Monica. Una moglie si racconta -Raccolta di fatti ed esperienze scritte e sparse qua e la in rete.-
di
Monica Prof.
genere
dominazione
il racconto dell’esperienza vissuta in “un mio alunno mi ha venduta” è stato preceduto da altre pubblicazioni in vari siti di racconti erotici nei quali ho confessato di non aver mai saputo tenere a bada chi nei miei confronti si spingeva oltre gli apprezzamenti cortesi e galanti, al limite del corteggiamento.
Sembra assurdo ma espressioni del tipo: -solo a starti vicino mi viene voglia di frugarti dappertutto- oppure – se non vuoi farti scopare bada di non capitare mai da sola con me- o ancora – non ti rendi nemmeno conto di quanto a certi maschi tu lo fai diventare duro anche se sei vestita con una corazza d’acciaio- sono sempre state usate da chi, avendo imparato a conoscermi, sapeva e sa che possono essere i grimaldelli per cominciare a scassinare le porte delle mie emozioni intime e segrete. Certo, non si vede la mia eccitazione intesa come umido che comincia a crescere nelle parti intime, ma la spia del rosso fuoco che divampa sulle mie guance e il non sapere più dove poggiare lo sguardo, sono sempre state spia del mio forte imbarazzo e del mio andare in totale confusione mentale ed è il momento in cui anche non volendo le mie difese vacillano e il maschio ha la strada quasi spianata. Mi difendo, pur sapendo, però, che cederò presto.
In questo scritto ho provato a mettere tutto in un percorso lineare che mi ha portato ad essere ceduta in cambio di soldi da un ragazzino mio alunno che ha saputo di queste mie vicissitudini. Per non stravolgere gli scritti pubblicati in modo sparso e qui raccolti, alcuni sono scritti in prima persona (io, io ho fatto …, ho reagito …) altri utilizzando la forma della terza persona singolare (lei, Monica, ha fatto …. Lei ha reagito … etc..) spero che questo non confonda il lettore.
Le esperienze vissute in prima persona mi hanno ormai convinta che può ben capitare che siano altri, perfettamente estranei occasionalmente incontrati a farti scoprire che a volte il piacere passa per delle vie non da tutti ritenute praticabili. Essere presa con decisione, scoprire che oltre al sesso fatto nella piena normalità e, a volte, “monotonia” quotidiana con l'uomo che si ama, pur continuando ad amarlo, può rendere manifesta quella carica erotica che spesso nemmeno io stessa sapevo di nascondere tra le curve del mio corpo e chissà in quale recondito angolo della mia personalità. Si chiama masochismo? Forse si, Avere la certezza di non piacere sentendosi magari troppo bassa, troppo piena, insomma troppo insignificante.
Tutto questo mi è successo in periodo universitario, già da ragazza, studentessa appena arrivata a Cagliari da Oristano, ho trovato casa con un'altra studentessa e una lavoratrice, anche lei iscritta all'Università. Abitavano li già da due anni, la terza ragazza era andata via e io conoscendole perché mie concittadine mi ero rivolta a loro per un posto dove stare. Era impensabile viaggiare ogni giorno. Mi ricordo il primo commento del padrone di casa quando l'ho conosciuto, ero in quella casa da una settimana e lui era venuto per espletare le formalità, consegna delle chiavi, avvisi di carattere generale e soprattutto, riscuotere primo mese di affitto e caparra. In quell'occasione eravamo io, una delle due altre inquiline, l'altra studentessa e ovviamente lui, il padrone di casa. Ricordo il primo commento dell'uomo nell'occasione. Disse, rivolto alla mia coinquilina: - Ma ad Oristano cosa vi danno da mangiare? Tra l'altro lo mettete tutto su culo e cosce. Certo che ai vostri fidanzati non mancherà da palpare.
Stavo per fargli i complimenti per la sua finezza ma sono stata zitta.
La prima domanda che ho fatto alla mia amica dopo che l'uomo é andato via é stata: Ma secondo te, lui é affidabile? In che senso, mi ha chiesto lei, io: Nel senso se dovessi trovarmi sola con lui, dovrei aver paura di qualche cosa? Ma no, abbaia ma non morde, mi ha risposto. Quelle parole mi hanno un po' tranquillizzata, anche se devo ammettere che il pensiero che l'uomo potesse approfittare di me, mi faceva paura, ma tra le gambe sentivo un calore diverso dal solito e un po' mi spaventava. Lei mi ha chiesto; ma con Giul… (il mio ragazzo oggi marito) Lo hai fatto vero?
Io, in totale imbarazzo ho comunque risposto: certo! Lei però insisteva: - ma tutto … tutto?- E senza mezzi termini ha aggiunto: -gli hai dato anche il culo?- In quel momento le davo le spalle e lei non poteva vedere la mia faccia che diventava rossa di vergogna, comunque ho risposto: - c’ha provato una volta ma come ha messo la punta mi faceva troppo male e mi sono rifiutata.- A quel punto, credo per farmi paura e mettermi tensione addosso lei ha detto: -magari se il padrone di casa sa che dietro sei vergine, due colpetti te li darebbe volentieri.- io:- ma non hai detto che era tranquillo?- Lei: -ma che ne so, lo hai sentito, i nostri culi gli piacciono e magari se sa che potrebbe spaccarne uno, il cazzo gli diventa duro e lo sai che alcuni uomini, quando gli si indurisce, ragionano con quello-. Le sue parole non hanno fatto altro che amplificare il calore che tra le cosce avevo iniziato a sentire durante la presenza dell'uomo in casa. Quello che mi ha sconcertata, ma ormai era passato del tempo e non abitavo più lì, è stato scoprire che la ragazza che lui si portava a letto in cambio del pagamento di parte dell'affitto, era proprio lei, cioè colei che mi tranquillizzava dicendomi che l'uomo in fondo, era innocuo.
Era tardissimo, dovevo andare. Entrata in camera, sulla sedie avevo lasciato una gonna lunga fino ai polpacci e ho indossato quella con sopra una maglia a maniche lunghe, sotto avevo già indossato le calze autoreggenti, mutandine e reggiseno coordinati. Il primo shock l'ho avuto proprio il giorno stesso durante il tragitto su un autobus, che da dove avevo trovato casa, Pirri, mi portava in Facoltà di Magistero (per chi conosce Cagliari, il n 8 dei bei tempi in cui sembrava che a ogni viaggio tutta Cagliari fosse su quell'autobus, Come al solito anche se ancora alle prime fermate, era già affollato, tanto che dalla portiera d'ingresso alla macchinetta obliteratrice, cioè nello spazio di un metro, ho sentito sulle cosce almeno tre o quattro mani. Ovviamente attraverso la gonna. Facendomi largo ho raggiunto il centro del bus dove ho incontrato una collega con la quale abbiamo Cominciato a parlare, mi sono resa conto solo dopo un po’ che una mano mi accarezzava la coscia destra nella parte esterna, saliva fino all'anca per poi scendere quasi al ginocchio e risalire fino al fianco spostandosi sulla natica dove praticava leggere palpate. Ora che me ne rendevo conto, a volte sentivo il polpastrello di un dito insinuarsi molto leggermente sul solco. L'uomo era dietro di me e la collega con cui parlavo era invece di fronte, non si accorgeva di quello che lui mi faceva, era intenta a parlare. Devo aver cambiato espressione facciale perché ad un certo punto lei mi ha chiesto: che c'é? Problemi? Io mi sono limitata a rispondere: -no, no, tranquilla-, ma ero terrorizzata, da quello che mi stava facendo il porco, ma anche dal fatto che altri potessero vedere tutto. Non avendo il minimo coraggio di protestare, facevo la davo vinta a quel maiale e mischiando l’eccitazione che poco prima a casa il colloquio con il padrone di casa e poi con la coinquilina mi avevano messo addosso, mi sembrava quasi che lui si accorgesse del mio stato. Non avevo il coraggio di voltarmi a guardare chi fosse. Confesso di aver pensato e forse addirittura sperato che fosse lui, il padrone di casa con il quale almeno sapevo cosa aspettarmi. A casa avevo capito che gli piacevo e visto che mai mi sarei concessa, non aveva altra scelta che approfittare di situazioni a lui favorevoli. Mi sono girata un attimo vedendo un uomo sulla cinquantina, giacca e cravatta, faccia guarnita da dai baffetti e uno sguardo freddo che ha appena accennato un sorriso mentre lo guardavo e contemporaneamente spingeva un po' di più, il polpastrello tra le mie natiche. Io ho sibilato un -No, daiii- molto leggero e lui ha risposto: -sssttt!- Invitandomi a fare silenzio e non parlare. Gli ho dato retta, mi stava soggiogando. Ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tizio dietro stesse cercando di sollevare l'orlo delle gonna infatti era riuscito a farlo salire dal polpaccio fino a poco sopra il ginocchio dove aveva potuto afferrarlo, così da farmi sentire il dito che cominciava a sfiorarmi la coscia nella parte di dietro, la gonna, essendo abbastanza leggera, non si sollevava tutta assieme, ma solo il lembo tirato su dall'uomo, coprendo così quella mano impertinente e insistente. Ora la mano si appoggiava a palmo pieno sulla coscia dietro, fino a riprendere il gioco di prima, accarezzare l'esterno coscia dal ginocchio al fianco per poi ridiscendere e risalire sul fianco fino all'elastico delle mutandine, di cui poi seguiva il profilo fino al solco tra le natiche, questa volta accarezzava la coscia a diretto contatto con la calza e, sulla parte non coperta da essa, a contatto diretto con la mia pelle. Là, si intratteneva a palpare, cosi come sulla natica, stringendo la mano facendomi a volte sussultare. Meno male c'erano gli scossoni dell'autobus a giustificare i miei sussulti, I corpi praticamente incollati, la gonna che ricadeva, non permettevano a nessun altro di vedere lo spettacolo, secondo me, degno di un film erotico. Intanto la gente che saliva, scendeva, si spostava , mi ha separato dalla mia collega, ero sola. Sola con quell'uomo che mi stava usando. E' stato un attimo, mano tra le mie cosce, massaggio sulle labbra della figa, elastico delle mutandine che si sposta e pollice dentro. Mentre l'indice continuava il massaggio. Avrei voluto urlare, dimenarmi, lo ammetto avrei voluto godere pienamente, ma non lì sull'autobus, in mezzo alle gente, in pubblico.
Mi mordevo le labbra, non riuscivo a stare ferma, muovevo leggermente i fianchi, stringevo le cosce; stavo godendo, stavo venendo, stavo venendogli sulla mano.
Sono venuta, ma la mano stava lì, continuava il massaggio sulle cosce, sulla figa e il pollice si muoveva dentro la mia vagina, facendomi eccitare ancora e facendomi esplodere una seconda volta. All'improvviso ha tolto la mano e non so perché mi ha colto un attimo di panico. Subito mi ha afferrata per un fianco tirandomi verso di sé,. Era chiaro che avevo il suo pene appoggiato sulle natiche, poi più al centro li, tra le cosce, all'imbocco del sesso seppur attraverso la stoffa lo sentivo bene.
Ero praticamente seduta sulla sua cappella il suo petto incollato alle mie spalle, la sua pancia sulla mia schiena, le sue cosce a contatto con le mie, tutto attraverso gli abiti. L'ho sentito venire, ha sborrato dentro i suoi pantaloni ma con il glande attaccato alle labbra della mia fica, sentivo i suoi sussulti, con la mano mi palpava il fianco e la coscia e sono esplosa anch’io per la terza volta, stavolta insieme a lui, come due amanti sconosciuti.
Pensavo fosse finita, ma la mano ha ripreso la posizione tra le mie cosce e con lo stesso sistema di prima, pollice in figa che si muoveva dentro, mi ha fatto venire ancora. Ho girato lo sguardo, l'ho implorato,: Basta! Ho dovuto, però, trovare la forza di staccarmi da lui e scendere altrimenti chissà come avrebbe continuato non mi reggevo in piedi, mi sono appoggiata al muro. Non vedevo l'ora di rientrare a casa. Arrivata in aula una collega vedendomi sconvolta mi ha chiesto cosa avessi. Le ho detto che stavo male e dopo la lezione mi ha accompagnata a casa. Ho dormito per tutto il giorno.
Alcuni giorni dopo ero sola in casa stavo finendo di vestirmi quando ho sentito la chiave aprire la porta d’ingresso, pensando a una delle ragazze non mi soni preoccupata anche se sapevo che una lavorava e l’altra frequentava medicina e era strano che al mattino quasi appena uscite tornassero. Era lui, il padrone di casa venuto a reclamare la quota dell’affitto che una delle altre due ragazze non gli aveva ancora pagato.
Io in camicetta e mutandine stavo scegliendo nell’armadio che pantaloni mettermi, ero di spalle alla porta. Quando mi sono girata me lo sono vista sulla porta di camera che mi squadrava. Lei che vuole? Che ci fa qui? Mi sto vestendo se ne vada! E che sarà mai! Perché ti ho visto in mutandine? Mica sarò il primo! Avrai un ragazzo no? Comunque a cosce e culo sei messa davvero bene ……. CHE CHIAPPE, BIANCHE E SODE. Poi quei peli che li davanti spuntano un po’ fuori dalle mutandine …… D’istinto mi sono coperta con gli stessi pantaloni che avevo tra le mani. - Cosa copri? Ormai ti ho vista, ti conosco un po’ di più, siamo in confidenza. Mentre parlava si avvicinava e mi costringeva a indietreggiare, fino ad appoggiarmi allo specchio che avevo in camere a tutta figura. Mi sono voltata dandogli ancora le spalle. Lo specchio rifletteva la mia immagine in camicetta e mutandine con dietro lui, Le sue mani mi tenevano le braccia e si spostavano verso i seni. Mi diceva: -Sai, belle micette come te, me ne son fatte altre, ho altri appartamenti e con altre studentesse a cui piace giocare facciamo delle belle cosine, loro mi accontentano e risparmiano sull’affitto. Intanto sentivo la sua mano palparmi le natiche e l’altra cingermi il petto per tenermi incollata a lui Avendo solo mutandine e camicetta per lui era gioco facile. Sulla sessantina ma ancora forte e atletico anche se non certo un bell’uomo. Mi toccava e mi ansimava sul collo, mi stringeva fino a farmi male e intanto si strofinava su di me facendomi sentire sui fianchi e sul sedere il contatto del suo corpo e quello che aveva tra le gambe eccitato
“...NO....NO....STIA FERMO... MI ...LASCI ...MI FA SCHIFO!!!! NOOO!” dicevo cercando di staccarmi da lui, ma era forte e la mia ribellione era del tutto inutile, mi ha terrorizzata quando ho capito che stava armeggiando nei suoi pantaloni per tirarselo fuori. Stavo per urlare quando mi ha tappato la bocca. - Cazzo urli, vedrai che poi mi chiederai di non smettere, proprio come tutte le altre. Chissà come lo stringi bene con queste natiche belle polpose. Cosi dicendo ha infilato una mano nelle mie mutande. Voglio sentire quanto sei calda! voglio stringerti e farti sentire il mio cazzo quanto è duro...! Nessuno mi aveva mai toccata in quel modo! Mi teneva prigioniera, era veramente forte la sua stretta.
mi dimenavo per provare a liberarmi, ma sforzo vano. ”MI LASCIA MI LASCI ANDAREEEE...NOOOO LI' NOOOO!. Lui intanto diceva - Dai, che ne ho spaccato altre di queste fighe, mentre mi infilava la mano tra le cosce davanti impossessandosi del mio sesso: - ce l’hai bella carnosa scommetto che è anche stretta e caldissima, evidentemente il tuo ragazzino ce lo ha piccolo, sentirai come te la allargo a dovere. Forse ti farà un po’ male all’inizio, ma poi sarai tu a volerne ancora di più dentro questa patatina.
Ero completamente in suo potere. Godevo, le gambe non mi reggevano più; come le ho aperte leggermente cercando di liberarmi, il suo cazzo c’è finito in mezzo. In un attimo di lucidità di pensiero le ho richiuse stringendole forte l’una sull’altra e tenendo ben strette le cosce ho sentito in mezzo il suo pene. Era duro e lo avvolgevo tutto con la parte più carnosa proprio vicino alla figa tanto che le grandi labbra si appoggiavano lungo quell’asta. Due cosce carnose e calde che si agitavano attorno al suo cazzo, labbra della figa che gli si poggiavano sopra hanno fatto si che lui non resistesse molto a quel trattamento, Gli schizzi hanno colpito lo specchio.
Grugnendo e imprecando si è scaricato , mi ha detto che quello sperma era destinato al mio utero e che la sera stessa sarebbe tornato a “prendermi” ho avuto solo il tempo di raccogliere la mia roba, fare le valige e scappare da quella casa per non rischiare di diventare la schiava per il sesso per quel mostro e per chissà chi altri, ma ancora non conoscevo come la mia vita sarebbe proseguita.
2°
La laurea mi è servita, non solo per insegnare Filosofia negli Istituti di Scuola Superiore (ora insegno in un liceo Artistico) ma non so quanti di voi abbiano esperienza di comunità che accolgono ragazzi fino ai diciotto anni che altrimenti finirebbero al carcere dei minori. Io lavoravo li. Dopo il mio quotidiano impegno a scuola, la maggior parte del tempo la trascorro in comunità.
Purtroppo in queste realtà arrivano ragazzi con situazioni di tutti i tipi, da quei bambini malnutriti per incoscienza, a quelli seriamente maltrattati, a quelli che avendo visto il padre e i genitori comportarsi in un certo modo, ripetono tali comportamenti essendo gli unici che hanno appreso. Proprio di quest’ultima categoria faceva parte Simone, un quattordicenne inviato dai Servizi Sociali del Comune che come spesso capita, è stato accompagnato da due vigili urbani e dall’assistente sociale del Comune. È arrivato con un giorno di anticipo rispetto al previsto, tanto che ad accoglierlo ha trovato solo me e la cuoca, gli altri erano andati al mare con mio marito e due educatrici. Quelli del Comune, così li definiamo noi, lo hanno mollato all’ingresso come fosse un pacco.
Appena è entrato in casa ha esordito dicendo: - Che posto di merda. Almeno però ci siete voi due che mi fate indurire il cazzo. Da come siete vestite si vede che siete tutte e due da scopare.- Con la cuoca ci siamo guardate, non credevamo a quello che stavamo sentendo.
In effetti la cuoca a guardarla bene vestita con in camice da lavoro abbottonato sul davanti fino al ginocchia, forse non si era accorta che un bottone all'altezza delle mutande le era saltato e come si muoveva forniva al ragazzino uno spettacolo molto interessante. Rivolto a me poi: -Tu con quei pantaloni proprio non mi nascondi nulla, Ti entrano in mezzo a quelle belle chiappone e davanti si vede che hai la figa bella polposa. Quante sudate hai fatto fare ai maschi che hai avuto tra le cosce? Chissà che goduria a mettertelo dentro.
Ho subito bloccato il nuovo arrivato dicendogli:- senti, l’unica cosa che metti dentro è la tua valigia in camera e guai a te se ti permetti di nuovo. Non sei più a casa tua dove ti permettevano tutto ed eri un eroe se ti mostravi forte e uomo, sei un bambino prima ti adatti e meglio è per te. Forza, sali sopra-, lo seguivo. Arrivati al proprio letto ha appoggiato la valigia, si è rivolto verso di me e mi ha detto:- sto male-, gli ho chiesto cosa avesse e prendendomi il polso mi ha costretto ad appoggiare la mano sul suo pene dicendomi: -è durissimo mi fa male fai qualcosa, in quel momento mi ha sorpreso la sua intraprendenza e la sua sfacciataggine anche se viste le condizioni avrei potuto aspettarmi un suo comportamento del genere, ma non così. Devo essere diventata di tutti i colori dalla rabbia ma anche dalla vergogna. L’avrei disintegrato
Come mi teneva il polso mi sono resa conto della sua forza. Non riuscivo a divincolarmi dalla presa e costretta ad appoggiare la mano mi sono anche resa conto che era davvero molto duro e, a sentire al tatto, anche abbastanza grosso. Cercavo di togliermi da quella situazione e lui continuava a stringermi il polso costringendomi a palpargli l’uccello, diceva: -altre donne mi hanno detto che lo ho grosso come quello di un uomo, tu cosa dici? Secondo te è vero?-
Con la mano libera gli ho dato uno schiaffo, lui allora ha mollato la presa per spingermi sul letto. Mi ci ha letteralmente buttato sopra ed essendo questo attaccato alla parete, ho sbattuto la testa tra muro e spalliera, ho visto le stelle, Un po’ intontita è bastato un attimo affinché me lo ritrovassi sopra. Il suo petto mi bloccava sul letto la mano del ragazzino sul mio seno sinistro e scendeva verso la gamba, ha cominciato a palparmi la coscia nella sua parte esterna, le sue labbra all’altezza del mio orecchio. Lui diceva -mmmmsssiiiiiiiiii sei morbida, pienotta come piace a me, cosce polpose-, intanto sentivo la sua mano tra le cosce che nonostante tenessi strette saliva verso la figa. Ho sentito prima un dito accarezzarmi le labbra tra le gambe, mi sono irrigidita subito, lui se n’e accorto e ha detto -che c’è? Non dirmi che stai già venendo?- Quelle parole dette da un 14enne, un bimbo di cui potevo essere la madre, mi hanno sconvolto. Ero infuriata soprattutto con me stessa perché stavo cedendo.
La mano ha continuato e si è impossessata della mia vulva, Lui:- UUUHHHH figa carnosa! Sei splendida-. Con un ginocchio cercava di aprirmi le gambe e cosi sentivo il suo cazzo duro premermi sulla coscia. In quel momento la voce della cuoca che mi chiamava, ha fatto in modo che lui desistesse dall’impresa. Ho risposto alla mia collaboratrice: -Si? Eccomi, arrivo! Sono letteralmente schizzata via da sopra quel letto, dicendo al ragazzo che non l’avrebbe passata liscia, gli ho indicato l’armadio in cui riporre i suoi indumenti e di farlo in fretta che lo aspettavo giù. Mentre mi rassettavo e cercavo un contegno per uscire dalla stanza senza insospettire l’altra, da dietro una mano ovviamente del ragazzo, mi palpava una natica e mi si infilava tra le cosce per accarezzarmi la figa. Io ero imbestialita l’avrei incenerito, me ne sono andata. Ho detto alla collega che stavo parlando col ragazzino e lo stavo aiutando a sistemarsi la roba.
Sono entrata in bagno. Mi è bastato toccarmi un po’ e infilarmi un dito in vagina per avere un orgasmo tra i più potenti che abbia avuto in vita mia
Sono sposata e con mio marito va tutto bene, essendo molto impegnati entrambi ci concediamo un po’ di intimità il sabato quando dormiamo entrambi a casa nostra A letto lui mi accarezza un po’, sale sopra di me io allargo le cosce lui si mette in mezzo, me lo infila e dopo un paio di su e già viene e arrivo anche io con lui.
I giorni seguenti sono passati tranquillamente, senza che Simone ne combinasse altre, ma quello che era successo lo faceva sentire il diritto di approfittare di alcuni momenti che ci trovavamo noi due da soli. Così , mentre ero intenta stando in piedi in cucina a preparare qualcosa da mangiare, quando la cuoca non c’era o a lavare i piatti quando entrambi eravamo di pulizie, continuavano le palpatine sulle natiche con il dito che puntualmente si piazzava tra di esse mentre il polpastrello cercava l’ingresso dell’ano senza potervi entrare per la presenza degli indumenti, ma comunque spingendosi quanto più possibile poteva. Era giorno di mercatino ambulante e Simone, visto che a scuola erano previsti alcuni giorni di chiusura per problemi a caldaie e impianto elettrico, mi ha chiesto se potessimo andarci. Non spetta certo a me accompagnare i ragazzi ai mercatino, ma vista la ristrettezza di personale educativo, mi rendevo disponibile anche se il mio ruolo di coordinatrice non lo prevede. Senti Monica, - Dimmi Simone – domani vai al mercatino?
Si perché ? Lui – ti posso accompagnare? Andrea mi ha detto che la mogliettina che ha l’ha comprata li e se c’è vorrei prenderla anche io. Dai fammi venire con te- ho acconsentito.
L’indomani siamo andati al mercatino, fatti gli acquisti, siamo tornati a casa. Tornando è successo quello che temevo, passando davanti a un bar vicino a dove stavamo noi, che io lo consideravo una bettola e a pensare di doverci passare a piedi vicino mi tremavano le gambe, alcuni uomini, riconoscendo Simone, lo chiamavano per offrirci da bere. Io non avevo la benché minima intenzione di fermarmi lì e tantomeno permettere al ragazzino di frequentare quel posto, infatti circa tre settimane prima ero stata costretta come responsabile del comportamento dei ragazzi che seguivamo, ad entrare per recuperare uno di loro che si era messo a giocare con quelle macchinette infernali che noi gli avevamo proibito. In quell’occasione, tre tizi probabilmente mezzi ubriachi hanno cominciato a parlare in modo che li sentissi descrivendo le loro avventure con non so quali donne mogli di chissà chi. Uno dei tre rivolto verso di me ha detto agli amici; -perché, a questa no? Bassotta però....... A culo e cosce è messa bene, credo che un pompino lo sappia davvero fare bene. Magari togliendole quel maglione si scoprono anche un bel paio di tette.
Da dietro il bancone quello che doveva essere il proprietario ha aggiunto è la professoressa di mia nipote, poi ha continuato: - mi ha detto Bruno che una volta, mentre l'ha vista scendere dalla macchina gli ha offerto uno spettacolo che non dimenticherà facilmente. Aveva la gonna e come ha messo il piede fuori dalla macchina una folata di vento le ha scoperto le gambe fino alle mutandine, lei forse convinta di non essere vista non si è preoccupata di abbassarsi subito il vestito. Bruno ha detto che lei non poteva vederlo ma lui se l'è guardata tutta e se si fosse trattenuta ancora due minuti in quella posizione, l'avrebbe fatta risalire in macchina, portata chissà dove e se la sarebbe fatta. Lei però si è ricomposta, È scesa ha chiuso la macchina ed è entrata a scuola Ha detto che è andato in bagno a farsi una sega micidiale.
L'indomani ha cercato di portarsela a casa, con la scusa che all'ora di uscita da scuola non le si metteva in moto la macchina e lo aveva chiamato per darle una mano. Alla fine, dopo aver fatta rimettere in moto la macchina l'aveva invitata ad entrare per lavarsi le mani e darsi una rinfrescata, ma lei non ha voluto. Se avesse messo piede dentro... altro che rinfrescata si sarebbe presa. lo conosci Bruno, no?
Certo! Come potevo dimenticare? Bruno, il custode della scuola dove insegno. Era tutto vero, tutto coincideva con il racconto, la folata di vento, la gonna che si solleva, io intenta a prendere i libri che avrei dovuto utilizzare in classe la mattina e che stavo raccogliendo sul sedile passeggeri, l'unica cosa di cui non potevo ricordare era Bruno al quale stavo offrendo lo spettacolo delle mie cosce nude, non potevo saperlo, proprio non avevo idea che lui in quel momento potesse vedermi in quello stato, se avessi appena immaginato figuriamoci se non avrei accuratamente evitato di offrirgli in visione le cosce scoperte.
Mi ha invitato a entrare a casa sua quella volta, ma non ero voluta entrare non per paura, ma perché avevo fretta come al solito; ma chi poteva immaginare.........
Non volevo entrare, andare dritta a casa con Simone anche a costo di costringerlo, ci si è avvicinato uno degli uomini e ancora un po’ ci mancava che prendesse di peso Simone per portarlo dentro, non volevo lasciarlo solo e li ho seguiti. Subiti altri due uomini si sono avvicinati, dopo le presentazioni ci hanno chiesto cosa gradissimo. Io ho declinato dicendo che tra non molto saremmo dovuti rientrare, Simone, che ha detto di volere della birra, accontentandosi sotto mio controllo, di un’aranciata, si era avvicinato a un altro cliente al tavolino e io ero attorniata dai tre uomini che con la scusa di discutere animatamente non si sono fatti scrupoli nell’appoggiarmi le mani un po’ dappertutto. Prima che la situazione degenerasse ho preso Simone per uscire da quella situazione che diventava molto pericolosa e siamo andati via con la scusa di dover cucinare per gli altri che rientravano da una gita che per quella mattina li vedeva impegnati alla visita a vari Musei e reperti della zona, per gli imprevisti giorni di chiusura delle scuole per verifiche dovute a improvvisi guasti verificatisi giorni prima., con la cuoca che aveva chiesto un giorno di permesso. Uno degli uomini si è offerto di aiutarci a portare i molti pacchi e pacchetti che avevamo. Entrati in casa l’ho fatto accomodare offrendogli un caffè, lui ha chiesto se c’era una birra ma non ne avevamo. Ad un certo punto mentre si discuteva seduti attorno al tavolo intenti a bere il caffè Simone che intanto era salito in camera per mettere a posto gli acquisti e cambiarsi. Tornato e si è seduto con noi vicino a me. Il tizio mi chiedeva come fosse dirigere quella comunità, dicendo: -certo che deve avere il suo bel da fare a tenere a bada questi scalmanati Simone anticipandomi – non siamo monelli, vabbè, qualche volta, ma non tanto, strappandoci una risata che mi si è subito smorzata quando ho sentito la mano del ragazzino lisciarmi una coscia. Mi sono irrigidita e il tizio chiedendo se vi fossero problemi io ho detto no e stavo per alzarmi quando Simone ha aggiunto – ogni tanto la tocco e me la faccio pure. Io con un urlo:-SIMONE!! Ma che dici? Il tizio non si è scomposto commentando con un non ci credo. Al che Simone: – si guarda come la tocco e mi ha messo la mano tra le cosce.
Ero infuriata ma incapace di reagire. Stavo lì, in piedi, Simone dietro col suo uccello appiccicato alle mie natiche e le sue mani che scorrazzavano in lungo e in largo sul mio corpo, sui vestiti, cercavo di bloccarlo e di staccarmi da lui ma con poco successo. Il tizio si godeva lo spettacolo seduto beatamente su una poltrona li in cucina, a due metri da noi.. Quando Simone è riuscito a sbottonarmi i pantaloni e far saltare alcuni bottoni della camicetta, mi sono sentita persa, una delle sue mani dentro le mutandine, l’altra sulle tette. Ha squillato il telefono, ma questo non ha fermato il ragazzo, continuava a squillare e io ho detto con quel fiato che mi rimaneva in gola: – può essere mio marito se non rispondo si insospettisce, sa che siamo in casa. Li ho convinti e mi hanno fatto andare a rispondere seguendomi e non permettendomi di riabbottonare i vestiti. Il telefono stava sul tavolino vicino alla porta d’ingresso che era aperta io cercavo di coprirmi mentre parlavo al telefono con mio marito che mi chiedeva come mai ci ho messo tanto a rispondere, gli ho detto che ero sopra e sono dovuta scendere, con una mano tenevo la cornetta e l’altra mi era stata presa da Simone che se l’è portata sul cazzo intanto l’altro vistosi libero e a pochi centimetri da me ha cominciato a far scendere i miei pantaloni fino a metà coscia mi palpava a piene mani le natiche e le cosce con il rischio che con la porta aperta potesse passare qualcuno e vedere la scena nonostante il cancello che chiudeva il cortiletto antistante fosse a circa cinque o sei metri. Intanto mio marito mi annunciava che un amico, proprietario di un ristorante in zona invitato a pranzo lui , le educatrici e i ragazzi e non sarebbero rientrati se non nel pomeriggio. Insomma, parlavo con mio marito al telefono mentre un quattordicenne mi obbligava a fargli una sega e un altro maiale sulla cinquantina mi appoggiava il suo cazzo sulla coscia e mi infilava un dito nel culo stavo impazzendo meno male che la telefonata è durata poco, Dopodiché l’uomo ha detto a Simone – chiudi la porta e andiamo su, c’è un letto grande? Mi ha preso in braccio salendo per le scale, Simone ha aperto la porta della stanza in cui all’occorrenza ospitavamo occasionali visitatori, anche a volte parenti dei ragazzi. C’era un letto ad una piazza e uno matrimoniale sul quale mi ha scaraventata e fatta distendere, il ragazzino mi teneva le mani e l’uomo mi ha tolto scarpe pantaloni e mutandine. Vedendomi nuda ha detto: – bona davvero! Guarda che tette, e che cosce, avvicinandosi mi ha infilato la mano tra le gambe e con un dito mi ha penetrata, io non ho capito più nulla, senza rendermene conto ho cominciato a muovere i fianchi andando incontri a quella mano, a quel dito che avevo dentro, il bastardo ha tolto immediatamente la mano e ha detto: - è bollente, ha un lago dentro – e ha aggiunto rivolto a Simone. – cazzo stava già venendo, altro che santarellina casa e chiesa …… questa non ne ha mai preso cazzo di vero uomo, di maschio: Vedrai come lo risucchia bene dentro, con questa ci divertiamo molto, È fatta per prosciugare le palle del maschio, secondo me una volta che ne prova uno vero, questa qui non si stacca più dal cazzo. Poi, rivolto a me, ha aggiunto: – mi ha detto Simone che prendi la pillola, vero? Non capivo , mai avevo detto a Simone una cosa del genere, ma senza pensarci ho risposto di si – e lui – meglio, mi ti faccio senza preservativo, a cazzo nudo. Intanto mi soni accorta che tutto quello che succedeva lo vedevo nella tele che era li in camera. Quel bastardo di Simone aveva preso la telecamera, l’aveva accesa collegandola alla TV.
Dai Simone, a te l’onore! Il ragazzino non se l’è fatto ripetere, mi si è avventato sopra, mi ha aperto le cosce e tenendosi l’uccello in mano lo ha puntato all’imbocco della figa, un colpo secco e l’ho sentito tutto, mi ha fatto male nonostante fossi già sull’orlo dell’orgasmo visti i trattamenti precedenti, uno, due, tre colpi violenti di cazzo dentro le mie carni e sono esplosa, mi avvinghiavo a Simone, gli graffiavo la schiena, stringevo le cosce attorno ai suoi fianchi, godevo e non riuscivo a smettere di venire. Sentivo il cazzo del ragazzino duro, durissimo, le pareti della mia vagina gli si incollavano sempre di più attorno ,lo avvolgevano! Dopo circa cinque minuti e un paio di colpi dati in modo violento da farmi tremare, ha urlato e si è scaricato tutto dentro la mia figa. È rimasto steso sopra di me senza muoversi per un paio di minuti finché l’uomo non ‘ha letteralmente tolto di dosso. La stanza, essendo destinata agli ospiti, ha un piccolo bagno privato il tizio, Gianni, mi ha detto di andare a lavarmi, cosa che ho fatto. Intanto sentivo i commenti di Simone - questa ha un aspirapolvere tra le cosce. Mi stava risucchiando tutto dentro quella figona e poi, è stretta CAZZO SE E’ STRETTA!
Tornata in camera lui era sul letto con il pene in mano, ho tremato, non molto lungo ma enorme in quanto a diametro. Lui – cosa c’è? Ti piace, Scommetto che quello di tuo marito non è neanche la metà di questo, che fai ti vergogni? Sei diventata tutta rossa dai vieni qui. Io non volevo avevo paura pur avendone ancora voglia non volevo essere presa da quel mostro disumano, ma anche se Simone mi aveva fatto venire, sentivo che tra le cosce stava montando ancora la voglia. Istintivamente sono andata verso il ragazzino, che però con mia sorpresa, mi ha bloccata per consegnarmi a Gianni che ha detto – cosa credi? Che io sia venuto qui per guardare Simone fotterti? Tanto prendi pure il mio e vedrai che mi chiederai di non smettere, non ti staccherai più dal cazzo, anzi scommetto che da oggi cambierai il tuo modo di vedere i maschi, la prima cosa che noterai sarà il “pacco” . Altro che quel finocchio di tuo marito! Che pensi io rinunci a scoparti??? La tua figa ha bisogno di sapere cosa vuol dire farsi scopare Mi ha buttata sul letto. Mi ha buttata sul letto. Me lo ha avvicinato alla bocca e mi ha ordinato di aprirla. Non volevo, ma due sberle mi hanno convinta, - se hai la figa più calda della bocca, sei un forno si brava. Cosi, dai che godi! Le sue dita dentro la mia vagina avevano risvegliato la mia voglia ancora di più. Mi si è sistemato tra le cosce, ha appoggiato la cappella all’ingresso della vagina, È rimasto così fermo per un po’.. Separava le grandi labbra con il sul glande e lo portava su puntandolo sul clitoride, ho avuto terrore quando ho sentito quell’arnese puntare il mio ano, ma fortunatamente è risalito alla figa dicendo – quello dopo.! Mi ha spalancato le gambe e mentre volevo convincerlo a lasciarmi stare ...di non farlo mi ha penetrata in un colpo solo fino in fondo, lo ho sentito arrivare tutto dentro di me. Ho urlato con tutto il fiato che avevo, lui mi si e buttato sopra a mi ha messo la lingua in bocca per impedirmi di gridare ancora. il mio pianto pian piano si trasformava in gemiti sotto i suoi colpi violenti.
Sentivo i testicoli sbattere sul mio sedere e lui emettere dei rantoli che mi ricordavano un grugnito ad ogni volta che affondava l’uccello
Io nonostante un dolore atroce gli andavo incontro con il bacino e gli puntavo le unghie sulle spalle, lui continuava a spingere, lo sentivo, nonostante non fosse lungo la cappella mi sbatteva sull’utero ogni volta che spingeva a fondo. Lui mugolava e diceva"mmmmgggg siiiiiiiiiiiiiii, puttana sei bollente cazzo, sei bollente. Me lo stava affondando tutto dentro dicendo - senti come ti chiavo, ti sto chiavandooooooooo! Mi stava sventrando, il cazzo lo sentivo rovente e mi entrava dentro la figa con colpi che erano veramente pazzeschi; secchi e potenti sentivo sbattere i suoi testicoli sulle mie chiappe. Ricordo che ho detto - AHHHHHHHH PORCO MI SFONDI, MI SPACCHIIIIIII- ad un certo punto non ce la facevo più. Dalla mia bocca sono uscite parole come – daiiii continuaaaa più in fondo, ancora SPACCAMELAAAAAA -Mio Dio!! Vengo!!! Vengooo!!! Vengooooooo!!!!!!!! Lui continuava imperterrito a spaccarmi la figa, io tremavo come una foglia non riuscivo e smettere di venire, 1-2-3-4 volte di seguito...Dopo circa venti minuti di quel trattamento ho sentito che accelerava i colpi fino a che, grugnendo come fosse un maiale ha cominciato a scaricare il suo sperma dentro la mia figa, sentivo gli spruzzi colpirmi le pareti e il fondo della vagina che si contraeva ancora a ritmi più veloci lo stavo praticamente mungendo con la figa. Anche dopo che sono cessati gli spruzzi e il cazzo si è afflosciato, la mia vagina ha continuato a pulsare per un più dandomi sensazioni mai provate prima
Pensavo fosse finita li, ma lui continuava a starmi dentro non permettendomi di muovermi. Lo ha tirato fuori un attimo e sul suo pene c’era del sangue: - te l’ho detto che te la spaccavo! Mi vergognavo troppo. Mi era piaciuto come mai avevo provato.
Ha chiesto a Simone se avesse voluto fare con me qualcos’altro e il ragazzino ha risposto che gli sarebbe piaciuto mettermelo in bocca – dai, avvicinati ha detto Gianni mentre in ginocchio sul letto tra le mie cosce continuava a tenere il cazzo dentro la mia vagina, Gianni ha continuato- fatti fare un pompino mentre io assisto cosi mi ritorna duro direttamente dentro la figa di questa e poi rivolto a me – vedrai , ti tornerà la voglia in un attimo, ti bagnerai come non ti sei mai bagnata prima. Io cominciavo ad essere distrutta ma lui, Gianni, aveva ragione ne avevo voglia e questo mi spaventava. Ero davvero così vogliosa di essere presa? Stava venendo fuori una Monica completamente diversa. Ovviamente io mi vergognavo da morire, ma potevo farci poco, sia contro la loro forza, sia contro quelle sensazioni che sentivo provenire da dentro me stessa e che mi dicevano di lasciarmi andare completamente. No! Non potevo. Volevo e dovevo resistere. Sposata, insegnante, educatrice, per giunta catechista. Tra l’altro abbastanza conosciuta in quel posto… no, non volevo, non potevo, non doveva succedere che io diventassi la loro “bambola”. Anche se, il mio corpo, il mio sesso, le mie gambe, i miei seni, dicevano il contrario. Poi c’era la telecamera. Che intenzioni avevano?come volevano usarla? Era servita solo ad eccitarci di più in quell’occasione (cosa che mi era successa) oppure,,,,,,,,,,,,,,,,?
Simone mi aveva costretto a voltare la faccia verso il suo uccello e a prenderlo in bocca, mi sono ritrovata a succhiarglielo senza rendermene conto, senza bisogno che mi forzasse. Gianni ,intanto, in ginocchio tra le mie gambe e li cazzo ancora dentro, anche se non durissimo come prima, si stava godendo lo spettacolo di me pompinara e con le dita mi stuzzicava il clitoride. Mi stava eccitando nuovamente. Sentivo in bocca Simone che stava crescendo sempre di più: Si sono detti qualcosa che io non ho sentito, Mi hanno fatta alzare e Simone si è steso sul letto a pancia in su, mi hanno detto che dovevo praticamente cavalcarlo mettendomi il suo uccello nella figa, cosi ho fatto ubbidiente. Mi muovevo, dimenavo i fianchi, mi stavo facendo il ragazzino. Come stavo fottendomi Simone, non mi sono resa conto che Gianni si era piazzato dietro me, me ne soni accorta quando ho sentito le sue mani sulla schiena poi sui seni. Mi ha spinto verso Simone il quale mi ha subito afferrato per le spalle mentre ancora stavo a cosce larghe sopra di lui col suo uccello in figa. Ho sentito una mano di Gianni sulla schiena e il suo glande appoggiarsi sulle natiche. Attimi di terrore soprattutto quando con lo stesso glande mi sono sentita separare le natiche, puntare all’ano e cominciare a spingere. Ho urlato – NNNOOOOOOO! E il mio grido è proseguito in un -AAAAAHHHHIIIIAAAAAA, quando ho sentito il bruciore del cazzo dentro il mio culo Simone mi ha tappato la bocca. Mi bruciava, mi faceva davvero male, era troppo. Troppo grosso, troppo per il mio sedere vergine, sentivo i rantoli di piacere di quel porco di Gianni mentre mi inculava e i SIIIII COSIIIIIIIIII DAI MUOVITI di Simone sotto di me che mi stava aprendo la figa. Un rantolo più potente di Gianni ha accompagnati i getti di sperma dentro il mio sedere sembrava non volesse finire più di schizzare, mentre Simone per la seconda volta è venuto dentro la mia figa accompagnando gli schizzi con un -AAAHHHHH SSSSSSIIIII.
Io stesa su Simone e Gianni abbandonato sulla mia schiena, mi ha chiesto – ma eri vergine in culo? Sei strettissima cazzo mi facevi male all’uccello come stringevi e Simone ha aggiunto – le hai sverginato il culo, guarda, hai sangue sul cazzo.
Mi avevano abbandonata sul letto mentre sentivo l’acqua scorrere, probabilmente si stavano facendo una doccia. Io non avevo la forza di alzarmi, ero rannicchiata su quel letto tremavo, mai provato tanti orgasmi e tanto piacere tutto assieme. Simone mi ha detto che andava con Gianni e tornava più tardi. Ho avuto la forza di alzarmi lavarmi alla meglio e andare in camera dove di solito dormivo le notti che stavo in comunità, sperando che mio marito al rientro non entrasse nella camera dove ero stata violentata, accorgendosi del letto disfatto e sporco di sangue.
Un giorno della settimana successiva ero appena arrivata in comunità. Ero arrivata direttamente da scuola senza passare da casa e sentivo il bisogno di farmi una doccia; sono andata nel solito bagno degli ospiti e mi sono spogliata infilandomi sotto lo scroscio dell’acqua. Una volta finito ho aperto il box e prima di prendere l’asciugamani mi soni accorta della presenza di Mirko un diciassettenne che era da noi das circa due mesi e mezzo. Doveva stare con noi una settimana per poi essere inviato vicino Torino per raggiungere degli zii visto che la mamma scomparsa da circa tre anni l’aveva lasciato con il padre dedito al lavoro e all’alcool. Quella permanenza non prevista
Sembra assurdo ma espressioni del tipo: -solo a starti vicino mi viene voglia di frugarti dappertutto- oppure – se non vuoi farti scopare bada di non capitare mai da sola con me- o ancora – non ti rendi nemmeno conto di quanto a certi maschi tu lo fai diventare duro anche se sei vestita con una corazza d’acciaio- sono sempre state usate da chi, avendo imparato a conoscermi, sapeva e sa che possono essere i grimaldelli per cominciare a scassinare le porte delle mie emozioni intime e segrete. Certo, non si vede la mia eccitazione intesa come umido che comincia a crescere nelle parti intime, ma la spia del rosso fuoco che divampa sulle mie guance e il non sapere più dove poggiare lo sguardo, sono sempre state spia del mio forte imbarazzo e del mio andare in totale confusione mentale ed è il momento in cui anche non volendo le mie difese vacillano e il maschio ha la strada quasi spianata. Mi difendo, pur sapendo, però, che cederò presto.
In questo scritto ho provato a mettere tutto in un percorso lineare che mi ha portato ad essere ceduta in cambio di soldi da un ragazzino mio alunno che ha saputo di queste mie vicissitudini. Per non stravolgere gli scritti pubblicati in modo sparso e qui raccolti, alcuni sono scritti in prima persona (io, io ho fatto …, ho reagito …) altri utilizzando la forma della terza persona singolare (lei, Monica, ha fatto …. Lei ha reagito … etc..) spero che questo non confonda il lettore.
Le esperienze vissute in prima persona mi hanno ormai convinta che può ben capitare che siano altri, perfettamente estranei occasionalmente incontrati a farti scoprire che a volte il piacere passa per delle vie non da tutti ritenute praticabili. Essere presa con decisione, scoprire che oltre al sesso fatto nella piena normalità e, a volte, “monotonia” quotidiana con l'uomo che si ama, pur continuando ad amarlo, può rendere manifesta quella carica erotica che spesso nemmeno io stessa sapevo di nascondere tra le curve del mio corpo e chissà in quale recondito angolo della mia personalità. Si chiama masochismo? Forse si, Avere la certezza di non piacere sentendosi magari troppo bassa, troppo piena, insomma troppo insignificante.
Tutto questo mi è successo in periodo universitario, già da ragazza, studentessa appena arrivata a Cagliari da Oristano, ho trovato casa con un'altra studentessa e una lavoratrice, anche lei iscritta all'Università. Abitavano li già da due anni, la terza ragazza era andata via e io conoscendole perché mie concittadine mi ero rivolta a loro per un posto dove stare. Era impensabile viaggiare ogni giorno. Mi ricordo il primo commento del padrone di casa quando l'ho conosciuto, ero in quella casa da una settimana e lui era venuto per espletare le formalità, consegna delle chiavi, avvisi di carattere generale e soprattutto, riscuotere primo mese di affitto e caparra. In quell'occasione eravamo io, una delle due altre inquiline, l'altra studentessa e ovviamente lui, il padrone di casa. Ricordo il primo commento dell'uomo nell'occasione. Disse, rivolto alla mia coinquilina: - Ma ad Oristano cosa vi danno da mangiare? Tra l'altro lo mettete tutto su culo e cosce. Certo che ai vostri fidanzati non mancherà da palpare.
Stavo per fargli i complimenti per la sua finezza ma sono stata zitta.
La prima domanda che ho fatto alla mia amica dopo che l'uomo é andato via é stata: Ma secondo te, lui é affidabile? In che senso, mi ha chiesto lei, io: Nel senso se dovessi trovarmi sola con lui, dovrei aver paura di qualche cosa? Ma no, abbaia ma non morde, mi ha risposto. Quelle parole mi hanno un po' tranquillizzata, anche se devo ammettere che il pensiero che l'uomo potesse approfittare di me, mi faceva paura, ma tra le gambe sentivo un calore diverso dal solito e un po' mi spaventava. Lei mi ha chiesto; ma con Giul… (il mio ragazzo oggi marito) Lo hai fatto vero?
Io, in totale imbarazzo ho comunque risposto: certo! Lei però insisteva: - ma tutto … tutto?- E senza mezzi termini ha aggiunto: -gli hai dato anche il culo?- In quel momento le davo le spalle e lei non poteva vedere la mia faccia che diventava rossa di vergogna, comunque ho risposto: - c’ha provato una volta ma come ha messo la punta mi faceva troppo male e mi sono rifiutata.- A quel punto, credo per farmi paura e mettermi tensione addosso lei ha detto: -magari se il padrone di casa sa che dietro sei vergine, due colpetti te li darebbe volentieri.- io:- ma non hai detto che era tranquillo?- Lei: -ma che ne so, lo hai sentito, i nostri culi gli piacciono e magari se sa che potrebbe spaccarne uno, il cazzo gli diventa duro e lo sai che alcuni uomini, quando gli si indurisce, ragionano con quello-. Le sue parole non hanno fatto altro che amplificare il calore che tra le cosce avevo iniziato a sentire durante la presenza dell'uomo in casa. Quello che mi ha sconcertata, ma ormai era passato del tempo e non abitavo più lì, è stato scoprire che la ragazza che lui si portava a letto in cambio del pagamento di parte dell'affitto, era proprio lei, cioè colei che mi tranquillizzava dicendomi che l'uomo in fondo, era innocuo.
Era tardissimo, dovevo andare. Entrata in camera, sulla sedie avevo lasciato una gonna lunga fino ai polpacci e ho indossato quella con sopra una maglia a maniche lunghe, sotto avevo già indossato le calze autoreggenti, mutandine e reggiseno coordinati. Il primo shock l'ho avuto proprio il giorno stesso durante il tragitto su un autobus, che da dove avevo trovato casa, Pirri, mi portava in Facoltà di Magistero (per chi conosce Cagliari, il n 8 dei bei tempi in cui sembrava che a ogni viaggio tutta Cagliari fosse su quell'autobus, Come al solito anche se ancora alle prime fermate, era già affollato, tanto che dalla portiera d'ingresso alla macchinetta obliteratrice, cioè nello spazio di un metro, ho sentito sulle cosce almeno tre o quattro mani. Ovviamente attraverso la gonna. Facendomi largo ho raggiunto il centro del bus dove ho incontrato una collega con la quale abbiamo Cominciato a parlare, mi sono resa conto solo dopo un po’ che una mano mi accarezzava la coscia destra nella parte esterna, saliva fino all'anca per poi scendere quasi al ginocchio e risalire fino al fianco spostandosi sulla natica dove praticava leggere palpate. Ora che me ne rendevo conto, a volte sentivo il polpastrello di un dito insinuarsi molto leggermente sul solco. L'uomo era dietro di me e la collega con cui parlavo era invece di fronte, non si accorgeva di quello che lui mi faceva, era intenta a parlare. Devo aver cambiato espressione facciale perché ad un certo punto lei mi ha chiesto: che c'é? Problemi? Io mi sono limitata a rispondere: -no, no, tranquilla-, ma ero terrorizzata, da quello che mi stava facendo il porco, ma anche dal fatto che altri potessero vedere tutto. Non avendo il minimo coraggio di protestare, facevo la davo vinta a quel maiale e mischiando l’eccitazione che poco prima a casa il colloquio con il padrone di casa e poi con la coinquilina mi avevano messo addosso, mi sembrava quasi che lui si accorgesse del mio stato. Non avevo il coraggio di voltarmi a guardare chi fosse. Confesso di aver pensato e forse addirittura sperato che fosse lui, il padrone di casa con il quale almeno sapevo cosa aspettarmi. A casa avevo capito che gli piacevo e visto che mai mi sarei concessa, non aveva altra scelta che approfittare di situazioni a lui favorevoli. Mi sono girata un attimo vedendo un uomo sulla cinquantina, giacca e cravatta, faccia guarnita da dai baffetti e uno sguardo freddo che ha appena accennato un sorriso mentre lo guardavo e contemporaneamente spingeva un po' di più, il polpastrello tra le mie natiche. Io ho sibilato un -No, daiii- molto leggero e lui ha risposto: -sssttt!- Invitandomi a fare silenzio e non parlare. Gli ho dato retta, mi stava soggiogando. Ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tizio dietro stesse cercando di sollevare l'orlo delle gonna infatti era riuscito a farlo salire dal polpaccio fino a poco sopra il ginocchio dove aveva potuto afferrarlo, così da farmi sentire il dito che cominciava a sfiorarmi la coscia nella parte di dietro, la gonna, essendo abbastanza leggera, non si sollevava tutta assieme, ma solo il lembo tirato su dall'uomo, coprendo così quella mano impertinente e insistente. Ora la mano si appoggiava a palmo pieno sulla coscia dietro, fino a riprendere il gioco di prima, accarezzare l'esterno coscia dal ginocchio al fianco per poi ridiscendere e risalire sul fianco fino all'elastico delle mutandine, di cui poi seguiva il profilo fino al solco tra le natiche, questa volta accarezzava la coscia a diretto contatto con la calza e, sulla parte non coperta da essa, a contatto diretto con la mia pelle. Là, si intratteneva a palpare, cosi come sulla natica, stringendo la mano facendomi a volte sussultare. Meno male c'erano gli scossoni dell'autobus a giustificare i miei sussulti, I corpi praticamente incollati, la gonna che ricadeva, non permettevano a nessun altro di vedere lo spettacolo, secondo me, degno di un film erotico. Intanto la gente che saliva, scendeva, si spostava , mi ha separato dalla mia collega, ero sola. Sola con quell'uomo che mi stava usando. E' stato un attimo, mano tra le mie cosce, massaggio sulle labbra della figa, elastico delle mutandine che si sposta e pollice dentro. Mentre l'indice continuava il massaggio. Avrei voluto urlare, dimenarmi, lo ammetto avrei voluto godere pienamente, ma non lì sull'autobus, in mezzo alle gente, in pubblico.
Mi mordevo le labbra, non riuscivo a stare ferma, muovevo leggermente i fianchi, stringevo le cosce; stavo godendo, stavo venendo, stavo venendogli sulla mano.
Sono venuta, ma la mano stava lì, continuava il massaggio sulle cosce, sulla figa e il pollice si muoveva dentro la mia vagina, facendomi eccitare ancora e facendomi esplodere una seconda volta. All'improvviso ha tolto la mano e non so perché mi ha colto un attimo di panico. Subito mi ha afferrata per un fianco tirandomi verso di sé,. Era chiaro che avevo il suo pene appoggiato sulle natiche, poi più al centro li, tra le cosce, all'imbocco del sesso seppur attraverso la stoffa lo sentivo bene.
Ero praticamente seduta sulla sua cappella il suo petto incollato alle mie spalle, la sua pancia sulla mia schiena, le sue cosce a contatto con le mie, tutto attraverso gli abiti. L'ho sentito venire, ha sborrato dentro i suoi pantaloni ma con il glande attaccato alle labbra della mia fica, sentivo i suoi sussulti, con la mano mi palpava il fianco e la coscia e sono esplosa anch’io per la terza volta, stavolta insieme a lui, come due amanti sconosciuti.
Pensavo fosse finita, ma la mano ha ripreso la posizione tra le mie cosce e con lo stesso sistema di prima, pollice in figa che si muoveva dentro, mi ha fatto venire ancora. Ho girato lo sguardo, l'ho implorato,: Basta! Ho dovuto, però, trovare la forza di staccarmi da lui e scendere altrimenti chissà come avrebbe continuato non mi reggevo in piedi, mi sono appoggiata al muro. Non vedevo l'ora di rientrare a casa. Arrivata in aula una collega vedendomi sconvolta mi ha chiesto cosa avessi. Le ho detto che stavo male e dopo la lezione mi ha accompagnata a casa. Ho dormito per tutto il giorno.
Alcuni giorni dopo ero sola in casa stavo finendo di vestirmi quando ho sentito la chiave aprire la porta d’ingresso, pensando a una delle ragazze non mi soni preoccupata anche se sapevo che una lavorava e l’altra frequentava medicina e era strano che al mattino quasi appena uscite tornassero. Era lui, il padrone di casa venuto a reclamare la quota dell’affitto che una delle altre due ragazze non gli aveva ancora pagato.
Io in camicetta e mutandine stavo scegliendo nell’armadio che pantaloni mettermi, ero di spalle alla porta. Quando mi sono girata me lo sono vista sulla porta di camera che mi squadrava. Lei che vuole? Che ci fa qui? Mi sto vestendo se ne vada! E che sarà mai! Perché ti ho visto in mutandine? Mica sarò il primo! Avrai un ragazzo no? Comunque a cosce e culo sei messa davvero bene ……. CHE CHIAPPE, BIANCHE E SODE. Poi quei peli che li davanti spuntano un po’ fuori dalle mutandine …… D’istinto mi sono coperta con gli stessi pantaloni che avevo tra le mani. - Cosa copri? Ormai ti ho vista, ti conosco un po’ di più, siamo in confidenza. Mentre parlava si avvicinava e mi costringeva a indietreggiare, fino ad appoggiarmi allo specchio che avevo in camere a tutta figura. Mi sono voltata dandogli ancora le spalle. Lo specchio rifletteva la mia immagine in camicetta e mutandine con dietro lui, Le sue mani mi tenevano le braccia e si spostavano verso i seni. Mi diceva: -Sai, belle micette come te, me ne son fatte altre, ho altri appartamenti e con altre studentesse a cui piace giocare facciamo delle belle cosine, loro mi accontentano e risparmiano sull’affitto. Intanto sentivo la sua mano palparmi le natiche e l’altra cingermi il petto per tenermi incollata a lui Avendo solo mutandine e camicetta per lui era gioco facile. Sulla sessantina ma ancora forte e atletico anche se non certo un bell’uomo. Mi toccava e mi ansimava sul collo, mi stringeva fino a farmi male e intanto si strofinava su di me facendomi sentire sui fianchi e sul sedere il contatto del suo corpo e quello che aveva tra le gambe eccitato
“...NO....NO....STIA FERMO... MI ...LASCI ...MI FA SCHIFO!!!! NOOO!” dicevo cercando di staccarmi da lui, ma era forte e la mia ribellione era del tutto inutile, mi ha terrorizzata quando ho capito che stava armeggiando nei suoi pantaloni per tirarselo fuori. Stavo per urlare quando mi ha tappato la bocca. - Cazzo urli, vedrai che poi mi chiederai di non smettere, proprio come tutte le altre. Chissà come lo stringi bene con queste natiche belle polpose. Cosi dicendo ha infilato una mano nelle mie mutande. Voglio sentire quanto sei calda! voglio stringerti e farti sentire il mio cazzo quanto è duro...! Nessuno mi aveva mai toccata in quel modo! Mi teneva prigioniera, era veramente forte la sua stretta.
mi dimenavo per provare a liberarmi, ma sforzo vano. ”MI LASCIA MI LASCI ANDAREEEE...NOOOO LI' NOOOO!. Lui intanto diceva - Dai, che ne ho spaccato altre di queste fighe, mentre mi infilava la mano tra le cosce davanti impossessandosi del mio sesso: - ce l’hai bella carnosa scommetto che è anche stretta e caldissima, evidentemente il tuo ragazzino ce lo ha piccolo, sentirai come te la allargo a dovere. Forse ti farà un po’ male all’inizio, ma poi sarai tu a volerne ancora di più dentro questa patatina.
Ero completamente in suo potere. Godevo, le gambe non mi reggevano più; come le ho aperte leggermente cercando di liberarmi, il suo cazzo c’è finito in mezzo. In un attimo di lucidità di pensiero le ho richiuse stringendole forte l’una sull’altra e tenendo ben strette le cosce ho sentito in mezzo il suo pene. Era duro e lo avvolgevo tutto con la parte più carnosa proprio vicino alla figa tanto che le grandi labbra si appoggiavano lungo quell’asta. Due cosce carnose e calde che si agitavano attorno al suo cazzo, labbra della figa che gli si poggiavano sopra hanno fatto si che lui non resistesse molto a quel trattamento, Gli schizzi hanno colpito lo specchio.
Grugnendo e imprecando si è scaricato , mi ha detto che quello sperma era destinato al mio utero e che la sera stessa sarebbe tornato a “prendermi” ho avuto solo il tempo di raccogliere la mia roba, fare le valige e scappare da quella casa per non rischiare di diventare la schiava per il sesso per quel mostro e per chissà chi altri, ma ancora non conoscevo come la mia vita sarebbe proseguita.
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La laurea mi è servita, non solo per insegnare Filosofia negli Istituti di Scuola Superiore (ora insegno in un liceo Artistico) ma non so quanti di voi abbiano esperienza di comunità che accolgono ragazzi fino ai diciotto anni che altrimenti finirebbero al carcere dei minori. Io lavoravo li. Dopo il mio quotidiano impegno a scuola, la maggior parte del tempo la trascorro in comunità.
Purtroppo in queste realtà arrivano ragazzi con situazioni di tutti i tipi, da quei bambini malnutriti per incoscienza, a quelli seriamente maltrattati, a quelli che avendo visto il padre e i genitori comportarsi in un certo modo, ripetono tali comportamenti essendo gli unici che hanno appreso. Proprio di quest’ultima categoria faceva parte Simone, un quattordicenne inviato dai Servizi Sociali del Comune che come spesso capita, è stato accompagnato da due vigili urbani e dall’assistente sociale del Comune. È arrivato con un giorno di anticipo rispetto al previsto, tanto che ad accoglierlo ha trovato solo me e la cuoca, gli altri erano andati al mare con mio marito e due educatrici. Quelli del Comune, così li definiamo noi, lo hanno mollato all’ingresso come fosse un pacco.
Appena è entrato in casa ha esordito dicendo: - Che posto di merda. Almeno però ci siete voi due che mi fate indurire il cazzo. Da come siete vestite si vede che siete tutte e due da scopare.- Con la cuoca ci siamo guardate, non credevamo a quello che stavamo sentendo.
In effetti la cuoca a guardarla bene vestita con in camice da lavoro abbottonato sul davanti fino al ginocchia, forse non si era accorta che un bottone all'altezza delle mutande le era saltato e come si muoveva forniva al ragazzino uno spettacolo molto interessante. Rivolto a me poi: -Tu con quei pantaloni proprio non mi nascondi nulla, Ti entrano in mezzo a quelle belle chiappone e davanti si vede che hai la figa bella polposa. Quante sudate hai fatto fare ai maschi che hai avuto tra le cosce? Chissà che goduria a mettertelo dentro.
Ho subito bloccato il nuovo arrivato dicendogli:- senti, l’unica cosa che metti dentro è la tua valigia in camera e guai a te se ti permetti di nuovo. Non sei più a casa tua dove ti permettevano tutto ed eri un eroe se ti mostravi forte e uomo, sei un bambino prima ti adatti e meglio è per te. Forza, sali sopra-, lo seguivo. Arrivati al proprio letto ha appoggiato la valigia, si è rivolto verso di me e mi ha detto:- sto male-, gli ho chiesto cosa avesse e prendendomi il polso mi ha costretto ad appoggiare la mano sul suo pene dicendomi: -è durissimo mi fa male fai qualcosa, in quel momento mi ha sorpreso la sua intraprendenza e la sua sfacciataggine anche se viste le condizioni avrei potuto aspettarmi un suo comportamento del genere, ma non così. Devo essere diventata di tutti i colori dalla rabbia ma anche dalla vergogna. L’avrei disintegrato
Come mi teneva il polso mi sono resa conto della sua forza. Non riuscivo a divincolarmi dalla presa e costretta ad appoggiare la mano mi sono anche resa conto che era davvero molto duro e, a sentire al tatto, anche abbastanza grosso. Cercavo di togliermi da quella situazione e lui continuava a stringermi il polso costringendomi a palpargli l’uccello, diceva: -altre donne mi hanno detto che lo ho grosso come quello di un uomo, tu cosa dici? Secondo te è vero?-
Con la mano libera gli ho dato uno schiaffo, lui allora ha mollato la presa per spingermi sul letto. Mi ci ha letteralmente buttato sopra ed essendo questo attaccato alla parete, ho sbattuto la testa tra muro e spalliera, ho visto le stelle, Un po’ intontita è bastato un attimo affinché me lo ritrovassi sopra. Il suo petto mi bloccava sul letto la mano del ragazzino sul mio seno sinistro e scendeva verso la gamba, ha cominciato a palparmi la coscia nella sua parte esterna, le sue labbra all’altezza del mio orecchio. Lui diceva -mmmmsssiiiiiiiiii sei morbida, pienotta come piace a me, cosce polpose-, intanto sentivo la sua mano tra le cosce che nonostante tenessi strette saliva verso la figa. Ho sentito prima un dito accarezzarmi le labbra tra le gambe, mi sono irrigidita subito, lui se n’e accorto e ha detto -che c’è? Non dirmi che stai già venendo?- Quelle parole dette da un 14enne, un bimbo di cui potevo essere la madre, mi hanno sconvolto. Ero infuriata soprattutto con me stessa perché stavo cedendo.
La mano ha continuato e si è impossessata della mia vulva, Lui:- UUUHHHH figa carnosa! Sei splendida-. Con un ginocchio cercava di aprirmi le gambe e cosi sentivo il suo cazzo duro premermi sulla coscia. In quel momento la voce della cuoca che mi chiamava, ha fatto in modo che lui desistesse dall’impresa. Ho risposto alla mia collaboratrice: -Si? Eccomi, arrivo! Sono letteralmente schizzata via da sopra quel letto, dicendo al ragazzo che non l’avrebbe passata liscia, gli ho indicato l’armadio in cui riporre i suoi indumenti e di farlo in fretta che lo aspettavo giù. Mentre mi rassettavo e cercavo un contegno per uscire dalla stanza senza insospettire l’altra, da dietro una mano ovviamente del ragazzo, mi palpava una natica e mi si infilava tra le cosce per accarezzarmi la figa. Io ero imbestialita l’avrei incenerito, me ne sono andata. Ho detto alla collega che stavo parlando col ragazzino e lo stavo aiutando a sistemarsi la roba.
Sono entrata in bagno. Mi è bastato toccarmi un po’ e infilarmi un dito in vagina per avere un orgasmo tra i più potenti che abbia avuto in vita mia
Sono sposata e con mio marito va tutto bene, essendo molto impegnati entrambi ci concediamo un po’ di intimità il sabato quando dormiamo entrambi a casa nostra A letto lui mi accarezza un po’, sale sopra di me io allargo le cosce lui si mette in mezzo, me lo infila e dopo un paio di su e già viene e arrivo anche io con lui.
I giorni seguenti sono passati tranquillamente, senza che Simone ne combinasse altre, ma quello che era successo lo faceva sentire il diritto di approfittare di alcuni momenti che ci trovavamo noi due da soli. Così , mentre ero intenta stando in piedi in cucina a preparare qualcosa da mangiare, quando la cuoca non c’era o a lavare i piatti quando entrambi eravamo di pulizie, continuavano le palpatine sulle natiche con il dito che puntualmente si piazzava tra di esse mentre il polpastrello cercava l’ingresso dell’ano senza potervi entrare per la presenza degli indumenti, ma comunque spingendosi quanto più possibile poteva. Era giorno di mercatino ambulante e Simone, visto che a scuola erano previsti alcuni giorni di chiusura per problemi a caldaie e impianto elettrico, mi ha chiesto se potessimo andarci. Non spetta certo a me accompagnare i ragazzi ai mercatino, ma vista la ristrettezza di personale educativo, mi rendevo disponibile anche se il mio ruolo di coordinatrice non lo prevede. Senti Monica, - Dimmi Simone – domani vai al mercatino?
Si perché ? Lui – ti posso accompagnare? Andrea mi ha detto che la mogliettina che ha l’ha comprata li e se c’è vorrei prenderla anche io. Dai fammi venire con te- ho acconsentito.
L’indomani siamo andati al mercatino, fatti gli acquisti, siamo tornati a casa. Tornando è successo quello che temevo, passando davanti a un bar vicino a dove stavamo noi, che io lo consideravo una bettola e a pensare di doverci passare a piedi vicino mi tremavano le gambe, alcuni uomini, riconoscendo Simone, lo chiamavano per offrirci da bere. Io non avevo la benché minima intenzione di fermarmi lì e tantomeno permettere al ragazzino di frequentare quel posto, infatti circa tre settimane prima ero stata costretta come responsabile del comportamento dei ragazzi che seguivamo, ad entrare per recuperare uno di loro che si era messo a giocare con quelle macchinette infernali che noi gli avevamo proibito. In quell’occasione, tre tizi probabilmente mezzi ubriachi hanno cominciato a parlare in modo che li sentissi descrivendo le loro avventure con non so quali donne mogli di chissà chi. Uno dei tre rivolto verso di me ha detto agli amici; -perché, a questa no? Bassotta però....... A culo e cosce è messa bene, credo che un pompino lo sappia davvero fare bene. Magari togliendole quel maglione si scoprono anche un bel paio di tette.
Da dietro il bancone quello che doveva essere il proprietario ha aggiunto è la professoressa di mia nipote, poi ha continuato: - mi ha detto Bruno che una volta, mentre l'ha vista scendere dalla macchina gli ha offerto uno spettacolo che non dimenticherà facilmente. Aveva la gonna e come ha messo il piede fuori dalla macchina una folata di vento le ha scoperto le gambe fino alle mutandine, lei forse convinta di non essere vista non si è preoccupata di abbassarsi subito il vestito. Bruno ha detto che lei non poteva vederlo ma lui se l'è guardata tutta e se si fosse trattenuta ancora due minuti in quella posizione, l'avrebbe fatta risalire in macchina, portata chissà dove e se la sarebbe fatta. Lei però si è ricomposta, È scesa ha chiuso la macchina ed è entrata a scuola Ha detto che è andato in bagno a farsi una sega micidiale.
L'indomani ha cercato di portarsela a casa, con la scusa che all'ora di uscita da scuola non le si metteva in moto la macchina e lo aveva chiamato per darle una mano. Alla fine, dopo aver fatta rimettere in moto la macchina l'aveva invitata ad entrare per lavarsi le mani e darsi una rinfrescata, ma lei non ha voluto. Se avesse messo piede dentro... altro che rinfrescata si sarebbe presa. lo conosci Bruno, no?
Certo! Come potevo dimenticare? Bruno, il custode della scuola dove insegno. Era tutto vero, tutto coincideva con il racconto, la folata di vento, la gonna che si solleva, io intenta a prendere i libri che avrei dovuto utilizzare in classe la mattina e che stavo raccogliendo sul sedile passeggeri, l'unica cosa di cui non potevo ricordare era Bruno al quale stavo offrendo lo spettacolo delle mie cosce nude, non potevo saperlo, proprio non avevo idea che lui in quel momento potesse vedermi in quello stato, se avessi appena immaginato figuriamoci se non avrei accuratamente evitato di offrirgli in visione le cosce scoperte.
Mi ha invitato a entrare a casa sua quella volta, ma non ero voluta entrare non per paura, ma perché avevo fretta come al solito; ma chi poteva immaginare.........
Non volevo entrare, andare dritta a casa con Simone anche a costo di costringerlo, ci si è avvicinato uno degli uomini e ancora un po’ ci mancava che prendesse di peso Simone per portarlo dentro, non volevo lasciarlo solo e li ho seguiti. Subiti altri due uomini si sono avvicinati, dopo le presentazioni ci hanno chiesto cosa gradissimo. Io ho declinato dicendo che tra non molto saremmo dovuti rientrare, Simone, che ha detto di volere della birra, accontentandosi sotto mio controllo, di un’aranciata, si era avvicinato a un altro cliente al tavolino e io ero attorniata dai tre uomini che con la scusa di discutere animatamente non si sono fatti scrupoli nell’appoggiarmi le mani un po’ dappertutto. Prima che la situazione degenerasse ho preso Simone per uscire da quella situazione che diventava molto pericolosa e siamo andati via con la scusa di dover cucinare per gli altri che rientravano da una gita che per quella mattina li vedeva impegnati alla visita a vari Musei e reperti della zona, per gli imprevisti giorni di chiusura delle scuole per verifiche dovute a improvvisi guasti verificatisi giorni prima., con la cuoca che aveva chiesto un giorno di permesso. Uno degli uomini si è offerto di aiutarci a portare i molti pacchi e pacchetti che avevamo. Entrati in casa l’ho fatto accomodare offrendogli un caffè, lui ha chiesto se c’era una birra ma non ne avevamo. Ad un certo punto mentre si discuteva seduti attorno al tavolo intenti a bere il caffè Simone che intanto era salito in camera per mettere a posto gli acquisti e cambiarsi. Tornato e si è seduto con noi vicino a me. Il tizio mi chiedeva come fosse dirigere quella comunità, dicendo: -certo che deve avere il suo bel da fare a tenere a bada questi scalmanati Simone anticipandomi – non siamo monelli, vabbè, qualche volta, ma non tanto, strappandoci una risata che mi si è subito smorzata quando ho sentito la mano del ragazzino lisciarmi una coscia. Mi sono irrigidita e il tizio chiedendo se vi fossero problemi io ho detto no e stavo per alzarmi quando Simone ha aggiunto – ogni tanto la tocco e me la faccio pure. Io con un urlo:-SIMONE!! Ma che dici? Il tizio non si è scomposto commentando con un non ci credo. Al che Simone: – si guarda come la tocco e mi ha messo la mano tra le cosce.
Ero infuriata ma incapace di reagire. Stavo lì, in piedi, Simone dietro col suo uccello appiccicato alle mie natiche e le sue mani che scorrazzavano in lungo e in largo sul mio corpo, sui vestiti, cercavo di bloccarlo e di staccarmi da lui ma con poco successo. Il tizio si godeva lo spettacolo seduto beatamente su una poltrona li in cucina, a due metri da noi.. Quando Simone è riuscito a sbottonarmi i pantaloni e far saltare alcuni bottoni della camicetta, mi sono sentita persa, una delle sue mani dentro le mutandine, l’altra sulle tette. Ha squillato il telefono, ma questo non ha fermato il ragazzo, continuava a squillare e io ho detto con quel fiato che mi rimaneva in gola: – può essere mio marito se non rispondo si insospettisce, sa che siamo in casa. Li ho convinti e mi hanno fatto andare a rispondere seguendomi e non permettendomi di riabbottonare i vestiti. Il telefono stava sul tavolino vicino alla porta d’ingresso che era aperta io cercavo di coprirmi mentre parlavo al telefono con mio marito che mi chiedeva come mai ci ho messo tanto a rispondere, gli ho detto che ero sopra e sono dovuta scendere, con una mano tenevo la cornetta e l’altra mi era stata presa da Simone che se l’è portata sul cazzo intanto l’altro vistosi libero e a pochi centimetri da me ha cominciato a far scendere i miei pantaloni fino a metà coscia mi palpava a piene mani le natiche e le cosce con il rischio che con la porta aperta potesse passare qualcuno e vedere la scena nonostante il cancello che chiudeva il cortiletto antistante fosse a circa cinque o sei metri. Intanto mio marito mi annunciava che un amico, proprietario di un ristorante in zona invitato a pranzo lui , le educatrici e i ragazzi e non sarebbero rientrati se non nel pomeriggio. Insomma, parlavo con mio marito al telefono mentre un quattordicenne mi obbligava a fargli una sega e un altro maiale sulla cinquantina mi appoggiava il suo cazzo sulla coscia e mi infilava un dito nel culo stavo impazzendo meno male che la telefonata è durata poco, Dopodiché l’uomo ha detto a Simone – chiudi la porta e andiamo su, c’è un letto grande? Mi ha preso in braccio salendo per le scale, Simone ha aperto la porta della stanza in cui all’occorrenza ospitavamo occasionali visitatori, anche a volte parenti dei ragazzi. C’era un letto ad una piazza e uno matrimoniale sul quale mi ha scaraventata e fatta distendere, il ragazzino mi teneva le mani e l’uomo mi ha tolto scarpe pantaloni e mutandine. Vedendomi nuda ha detto: – bona davvero! Guarda che tette, e che cosce, avvicinandosi mi ha infilato la mano tra le gambe e con un dito mi ha penetrata, io non ho capito più nulla, senza rendermene conto ho cominciato a muovere i fianchi andando incontri a quella mano, a quel dito che avevo dentro, il bastardo ha tolto immediatamente la mano e ha detto: - è bollente, ha un lago dentro – e ha aggiunto rivolto a Simone. – cazzo stava già venendo, altro che santarellina casa e chiesa …… questa non ne ha mai preso cazzo di vero uomo, di maschio: Vedrai come lo risucchia bene dentro, con questa ci divertiamo molto, È fatta per prosciugare le palle del maschio, secondo me una volta che ne prova uno vero, questa qui non si stacca più dal cazzo. Poi, rivolto a me, ha aggiunto: – mi ha detto Simone che prendi la pillola, vero? Non capivo , mai avevo detto a Simone una cosa del genere, ma senza pensarci ho risposto di si – e lui – meglio, mi ti faccio senza preservativo, a cazzo nudo. Intanto mi soni accorta che tutto quello che succedeva lo vedevo nella tele che era li in camera. Quel bastardo di Simone aveva preso la telecamera, l’aveva accesa collegandola alla TV.
Dai Simone, a te l’onore! Il ragazzino non se l’è fatto ripetere, mi si è avventato sopra, mi ha aperto le cosce e tenendosi l’uccello in mano lo ha puntato all’imbocco della figa, un colpo secco e l’ho sentito tutto, mi ha fatto male nonostante fossi già sull’orlo dell’orgasmo visti i trattamenti precedenti, uno, due, tre colpi violenti di cazzo dentro le mie carni e sono esplosa, mi avvinghiavo a Simone, gli graffiavo la schiena, stringevo le cosce attorno ai suoi fianchi, godevo e non riuscivo a smettere di venire. Sentivo il cazzo del ragazzino duro, durissimo, le pareti della mia vagina gli si incollavano sempre di più attorno ,lo avvolgevano! Dopo circa cinque minuti e un paio di colpi dati in modo violento da farmi tremare, ha urlato e si è scaricato tutto dentro la mia figa. È rimasto steso sopra di me senza muoversi per un paio di minuti finché l’uomo non ‘ha letteralmente tolto di dosso. La stanza, essendo destinata agli ospiti, ha un piccolo bagno privato il tizio, Gianni, mi ha detto di andare a lavarmi, cosa che ho fatto. Intanto sentivo i commenti di Simone - questa ha un aspirapolvere tra le cosce. Mi stava risucchiando tutto dentro quella figona e poi, è stretta CAZZO SE E’ STRETTA!
Tornata in camera lui era sul letto con il pene in mano, ho tremato, non molto lungo ma enorme in quanto a diametro. Lui – cosa c’è? Ti piace, Scommetto che quello di tuo marito non è neanche la metà di questo, che fai ti vergogni? Sei diventata tutta rossa dai vieni qui. Io non volevo avevo paura pur avendone ancora voglia non volevo essere presa da quel mostro disumano, ma anche se Simone mi aveva fatto venire, sentivo che tra le cosce stava montando ancora la voglia. Istintivamente sono andata verso il ragazzino, che però con mia sorpresa, mi ha bloccata per consegnarmi a Gianni che ha detto – cosa credi? Che io sia venuto qui per guardare Simone fotterti? Tanto prendi pure il mio e vedrai che mi chiederai di non smettere, non ti staccherai più dal cazzo, anzi scommetto che da oggi cambierai il tuo modo di vedere i maschi, la prima cosa che noterai sarà il “pacco” . Altro che quel finocchio di tuo marito! Che pensi io rinunci a scoparti??? La tua figa ha bisogno di sapere cosa vuol dire farsi scopare Mi ha buttata sul letto. Mi ha buttata sul letto. Me lo ha avvicinato alla bocca e mi ha ordinato di aprirla. Non volevo, ma due sberle mi hanno convinta, - se hai la figa più calda della bocca, sei un forno si brava. Cosi, dai che godi! Le sue dita dentro la mia vagina avevano risvegliato la mia voglia ancora di più. Mi si è sistemato tra le cosce, ha appoggiato la cappella all’ingresso della vagina, È rimasto così fermo per un po’.. Separava le grandi labbra con il sul glande e lo portava su puntandolo sul clitoride, ho avuto terrore quando ho sentito quell’arnese puntare il mio ano, ma fortunatamente è risalito alla figa dicendo – quello dopo.! Mi ha spalancato le gambe e mentre volevo convincerlo a lasciarmi stare ...di non farlo mi ha penetrata in un colpo solo fino in fondo, lo ho sentito arrivare tutto dentro di me. Ho urlato con tutto il fiato che avevo, lui mi si e buttato sopra a mi ha messo la lingua in bocca per impedirmi di gridare ancora. il mio pianto pian piano si trasformava in gemiti sotto i suoi colpi violenti.
Sentivo i testicoli sbattere sul mio sedere e lui emettere dei rantoli che mi ricordavano un grugnito ad ogni volta che affondava l’uccello
Io nonostante un dolore atroce gli andavo incontro con il bacino e gli puntavo le unghie sulle spalle, lui continuava a spingere, lo sentivo, nonostante non fosse lungo la cappella mi sbatteva sull’utero ogni volta che spingeva a fondo. Lui mugolava e diceva"mmmmgggg siiiiiiiiiiiiiii, puttana sei bollente cazzo, sei bollente. Me lo stava affondando tutto dentro dicendo - senti come ti chiavo, ti sto chiavandooooooooo! Mi stava sventrando, il cazzo lo sentivo rovente e mi entrava dentro la figa con colpi che erano veramente pazzeschi; secchi e potenti sentivo sbattere i suoi testicoli sulle mie chiappe. Ricordo che ho detto - AHHHHHHHH PORCO MI SFONDI, MI SPACCHIIIIIII- ad un certo punto non ce la facevo più. Dalla mia bocca sono uscite parole come – daiiii continuaaaa più in fondo, ancora SPACCAMELAAAAAA -Mio Dio!! Vengo!!! Vengooo!!! Vengooooooo!!!!!!!! Lui continuava imperterrito a spaccarmi la figa, io tremavo come una foglia non riuscivo e smettere di venire, 1-2-3-4 volte di seguito...Dopo circa venti minuti di quel trattamento ho sentito che accelerava i colpi fino a che, grugnendo come fosse un maiale ha cominciato a scaricare il suo sperma dentro la mia figa, sentivo gli spruzzi colpirmi le pareti e il fondo della vagina che si contraeva ancora a ritmi più veloci lo stavo praticamente mungendo con la figa. Anche dopo che sono cessati gli spruzzi e il cazzo si è afflosciato, la mia vagina ha continuato a pulsare per un più dandomi sensazioni mai provate prima
Pensavo fosse finita li, ma lui continuava a starmi dentro non permettendomi di muovermi. Lo ha tirato fuori un attimo e sul suo pene c’era del sangue: - te l’ho detto che te la spaccavo! Mi vergognavo troppo. Mi era piaciuto come mai avevo provato.
Ha chiesto a Simone se avesse voluto fare con me qualcos’altro e il ragazzino ha risposto che gli sarebbe piaciuto mettermelo in bocca – dai, avvicinati ha detto Gianni mentre in ginocchio sul letto tra le mie cosce continuava a tenere il cazzo dentro la mia vagina, Gianni ha continuato- fatti fare un pompino mentre io assisto cosi mi ritorna duro direttamente dentro la figa di questa e poi rivolto a me – vedrai , ti tornerà la voglia in un attimo, ti bagnerai come non ti sei mai bagnata prima. Io cominciavo ad essere distrutta ma lui, Gianni, aveva ragione ne avevo voglia e questo mi spaventava. Ero davvero così vogliosa di essere presa? Stava venendo fuori una Monica completamente diversa. Ovviamente io mi vergognavo da morire, ma potevo farci poco, sia contro la loro forza, sia contro quelle sensazioni che sentivo provenire da dentro me stessa e che mi dicevano di lasciarmi andare completamente. No! Non potevo. Volevo e dovevo resistere. Sposata, insegnante, educatrice, per giunta catechista. Tra l’altro abbastanza conosciuta in quel posto… no, non volevo, non potevo, non doveva succedere che io diventassi la loro “bambola”. Anche se, il mio corpo, il mio sesso, le mie gambe, i miei seni, dicevano il contrario. Poi c’era la telecamera. Che intenzioni avevano?come volevano usarla? Era servita solo ad eccitarci di più in quell’occasione (cosa che mi era successa) oppure,,,,,,,,,,,,,,,,?
Simone mi aveva costretto a voltare la faccia verso il suo uccello e a prenderlo in bocca, mi sono ritrovata a succhiarglielo senza rendermene conto, senza bisogno che mi forzasse. Gianni ,intanto, in ginocchio tra le mie gambe e li cazzo ancora dentro, anche se non durissimo come prima, si stava godendo lo spettacolo di me pompinara e con le dita mi stuzzicava il clitoride. Mi stava eccitando nuovamente. Sentivo in bocca Simone che stava crescendo sempre di più: Si sono detti qualcosa che io non ho sentito, Mi hanno fatta alzare e Simone si è steso sul letto a pancia in su, mi hanno detto che dovevo praticamente cavalcarlo mettendomi il suo uccello nella figa, cosi ho fatto ubbidiente. Mi muovevo, dimenavo i fianchi, mi stavo facendo il ragazzino. Come stavo fottendomi Simone, non mi sono resa conto che Gianni si era piazzato dietro me, me ne soni accorta quando ho sentito le sue mani sulla schiena poi sui seni. Mi ha spinto verso Simone il quale mi ha subito afferrato per le spalle mentre ancora stavo a cosce larghe sopra di lui col suo uccello in figa. Ho sentito una mano di Gianni sulla schiena e il suo glande appoggiarsi sulle natiche. Attimi di terrore soprattutto quando con lo stesso glande mi sono sentita separare le natiche, puntare all’ano e cominciare a spingere. Ho urlato – NNNOOOOOOO! E il mio grido è proseguito in un -AAAAAHHHHIIIIAAAAAA, quando ho sentito il bruciore del cazzo dentro il mio culo Simone mi ha tappato la bocca. Mi bruciava, mi faceva davvero male, era troppo. Troppo grosso, troppo per il mio sedere vergine, sentivo i rantoli di piacere di quel porco di Gianni mentre mi inculava e i SIIIII COSIIIIIIIIII DAI MUOVITI di Simone sotto di me che mi stava aprendo la figa. Un rantolo più potente di Gianni ha accompagnati i getti di sperma dentro il mio sedere sembrava non volesse finire più di schizzare, mentre Simone per la seconda volta è venuto dentro la mia figa accompagnando gli schizzi con un -AAAHHHHH SSSSSSIIIII.
Io stesa su Simone e Gianni abbandonato sulla mia schiena, mi ha chiesto – ma eri vergine in culo? Sei strettissima cazzo mi facevi male all’uccello come stringevi e Simone ha aggiunto – le hai sverginato il culo, guarda, hai sangue sul cazzo.
Mi avevano abbandonata sul letto mentre sentivo l’acqua scorrere, probabilmente si stavano facendo una doccia. Io non avevo la forza di alzarmi, ero rannicchiata su quel letto tremavo, mai provato tanti orgasmi e tanto piacere tutto assieme. Simone mi ha detto che andava con Gianni e tornava più tardi. Ho avuto la forza di alzarmi lavarmi alla meglio e andare in camera dove di solito dormivo le notti che stavo in comunità, sperando che mio marito al rientro non entrasse nella camera dove ero stata violentata, accorgendosi del letto disfatto e sporco di sangue.
Un giorno della settimana successiva ero appena arrivata in comunità. Ero arrivata direttamente da scuola senza passare da casa e sentivo il bisogno di farmi una doccia; sono andata nel solito bagno degli ospiti e mi sono spogliata infilandomi sotto lo scroscio dell’acqua. Una volta finito ho aperto il box e prima di prendere l’asciugamani mi soni accorta della presenza di Mirko un diciassettenne che era da noi das circa due mesi e mezzo. Doveva stare con noi una settimana per poi essere inviato vicino Torino per raggiungere degli zii visto che la mamma scomparsa da circa tre anni l’aveva lasciato con il padre dedito al lavoro e all’alcool. Quella permanenza non prevista
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