Scambio di persona

Scritto da , il 2019-01-21, genere incesti

Era un venerdì notte di un torrido Agosto.
Luca, 26 anni vagamente ubriaco e stanco, salì le scale facendo attenzione a non fare troppo rumore per non svegliare nessuno. Finalmente arrivò in camera. Erano da poco passate le due.
Nella penombra intravide qualcuno nel suo letto. Doveva essere Sara. Era già capitato che la ragazza si fermasse a cena quando non c'era e che restasse a dormire. Andava d'accordo con i genitori di Luca, in modo particolare con sua madre, Marina.
Il corpo era velato da una leggera canottiera di seta che le lasciava scoperto il culo. Sotto, il ragazzo, intravide un perizoma nero. Si spogliò velocemente di tutto quello che aveva addosso e chiuse la porta eccitato alle sue spalle. Avvicinandosi al letto notò che sembrava più soda ed in carne del solito. Le sollevò del tutto la camicetta mentre si toccava voglioso con una mano fino a farselo diventare duro.
Gli girava ancora la testa per tutto quello che si era scolato ed era su di giri per la serata in discoteca. Se chiudeva gli occhi riusciva a vedere le ragazze strusciarglisi addosso sudate e a sentire il suono potente dei bassi nello stomaco. Sapeva che sarebbe stato così fino al giorno dopo.
Cominciò dal fondo del letto risalendo lentamente fino ad accarezzarle la pianta del piede con la cappella. Gli veniva da ridere ma dentro non vedeva l'ora di scoparsela. Non aveva mai fatto una cosa del genere. Con una mano le accarezzò la coscia afferrandola bene poi con l'altra le prese una natica facendola ballonzolare. Pizzicò il tanga scostandolo dall'incavo e lasciando trasparire un folto pelo scuro che proprio non ricordava. "Possibile l'abbia annaffiata?" pensò prima di scoppiare a ridere cercando di trattenersi per non svegliarla. L'annusò e le schioccò un bacio sul culo pregustando la penetrazione.
Con entrambe le mani le sollevò una coscia fino a portarle il ginocchio all'altezza del bacino. Tornò giù. La fica cominciava a schiudersi. Infilò un paio di dita strofinando fino a che dal pelo ispido non passò alle labbra calde e morbide come pongo. La sentì mugugnare qualcosa, allora avanzò fino ad entrarle per qualche centimetro dentro. Sorrideva eccitato e mentre la penetrava con una mano con l'altra si toccava.
Si innalzò sopra di lei tenendo le braccia tese e con l'asta dura cominciò a cercare la strada di casa. Si aiutò appena instradandolo tra il groviglio di peli caldi e ricci e non appena sentì l'umido della fica cominciò a spingere con vigore. In un attimo la cappela fu dentro e poco dopo tutto il resto la seguì.
Sotto di lui la ragazza doveva essersi svegliata o per lo meno cominciava a muoversi e a cercare il piacere seguendo il ritmo degli affondi bofonchiando e strizzando la faccia contro il cuscino.
Luca era in paradiso eppure non riusciva a capire. Altre volte l'aveva posseduta in quella posizione ma davvero non ricordava una fica calda ed avvolgente come quella. Era come se lei glielo strizzasse continuamente mentre la penetrava. In più il culo, quel culo tornito, lo stava facendo sciogliere come un cioccolatino tanto era il piacere. Morbido e grande come non se lo ricordava. Ad ogni colpo di reni le chiappe gli sbattevano sul ventre regalandogli una strana sensazione di calore e solletico. Se non fosse stato nella sua stanza avrebbe giurato che quella con cui stava scopando non era la sua fidanzatina.
Con una mano cominciò ad accarezzarle la schiena robusta ed i fianchi quindi risalì lungo le spalle fino ad incontrare la nuca ed i capelli, leggermente mossi di un biondo cenere, non troppo lunghi. Un attimo pensò. Sara ha i capelli ricci ed è mora. Da li alla realizzazione che quella sotto di lui non era la sua amata fidanzatina, passò un millesimo di secondo. Era fatto, quello si, ma rendersi conto solo in quel momento di averlo messo in un altro buco, lo faceva sentire un idiota.
Un tonfo al cuore ed un secondo dopo capì cosa stava facendo. La donna si mise di profilo e si spostò una ciocca di capelli dalla faccia mentre inarcava ancora di più la schiena per farsi penetrare meglio.
"Oddio Marco, non mi avevi mai presa così! Cos'hai stasera?!" La voce calda, vagamente acuta, non era quella spavalda di Sara.
Luca guardò quella donna e si bloccò squadrandola dalla testa giù fino al culo sul quale stava letteralmente affondando. Un brivido lungo la schiena ed un senso di terrore misto al piacere che provava lo congelarono.
"Mamma cazzo!"
Marina aveva un viso gentile, occhi da cerbiatta, molto grandi e luminosi, blu, come il mare profondo contornati da delle ciglia lunghe e nere. Un sorriso perennemente accennato la rendeva allo sguardo incuriosito di tutti, una donna serena e amabile, forse anche più bella di quello che effettivamente era. I capelli color paglia, leggermente mossi, le sfioravano appena le spalle. Appariva sempre molto discreta, anche coi figli, quasi impacciata nei movimenti comunque lenti e cadenzati. Solo due piccole rughe appena accennate ai lati della bocca ti facevano capire di avere a che fare con una donna e non con una'adolescente particolarmente riservata.
Girò ancora di più la testa volgendo lo sguardo al ragazzo. Gridò come se avesse visto un fantasma "Ahhhh oddio!" Quindi si portò una mano alla bocca mordendosi il pugno pentita per il piacere che ancora la faceva fremere.
"Luca, noooo noooo oddio no!! Che cosa stai facendo?"
Il ragazzo si bloccò rimanendo dentro sua madre. La donna inorridita verso la spalliera chiuse forte gli occhi.
"Io io...credevo fossi Sara! Merda mamma scusa." Tremava come una foglia.
La donna cominciò a piangere e a balbettare.
"Ma dovevi essere da Gianluca, avevi detto così, dovevi dovevi restare a dormire dal tuo amico!”
"Scusa scusa scusa!” Fece Luca nel pallone. “Non ti ho più avvisata è vero!"
"Oddio, io io non so se devo vomitare, Luca.” La donna si tirò su rimanendo a carponi e girando la testa per guardarlo meglio.
"Mi discpiace mamma...però sei nel mio letto e sei mezza nuda, io io non pensavo fossi tu! Te lo giuro."
"E vorrei vedere! Ho litigato con tuo padre e sono venuta a dormire qui, ah oddio Luca che cosa fai!?” Marina cominciò a muoversi cercandolo con i fianchi. Si abbassò di nuovo rimanendo soltanto col culo a mezz’aria e con la faccia piantata sul cuscino.
"Cazzo mamma che fai tu?! Ti stai muovendo?" Luca aveva le lacrime agli occhi.
"É così assurdo...” e mentre lo diceva si faceva scivolare dentro suo figlio. “E' sbagliato Luca è sbagliato. Non si può. Dobbiamo smettere.”
"Lo so, lo so è che non ci sto capendo niente!" Luca riprese lentamente a pomparla.
"Tu stai continuando però...non ci credo."
"Sei tu che ti stai muovendo...vuoi che mi fermi?"
"Sarebbe meglio...” fece sua madre respirando affannosamente ed accarezzandogli la mano che aveva salda sul suo culo. “Uh! Anche perchè mi stai spaccando...mi fai male, mmmmh oddio, non va bene!"
Luca riprese con più foga tenendola stretta per i fianchi mentre lei si lamentava e divaricava le gambe.
"Oddio, ma quanto sei grosso!?”
"Dici sul serio? Vuoi saperlo?!”
"Si, quanto!?"
"Diciannove centimetri!"
"Mmmmmh, quando mi ricapita! Ascolta, non ne dobbiamo parlare con nessuno, va bene?! Finiamo questa cosa e poi tutto torna come prima, va bene? Me lo prometti tesoro?!” la donna si morse le labbra. Luca continuava a fotterla con più foga. Vedeva il suo cazzo entrare ed uscire da quella poltiglia morbida ed umida e non riusciva a capire come potesse esaltarsi tanto ad ogni colpo. La teneva per il culo e solo quello bastava per eccitarlo in effetti. Non le aveva mai toccato il culo, neanche per sbaglio, neanche da ragazzino, che ricordasse e adesso ce lo aveva nudo attaccato al suo bacino ed in balia delle sue mani. Era bello, non eccessivamente grande. Riusciva a vederle chiaramente l’ano rosa e si emozionò al pensiero che quella lì sotto era sua madre. Fino a qualche minuto prima mai avrebbe pensato ad una situazione del genere. Era assurdo. Marina allungò una mano da sotto per toccarsi la passera e per sfiorarlo mentre entrava ed usciva.
“Mmmmh che bello Luca!”
“Piantala ma ti prego!”
"Cosa c'è!? Non ti piace che dica il tuo nome?"
"Mi da fastidio sentirti parlare, non parlare cazzo!"
Luca pompava aggrappandosi ai fianchi di sua madre come a non volerla lasciare. Più si eccitava è più la palpava tutta arrivando ad afferrarla per le spalle per spingerglielo meglio dentro. Marina piangeva e rideva al tempo stesso.
“Oh Luca, a me non manca molto, sto per venire!”
“Anche io mi sa, vengo dentro?!”
“Oh si dimmelo ti prego, dimmelo di nuovo, dimmi che vieni dentro!”
“Ti vengo dentro mamma, ti riempio tutta!”
“Oh si amore si, torna dentro la mamma! Sono una porca, dimmi che sono una porca!”
"Sei una maiala mamma, sei incredibile...ti avevo chiesto di non parlare cazzo!"
"Oh siiii...vengo amore vengoooo! Ahhhh sbattimi forte!"
Luca diede tre, quattro colpi energici facendole sbattere la testa sulla spalliera quindi gli si incollò completamente al culo venendole dentro e strizzandola per le natiche.
"Oddio così mi spacchi tutta, ahhhh mi fai male!"
“Ah mamma!”
“Oh é troppo grande...mi rompi Luca me la rompi tutta!”
Qualche secondo così, eccitato dai lamenti di piacere della donna poi il ragazzo ci si adagiò sopra abbandonandosi esausto e schiacciandola sul materasso umido di umori.

Qualche minuto dopo Marina si liberò dalla presa di suo figlio. Quindi senza dire una parola si dileguò uscendo dalla camera in punta di piedi per non fare rumore.
Luca la sentì singhiozzare. Rimase lì a fissare il vuoto come in preda ad un incombente attacco d’ansia. Chiuse gli occhi e si addormentò.
Verso le 11 li riaprì. Aveva la testa dolorante ed un senso di nausea che lo stava uccidendo. Il suo telefonino gli aveva appena notificato un messaggio. Lo afferrò. Era Sara “Ciao tesoro? Com’è andata ieri in disco? Avrai fatto baldoria come al solito tuo e io a casa sola soletta! Chiama appena ti svegli, ti amo!”
Ripensò per un attimo a quello che era successo qualche ora prima e sperò che fosse solo un brutto sogno invece sentiva ancora l’odore di sua madre nel letto, quel profumo che usava sempre e che avrebbe riconosciuto tra mille e che non lo aveva frenato. Si alzò a fatica ed andò in bagno. Poco dopo tornò in camera e decise che non sarebbe uscito di lì fino a che non gli fosse passato quel senso di colpa che lo stava logorando. Non ce l’avrebbe fatta a vedere suo padre e a fare finta di niente.
CONTINUA...

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