Lo spunto di un equivoco

Scritto da , il 2019-03-16, genere incesti

A volte le tentazioni ci sono; che volete! In ufficio, ogni giorno, a stetto contatto con colleghi che ti corteggiano e magari te lo dicono apertamente. Aggiungiamoci pure qualche incomprensione familiare, qualche fantasticheria e se non si è forti può succedere che si ceda. Ma tutto potevo immaginare tranne che accadesse con mio cugino Gigi che, fra l'altro, è un bel fusto di 41 anni. Io sono Sonia, 37 anni, un marito e un figlio. Sono, me lo dicono o me lo fanno capire, una bella cavalla da monta che sprigiona sessualità da tutti i pori. Me lo dice pure mio marito e devo dire che è molto geloso. Nei primi giorni di giugno ci siamo trasferiti, come ogni anno, nel nostro villino al mare, solo a pochi minuti dalla nostra città in Sicilia. La domenica nostro figlio aveva un mini torneo di calcetto in una città vicina e mio marito, come tanti altri papà, lo accompagnò. Sarebbero rientreti ad ora di pranzo. Proprio quella mattina presto, ricordo che erano appena le 6, azionando il fono si staccò la luce. Loro avevano fretta e, a parte questo, mio marito ne capisce poco e niente. Prima di andare via mi consigliò di chiamare Gigi. Lui è elettricista e in questi casi chiamiamo sempre lui. Lo chiamai che erano le 8.30 e mi disse che sarebbe venuto quanto prima. Ebbi il tempo di fare una doccia veloce evitando di bagnarmi i capelli, indossai l'intimo bianco e un prendisole sempre bianco. Arrivò che erano quasi le 10, in bermuda e maglietta. Gli diddi che mi dispiaceva disturbarlo di domenica. "Ma non mi fare ridere va" rispose. Dopo 10 minuto era tutto a posto e ci spostammo in veranda discutendo. Poi andai a preparare il caffè e parlavamo, lui dalla veranda ed io dalla cucina. Ritornai con le tazzine e, mentre prendevamo il caffè, disse: "Che ce l'hai fiorita!" Va bene che c'era sempre stata una grande confidenza tra di noi, ma quel doppio senso mi lasciò perplessa e lo guardai di traverso sorridendo a mo di leggero richiamo. Quel mio sguardo e quel mio sorrisetto furono, forse, la causa di tutto. L'equivoco fu che il suo non voleva essere un dippio senso, ma si riferiva ai numerosi vasi fioriti che stavano in veranda. Secondo lui il doppio sneso fu quel mio atteggiamento forse provocatorio. Questo doppio equivono fu lo spunto di tutto. Avevo della biancheria intima stesa e mi chiese di chi fosse il reggiseno. "Come di chi è, di chi deve essere? Mio" "Si tuooo. Non mi fare ridere. Le tue minne non ci entrano". Non potei fare a meno di ridere vergognandomi. "Cosa ti ha preso stamattina vaaaa". Ma avevo l'impressione che anche lui pensava la stessa cosa: cosa mi aveva preso quella mattina. "Quello che hai messo è uguale?" "Ma certo" "Non ci credo. Fammelo vedere" "Si, te lo faccio vedere, ma guarda un po". Non so cosa ci prese a tutti e due: lui insisteva ed io ero sempre più propensa a farlo. "E poi te ne vai tranquillo come sei venuto?" "Certo". Mi spostai all'interno intimandogli di restare li in veranda; feci scivolare le bratelline del prendisole lungo le braccia e lo abbassai fino ai fianchi. Mi aveva visto migliaia di volte in due pezzi, ma non eravamo in spiaggia ed era una situazione del tutto diversa. Mi guardava voglioso e a me piaceva. "Ok? Ci credi ora?" "Vero è. Levatelo, fammele vedere" "Smettila! Non ci devi nemmeno pensare per scherzo". Sorridevamo come se stessimo giocando, però c'era qualcosa che non andava in quando eravamo entrambi elettrizzati. Non era naturalmente la prima volta che ci trovavamo da soli, ma non ci eravamo mai espressi in questo modo. Insomma, siamo primi cugini di sangue. Lui faceva la parte di chi scherzava, io facevo la parte di chi scherzava e dopo varie insistenze da parte sua e dinieghi miei, cercando di chiudere questo gioco incestuoso, gli dissi: "Te le faccio vedere e te ne vai. Va bene?" Quasi non ci credeva nemmeno lui di questa mia disponibilità, il fatto sta che appena sganciai il reggiseno e le mie tette balzarono fuori, "Minchia chi ci l'ha boni cuscì" escamò meravigliato. Le fissava con due occhioni così ed io fissavo lui che le fissava. "Contento? Soddisfatto ora? Me lo posso rimettere?" Si avvicinò. "Che fretta hai? Che fa ti vergogni di tuo cugino?" "Magari no!" Cercai di coprirmi tirando su il prendisole ma, anticipandomi, allungò le mani sulle tette. Istintivamente feci un passo indietro ma lui ne fece uno avanti. "No! Per favore! Che fai?" Non sapevo nemmeno che stava succedendo: lui mi palpava ed io guardavo le sue mani che le palpavano, mentre sentivo i miei capezzoli inturgidirsi per un piacere tutto nuovo. Quando me li strizzò non potei fare a meno di sospirare e di gemere. Io dicevo di no e lui diceva che non c'era niente di male. Mi chiese se mi piaceva ed io: "Mm! Siii! Bastaaa pero" "Perchè" "Perchè tu che dici, non lo sai perchè?" Non mi diede retta e, anzi, si chinò a leccarmele. "Noooo!" Invece si perchè stavo morendo di desiderio per questa situazione nuova e inimmaginabile. Gemevo e mi disse che aveva voglia di mettermelo fra le tette. "Per favore non esageriamo, smettiamola"- Invece venne su e mi ficcò la lingua in bocca. Non volsero a niente i miei lamenti mentre ci slinguavamo. Che bello però! Poi mi ridisse che me lo voleva mettere fra le tette e, nonostante i miei: no non è giusto, prese a sbottonarsi i bermuda ed io seguivo, quasi con ansia, i suoi gesti nell'attesa che me lo mostrasse. Non appena i bermuda furono ai suoi piedi e i suoi slip alle ginocchia, mi ritrovai ad ammirare, per la prima volta, un cazzo che non era quello di mio marito. "Niente mi fai'" "Avaaaa! Davvero?" Ci fissammo e lo impugnai. Che sensazione! Noatai, impugnandolo e menandolo, che era più grosso di quello di mio marito. Sospirò, cercò la mia bocca e ci baciammo libidinosamente. Ormai ero andata. Mi fece sedere, si liberò del bermuda e degli slip e, divaricando le gambe, si avvicinò piantandomelo li e stringendo le mie tette. Gli dissi che quello che stavamo facendo non era giusto e lui: "E dai, fra le tette, mica ti ho chiesto un pompino" "Ah sicuro! Ci mancherebbe! E non usare questo linguaggio". Prese a muoversi su e giù e mi disse di usare io le tette. Che ci posso fare, quella situazione mi piaceva e vedere quel gran cazzo di mio cugino che faceva su e giù fra le mie tette, mi eccitava terribilmente. Mi bolliva il sangue e lo sentivo nella fica ormai bagnata esageratamente. Se avevo voglia di prenderlo in bocca? Naturalmente. Ma non volevo essere io a prendere l'iniziativa, anche se tutta quella situazione e il cazzo fra le tette, mi facevano sentire sempre più disponibile a fare la troia con mio cugino. Mi disse di prenderlo in bocca. "lo sai che sei vizioso? Non ti immaginavo così vizioso. Quando torni a casa lo metti in bocca a Carmela" gli dissi guardandolo maliziosamente. (Carmela è sua moglie). Lo portò su davanti alla mia bocca e lo impugnai. "Semmai una leccata" "Per iniziare" "No! non insistere. Una sola". Iniziai da sotto e andai su con la lingua. "Minchia Sosò chi lingua!Chi si brava! Ancora, mi fa muriri". Mi sentii lusingata. Francamente mi piaceva e continuai. Mi sentivo troia; mi sentivo come se dovessi dimostrare, a lui e a me stessa, che ci sapevo fare. Quindi continuai nel mio leccaggio; anzi, non l'avevo mai fatto con mio marito, non so neanche io perchè, forse perchè presa dalla lussuria, andai giù fino a leccare e a mordergli le palle. Più sentivo i suoi gemiti, i suoi apprezzamenti e le sue esortazioni a continuare, più mi piaceve, più mi sentivo traia e più volevo continuare. Fino a quando, leccandogli la cappella, vogliosa di sentirmelo palpitare in bocca, lo imboccai e presi a fare su e giù con la testa facendolo scivolare lentamente fra le labbra. Mi disse più volte brava e mi abbassai fi no a prenderlo quasi tutto in bocca. Mi disse troia e mi sentivo fiera di me stessa. Allora mi rialzai leggermente e, tenendolo in bocca, presi a giocare con la lingua sulla cappella. più sentivo i suoi lamenti di piacere e più velocemente roteavo la lingua. Succhiai fino a quando gli sentii dire: "Dammela, fammela leccare" "No, non esagerare con le tue richieste" gli dissi dopo avermelo sfilato dalla bocca e menandolo. In realtà avevo una gran voglia di godere e quando il furbacchione intrufolò la mano all'interno del prendisole raggiungendo le mie mutandine da sopra, feci finta di resistere ma lo lasiai fare, tanto che allargai le cosce dandogli la possibilità di accarezzarmela. Ebbene, persi ogni ritegno. Quando mi fece alzare e fece scivolare il prendisole a terra non mi opposi. Non mi opposi nemmeno quando mi sfilò le mutandine. Ero nuda davanti a mio cugino. Si chinò e prese a leccarmi il ventre mentre con la mano sinistra mi palpava il culo e la destra, a taglio, fra le mie cosce a strofinarmi la fica allagata. Appoggiai le mani sulle sue spalle e presi a dimenarmi e a gemere. Il divano era a pochi metri da noi; mi fece distendere supina e prese a giocare conla mia fica allargando le labbra e cincillandomi il clitoride. Impazzivo di piacere. Figuratevi quando sentii l'agitarsi frenetico della sua lingua. Me la sentii pure dentro; poi mi mordicchiò più volte il clitoride con le labbra; poi me lo succhiò e scoppiai in un orgasmo che mi fece perdere il controllo: "Ahaaaaaaaaa! Ohooooo! Mi piaceeeee! Siiiii, siiiiiii. Gigi continuaaaaa. Ahaaaaaa!" "Te lo schiaffò dentro" "No, la no". Invece si. Mi fece alzare e mettere piegata a 90 gradi appoggiata sulla spalliera del divano. Prima prese a palparmi il culo con entrambe le mani e poi sentii il suo cazzo fra le cosce. Istintivamente le allargai e il suo cazzo scivolò da solo dentro la mia fica. "Ah che bello! Minchia che ce l'hai accogliente" disse prendendomi per i fianchi e iniziando a pomparmi. Figutatevi se era bello per me. "Ahaaaa, siii, strapazzamela" mi scappo di dire. Forse perchè è il termine che uso con mio marito. Questo e altro. Tanto che lui si sentiva stuzzicato e colpo dopo colpo aumentava la sua potenza fino a quando non scoppiai in un secondo orgasmo. Anch'io presi a muovermi e i nostri colpi, mentre godevo gridando, facevano un rumore assordante. Me lo sfilò dalla fica e me lo strofinò fra le chiappe mentre ansimavo ancora di piacere. Con un dito mi dilatò l'ano. Si, certo, mi voleva inculare. Dovevo fare le scene di prima? No, no e invece si? Non ero mica vergine. Così, ancora presa dall'orgasmo di prima, glielo dissi io stessa: "Inculami, si inculami" "Certo". Me lo sentii ficcare lentamente e più entrava più gli dicevo di andare in fondo. Mi disse che l'avevo tutto rotto. "Che ti aspettavi?" Gli risposi divertita. Lui me lo ruppe di più facendomi impazzire di piacere. Mi sborrò dentro provocandomi un altro orgasmo e godendo insieme perdemmo l'equilibrio: io sul divano e lui sopra di me con tutto il suo peso e il suo cazzo nel mio culo. Mi diede altri due colpi e poi fra le chiappe. Immaginate i commenti del dopo scopata di due cugini: che era stato bello ma pure un senso di pentimento. Pentimento si ma dopo quella volta abbiamo avuto altre due occasioni per rifarlo. Questa volta consapevoli, più disinibiti e senza pentimenti. Nemmeno quando mi sborrò in bocca. Non l'avevo mai fatto. Le conseguenze? Cambiai: cedetti alle insistenze di un mio collega. Mi sembrò tutto più semplice. Il mio collega? Felice di trovarmi disponibile ad ogni sua richiesta sessuale. Mi disse: "Io una moglie come te avrei bisogno" "Perchè?" "E' restia a fare certe cose a letto". Sorridendo gli dissi: "Falla scopare con un altro".

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