Iniziazione di uno schiavo

Scritto da , il 2019-02-06, genere sadomaso

Non è stato facile ma alla fine ce l'ho fatta. L'indirizzo è questo. Non vivo in qui e per riuscire a organizzare l'incontro in tutti i dettagli ho avuto bisogno di tempo e coraggio. Ho conosciuto Ivan, in arte Tagame, mesi fa, esattamente 6 mesi fa.

Ci siamo incontrati, virtualmente, per la prima volta, sul sito recon.it. Un vero e proprio paradiso terrestre per tutti gli amanti del bdsm gay. Punto di riferimento e di incontro per appassionati, neofiti e curiosi. Di migliaia e migliaia di utenti, per lo più Nord Europei e Americani, ma anche di tanti italiani che come me sentono nel sadomaso una attrazione che va al di là e oltre il sesso.
Per me è una componente fondamentale, della quale non potrei fare a meno. Fa parte per così dire del mio stesso patrimonio genetico, mi invade intimamente, la sento vivere in ogni mia singola cellula ed è una fiamma che mi brucia l'anima, nel senso positivo della cosa.
Del resto, quando avevo poco più di 20anni, nella mia prima ricerca su Google, la prima parola chiave che ho digitato è stata: GaySm. Solo chi è come me può capirmi. E sicuramente sulla mia stessa lunghezza d'onda è apparso fin da subito Tagame. Il suo è un nome d'arte, come più volte mi ha raccontato in questi lunghi mesi, nel corso delle nostre chiacchierate prima nella messaggeria di recon, poi nelle videochiamate su skype e infine, negli ultimi mesi, quando la fiducia reciproca si è consolidata fino al punto di scambiarci i numeri di cellulare, su whatsapp.
Tagame, quello vero, è un fumettista giapponese, un vero e proprio maniaco della rappresentazione figurativa del sadomaso gay nipponico. A lui Ivan ha rubato il nome, questo è certo. Non so si è appropriato anche della ispirazione. Questo si vedrà. Lui dice di essere un vero appassionato dell'arte della legatura o, come si direbbe in inglese, del bondage. Soprattutto afferma di conoscere l'arte della sculacciata, che non può e non deve essere una tamburellata sulle natiche nude, ma un lungo e sottile tormento di un bel maschio, sottoposto a colpi, sferzate e frustate su una delle parti più virili e possenti del suo corpo: i glutei. Una pratica che miscela dolore, piacere e resistenza, e che, nelle “mani” dei più esperti, si presta ad essere espletata nei contesti e negli scenari più diversi: dall'interrogatorio militare, alla disciplina inglese, dalle prove di resistenza fisica alle competizioni. Insomma, non una passeggiata o una patetica alternativa al sesso ma un vero e proprio stile di vita.

Per tutto il viaggio fino a Roma, ho ripercorso ogni attimo delle nostre conversazioni, ogni dettaglio di quella che spero sia una sessione vera, in grado di lasciare il segno, in tutti i sensi. Da Termini ho preso un regionale che mi ha portato a Civitavecchia. E poi ancora, su sua indicazione, sono giunto fin qui, davanti a casa sua. Anche se so, come mi ha già annunciato, che non sarà qui che faremo la nostra sessione, ma nella sua casa di campagna, appositamente attrezzata. Se sono qui, dico fra me e me, è perché mi sono fidato di lui ma soprattutto perché mi sono fidato del mio istinto.

*

Sono ormai passate le sei del pomeriggio. Il gelato mi ha idratato. Dopo più di 5 ore di viaggio, fra pensieri, seghe mentali e timori, non ci sarebbe stato modo migliore per rompere il ghiaccio. Io e Ivan siamo finalmente seduti, faccia a faccia, al tavolino di un bar. Anche se siamo a settembre, il caldo non molla la presa. Effetto del surriscaldamento, dicono. Sta di fatto che sono sudato. Avrei bisogno di una doccia e di cambiarmi. La sessione non è proprio la prima cosa di cui avrei bisogno adesso. E in effetti Ivan non pare aver fretta, anzi: la sosta al tavolino del bar diventa una buona occasione per entrambi per conoscere ed approfondire.

Lui è un uomo sulla cinquantina. Mi confessa che Ivan è proprio il suo vero nome e che Tagame, quello d'arte che lui ha scelto per sé, è, per così dire, l'unica nota fantasiosa della sua anagrafe sadomaso. È più alto di me, robusto, capelli castani.
Somiglia, così tanto per dare un'idea, a quell'attore francese che ha interpretato il Conte di Montecristo. Lo ricordo perché in quella serie le tinte sadomaso non mancano e non mi sono passate inosservate. Il cinema e la tv sono stati del resto i miei primi canali di avvicinamento al mondo sadomaso maschile. Ho sempre avuto un debole per le scene di tortura e punizione di uomini. Terribilmente attraenti e spesso più vere e crude di quelle dei porno gay del settore. Ma altrettanto terribilmente corte e brevi, non so se per scelte di natura cinematografica o cos'altro.
Ivan lavora all'osservatorio astronomico vaticano. Ha una cultura molto ampia. Con lui si ha l'idea di poter parlare di tutto. La cosa mi affascina e mi tranquillizza. I sei mesi di conoscenza e avvicinamento non sono trascorsi invano. E l'istinto, continuo a dirmi fra me e me, non mi ha ingannato.

“Mi occupo di comunicazione. Lavoro per un giornale locale a Bari. Per ora mi pagano a pezzo. Non è granché. Con 600euro scarsi al mese non posso certo pretendere di mettere su casa o di pagarmi una macchina. Ma qualche viaggetto qua e là, ogni tanto, per appagare le mie curiosità, riesco a permettermelo”. Anche io a Ivan ormai dal vivo sento di poter parlare liberamente della mia vita, quella pubblica e quella privata. “Sono un edonista ed un narcisista in senso stretto. Non mi faccio mancare il calcio, la corsa e la palestra. Sport tutti i giorni, anche la domenica quando posso.”

“Hai un bel fisico”, replica Ivan,”non sei altissimo ma hai una corporatura perfetta, Fabio”.

“Devo farti una confessione Ivan. Ecco. Fabio non è il mio vero nome. Sai dico il mio nome solo quando ci si incontra dal vivo. Io mi chiamo Fabrizio. Per il resto, come spero tu confermerai, tutto corrisponde. Altezza, peso, colore degli occhi e dei capelli. Insomma un moro rasato, di 28anni”, gli dico sorridendo.

“Un bel moro”, aggiunge lui soddisfatto. “Un bel torello. Come tu sai Fabio...anzi Fabrizio, il sadomaso, quello vero è fatto di plasticità, di scena e immagini. Ricostruire una scena, che ne so, magari in uno stile da Roma Antica, richiede determinate caratteristiche. Ad uno schiavo sicuramente una certa prestanza fisica, che sia in grado di garantirne forza e resistenza. E non è una questione necessariamente anagrafica. Io per esempio non faccio dell'età una questione dirimente. Anzi preferisco i 30 40enni ai ventenni, purché ben fatti”.

“Sono d'accordo Ivan. O per lo meno siamo in due a pensarla così. Il sadomaso è un gioco di corpi e di forme. È una vera e propria arte e come tale ha i suoi codici da affinare e rispettare”.

La pausa al bar alla fine si è trasformata un saggio filosofico sul sadomaso ma in fondo è giusto così. Il ghiaccio si è sciolto e con esso anche parte del gelato che Ivan mi ha offerto. Ma ora che le certezze si sono consolidate e che molte paure sono state fugate è arrivato il momento di passare ai fatti.

*

Nei discorsi di Ivan il richiamo alla Roma Antica è frequente. Del resto anche la scelta del suo nome d'arte, Tagame, non è casuale. Il fumettista giapponese al quale Ivan ha per così dire rubato il nome è famoso nell'ambiente per le sue straordinarie rappresentazioni sadomaso gay ispirate alla storia antica del Giappone. Sono illustrazioni drammaticamente espressive e cruente. I costumi richiamano alla tradizione dei Samurai. Ricordo in particolare quella che presenta un guerriero giovane, ma non giovanissimo, completamente nudo e legato a x: steso su un tappeto per terra e bloccato, probabilmente in trazione, attraverso quattro corde che bloccano e tirano polsi e caviglie. Una corda avvolta a livello addominale pare impedirgli anche i movimenti del bacino. Il motivo è semplice: per una qualche ragione, il samurai è stato condannato ad una serie di supplizi di cui quello raffigurato è tanto raffinato quanto crudele. Le legature infatti non si limitano solo ad impedirgli di sottrarsi al tormento. Lacci e laccioli avvolgono anche i suoi genitali in modo tale che testicoli e glande siano completamente esposti. Fra gli astanti presenti alla scena, Tagame raffigura anche diversi anziani samurai che hanno verosimilmente commissionato il supplizio del giovane e che rivolgono lo sguardo verso l'uomo che si occuperà di ultimare l'opera. È seduto nella tipica posizione giapponese fra le gambe del giovane samurai. Dagli strumenti che armeggia si capisce il mestiere del torturatore: ha a disposizione aghi e inchiostri tipici dei tatuatori. La trama è chiara: al giovane saranno tatuati i testicoli, completamente depilati, e il glande, completamente esposto e scoperto. Il membro del giovane è ovviamente raffigurato in erezione, segno che gli è stato somministrato un qualche afrodisiaco che lo mantenga in uno stato di piena eccitazione anche nel corso del tormento, un po' come si dice facessero i Romani coi loro schiavi prima di torturarli.
Sulla strada che ci porta verso la sua casa di campagna abbiamo modo di parlare anche di Tagame ed è forse anche per questo che Ivan mi chiede se ho tatuaggi o piercing.

“Ai tatuaggi”, gli rispondo, “non ho mai pensato anche se in palestra qualcuno mi ha consigliato di valorizzare la muscolatura ricorrendo ad una tinteggiatura artistica della pelle. I piercing mi incuriosiscono, soprattutto quelli ai capezzoli o il prince Albert ma per ora ancora nulla”.

“Hai fatto bene”. Aggiunge Ivan. “Sai Fabrizio: il corpo dovrebbe essere lasciato libero di esprimere se stesso senza aggiunte o drappelli. A meno che non sia per punire o torturare uno schiavo o un guerriero ribelli”.

Riferimenti storici e allusioni alla letteratura sadomaso ci accompagnano fino alla casa di campagna, che raggiungiamo quando ormai è già sera.

(Continua…)

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