Il bagno dell’Ikea

Scritto da , il 2019-07-29, genere gay

Era una mattinata di luglio molto calda e rovente. Quella mattina, con l’autobus cittadino, mi reco all’Ikea, luogo che da sempre adoro in quanto sono molto appassionato di Architettura, materia che studio anche all’Università di Bari, dove studio e dove vivo. Dopo un giro sul primo piano, arriva ora di mezzogiorno, così decido di pranzare nel ristorante presente nel negozio. Non era molto affollato. C’erano una ventina di persone sedute da una parte del ristorante (sicuramente dovevano essere parenti, anche perché parlavano molto) e poi c’ero io seduto su un tavolo ed un ragazzo di colore (doveva avere 20 anni a primo impatto). Noto che si siede vicino a me (nonostante ci fossero tantissimi posti vuoti nel ristorante). Iniziamo a parlare e lui mi racconta un po’ la sua vita. Sono cose orribili quelle che mi racconta, del suo viaggio dal Paese dove era perseguitato fino in Italia con un barcone fatto di maltrattamenti e torture ma che finisce con un lieto fine quando mi racconta che ha trovato lavoro in una azienda di computer. Non ho il coraggio di chiederli il motivo della persecuzione perché so che racconterebbe altre cose terribili. Nel frattempo arrivano i nostri ordini. Così li dico che se vuole può sedersi di fronte a me, anche per avere occasione di scambiarci i numeri e di conoscerci meglio. Appena finito lui mi dice che doveva andare in bagno ed io lo seguo a ruota (erano ben 4 ore che mancavo da casa e c’era l’urgenza di andarci). Arriviamo in bagno e ci avviciniamo agli orinatoi che erano presenti nel bagno. Noto che lancia parecchie occhiate al mio cazzo ed io, ovviamente, ricambio guardando il suo. Allora li chiedo il perché veniva perseguito nel suo Paese e lui risponde (come avevo intuito) che era fuggito perché omosessuale. Perciò li racconto la mia omosessualità. Mai con nessuno mi ero confessato di questa cosa, se non con il mio migliore amico con il quale condivido l’alloggio (la sua storia con me la racconterò in un’altra storia). A questo punto, quasi per scherzare, ci chiudiamo nel bagno più lontano dall’ingresso (anche più largo) e ci misuriamo i cazzi (ormai duri come il marmo) con i righelli dell’Ikea. Il suo era di ben 24 cm mentre il mio era un misero 18 cm in confronto al suo. Allora lui, con gesto furtivo, mi prende dai capelli e mi sbatte il cazzo sulla faccia quasi a farmi male. Lo spompino per bene e, nel momento di venire, mi riempie la bocca di sborra che mi costringe a ingoiare. Dopo ciò si mette il cazzo a posto nei suoi slip bianchi a righe nere che a malapena contenevano in suo cazzo enorme e lo stesso faccio io riponendolo nei miei boxer a fantasia militare. Usciamo dai bagni e finiamo il nostro giro. Lo invito a casa mia e nel viaggio in autobus mi dice che cerca un alloggio da condividere perché il suo stava per essere convertito a struttura per anziani entro un mese. Così, arrivati a casa, ne parlo con il mio coinquilino nonché migliore amico per chiedere. Lui è entusiasta e dalla settimana dopo si trasferisce con noi. Da quel giorno, io, lui e il mio migliore amico siamo un trio inseparabile di coinquilini e, soprattutto, di sesso.

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