mi stuzzicava ogni volta che mi si presentava l’occasione di vederla.
Ascoltando casualmente i discorsi tra lei e una collega avevo capito che era sposata o che conviveva e che aveva un figlio di un anno circa.
Non era particolarmente interessante nemmeno a parlarci. I suoi soli argomenti erano il suo lavoro e il suo desiderio di mare. Riconosco adesso che forse non ho mai saputo il suo nome. Probabile che lei non sapesse il mio.
A quel tempo abitavo da solo, mi stavo frequentando senza prospettive a lungo termine con una ragazza e mi sentivo libero di provare nuove esperienze.
Una sera tardi, dopo aver parcheggiato l’auto lungo la strada in cui vivevo, mi stavo avvicinando all’entrata della casa, quando vidi che da distante stava dirigendosi nella mia direzione. Con la chiave già infilata nella serratura della porta, aspettai che arrivasse vicino a me.
Senza tanta convinzione, quasi per scherzo, le chiesi se voleva salire. Le accarezzai i capelli corti come si fa con i cagnolini e la vidi infilarsi dentro l’entrata della mia casa, senza dire niente. Appena entrato, mentre affrontava il primo scalino, la afferrai da dietro e la baciai sul collo. Lei si abbandonò su di me e iniziai ad accarezzarle il seno mentre mi strusciavo sul suo corpo girato. Infilando una mano dentro i suoi pantaloni sentii che era senza mutandine. La spinsi su per le scale dandole una sculacciata. Entrati in casa, mi afferrò una mano e mi guidò in camera come se fosse una cosa normale. In un attimo le stavo sfilando i pantaloni ma mi bloccò. Facendo No con la testa mi fece stendere sul letto, mi sbottonò e estrasse il mio membro infilandoselo in bocca.
Devo ammettere che, seppur stretta, era una bocca abile ed accogliente. Con gemiti di piacere mi stava facendo esplodere, mentre mi guardava. Tutto ad un tratto si staccò con le labbra, me lo scrollò lentamente e si mise distesa di schiena come per riposare la mascella. Di farsi sbottonare ancora niente, così le sfilai la maglietta. Due tettine piccole con due capezzoli turgidi e sproporzionati mi si pararono davanti. Sempre masturbandomi mi tirò a se’ per essere imboccata. Star sopra la sua faccia da porca mi fece impazzire. Mi sarebbe piaciuto schizzarle in gola ma anche coprire di sperma quel suo visetto da gattina. Intanto me la godevo dicendole quanto stavo godendo. Ed ad un certo punto esplosi dentro la sua bocca, con un flusso enorme di sperma che, non so come fece, ingoio tutto. Stetti li ancora qualche istante strizzando le ultime gocce e ringraziandola come quando mi portava il caffè al mattino. Mi staccai da lei che subito si alzò e si infilò la maglietta. Le diedi una pacca sul culo e la accompagnai alla porta visto che era quella la sua intenzione. Solo a quel punto, timidamente mi disse che cambiava lavoro e che quella era stata la sua ultima sera. Non la vidi più e neanche più riuscì a rintracciarla. La ricordo ancora con un affetto sconosciuto per tante altre con cui ho avuto relazioni durature. Ma si sa, tutto è mistero.
di
scritto il
2019-12-23
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