Un amico pessimo

di
genere
tradimenti

Sono sul divano in salotto a giocare con l’Xbox quando ad un tratto sento il campanello suonare. Senza nemmeno chiedere chi sia apro il portone e sblocco la serratura per poi ritornare a giocare. Dopo qualche istante sento qualcuno che chiede permesso e poi entra senza attendere risposta. Stacco gli occhi dallo schermo solo per un attimo giusto per salutarla e poi riprendo il mio videogioco. È Lucia, una mia vecchia compagna di classe che ho ripreso a frequentare negli ultimi tempi perché sta insieme a uno dei miei più cari amici, Alessio. Quando programmiamo un’uscita in compagnia, dato che non ha la macchina e abita vicino a me, spesso mi offro di accompagnarla. I capelli castani sono raccolti in una coda di cavallo alta fa ricadere sulle spalle scoperte una cascata di ricci. Gli occhi verdi risaltano come smeraldi sull’incarnato bronzato dal sole, mentre un semplice brillantino riluce in un angolo del naso. Indossa un semplice vestitino blu a fiori bianchi che le arriva alle ginocchia e mostra la scollatura generosa, invece i sandali color corda lasciano intravedere le unghie dei piedi dipinte con uno smalto corallo.
«Ciao Lucia, dammi un attimo che finisco qui e poi mi cambio così possiamo andare. Siediti intanto, non ci impiegherò molto. »
Lei mi ringrazia e mi lancia un sorriso fatto di denti bianchissimi, come di porcellana, poi passa veloce di fronte alla tv e con grazia si siede sul divano. Si sistema la gonna come più le conviene e si mette ad aspettare giocherellando col telefono.
«Allora, come va? Tutto bene?- le chiedo senza voltarmi –Scusami se non ti guardo ma è la sesta volta che ci riprovo e davvero mi manca pochissimo. »
«Tranquillo, non ti preoccupare. Non c’è male dai e tu? »
«Solite cose dai. Con Ale invece tutto a posto? »
Come lo nomino, Lucia chiude il telefono e sembra rabbuiarsi.
«Guarda, lasciamo perdere. È un periodo che fa il coglione. A partire dal fatto che ci vediamo raramente negli ultimi tempi, inoltre aggiungici anche che quando ci sentiamo fa lo scazzato e mi passa la voglia di scrivergli sinceramente. »
Faccio qualche mugugno di assenso e annuisco con la testa.
«Non è possibile che io debba per forza uscire con i miei amici quando ho voglia di far qualcosa, cioè, dovrebbe essere anche lui che mi inviti ad uscire o portarmi fuori a cena. Siamo una coppia in fondo, dovremmo essere in grado di divertirci anche da soli. »
Purtroppo il gioco mi coinvolge così tanto che mi dimentico di darle ragione.
«Cazzo, ma sono davvero così invisibile io? Sei uguale a lui: io ti parlo ma tu non mi ascolti. Io non ce la faccio più.» e detto questo si mette a piangere sommessamente.
Rimango sorpreso da una reazione così improvvisa, così metto in pausa l’Xbox e mi avvicino a lei per consolarla. All’inizio non so cosa fare, non mi sono mai trovato in una situazione simile, poi penso che la cosa migliore da fare sia abbracciarla. Con una mano le cingo le spalle nude e con l’altra la accarezzo sul viso. Rimaniamo così in silenzio per qualche istante, la sento tirare su col naso un paio di volte poi si volta verso di me.
«I-Io non so più cosa fare con lui. »
La guardo fissa negli occhi, cercando le parole giuste da dire. Sia Alessio che Lucia sono entrambi due miei buoni amici, ci terrei a vederli felici insieme, tuttavia so che lei ha ragione a sentirsi trattata così e che lui non si sta meritando una ragazza così bella e fedele. Sto ancora pensando a cosa converrebbe dire per salvare il salvabile ma un infido pensiero mi si insinua nella testa. Baciala, mi dice. Non posso, è una mia amica. Baciala, ripete la voce. Ma non si può, sta insieme al mio amico! Ti dico baciala! E prima che abbia il tempo di controbattere questo pensiero si concretizza e la bacio. Le sue labbra sono morbide e carnose oltre ad avere un vago sapore salato per colpa delle lacrime. Dura solo pochi secondi e poi ci stacchiamo.
Lucia mi guarda perplessa con la bocca aperta, mentre io tossicchio con l’intento di scusarmi.
«Perdonami, io n…»
«Ma vaffanculo tutto» sbotta lei, per poi lanciarsi addosso a me con foga selvaggia.
Ricominciamo a baciarci, o meglio mangiarci, perché tra noi non c’è né passione né amore, soltanto istinto animale. Le nostre bocche si incrociano, si mordono, si leccano con furia. Con le braccia la avvicino a me e faccio scendere una mano sulle natiche piene. Lei mi lascia fare e appoggia una mano sul mio petto. Mi succhia il lobo di un orecchio, perciò io ricambio spostandomi sul collo. Scendo mordicchiandola e risalgo leccandola con la punta della lingua, due o tre volte di fila. Vedo che a lei piace e senza volere si distende piano all’indietro, offrendomi il suo seno come frutta matura su un piatto da portata.
Mi ci tuffo come un pesce nell’acqua. Con la lingua mi insinuo nella fenditura tra le tette e esploro finché posso, ma presto mi stanco del vestito che mi intralcia così glielo sfilo giusto il necessario per far emergere i due tesori. Le mammelle scure si ergono dritte come obelischi in mezzo ai triangoli di pelle diafana rimasti intaccati dal sole. I seni gonfi e pieni ballano con gioia sotto le mie mani, intanto che succhio avidamente i capezzoli. Sento la sua mano che mi fruga tra i capelli e lo interpreto come un buon segno per continuare. Con la punta della lingua giro attorno all’areola, succhio la punta e poi mordo la carne con moderazione. Sono talmente morbidi e buoni che ci vorrei morire qui dentro. Faccio per spostarmi ancora più in basso ma Lucia approfitta di questa mia pausa per prendere il controllo della situazione e ribaltarmi sulla schiena. Mi sfila la maglietta, si mette a cavalcioni sopra di me e comincia a baciarmi sul petto. Ogni tanto mi dà un morsetto sul capezzolo o scivola con la lingua nell’ombelico, sembra strano all’inizio ma devo ammettere che mi piace e quindi la lascio fare. Nel frattempo le mie mani bramose si infilano sotto la gonna e ambiscono a qualcosa di più ricercato. Stringo forte tra le mie dita quel culo sodo da campionato e lo strizzo come se fosse un impasto per la pizza poi, piano piano, faccio avanzare un dito verso la brasiliana e cerco di sfilarla. Senza dirmi niente lei mi dà uno schiaffetto sulla mano incriminata come a indicare che non se la sentiva di tradire Alessio fino a quel punto.
Accondiscendo al suo volere, ma ormai sono troppo eccitato per lasciarla andare senza che io sia venuto. Allora la afferro con entrambe le mani, la capovolgo e scivolo sul pavimento, lasciandola supina con le gambe aperte. Mi slaccio i pantaloni e li calo un po’ perché il pisello grida prepotentemente di voler uscire. Insinuo la testa sotto la gonna e comincio poi a mangiare di baci le cosce di Lucia, rimanendo sempre sulla linea del muscolo interno. Un po’ a destra, un po’ a sinistra e poco alla volta mi avvicino al tanto agognato pube, ma appena prima che possa anche solo annusarlo sento le sue mani che attraverso la stoffa della fermano la mia testa e mi impediscono di proseguire.
«Michi, ti prego, io non voglio tradirlo.»
«Shhh» so solo dire io e lentamente striscio le mie mani lungo i suoi fianchi per poi tornare ad accarezzare il seno. Nel frattempo continuo a mordere e leccare l’interno coscia, sfiorando di tanto in tanto il perizoma nero. Sulle prime Lucia rimane un po’ restia, la sua parte di cervello ragionevole ancora prova a opporre resistenza, ma gli stimoli fisici e il piacere che prova sono troppo forti e la sopravvengono, concedendosi in tutto e per tutto a me. Sento che si rilassa e si abbandona sul divano e approfitto di questo momento di debolezza per infliggere l’affondo decisivo. Strofino naso e labbra sulle mutandine umide, mentre brividi di piacere si diramano in tutto il suo corpo. Con foga gliele sfilo e si arrotolano attorno alle caviglie, ma non ho tempo di togliergliele del tutto perché già mi sono fiondato sulla sua figa. Come un povero affamato che non mangia da giorni, prendo a divorarla come se fosse il più succulento del pasti. Dapprima assaporo gli umori e bacio le sue labbra, poi mi sposto sul clitoride e vortico con la punta della lingua. Con le mani stringo forte le cosce addosso a me, mentre il resto delle gambe giace sulla mia schiena. La gonna mi impedisce di vedere il suo viso, da dai mugolii che fa capisco che sto facendo un buon lavoro. Sono scomodo e la bocca comincia a indolenzirsi, però cazzo quanto godo! Sento il mio pisello che mi bagna i boxer.
Come se mi avesse letto nel pensiero, Lucia decide di averne abbastanza e vuole riprendere il timone della nave. Sento che le sue mani prima si liberano del perizoma, poi si allungano in cerca del mio pene ma non ci arrivano. A questo punto il gioco è fatto, così le propongo di spostarci in camera mia. Senza esitazioni risponde sì. Facciamo per alzarci e dirigerci nell’altra stanza quando lei domanda se ho un preservativo.
«Non so. Non credo.»
«Lo prendo io allora.» risponde dirigendosi verso la borsa.
Inizialmente rattristato per questo deficit, mi sento risollevato poi al pensiero di non diventare padre all’improvviso e in una maniera piuttosto sconveniente. Mentre lei cerca il profilattico, io mi sdraio sul letto e finisco di spogliarmi. Subito dopo arriva Lucia con uno sguardo da pantera affamata e, vedendomi nudo, decide a sua volta di togliersi il vestitino e i sandali e mentre lo fa, si lascia guardare con malizia. Il mio pisello è durissimo ed eretto come un palo della luce. Lei si fa avanti gattonando sul letto con lentezza. Faccio per prenderle la bustina di plastica dalle mani perché oramai non mi trattengo più, voglio soltanto venire, ma dice che vuole metterlo lei. Lo apre con i denti, lo sfila e se lo appoggia sulla boccuccia socchiusa. Io già mi pregusto lo spettacolo. Con calma estenuante, Lucia srotola il preservativo sul mio pene usando solo la bocca. Estasi pura sentire la sua lingua avvinghiarsi tutta attorno a me, mentre le labbra succhiano prima la punta, poi la lunghezza e così via. Tengo la coda di cavallo stretta in mano per guidarla un po’ come voglio. Con gli occhi chiusi mi godo questo pompino divino e tutti i suoi suoni: il gorgoglio che fa quando arriva in fondo alla gola, le labbra che schioccano, il mio stesso mugolio. Sento che sto per venire e, nonostante mi vorrei sfogare tantissimo, c’è un piacere ancora più dolce che mi aspetta, così la fermo. Lei intuisce e risale il mio corpo baciandolo fino a quando non si trova nuovamente a cavalcioni su di me. Prende il mio pene e se lo inserisce dentro guidandolo con le dita. Quando è finalmente dentro, fa un paio di prove lentamente per sentire se le fa male ma va tutto per il verso giusto e comincia a muoversi avanti e indietro con sempre più foga. Il mio pisello nella sua vagina sembra la cosa più naturale del mondo, scorrono assieme come l’olio sull’acqua. I suoi seni morbidi ballano al ritmo delle sue spinte. Le mie mani afferrano il suo culo e la aiuto a spingere. Io però mi trovo scomodo con questa posizione e perciò la faccio rotolare di fianco in modo tale che io mi ritrovi sopra. Comincio a darci dentro e muovo il bacino freneticamente come un martello pneumatico. Lei si sorprende di tanta foga ma si lascia andare. Incrocia le gambe attorno alla mia schiena e conficca le sue unghie laccate nella mia carne. Continuo a scopare come un ossesso, è tutto così bello, lei è bella, tutto riesce così bene. Con una mano massaggio una tetta e me la porto alla bocca, la mordo con violenza ma lei non mi dice di smettere. Questo rapporto è decisamente animalesco. Alla fine, con quattro colpi ben assestati vengo dentro di lei e mi accascio su di lei. So di non averle fatto raggiungere l’orgasmo ma era innegabile che anche lei avesse goduto, e parecchio. Rimaniamo abbracciati qualche istante, giusto il tempo di tirare il fiato, poi io esco da dentro di lei tenendo il preservativo con le dita.
Mentre ancora ansimo, l’unica cosa che a Lucia riesce di dire è: «Che scusa troviamo per essere arrivati in ritardo?»
scritto il
2018-08-14
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