I racconti della piantagione, 3: la prima notte con Louis.

Scritto da , il 2018-06-04, genere gay

La tipica calda notte estiva della Louisiana era calata da qualche ora, e io lo aspettavo in ansia, nudo nel mio grande letto a baldacchino, il mio esile corpo efebico era coperto da un leggero strato di sudore che lo rendeva lucido e lo faceva vagamente risplendere alla luce della luna piena che filtrava dalle leggere tende di bisso bianco .

Ero l’unico figlio di un grande proprietario terriero nella Louisiana del 1865.
Da poco diciottenne, magro, un corpo ancora adolescenziale, quasi senza peli, ad eccezione delle basette e dei radi baffetti chiari che cercavo di farmi crescere per adornare le sottili labbra, i capelli biondi, quasi dorati mi ricadevano sulla fronte con un gran ciuffo, insomma tutto come usava allora tra i ragazzi bene della mia età e della mia classe sociale.
Piedi magri e mani delicate, dalle lunga dita affusolate, perfette per suonare il pianoforte che si trovava nell’elegante salone della nostra magione.

La porta finestra che dava sul patio posteriore era aperta e i lunghi veli di garza bianca che fungevano da zanzariera, si muovevano dolcemente, mossi da una tiepida brezza di mezza estate, fuori i grilli cantavano le loro tristi melodie.

Le parole che Louis mi aveva sussurrato quando mi aveva lasciato alle stalle quella mattina mi bruciavano ancora nelle orecchie : "Ci vedremo questa notte ragazzo".

Eravamo appena rientrati da un giro d’ispezione per le piantagioni, durante il quale mi aveva fatto appoggiare al cavallo e mi aveva brutalmente e voracemente scopato come uno stallone in calore scopa la sua giumenta.

Era stata la mia prima volta, ed era stato rapido, violento e doloroso ma anche meraviglioso.

Rientrati alla maison lo avevo lasciato a ricoverare il cavallo ed ero corso a casa a lavarmi e cambiarmi, spalmandomi una crema lenitiva a base di aloe intorno all’ano ancora dolorante.

Ora la notte era giunta e lui non arrivava ancora, cominciavo a temere che non sarebbe mai arrivato, che avesse trovato da scopare di meglio o che mi avesse solo preso per i fondelli.

Ero invaghito di lui da sempre, da quando ancora ragazzino mi ero accorto dolorosamente di non provare alcuna attrazione per le ragazze della mia età, ma per lui invece… il cuore quasi mi si fermava quando lo incontravo in giro per la proprietà, i palmi delle mani cominciavano a sudarmi e una leggera balbuzie, mai provata con altri, mi affliggeva nei rari casi in cui dovessi parlargli.

Louis era uno era uno schiavo privilegiato, godeva della completa fiducia di mio padre e lo aiutava nella gestione delle piantagioni e poteva dare ordini agli altri negri. Viveva, insieme agli altri schiavi di famiglia, in una bassa costruzione di fianco alla nostra villa. Non aveva una moglie o una compagna, ma lo avevo spiato in diverse occasioni mentre si scopava una giovane schiava, come per farle capire bene chi fosse il primo nella gerarchia di quel posto.
Alto e slanciato, decisamente vigoroso, due braccia nerborute e fittamente coperte di piccoli ricci di peluria nera, gli stessi riccioli che gli decoravano il pube e il petto, capelli altrettanto ricci e fitti, altrettanto neri, ma tra i quali spuntavano già diversi fili grigi.
Uno sguardo tagliente e un viso segnato dal duro lavoro e dal sole della Louisiana, adornato da un sottile paio di baffi neri come la pece.

Temevo che non venisse più ormai, e il cuore mi sanguinava per la struggente e vana aspettativa, invece, ad un tratto, sentii l’anta della finestra cigolare e una nera figura si infilò nella mia camera, lesta e silenziosa come un gatto selvatico.

La sua possente siluette si stagliò contro la luce della luna davanti al mio letto.

Era scalzo, a torso nudo e il suo pene non ancora eretto premeva vagamente contro il tessuto dei lunghi mutandoni di cotone grezzo, messo in rilievo dal controluce creato dalle candele e dalla luce dalla luna.

Si avvicinò al letto e mi trovai il suo pube all'altezza del viso, non aspettavo altro e con il cuore in gola per l’emozione, lentamente gli tirai giù i mutandoni facendo balzare verso l'alto il suo cazzo nodoso e ormai quasi completamente in tiro, infatti in men che non si dica era diventato duro come uno dei manganelli che usava per punire gli schiavi ribelli.

Non avevo ancora avuto occasione di vedere il pene di Louis da vicino, visto che questa mattina mi aveva montato da dietro come fossi una cagna.

Era un cazzo lungo e bellissimo, proprio come lo avevo sempre sognato nei miei sogni erotici di ragazzo.

Non che avessi visto molti altri peni nei miei diciotto anni di vita, giusto quelli degli altri ragazzi che ogni tanto d’estate venivano con me a fare il bagno nel Mississippi, e che naturalmente non erano nemmeno da paragonare al meraviglioso randello di Louis, forse giusto quello di Albert, il figlio dei nostri vicini a ovest, ma era pur sempre un cazzo rosa pallido e a me piaceva la carne nera.

La cappella era completamente ricoperta da uno spesso strato di pelle, e solo la punta rosa faceva capolino.
Una serie di spesse vene ne percorreva il corpo e grossi testicoli pendevano spavaldi e allettanti, uno leggermente più basso dell’altro.
Una fitta peluria fatta di piccoli riccioli neri lo circondava, risalendo verso l’ombelico e perdendosi poi tra i grossi pettorali.
Lo stavo ad ammirare, quasi trattenendo il respiro, volevo godermi quel momento, Louis sempre in piedi di fronte a me afferrò la mia testa con le sue grosse mani e la avvicinò al suo sesso odoroso.
La seconda cosa che mi colpì infatti fu il suo afrore, di uomo, di sudore secco, di piscio mal lavato, un odore forte e penetrante, reso ancora più intenso dal calore estivo, dalla sua eccitazione e da un rivolo di liquido seminale trasparente e vischioso che gli colava dalla cappella, un odore che probabilmente avrebbe disgustato la maggior parte di voi, ma che a me piaceva da morire.

Dischiusi le labbra feci uscire la lingua e con questa gli sfiorai la pelle che ne ricopriva il glande, raccogliendo con la punta quel liquido lubrificante, odoroso di sperma.

Quando lo toccai il suo pene ebbe un leggero sussulto e si alzò mentre una specie di scossa elettrica mi partì dai testicoli.

Feci girare in piccoli cerchi la lingua sulla punta del suo pene, aiutandomi con entrambe le mani, facendo in modo da abbassargli la pelle che copriva il glande.
Dischiusi ancora le labbra e lo presi in bocca a fatica, solo la punta, la cappella e poco altro, tanto era grosso, feci dei timidi movimenti col capo in modo da andare su e giù su quel ben di dio per qualche centimetro.

Ad un certo punto Louis mi afferrò la testa con le mani e impose un ritmo più veloce e una maggiore profondità al movimento del mio pompino, andai avanti e indietro per qualche minuto e lui cominciò a sospirare, mi arrivava fino alla gola e mi sembrava di soffocare, più volte dovetti trattenere dei conati di vomito .
Quando fu quasi in procinto di venire, mi bloccò di colpo la testa ed estrasse lentamente il membro, lunghi filamenti di bava vischiosa pendevano come scale tibetane di corda tra le mie labbra e la sua bella cappella rosa.

Mi fece voltare di schiena e mi spinse giú sul letto in modo che io mi trovassi sdraiato sulla pancia.

Si mise in ginocchio dietro di me, mi afferrò le natiche con le sue mani d’acciaio e me le aprì per bene in modo che la sua lingua potesse avere comodo accesso al mio ano.
Sentii un primo colpo di lingua, esplorativo, poi un altro, ah mio dio, nessuno mi aveva mai leccato il culo ed era stranissimo, mi sentivo un po’ a disagio, ma poi lentamente il sottile piacere prese il sopravvento, poco a poco riuscii a lasciarmi andare e fu solo godere.
Ora la sua lingua non mi leccava, ma tenuta rigida come un piccolo pene andava avanti e indietro penetrandomi, preparando il mio buco a quello che avrebbe presto dovuto subire.
La sua testa e la sua lingua calda e umida andavano avanti e indietro come scopandomi, mentre le sue mani mi serravano e divaricavano fortemente il fondoschiena per cercare di arrivare sempre più in fondo, la sua saliva mi colava lungo l’interno delle cosce, era bellissimo.

Louis si alzo in piedi, mi afferrò per i fianchi e mi alzò in modo che venissi a mettermi a quattro zampe davanti a lui, mi attirò a sé e si appoggiò con il pube contro il mio deretano, infilò il cazzo tra le mie natiche abbondantemente bagnate della sua saliva, lo passò e ripassò, facendomelo scorrere tra le chiappe, sollecitandomi l’ano, facendomi sospirare di desiderio, si sputò sulle mani e con la saliva vischiosa lubrificò ancora il suo cazzo, dritto e teso, pronto a prendermi come fossi una cagna.

Eccolo, lo appoggiò proprio al centro del mio sedere, la cappella premette contro il mio ano dilatato e pronto a riceverla, mi bloccò i fianchi e con una leggera spinta la mise dentro, solo qualche millimetro, come per gustarsi al meglio quel primo approccio, con una seconda spinta delicata lo fece penetrare per qualche altro millimetro, io trattenevo il fiato.

Ora cominciò a muoversi lento, lento, lento, ad ogni spinta del bacino sentivo il suo cazzo farsi strada un poco di più dentro di me, sentivo letteralmente le pareti del mio sfintere aprirsi per fare largo a quello scettro di carne nera.

Era bellissimo, lo sentivo entrare ogni volta un pochino di più e ci volle un bel po' prima che lo avessi tutto dentro, una volta che la penetrazione giunse alla massima profondità Louis si chinò verso di me mi baciò la schiena e mi sussurrò all’orecchio: “sei mio, sei sempre stato mio e lo sarai per sempre” Il mio pene ebbe un sussulto e fui quasi sul punto di venire a sentirlo pronunciare quelle parole.

Come era attento e dolce, mi resi conto che la lentezza con cui mi aveva penetrato forse non era stata un modo per godere meglio, forse era stata un’attenzione nei miei riguardi, com’era diverso dal bruto che mi aveva praticamente violentato appena poche ore fa, durante il nostro sopralluogo mattutino in giro per la piantagione, non avrei mai pensato che potesse essere così tenero e onestamente non sapevo se preferire questa versione o quella brutale con cui mi aveva preso questa mattina mentre mi aggrappavo disperatamente al fianco del cavallo.

Ad ogni modo le spinte ripresero, sempre lentamente, ma ora il suo cazzo mi fotteva per intero, usciva lento e rientrava lentissimo, fino a che il suo pube non premeva contro i miei glutei, andò avanti così per una decina di minuti, poi lo sentii aumentare il ritmo delle spinte, ora i colpi erano veloci e violenti, i suoi grossi testicoli sbattevano contro i miei, il sudore colava dalla sua fronte e dal suo petto gocciolandomi sulla schiena, l’eccitazione era al massimo e stavamo entrambi per raggiungere il punto di non ritorno quando si fermò di nuovo.

Con un certo disappunto lo senti estrarre il membro e staccarsi da me.

Mi prese gentilmente per le spalle e mi fece alzare, si gettò sul letto a pancia in su e mi disse “Vieni” invitandomi con le mani a mettermi a cavalcioni sopra di lui.

Il suo cazzo lucido svettava dal suo ventre, puntando verso l’alto duro e diritto come un obelisco egizio.

Salii sul letto e mi portai sopra di lui, ci guardammo negli occhi mentre con una mano afferravo il suo pene e lo guidavo nel mio ano ormai dilatato e lubrificato a sufficienza.

Ne feci entrare la punta e poi mi ci sedetti sopra lentamente, facendomi impalare un millimetro alla volta.

Presi un attimo fiato e cominciai ad andare su e giù sopra di lui come se stessi andando a cavallo, era meraviglioso, lui mi teneva dolcemente per i fianchi ed io potevo sentire in modo particolarmente dettagliato il suo bastone nodoso che entrava e usciva lentamente dal mio deretano, mi passai le dita sulla lingua, umettandole per bene e cominciai a menarmi l’uccello, segarmi mentre il cazzo di Louis mi stimolava dall’interno fu incredibile e in pochi minuti arrivai all’orgasmo.

Venni gemendo e schizzando il mio seme sul suo petto nero e lucido di sudore, mentre anche Louis, eccitato dal mio godere, raggiunse il culmine del piacere e inarcando la schiena mi riempì le viscere del suo sperma caldo mugolando come un verro infoiato.

Mi accasciai esanime su di lui e restammo per un tempo indefinito uno sull’altro cercando di riprendere fiato, mentre i nostri fluidi, sudore, saliva e sperma si mischiavano appiccicosi tra i nostri corpi ansanti.

Quando il respiro e il cuore tornarono normali, Louis si girò su di me, mi diede un tenero bacio con la lingua e mi ripeté la stessa promessa di prima: “da ora e per sempre sarai mio” poi silenzioso come era entrato sgattaiolò fuori dalla camera e scomparve nella notte.

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