Ho amato papà parte seconda

Scritto da , il 2018-09-15, genere incesti

Quel giorno ci rivestimmo con vecchi abiti asciutti che si trovavano nella capanna. La sera, a casa, mentre stavo preparando la cena, mi accorsi che mio padre si era rifugiato in bagno ormai da un buon quarto d'ora. Sospettai qualcosa. Abbandonai per un attimo i fornelli e corsi alla porta del gabinetto che trovai chiusa. Sentii papà che gemeva. Pensai subito, anche se sapevo poco del sesso, che si stesse masturbando: forse pensava a me nuda.
A cena parlammo molto. Era assai premuroso con me; mi disse che avrei dovuto vestirmi in maniera più femminile, perché ero una bella ragazza.
Il giorno dopo eravamo ancora nei campi. Facemmo pranzo insieme, con pane, affettati e formaggio, e bevemmo anche qualche sorso di vino. Mi accorsi che era contento nel vedermi bere, e mi guardava con occhi lucidi, con le palpebre un poco strette. Avevo paura di quel che sarebbe potuto succedere, ma desideravo che accadesse. Gli volevo bene e sarei stata ben lieta di farlo felice. Ma come superare la vergogna, l'imbarazzo? Ero sua figlia. Sarebbe stato tanto scellerato da dimenticarsene? E io sarei stata così svergognata da offrimi a mio padre?
L'istinto doveva prevalere sulla ragione: eravamo maschio e femmina prima che padre e figlia. Il vino ci aiutò. Ero allegra; e incominciai a fargli i dispetti, mentre si riposava all'ombra dopo mangiato. Gli facevo il solletico con i fili d'erba. Lui faceva finta di dormire, alla fine mi afferrò per un braccio e mi attirò a sé. Mi arruffò i capelli, mi pizzicò sulle natiche e mi fece distendere su di lui, abbracciandomi stretta. Mi disse che ero la sua bambina e che mi voleva bene, che ero la sua vita. Rimanemmo abbracciati, fermi, impauriti, senza avere il coraggio di dire o fare nulla.
Mi baciò dolcemente sulle guance e accarezzò tutto il mio corpo. Poi mi chiese: "L'hai capito che per me sei unica, vero Luisella? " " Sì, sono tua figlia, la tua figlia piccola" gli risposi, tremando di emozione. "Mi piaci più di tua sorella" mi sussurrò all'orecchio. "In che senso, babbo." "Lo capirai, tesoro" mi disse.
Ritornammo al lavoro e quella magia, quell'eccitazione intensa svanì. Mi sentivo la fregna fradicia. Non portavo l'assorbente; e il liquido oltrepassò il cotone delle mutandine e la stoffa della gonna che indossavo. La macchia all'altezza dell'inguine si notava e come. Papà se ne accorse e fece finta di niente.

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